Dalla 68. Mostra del Cinema di Venezia - IL BEST SELLER DI JOHN LE CARRE' SI TRADUCE NELL'OMONIMA 'SPY STORY' IN CELLULOIDE - 'LA TALPA' ('TINKER, TAYLOR, SOLDIER, SPY') - DI TOMAS ALFREDSON, NELLA CUI BLASONATA SQUADRA (COLIN FIRTH, JOHN HURT, TOM HARDY E MARK STRONG) SI DISTINGUE UN INEDITO GARY OLDMAN IN PUNTA DI DIAMANTE PER CRIPTICA INTROSPEZIONE. Dal 13 Gennaio al cinema
09/12/2011
- E' finalmente in arrivo al cinema (il prossimo 13 GENNAIO) LA TALPA (TINKER, TAYLOR, SOLDIER, SPY), la tanto attesa versione in celluloide tratta dall’omonimo best seller di JOHN LE CARRÉ, quel che si dice, un classico della narrativa di spionaggio, appuntato sull'anno 1973, al culmine della 'Guerra Fredda' di metà XX secolo. L’adattamento per il cinema del popolare thriller è opera del team di autori Bridget O’Connor & Peter Straughan, mentre la regia è stata affidata al cineasta svedese TOMAS ALFREDSON (LASCIAMI ENTRARE).
Presentato alla 68. Mostra del Cinema di Venezia, LA TALPA (TINKER, TAYLOR, SOLDIER, SPY) ha spiazzato per la esasperata complessità strutturale assimilabile ad una sorta di sciarada che ha finito probabilmente per intorbidare in eccesso la pellicola, ambiziosa di vincere una grande sfida: 'evitare di cadere nel clichè di realizzare 'il film del libro', cosi come di 'scartare dal remake della precedente miniserie TV'. In 79' ALFREDSON ha voluto condensare il reticolato da vero e proprio rebus narrativo del thriller, distribuito in più ampi spazi dai suoi precedenti - le 349 pagine del romanzo e i sette episodi della serie televisiva - facendo leva su incisività ed eloquenza interpretativa di una squadra ultra blasonata (COLIN FIRTH, JOHN HURT, TOM HARDY, MARK STRONG) dominata da un inedito e particolarmente prestigioso GARY OLDMAN.
Con il personaggio di George Smiley, GARY OLDMAN ha accettato la sfida di portare sullo schermo una delle spie più iconiche della narrativa: il genere di personaggio egregiamente tradotto nei termini di un individuo in grado di provocare più adrenalina lui da solo mentre si pulisce gli occhiali che non altri quando prendono a pugni qualcuno. Un ruolo magnificamente introspettivo, scalfito in punta di diamante sull'onda lunga di una criptica dialettica nutrita di silenzi, ruminazioni interiori e gestualità minimaliste, tallonate, spesso a rispettosa distanza, dallo sguardo, a sua volta investigativo, della implacabile m. d. p. di ALFREDSON, presente in ogni più remoto angolo, di personaggi e ambienti.
(A cura di PATRIZIA FERRETTI)
|