Il regista RENATO DE MARIA (Hotel Paura, Paz!, Amatemi) racconta il personale approccio al suo nuovo film LA PRIMA LINEA, desideroso di gettare acqua sul fuoco delle polemiche già divampate sul nascere, ancor prima dell'uscita del film al cinema:
“Non potevo rimediare a un ventennio di silenzio del cinema sull'argomento terrorismo, dovevo fare una scelta. E la scelta è stata quella di partire dalla fine, quando ‘Prima Linea’ è agli ultimi fuochi e il fenomeno della lotta armata è sulla via della sconfitta… Ci siamo documentati soprattutto attraverso i libri sul terrorismo, che sono tantissimi. Ci siamo incontrati con Sergio Segio e Susanna Ronconi (gli ex terroristi sui quali è incentrato il film, ndr) per raccogliere le loro testimonianze… Lui (Segio) voleva che raccontassi tutte le lotte operaie, gli inizi della sua esperienza prima di entrare nella lotta armata, ma per me era importante realizzare un film crepuscolare, che raccontasse la fine di quel periodo. Segio ovviamente non ha apprezzato perchè voleva un film che raccontasse e giustificasse il suo passato… Volevo raccontare il tono crepuscolare di quegli anni, descrivendoli con rigore. Sono rimasto colpito dalla giovane età dei terroristi: Sergio aveva compiuto omicidi quando aveva appena 22 anni. Riprendendo solo l’impianto narrativo del libro, abbiamo raccontato il film attraverso la separazione dei terroristi dalla realtà che li circondava. Vedevano il mondo attraverso una parete, un finestrino di una macchina e una cabina telefonica”. Renato De Maria
“Non potevo rimediare a un ventennio di silenzio del cinema sull'argomento terrorismo, dovevo fare una scelta. E la scelta è stata quella di partire dalla fine, quando ‘Prima Linea’ è agli ultimi fuochi e il fenomeno della lotta armata è sulla via della sconfitta… Ci siamo documentati soprattutto attraverso i libri sul terrorismo, che sono tantissimi. Ci siamo incontrati con Sergio Segio e Susanna Ronconi (gli ex terroristi sui quali è incentrato il film, ndr) per raccogliere le loro testimonianze… Lui (Segio) voleva che raccontassi tutte le lotte operaie, gli inizi della sua esperienza prima di entrare nella lotta armata, ma per me era importante realizzare un film crepuscolare, che raccontasse la fine di quel periodo. Segio ovviamente non ha apprezzato perchè voleva un film che raccontasse e giustificasse il suo passato… Volevo raccontare il tono crepuscolare di quegli anni, descrivendoli con rigore. Sono rimasto colpito dalla giovane età dei terroristi: Sergio aveva compiuto omicidi quando aveva appena 22 anni. Riprendendo solo l’impianto narrativo del libro, abbiamo raccontato il film attraverso la separazione dei terroristi dalla realtà che li circondava. Vedevano il mondo attraverso una parete, un finestrino di una macchina e una cabina telefonica”.
Renato De Maria