SUPERSTAR: NELLA SATIRA CONTEMPORANEA DI XAVIER GIANNOLI SU CELEBRITA' E RAPACITA' MEDIATICA, KAD MERAD (GIU' AL NORD) E CECILE DE FRANCE (HEREAFTER)
RECENSIONE IN ANTEPRIMA - Dalla 69. Mostra Internazionale d’Arte Cinematografica di Venezia - FRANCIA: 29 AGOSTO 2012 - QUELLI CHE... della distribuzione italiana non se ne sa nulla!!!
"Martin Kazinski è intrappolato in un labirinto contemporaneo dove agiscono media rapaci e social network invadenti e dove i valori umani crollano e la cultura si disgrega. Volevo dare a questo tentativo di sfuggire alla follia che sembra afferrare il mondo un'energia cinematica, kafkiana e hitchcockiana insieme. Volevo che gli spettatori si sentissero vicini a quest'uomo come a un fratello, per sentirne le speranze e le paure, che gli stessero accanto nel suo calvario, a volte crudele, a volte buffo e si emozionassero per il suo sguardo malinconico su un mondo che si dissolve al suono dell'applauso automatico di una trasmissione televisiva. E' la storia di un uomo solo che si erge contro l'oppressione. La storia di un uomo che vuole conservare la propria dignità , l'anonimato, il pudore. Spero che sia anche la storia della società umana, passata e presente, con il suo bisogno di idolatria e sacrificio, quella cieca pazzia che si impossessa delle folle e le spinge a tagliare teste, a bruciare libri o a twittare mentre guardano la tv. In questo tumulto volevo condurre la mia macchina da presa, su questi volti volevo cercare ciò che per noi resta della verità umana e gli spazi in cui volevo esplorare la nostra Storia".
Il regista Xavier Giannoli
SATIRA SU OSSESSIONI, MANIPOLAZIONI E RAPACITA' MEDIATICA DELLA NOSTRA SOCIETA' CONTEMPORANEA, VOTATA ANIMA E CORPO ALLA CELEBRITA' E ALL'AUDIENCE A TUTTI I COSTI. UNA SORTA DI 'REALITY' IN SALSA FRANCESE CON ESPLICITI OMAGGI A ROBERTO BENIGNI E WOODY ALLEN
di ogni mossa, azione, parola del personaggio in questione in tempo reale. Con Internet in canna e cellulari alla mano, la diffusione di immagini, scatti e video corre e si spande a macchia d'olio con un clamore invasivo surreale. E la sceneggiatura di per sè spumeggiante, effervescente e sferzante incontra un montaggio fresco e ballerino che irrora di una vivacità giovanile l'intera pellicola, dando vita ad una surreale e grottesca satira contemporanea, spruzzata di schegge di autoironia (a cominciare dalla battuta su un francese che finalmente fa qualcosa di rilevante).
Ogni epoca si sa, ha innalzato il proprio 'vitello d'oro' e i propri idoli, incensandoli come meglio ha creduto in base agli usi e costumi correnti, ma l'era contemporanea potrebbe vincere il mongolino d'oro per le scelte su cui immola quotidianamente la propria dignità di esseri umani, sempre più con un cervello vuoto prima ancora che con un portafoglio pieno. Il
cinico sciacallaggio mediatico che cavalca l'onda più impervia ed assurda per guadagnare audience è qui protagonista a tutti gli effetti sulle spalle del povero malcapitato che mal si balcamena in questa alluvione torrenziale di assurdità , tra cui la più personale delle reazioni può diventare il 'leit motiv' di dominio collettivo sul filo dell'emulazione (vedi la grottesca ed esilarante tragicomica sequenza del liberatorio quanto persistente urlo a squarciagola). Ma dall'amore sviscerato si può passare all'odio senza freni in men che non si dica. Basta una parola (vedi il polverone suscitato da 'banale'), un malinteso, una voce messa in circolo per far cadere qualcuno dalle stelle alle stalle (anche questo trasmetteva Pisanello/Benigni nell'alleniano To Rome with Love) per diventare l'unica verità del momento, inappellabile e sovrana. Superstar illustra anche la manipolazione a più livelli di informazione così come delle stesse persone, sull'onda di una mercificazione eletta ad ambìto protocollo professionale immolato al
successo. E qui entra in scena, tra gli altri, il personaggio di Cecile De France che sembra elaborare un altro risvolto del personaggio già incarnato in Hereafter di Clint Eastwood. Ma Cecile De France ha dalla sua il grande pregio di sfoderare glamour e fascino al naturale, e riuscire ad incantare, pur con poche mosse, fino a rendersi insostituibile. Giannoli non è d'altra parte Clint Eastwood e mentre l'incontro tra Matt Damon e Cecile De France aveva un senso profondo e senza sbavatura alcuna in Hereafter qui, in Superstar quello di lei con Kad Marad non solo non funziona alla stessa maniera ma lascia alquanto perplessi sull'onda dell'improbabile.