YESTERDAY

“Non sarò mai l’artista che pensavamo diventassi”. Gli inizi, si sa, non sono mai facili per nessuno, neppure per il musicista e cantante Jack Malik (Himesh Patel), depresso per il mancato riscontro. Al suo pessimismo fa da contraltare l’incoraggiamento della solare amica d’infanzia, nonché sua manager, Ellie Appleton (Lily James), sempre pronta a rilevare il lato positivo di ogni cosa. Jack/Patel lavora come commesso tuttofare in un supermercato e dopo il terzo grado subito dal suo capo ha la felice notizia di esser stato reclutato per un festival. La scoperta di essere relegato in un tendone parallelo al vero palco, praticamente senza nessuno ad ascoltarlo, non fa che peggiorare le cose. Ci vorrebbe un miracolo! E difatti…

Non propriamente un miracolo, ma un blackout totale di energia elettrica per una manciata di secondi è sufficiente a ribaltare la situazione. Intanto, a procurare al povero Jack/Patel un incidente tale da finire in

rotta di collisione con un autobus, e un biglietto di andata e ritorno per l’ospedale. Due denti andati e uno status fisico persino peggiore non potevano lasciar presagire quello che succederà di lì a poco. Mentre canticchia in compagnia dei suoi amici il motivo di una canzone nota all’intero pianeta, il loro entusiasmo e l’ignoranza assoluta sugli autori originali, fa scattare la molla di ricerche su internet. Com’è, come non è, nessuna traccia dei Beatles. Come resistere alla tentazione di colmare questa inspiegabile lacuna? Tant’è! Con Yesterday - titolo che basta a se stesso senza bisogno di alcun commento - Danny Boyle (Sunshine, The Millionaire, Steve Jobs), supportato dalla effervescente sceneggiatura di Richard Curtis (Quattro matrimoni e un funerale, Notting Hill, Il diario di Bridget Jones, e, scritti e diretti, Love Actually - L'amore davvero, I Love Radio Rock, Questione di tempo), innesta una parabola surreale dal taglio ‘pop’, come

ammicca la stessa locandina del film, aderente ad un illuminato revival del top dei top musicale dei Beatles, tramite il nostro protagonista.

Secondo il canonico mantra che quando decolla la carriera naufraga l’amore, il nostro Jack/Patel al top del successo scopre di non essersi mai accorto di provare qualcosa di più della sola amicizia per Elly/James, finché lei non glielo fa notare, in attesa di una sua mossa da tutta la vita. Oltretutto, lui è sempre più fuori zona per i mega concerti alimentati da un’arpia di manager - la Debra di Kate McKinnon - già al servizio di un illustre vero ‘artista’. L’idea di far partecipare ed interagire Ed Sheeran in carne ed ossa con il nostro musicista, umile e pinocchio, è una di quelle idee sopra le righe del pentagramma che condiscono questa storia, malinconica e colorata, a metafora dei sogni da artista. L’invasione di campo sul grande

schermo di innesti di animazione o di chat e simboli classici da social network, le scritte che scorrono sotto il tunnel di una strada, o che campeggiano sui titoli di coda a rimarcare il titolo del gruppo tecnico che ha partecipato all’elaborazione del film, gli schermi multipli nello schermo, sono tutti indizi di questo bizzarro canovaccio in celluloide. Mistero nel mistero, un passant, i due soggetti che invece conoscono la verità ma che non hanno alcuna velleità di denuncia, semmai parole di ringraziamento per Jack, per il fatto di far conoscere la musica dei Beatles al mondo. Perché, che cosa sarebbe il mondo senza i Beatles? Musica qui animata peraltro da una nuova esplosiva freschezza, rivisitata come fosse veramente la prima volta che la stiamo acquisendo. Merito del tocco d’autore di regia.

Ma il tocco di regia, già notevole ed appagante di per sé, tocca qui il suo apice all’ombra

di un incontro davvero speciale: uno di quelli che potrebbe realizzarsi davvero, solo ai confini della realtà. Di fatto la metafora di un faro di ispirazione che non si spegne mai, neppure con la morte. “Avrebbe avuto 78 anni”, ma più che un passaggio di sceneggiatura, sembra una sorta di ripianto nostalgico di regia (Boyle) e sceneggiatore (Curtis) che, come il protagonista, con questa favola ‘buona’, si appropriano di un qualcosa che in fondo è anche nostro, come patrimonio dell’umanità. Qui si torna a ribadire come la grande arte e i grandi artisti, non solo non muoiono mai, ma possono ancora essere motivanti fari di ispirazione per scelte di vita personali, così come è, di fatto, per il Jack di Patel. Dire sempre la verità e non lasciare mai andare l’amore vero.