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LA PRIMA LINEA: GIOVANNA MEZZOGIORNO E RICCARDO SCAMARCIO TERRORISTI DI 'PRIMA LINEA' PER RENATO DE MARIA
Dal Toronto International Film Festival 2009
"Nel 1978, esattamente trent'anni fa, il rapimento e l'uccisione dell'onorevole Aldo Moro ha rappresentato il culmine del fenomeno terrorismo, che di lì a pochi anni si sarebbe dissolto, pur lasciando dietro di sé ancora morti, ancora sangue innocente. Un drammatico evento che ha cambiato per sempre la storia di questo paese. Un trauma collettivo vissuto da tutta la nazione. E' comprensibile che la nostra cinematografia si sia concentrata proprio sul racconto di quel fatto e sulle Brigate Rosse, l'organizzazione che ne è stata responsabile. Quasi tutti i film italiani dedicati al terrorismo sono incentrati su quei drammatici giorni. Ne cito uno per tutti: 'Buongiorno Notte' di Marco Bellocchio. Il terrorismo italiano è stato però un fenomeno molto vasto, unico in Europa, che ha coinvolto larga parte di un'intera generazione di giovani cresciuti negli anni '70.
Cominciato in sordina all'inizio degli anni '70, il fenomeno terrorismo esplode nella seconda metà del 'decennio lungo del secolo breve'. Solo nel 1976 si calcolano circa mille terroristi e diecimila fiancheggiatori, poi saranno molti di più. Dal 1976 al 1980 ci furono circa diecimila episodi di violenza politica e attentati, con un media impressionante di 5 al giorno. Migliaia di terroristi e decine di migliaia di fiancheggiatori. La maggior parte, oltre il 65%, abbondantemente sotto i trenta, parecchi addirittura sotto i vent'anni. Una cifra enorme di ragazzi e ragazze che scelgono la lotta armata nel nome di una rivoluzione che pensano, è questo che oggi appare più incredibile, imminente. Scelgono di sparare, di ferire e poi di uccidere, in una deriva che li travolge inesorabilmente. Come è stato possibile tanto dramma, tanto dolore arrecato, e tanta dissoluzione di giovinezza? E come è possibile che nessuno lo abbia ancora compiutamente raccontato?".
Il regista Renato De Maria
(La prima linea ITALIA/FRANCIA/REGNO UNITO/BELGIO 2009; drammatico; 98'; Produz.: Lucky Red in co-produzione con: Diaphana Films/Quickfire Films/Les Films du Fleuve e in collaborazione con: Rai Cinemae Sky Cinema; Distribuz.: Lucky Red)
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Titolo in italiano: La prima linea
Titolo in lingua originale:
La prima linea
Anno di produzione:
2009
Anno di uscita:
2009
Regia: Renato De Maria
Sceneggiatura:
Sandro Petraglia, Ivan Cotroneo, Fidel Signorile
Soggetto: Sandro Petraglia, Ivan Cotroneo, Fidel Signorile, Renato De Maria. Liberamente ispirato a Miccia corta di Sergio Segio (Edizioni DeriveApprodi).
PRELIMINARIA - UN VENTENNIO DI TERRORISMO ITALIANO
Il fenomeno del terrorismo italiano, di destra e di sinistra, copre circa un ventennio di vita italiana, dalla fine degli anni Sessanta alla fine degli anni Ottanta. Ventimila persone sono state inquisite per fatti di lotta armata, 4200 sono stati gli incarcerati, centinaia gli ergastoli, oltre 50.000 gli anni di galera a oggi scontati.
Dal 1969 al 1973 il 95% degli attentati e degli atti di violenza politica sono stati opera della destra fascista. Poi, tra il 1976 e il 1980 si hanno 2055 attentati riconosciuti da gruppi di sinistra, a fronte di 388 attentati riconosciuti da gruppi di destra.
Le organizzazioni armate di sinistra sono state 47 e hanno causato 128 vittime. I militanti deceduti sono stati 68.
Per Prima Linea - la formazione armata più vasta dopo le Brigate Rosse - sono stati processati 923 militanti, di cui 201 donne. Le vittime cadute per mano di Prima Linea sono state 23. In scontri a fuoco sono rimasti uccisi 5 militanti.
1969
12 dicembre. Nella banca dell'Agricoltura in piazza Fontana a Milano, una bomba provoca la morte di 17 persone e il ferimento di 88.
1970
7 dicembre. Junio Valerio Borghese tenta un colpo di Stato, spalleggiato dalla destra eversiva.
1971
25 gennaio. Inizio "ufficiale" del terrorismo. La stella rossa a cinque punte delle BRIGATE ROSSE fa la sua prima comparsa.
1972
3 marzo. Viene arrestato Pino Rauti, fondatore di Ordine Nuovo, su mandato del procuratore di Treviso, con l'accusa di ricostituzione del partito fascista - implicato nella strage di piazza Fontana.
1974
28 maggio. A Brescia, in piazza della Loggia, durante una manifestazione sindacale, l'esplosione di una bomba provoca la morte di otto persone. La strage - attribuita all'estrema destra - rimarrà impunita.
4 agosto. Una bomba esplode sul treno Italicus, l'espresso Roma-Monaco, provocando la morte di dodici persone. I mandanti e gli esecutori della strage, attribuita alle trame nere, non saranno mai individuati.
1976
29 aprile. Un gruppo armato uccide Enrico Pedenovi, consigliere comunale del Msi.
10 ottobre. Prima Linea assalta la sede della DC di Torino.
30 novembre. Alcuni esponenti di Prima Linea irrompono nella sede del gruppo dirigenti della Fiat a Torino, espropriano i soldi che trovano, e scrivono con una bomboletta spray, il nome: "Prima Linea". E' la prima comparsa della sigla.
1977
12 marzo. Prima Linea colpisce l'agente torinese della Digos, Giuseppe Ciotta. L'azione ha scopo di rappresaglia nei confronti della polizia, ritenuta responsabile della morte dello studente Francesco Lorusso.
Aprile. Congresso fondativo di Prima Linea.
2 dicembre. Un nucleo di Prima Linea ferisce alle gambe Giorgio Coda, accusato di torturare i pazienti del manicomio di Collegno.
1978
16 marzo. In via Mario Fani le Brigate Rosse rapiscono il presidente della DC Aldo Moro. Nell'agguato vengono uccisi i carabinieri Domenico Ricci e Oreste Leonardi e i tre poliziotti dell'auto di scorta Raffaele Jozzino, Giulio Rivera e Francesco Zizzi.
9 maggio. Alle 13.30, in via Caetani a Roma, a met¨¤ strada tra le sedi nazionali del Pci e della Dc, in una Renault 4 rossa viene trovato il cadavere di Aldo Moro.
11 ottobre. Viene ucciso a Napoli Alfredo Paolella, consulente del ministero di Grazia e Giustizia. E' il primo omicidio rivendicato ufficialmente da Prima Linea.
1979
19 gennaio. Un nucleo di Prima Linea a Torino uccide Giuseppe Lo Russo, agente di custodia del carcere.
29 gennaio. Prima Linea uccide a Milano Emilio Alessandrini, sostituto procuratore della Repubblica. In passato aveva contribuito a indirizzare le indagini sulla strage di Piazza Fontana verso le responsabilità dei fascisti e le coperture dell'Intelligence. Poi si era occupato di crimini finanziari e dell'inchiesta sulle organizzazioni armate della sinistra.
28 febbraio. A Torino la polizia uccide in uno scontro a fuoco due militanti di Prima Linea: Barbara Azzaroni e Matteo Caggegi.
6 marzo. A Bologna duemila persone seguono i funerali di Barbara Azzaroni.
11 dicembre. Due nuclei di Prima Linea irrompono nella Scuola di amministrazione aziendale di Torino, feriscono alle gambe cinque docenti e cinque studenti.
1980
5 febbraio. A Monza un commando di Prima Linea uccide l'ingegner Paolo Paletti, considerato tra i responsabili del disastro ambientale di Seveso del 10 luglio 1976.
7 febbraio. Un nucleo di Prima Linea uccide William Waccher, militante dell'organizzazione, accusato di aver collaborato con i magistrati.
Nel 1980 vengono arrestati numerosi militanti di Prima Linea e di altre organizzazioni armate.
Agosto: Sergio Segio e altri militanti escono all'organizzazione, ritenendo la lotta armata finita. Susanna Ronconi resta nell'organizzazione.
3 dicembre. Susanna Ronconi viene arrestata.
1981
17 dicembre. Il generale americano Lee Dozier è rapito dalla Brigate Rosse a Verona.
1982
3 gennaio. Un nucleo armato guidato da Sergio Segio assalta il carcere di Rovigo e libera quattro detenute, tra cui Susanna Ronconi.
28 ottobre. Nuovo arresto di Susanna Ronconi.
1983
15 gennaio. Viene arrestato anche Sergio Segio.
Giugno. Scioglimento ufficiale di Prima Linea.
Cast: Riccardo Scamarcio (Sergio Segio) Giovanna Mezzogiorno (Susanna Ronconi) Fabrizio Rongione (Piero) Michele Alhaique (Rosario) Jacopo Maria Bicocchi (Marco Donat-Cattin) Angelo Campolo (Poliziotto) Lino Guanciale (Piero) Marco Iermanò (Willy) Dario Aita Claudia Coli Piero Cardano Francesca Cuttica Franco Demaestri Anita Kravos Lucia Mascino Cast completo Cristina Pasino Umberto Petranga Ugo Piva Maurizio Pompella Gilda Postiglione Turco Giorgio Sangati Duccio Camerini
Musica: Max Richter (edizioni musicali CAM)
Costumi: Nicoletta Taranta
Scenografia: Alessandra Mura, Igor Gabriel
Fotografia: Gian Filippo Corticelli
Montaggio: Marco Spoletini (A. M. C.)
Casting: Francesco Vedovati
Scheda film aggiornata al:
25 Novembre 2012
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Sinossi:
3 gennaio 1982. Sergio (Riccardo Scamarcio) è a Venezia, dove ha messo insieme un gruppo per attaccare il carcere di Rovigo e far evadere quattro detenute tra le quali Susanna (Giovanna Mezzogiorno), la donna che ama e con cui ha condiviso idee e scelte politiche. Tratto da una storia vera, quella di Rovigo è una delle più audaci evasioni mai messe a punto durante i turbolenti anni di piombo. Mentre il gruppo si avvicina al carcere, Sergio ricorda gli inizi della clandestinità , il passaggio alle armi e l'incontro con Susanna. Intanto la giornata del 3 gennaio volge al culmine: il gruppo è arrivato a Rovigo, all'interno del carcere Susanna e le altre attendono l'ora fissata. Un'esplosione fa saltare in aria il muro di cinta e comincia l'assalto. Susanna e Sergio si ritrovano, l'evasione è riuscita ma non tutto andrà come previsto...
Commento critico (a cura di PATRIZIA FERRETTI)
FLASH MOVIE:
IL 'MEA CULPA' DI RENATO DE MARIA IN NOME DELL'EX TERRORISTA SERGIO SEGIO, A QUANTO PARE TUTTALTRO CHE CONSENZIENTE, SUONA COME UNA VOCE FALSA, UNA NOTA STONATA IN UNA SINFONIA COMUNQUE FUNEREA CHE NON PUO' E NON DEVE AVERE REDENZIONE: NON SENZA UN PENTIMENTO VERO E PIENO SVINCOLATO DA OGNI GIUSTIFICAZIONE EVENTUALE E NON SENZA IL PERDONO CHE, DOPO IL PADRE ETERNO, SOLO LE VITTIME HANNO IL DIRITTO DI CONCEDERE. E QUESTO, INTENDIAMOCI BENE, VALE PER LA SINISTRA COSI' COME PER LA DESTRA, PERCHE' PRIMA CHE DI POLITICA E' DI UMANITA' NEL SENSO PIENO DEL TERMINE CHE SI PARLA, CHE DUNQUE NON PUO' ESSERE SCISSA DALLA RESPONSABILITA' MORALE: MAI, E PER NESSUNA RAGIONE AL MONDO. NON C'E' GIUSTIFICAZIONE CHE TENGA - TROPPO FACILE CONTROBILANCIARE CON I MORTI FATTI DALLA POLIZIA O CON IL GETTONATISSIMO SLOGAN 'SIAMO IN GUERRA' E DUNQUE PUO' ESSERE GIUSTIFICATO OGNI OMICIDIO, ANCHE IL PEGGIORE, COME |
AD ESEMPIO QUELLO DI UN COMPAGNO CHE HA CEDUTO E HA PARLATO - QUESTO COME PRINCIPIO DI FONDO.
PER IL RESTO, OTTIME LE INTERPRETAZIONI DI SCAMARCIO E MEZZOGIORNO COSI' COME IL TOCCO ESTETICO DELLA CINEMATOGRAFIA DI RENATO DE MARIA CHE, FORTUNATAMENTE, SEMBRA UNO DEI POCHI CINEASTI ITALIANI A SAPER DISTINGUERE TRA TELEVISIONE (PUR AVENDONE FATTA MOLTA) E CINEMA. MA LA BUCCIA DI BANANA STA DIETRO L'ANGOLO DI QUELL'ALITO ROMANTICHEGGIANTE CHE PERMEA L'INTERA PELLICOLA - LA M. D. P. SFIORA LE CAMPAGNE PADANE CONFORTATA DA NOTE MUSICALI DISCRETE ED ESSENZIALI DAL TOCCO CREPUSCOLARE ANCHE IN PIENO GIORNO, METAFORA DI STATI D'ANIMO ALTRETTANTO NEBBIOSI - E SOFFIA SUI SENTIMENTI DI QUESTI VENTENNI, 'GIOVENTU' BRUCIATA' SENZA SPERANZA NE' REDENZIONE, COME RECITA NELLE BATTUTE FINALI DEL 'MONOLOGO-CONFESSIONE' LO STESSO SEGIO/SCAMARCIO, LITANIA DI UN 'MEA CULPA' CHE NON ALLEVIA, ADDOLORA E CONDUCE INESORABILMENTE DRITTO ALLO SPROFONDO, MA DA CUI SEMBRA OCCHIEGGIARE UN DISCRETO EPPUR CHIARO |
INVITO ALL'INDULGENZA, ALLA COMPRENSIONE, SENZA PERALTRO AVER APPROFONDITO CERTI PASSAGGI CRUCIALI DI COME, NON VOLENDO, PRIMA LINEA SI RITROVI AD ESSERE LA BRUTTA COPIA DELLE BRIGATE ROSSE, PASSANDO ALLA MANO ARMATA.
LA VERITA' E' CHE IN QUESTO TRUCE E LACERANTE CAPITOLO DI STORIA ITALIANA NON CI SONO NE' EROI PER CASO, NE' VINCITORI NE' VINTI, NE' PUO' ESSERCI COMPRENSIONE ALCUNA. NON E' UNA STORIA HOLLYWOODIANA, E' UNA PUTRIDA STORIA ITALIANA (E SAPPIAMO BENE TUTTI CHE NON E' L'UNICA). QUEL CHE RESTA E' SOLO MORTE, FISICA E SOPRATTUTTO INTERIORE. E DAL NOSTRO MODESTO PUNTO DI VISTA PUO' DARSI PACE L'INSODDISFATTO SERGIO SEGIO RIGUARDO ALLA TRASPOSIZIONE SUL GRANDE SCHERMO DEL SUO MACABRO CAPITOLO ESISTENZIALE, CHE POI SI APPUNTA SU UNA SCHEGGIA DI TERRORISMO STORICO, PERCHE' IL FILM DI RENATO DE MARIA GLI HA FATTO UN REGALO NON DA POCO METTENDO IN BOCCA AL SUO ALTER EGO IN CELLULOIDE UN 'MEA CULPA' TOCCANTE QUANTO |
BASTA PER UNA 'PURIFICAZIONE' IDEALE, ALLA LUCE DEL FATTO CHE NON HA NEPPURE 'SCONTATO', COME INVECE SCORRETTAMENTE RECITA LA DIDASCALIA FINALE DEL FILM, L'ERGASTOLO CUI ERA STATO CONDANNATO, SANATO E RIDOTTO A VENTIDUE ANNI.
EPPURE, CON TUTTE LE AMARE NOTE DEL CASO, E' UN FILM CHE SI PONE ALL'ATTENZIONE IN UNA VESTE ACCATTIVANTE ED E' SUFFICIENTEMENTE LEGGERO, CONSIDERATO IL TEMA, DAL TOCCO DIDATTICO-POPOLARE CHE VALE LA PENA DI VEDERE, NON DIMENTICANDO PERO' DI LASCIARE A CASA OGNUNO LA PROPRIA COSCIENZA CRITICA
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Secondo commento critico (a cura di ENRICA MANES)
In un'Europa che con sempre maggiore insistenza e coscienza sta portando alla luce e scoprendo, talvolta, le proprie radici storiche e sociali, le luci e le ombre, il cinema si è fatto in questi mesi portavoce di un filone, che, con carattere peculiare ed episodico, presenta una rilettura degli eventi terroristici che hanno stravolto l'ordine caratterizzando il finire del secolo appena passato.
Dalla Banda Baader-Meinhof in Germania, al bandito Mesrine in Francia, si torna sull'orizzonte italiano (dopo il Buongiorno notte di Bellocchio) con un tema di cronaca, mai facile da affrontare sotto forma di narrazione filmografica ed arrivare ad un prodotto obbiettivo e nuovo senza trascendere nel documentarismo e nella politica conservando un linguaggio cinematografico di livello.
De Maria affida l'impresa allo stile di due attori come Giovanna Mezzogiorno e Riccardo Scamarcio, ormai noti anche nel panorama internazionale, e sceglie un taglio fortemente intimizzato in netto contrasto con l'efferatezza dei crimini e |
di anni di azione di quella che, dopo le Brigate Rosse, è stata la Prima Linea nel terrorismo italiano, ed un punto di vista a spirale che assorbe lo spettatore nella storia reale, uscendo dalla cronaca e penetrando nel vissuto con i suoi ideali falliti e le prese di coscienza brutali.
Si indaga l'uomo, i rapporti, lasciando da parte il movimento e la politica pura fatta di manifesti e slogan, attraverso un ritmo sospeso, di tensione, talmente interiore da portare all'interno dei protagonisti, nelle città , dentro le macchine, per le strade, in clandestinità , in un cammeo fortemente umano.
E non importa a questo punto quali siano i volti reali dei protagonisti, ma si rimane impressionati dallo spessore vibrante degli interpreti, pur non condividendo gli ideali e gli atti, ci si ritrova a soffrirli e viverli in un'atmosfera tesa di distanze, di motori cigolanti anni '80 tra le nebbie penetranti, il sole |
pallido e gli argini del Polesine.
La storia di cronaca, quella scritta, è una carrellata di eventi e di immagini in bianco e nero, montate con un ritmo scandito dalla colonna sonora, martellante metafora del pensiero di un Sergio Segio incarcerato e coscientemente disilluso. Tocco di classe che non è voce narrante ma nemmeno flashback e diario, nessuno di questi eppure tutto insieme.
L'omicidio di Aldo Moro presentato come l'apice di una catena di violenza da cui non si torna indietro, apre la porta ad un flusso di ritorno che rispecchia tutto nel dramma di Sergio (un intenso e pregnante Riccardo Scamarcio) che, dopo aver compiuto l'omicidio Alessandrini, sotto una musica greve che accompagna il funerale del procuratore, si lava il capo con l'acqua quasi a mondare quella colpa che gli si spande addosso, la morte quasi uno spettro.
Da controcampo il volto deciso di una Susanna Ronconi, mai vittima delle |
difficoltà , donna e ragazza nella cui vita c'é poco spazio per i sentimenti, interpretata da una Giovanna Mezzogiorno che entra nel personaggio con la caratteristica che le è propria, donando del suo nella resa perfetta del carattere, vitale, attivo, determinato e forte.
Amara riflessione sulla violenza e sul suo peso, un punto di vista nuovo e diverso che finalmente non è solo politica e non è strumento, non denuncia, e nemmeno documento, ma una storia di uomini, De Maria suggerisce il pensiero, lancia una sfida alla storia per una nuova rilettura, la vince e innesca il processo rarissimo di empatìa con i protagonisti.
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La prima linea.flv
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