Seconde visioni - Cinema sotto le stelle: 'The Best of Summer 2017' - OSCAR 2017: VINCITORE di 6 Premi: 'Miglior Regia' (Damien Chazelle); 'Attrice Protagonista' (Emma Stone), 'Miglior Fotografia' (Linus Sandgren), 'Miglior Scenografia' (David Wasco, Sandy Reynolds-Wasco), 'Canzone Originale' (City of Stars - Justin Hurwitz, Benj Pasek, Justin Paul); 'Miglior Colonna Sonora' (Justin Hurwitz) - Ancora al cinema - VINCITORE ai BAFTA 2017 come 'MIGLIOR FILM', 'MIGLIOR REGISTA' (Damien Chazelle), 'MIGLIOR ATTRICE PROTAGONISTA (Emma Stone) e 'MIGLIORE FOTOGRAFIA' - 14 NOMINATIONS agli OSCAR 2017 - 11 NOMINATIONS ai BAFTA (OSCAR britannici); VINCITORE di 7 GOLDEN GLOBES 2017 (su 7 Nominations): ('Miglior Film Commedia o Musicale'; 'Miglior Regista' - Damien Chazelle; 'Miglior Attrice in un Film Commedia o Musicale - Emma Stone; 'Miglior Attore in un Film Commedia o Musicale' - Ryan Gosling; 'Miglior Sceneggiatura' - Damien Chazelle; 'Miglior Colonna Sonora' (Justin Hurwitz) e 'Miglior Canzone' - "City of Stars" - COPPA VOLPI per la 'Migliore Attrice' (Emma Stone â Mostra Internazionale dâArte Cinematografica di Venezia 2016); Premio del Pubblico al Toronto International Film Festival 2016; 8 CRITICSâ CHOICE AWARDS 2016 - RECENSIONE ITALIANA e PREVIEW in ENGLISH by OWEN GLEIBERMAN (www.variety.com) - Dal 26 Gennaio
"Per me era importante realizzare un film su due sognatori, su due persone che hanno grandi sogni che li fanno avvicinare, ma che li portano anche a separarsi. 'La La Land' è diverso da 'Whiplash' sotto molti aspetti, ma tutti e due affrontano un argomento che sento molto: come mantenere lâequilibrio tra la vita e lâarte, come bilanciare la realtĂ e i sogni e, in particolare, come gestire in modo equo i tuoi rapporti con lâarte e quelli con le altre persone. Con 'La La Land' ho voluto raccontare questa storia usando musica, canzoni e ballo. Penso che il musical sia un genere magnifico per esprimere quellâequilibrio tra i sogni e la realtĂ ... I musical sono i film che piĂš degli altri declinano il linguaggio dei nostri sogni e oggi piĂš che mai abbiamo bisogno di sognare, di vedere amore sul grande schermo..."
Il regista Damien Chazelle
"Dobbiamo abbandonare il nostro cinismo, un atteggiamento che trovo molto diffuso nella mia generazione. Dobbiamo sognare. Io voglio dare una speranza: 'La La Land' racconta proprio di questo, dei sogni, e di come si debba lavorare duramente per realizzarli".
L'attrice Emma Stone
(La la land; USA 2016; Dramedy musicale romantico; 128'; Produz.: Black Label Media/Gilbert Films/Impostor Pictures/Marc Platt Productions; Distribuz.: 01 Distribution)
Makeup: Torsten Witte (direttore e personal make up di Ryan Gosling ed Emma Stone); Jed Dornoff, Albert Elizondo, Yukiko Kinkel, Corina Kramer e Haruyo Sawada
Casting: Deborah Aquila e Tricia Wood
Scheda film aggiornata al:
03 Luglio 2017
Sinossi:
In breve:
La storia è quella di due sognatori che cercano la fama a Los Angeles, si incontrano e si innamorano: sono un'aspirante attrice che si sente sola nella città caotica e un carismatico e sfacciato pianista jazz che impara a sue spese la difficoltà di conciliare una relazione amorosa e la carriera.
In dettaglio:
La La Land è un sorprendente musical moderno che racconta unâintensa e burrascosa storia dâamore tra unâattrice e un musicista che si sono appena trasferiti a Los Angeles in cerca di fortuna. Mia (Emma Stone) è unâaspirante attrice che, tra un provino e lâaltro, serve cappuccini alle star del cinema. Sebastian (Ryan Gosling) è un musicista jazz che sbarca il lunario suonando nei piano bar. Dopo alcuni incontri casuali, fra Mia e Sebastian esplode una travolgente passione nutrita dalla condivisione di aspirazioni comuni, da sogni intrecciati e da una complicitĂ fatta di incoraggiamento e sostegno reciproco. Ma quando iniziano ad arrivare i primi successi, i due si dovranno confrontare con delle scelte che metteranno in discussione il loro rapporto. La minaccia piĂš grande sarĂ rappresentata proprio dai sogni che condividono e dalle loro ambizioni professionali.
Short Synopsis:
A jazz pianist falls for an aspiring actress in Los Angeles.
Mia, an aspiring actress, serves lattes to movie stars in between auditions and Sebastian, a jazz musician, scrapes by playing cocktail party gigs in dingy bars, but as success mounts they are faced with decisions that begin to fray the fragile fabric of their love affair, and the dreams they worked so hard to maintain in each other threaten to rip them apart.
Commento critico (a cura di PATRIZIA FERRETTI)
"Da qualche parte c'è qualcuno che scoprirò... deve solo essere trovato... qualcuno nella folla che potrà finalmente farti spiccare il volo..."
Ci sono occasioni - alquanto rare - in cui ci si vorrebbe tirare indietro dal redigere una recensione, per limitarci a dire calorosamente allo spettatore: non leggere nulla, vai al cinema! Vai, perchĂŠ non puoi non andare! E non si tratta della grancassa di premi su premi, per quanto di certo non guasti. Si dice 'vai', perchĂŠ suonerebbe come un insulto il non andare. E perchĂŠ ogni parola che spenderemo a suo carico, per quanto inevitabilmente entusiasta, servirĂ solo a sminuire la portata di un'esperienza che deve solo essere vissuta per poter indossare l'autentica emozione. Ognuno sulla propria pelle. Ognuno raccoglierĂ un diverso patrimonio da questa vera e propria cornucopia di schegge d'arte a piĂš livelli, ma tutti, indistintamente, riscalderanno il proprio cuore alla fiamma del piĂš scintillante dei
sogni, imparando un'importante lezione di vita. Che il sogno deve fare i conti con la realtà . La la land rappresenta un prezioso amuleto sull'arte di vivere inseguendo un sogno. Fino in fondo, con tutto il rovescio della medaglia possibile, che impone anche scelte non facili. Ma l'incanto di La la land è un incanto a tutto tondo, in musica, anzi, in musical. Tanto intenso e profondo da non accontentarsi di esprimere un mondo attraverso canto, musica e danza, ma da far arrivare direttamente al cuore di quella poetica, e di farcene riconoscere volto e anima.
Premesso questo, proviamo con molta titubanza, a scalare l'impalcatura di una delle piĂš sontuose architetture filmiche. Di quelle che traggono il proprio romantico respiro direttamente dal polmone delle parole che popolano i testi di canzoni su canzoni, a cavallo di musiche in grado di scuotere anche i piĂš refrattari o ignoranti sui generi. Anche
noi, come la protagonista Emma Stone con la sua Mia, barista nella 'cittĂ delle star' per eccellenza, aspirante attrice con il sogno negli occhi, impareremo ad amare quello che non pensavamo avremmo mai amato: il jazz, con tutte le sue variegate modulazioni di frequenza. PerchĂŠ questa scioccante 'lettera d'amore' in omaggio alla magia della vecchia Hollywood sa come tirarci dentro, fino in fondo.
Trentadue anni e non dimostrarli. Tant'è l'etĂ anagrafica del giovane regista e sceneggiatore di La la land. Dopo il successo di Whiplash, candidato agli Academy Awards come Miglior Film e Miglior Sceneggiatura non originale e vincitore di 3 Oscar (Miglior Montaggio, Miglior Sonoro e Miglior Attore Non Protagonista), si guarda ora a Damien Chazelle come ad una vera e propria 'rivelazione'. Il suo La la land è davvero 'una lettera dâamore alla magia della vecchia Hollywood'. Ma raccontata 'da un punto di vista giovane e contemporaneo'. Con tre
protagonisti principali. La 'prima' delle prime donne è Los Angeles.
Il tocco giovane, ma tutt'altro che sprovveduto, si respira fin dalla prima sequenza: su un'autostrada a Los Angeles, per l'appunto, dove il traffico ha appena raggiunto il suo climax di piena e di stasi da ingorgo. Ma il vero tocco è quella geniale carrellata che saltella, di audio in audio, tra le trasmissioni radio con i diversi programmi ascoltati dagli automobilisti nell'attesa. FinchÊ uno dopo l'altro non escono dalle proprie auto e l'autostrada diventa il palcoscenico di una Broadway a cielo aperto. Ed è musical! "E' un altro giorno di sole... ed è appena all'inizio!". Le parole dei testi delle canzoni iniziano ad insinuarsi metaforicamente nelle pieghe della vita e dell'inseguimento del sogno. Il sogno degli altri due protagonisti - con la città di Los Angeles - inconsapevoli di essere sul punto di imbastire una romanticissima storia d'amore, proprio sulla base
del 'mordi e fuggi' all'insegna dell'impazienza dell'automobilista imbestialito. E non è che il primo mattone di un'impalcatura tra le piÚ spettacolari. Un veicolo straordinario in grado di traghettare tutti, nessuno escluso, verso la navetta in partenza per le agognate aspirazioni, attraverso gli occhi e il cuore di Sebastian (Ryan Gosling) e Mia (Emma Stone). Lo stesso assordante ingorgo stradale travalica la realtà per rivestire la metafora del caos che regna in quel momento nelle loro rispettive vite, ognuno completamente assorbito dalla propria aspirazione artistica. Proprio nel cuore della città dei sogni, la città delle star.
E' straordinario conoscere il problema di Mia/Stone, umiliata dall'indifferenza dei vari manager di casting tra un'audizione e l'altra e di Sebastian/Gosling, ostinato nel cercare in ogni modo di far appassionare il pubblico del XXI secolo al jazz tradizionale. Entrambi inseguono il loro sogno, mentre si incrociano piĂš volte sulla pista dove danzano, scambiandosi ripetutamente di
posto, arte e vita. Antico e contemporaneo. CosĂŹ, mentre sui celebri passi di tiptap con tanto di scarpe bicolore in bianco e nero riviviamo la gloriosa memoria di Ginger Roger e Fred Astaire, mentre Cupido sta per provocare la scintilla dell'amore, la contemporaneitĂ rivendica repentinamente il suo posto quando squilla il cellulare nella piĂš moderna - e dozzinale - delle suonerie. La contaminazione musicale raggiungerĂ l'incantevole apice nella sequenza in cui Sebastian/Gosling, accettando di smussare gli angoli del rigore artistico e di suonare in una band, porterĂ un ibrido musicale all'attenzione del pubblico giovane. Esibizione accolta con frastornante entusiasmo.
E questo è solo uno dei tratti originali di questo scintillante gioiello, antico e contemporaneo trasognato e reale ad un tempo. Le stesse innumerevoli citazioni poi, immediatamente riconoscibili sull'onda del glamour anni Quaranta, le canzoni, il ballato, i set cinematografici, passando per l'arte di poster e locandine traslocati da uno stage
all'altro, si mescolano con dipinti di folle affissi sulle pareti di locali da piano bar, vestendo connotazioni altre, fino da assumere un sapore inedito, incantevole, contemporaneo. Una contemporaneità che ha d'altra parte piena consapevolezza delle origini dell'arte. Che ne è letteralmente innamorata, anzi! Da aprire e chiudere sullo schermo l'obiettivo alla maniera del cinema muto, o da far buio su un fotogramma prima di accendere un debole faro di luce calda mirato a rischiarare il protagonista e a scaldarne l'anima. La metafora è ovunque in La la land. Il faro della speranza impossibile nel buio totale. La tensione dell'individuo verso la luce in fondo al tunnel. Il desiderio di veder riconosciute e apprezzate pubblicamente le proprie doti artistiche. Persino le bollicine di champagne, mentre guadagnano il primo piano in seno ad uno dei vari party, celebrano il senso piÚ pieno dell'evanescenza e del vuoto interiore. Ma niente è svincolato dalle
musiche e dai testi delle canzoni: e il montaggio si fa incantevole ed ammaliante danza nella danza. La danza del sogno che richiede tutto il sacrificio dell'amore vero. Chazelle in La la land non dimentica la reale rinuncia imposta dal sogno inseguito fino in fondo. Non è un caso che, come una partitura teatrale, abbia ordito il musical a cadenza stagionale, aprendo con l'inverno per ritornarvi una volta trascorsi i passaggi di rito della primavera, dell'estate e dell'autunno. Ancora una volta la metafora! Un segno del destino e di come devono andar le cose se si vuole veramente qualcosa. I passi della danza dell'arte e della vita che nessuno dei due protagonisti avrebbe mai fatto da solo, attraverso un mondo fatto di tutti i colori e i suoni, la musica e le parole che trascinano verso l'inseguimento del sogno artistico, tra lâestasi della felicitĂ - la danza sospesa sopra le
nubi calpestando un pavimento notturno punteggiato di stelle ne è la massima, surreale espressione! - e l'angosciante sofferenza mentre si corteggia la propria passione. Credo che, una volta consegnato l'Oscar alla colonna sonora City of Stars, di una bellezza malinconica struggente da cui si è dolcemente ammantati, il testo della canzone con la storia della zia, durante l'ultimo provino di Mia/Stone, esprima la lirica piÚ altisonante di quella sofferenza. Sequenza che segna anche il climax di interpretazione nell'interpretazione di Emma Stone (vincitrice della Coppa Volpi alla Mostra del Cinema di Venezia 2016, dove La la land è stato proiettato in anteprima), qui nel suo ruolo piÚ maturo e potente in punta di una versatilità artistica che non è da tutti e che la porta ben oltre la mera recitazione. Le tiene testa, in un'intrigante, sofferta intensità , oltre che pari talento, Ryan Gosling, entrambi qui alla loro terza collaborazione artistica dopo
Crazy, Stupid, Love e Gangster Squad.
Una romantica, struggente romanza che mantiene alto lo scettro di una precoce ed illuminata autorialità anche e soprattutto in dirittura dell'epilogo, dove mentre troneggia di nuovo la melodia di City of Stars, in un'aria sospesa e malinconica, corre il film nel film di un'altra vita sognata ma... non vissuta. Ed è pura poesia! Doloroso incanto! Inevitabile commozione! Proprio là , dove con un cenno del capo, mentre si dà il là ad una nuova melodia, si realizza e si accetta che la vita ha inesorabilmente ceduto il passo all'Arte. E va bene cosÏ!
Secondo commento critico (a cura di OWEN GLEIBERMAN, www.variety.com)
In his first film since 'Whiplash,' Damien Chazelle stages a lavish song-and-dance musical that dares to swoon the old-fashioned way, with Ryan Gosling and Emma Stone as L.A. dreamers.
There was a moment back in the 1970s, sometime before âGreaseâ came out, when the image of people bursting into song and dance in the middle of a motion picture wasnât simply corny and antiquated; it had come to seem downright strange. Not any more. Our era is immersed in retro musical culture, and it has been for a while â from the visionary postmodern pop swoon of âMoulin Rouge!â to the online resurgence of music video to the high-camp a cappela sincerity of âGleeâ and the âPitch Perfectâ films. So what does it take to make a musical today look unabashedly exotic?
Damien Chazelleâs âLa La Land,â which opens the Venice Film Festival on a voluptuous high note of retro
glamour and style, is the most audacious big-screen musical in a long time, and â irony of ironies â thatâs because itâs the most traditional. In his splashy, impassioned, shoot-the-moon third feature, Chazelle, the 31-year-old writer-director of âWhiplash,â pays meticulous homage to the look and mood and stylized trappings of the ardent Hollywood musicals of the â40s and, especially, the â50s: glorious soundstage spectacles of star-spangled color and rapture. A lot of people still find vintage musicals corny or think (mistakenly) that theyâre quaint. Yet the form remains stubbornly alive in the bones of our culture, which is why it feels so right in âLa La Landâ to see a daring filmmaker go whole hog in re-creating a lavish neo-studio-system musical, replete with starry nights and street lamps lighting up the innocence of soft-shoe romance, and two people who were meant for each other literally dancing on air.
âLa La Landâ
is set in contemporary Los Angeles, but its heart and soul are rooted in the past, and so are its characters: Sebastian (Ryan Gosling), a sleek jazz pianist in silk ties whoâs a purist about what he listens to, what he plays, and where he plays it, and Mia (Emma Stone), an aspiring actress and playwright whoâs deeply into the magic of the old movie stars, though sheâs a tad less obsessive about her fixation. She works as a barista on the Warner Bros. lot and is always cutting out of work to get to auditions; if one of them ever resulted in her landing an acting job, sheâd probably be ecstatic no matter what it was. These two meet, scuffle, and fall in love, and they do it through a series of song-and-dance numbers, composed by Justin Hurwitz (the lyrics are by Benj Pasek and Justin Paul), that are
tenderly shocking in their catchy anachronistic beauty. The filmâs score is such a melodious achievement that there are moments it evokes the majesty of George Gershwin.
The film opens with one of the most extraordinary sequences in years: a musical number, set in the middle of a morning drive-time traffic jam along a vast stretch of L.A. freeway, which is all done in one shot, in the look-ma-no-hands! tradition of the famous openings of âTouch of Evilâ or âThe Player.â Chazelleâs camera glides and twirls with astonishing choreographic intricacy among the passengers on their way to work, as they emerge from their cars and flip and dance on top of them, fusing into the chorus of a song called âAnother Day of Sun.â Cinematically, the sequence makes the impossible look easy, and it suggests a âgotta seeâ factor that could help to turn âLa La Landâ into a prestige novelty hit.
In its way, though, the sequence, with its giddy optimism, sets up certain emotional expectations. The movie has a lot of time to get moodier, and it ultimately does. Yet Chazelle, by staging this number with such virtuoso pizazz, taps our hunger to return to â and stay inside â an enchanted romantic universe.
Sebastian and Mia are among the freeway drivers, and theyâre introduced, after a flurry of angry horn honks, by flipping each other the bird, at which point the film travels into Miaâs life: her bedroom with its posters of âLilies of the Fieldâ and âThe Black Cat,â her three glam roommates, and a party that leads to another all-in-one-take musical number (or close enough to it â there are a couple of cuts). Then, finally, Mia is standing there, a little desolate, on the street, and she hears a lonely piano and heads into the bar the
music is coming from, and the whole image fades to darkness (except for her), as she lays her eyes on⌠him. Across a crowded room. A stranger playing the piano. Except that the look on her face tells you heâs no stranger at all. Sheâs not just staring â sheâs falling. Thatâs the sublimity of Old Hollywood, where we believed that it could happen just like this.
When Sebastian gets up from the piano, he brushes by Mia, nearly hitting her (we learn why later on), and the film then rotates into his life, and we see how deliciously parallel the two are: old-school dreamers trapped in a world of entertainment commerce thatâs designed to crush the life out of you. They reunite at a pool party, where heâs playing synth-keyboards in a tacky â80s cover band. Heâs been fired from the club (by J.K. Simmons, winkingly reprising the hanging-judge hostility
of his Oscar-winning performance in âWhiplashâ), and Mia hasnât forgiven him for literally giving her the cold shoulder. But that means theyâre ready for that old-time Hollywood religion, when two lucky people get to discover what the audience already knows: that the reason they âdonât likeâ each other is that they already love each other. They just need to figure it out.
The two take a stroll, over to a view of L.A.âs glittering carpet of lights that merges into the pastel twilight, and Chazelle stages a gorgeous scene in which they sit, and talk, and start dancing, just the way actors did on sets in the 1950s. The sheer beauty of the staging creates a calm logic of devotion. These two belong together because Gosling, his slight edge of malice dipped in honey, and Stone, her vivacity cut by a pensive awareness, create a teasing erotic connection, but mostly they
belong together because⌠they dance like this. Thatâs called the poetry of the 20th century, and the reverent way that Chazelle and his two actors revive it is a delicate and moving thing. Gosling and Stone click together the same way they did in âCrazy, Stupid, Love.â At the Griffith Observatory, where Sebastian and Mia go after having just seen it in âRebel Without a Cause,â they enter the planetarium and are swept up into the stars, and itâs a transcendently goofy, gorgeously blissed-out moment.
The movie needs a complication, of course, and once Sebastian and Mia become a couple, it gets one, in the form of a question: How are either of these people going to make good on their dream? Sebastian wants to open a club, but the kind of music he obsesses over is ripe for a museum. Almost no one is going to shell out to hear
it. But itâs not until he lands a paycheck gig with his old musician colleague, played by a charmingly no-nonsense John Legend, that he starts to listen to reason. Heâs got to earn a living, and he knows it, so he submits to being part of a commercial pop-jazz band in which he stands in front of screaming crowds and plays funk synthesizer lines that sound just a little bit greasy.
âLa La Landâ starts as a twinkly fantasy of sophisticated innocence, cut with a bit of modern L.A. sass (especially in Miaâs casually cruel audition scenes). In its second half, though, the film gives itself over to a slightly murky version of the art-vs.-commerce theme. Should Sebastian even be in this band? Oddly, itâs Mia who suddenly says that he shouldnât (sheâs bothered by his relentless touring schedule), and the two get into a fight about it. Itâs portrayed as
one of those things that just happens between a couple, but given that Sebastian was trying to step up and grow up, on some basic level itâs a little hard to buy that Mia is now the purist. But then, it turns out that her own purity is going to take her far. She just needs a little prodding.
As their fortunes start to seesaw, the film acquires some of the stormy turbulence of âA Star Is Bornâ (and maybe a few glimmers of the doubt and disconnection of âThe Umbrellas of Cherbourgâ). But all of that feels a little discordant. Chazelle wants to make a musical that celebrates the classic Hollywood vision of love as spiritual perfection. But he also wants to make an age-of-alienation love story that undercuts the old simplicities. He has the right to do both; in a sense, thatâs what âMoulin Rouge!â did. But the form
heâs chosen may not be as conducive to the emotional complexity heâs after. âLa La Landâ has one too many moody solos and duets; in a funny way, it ceases to be a big-scale musical. And given the vibrant lushness of the filmâs first half, thereâs a tinge of disappointment built into that. Chazelle sticks to the bittersweet truth of the story heâs telling, but thereâs a part of you that wants to see him shoot the works, to make good on that opening sequence by topping it. âLa La Landâ isnât a masterpiece (and on some level it wants to be). Yet itâs an exciting ramble of a movie, ardent and full of feeling, passionate but also exquisitely â at times overly â controlled. It winds up swimming in melancholy, yet its most convincing pleasures are the moments when it lifts the audience into a state of old-movie exaltation,
leading us to think, âWhat a glorious feeling. Iâm happy again."
Commenti del regista
"Los Angeles non è certo una cittĂ amichevole: ci vivo da qualche anno e con lâamico con cui mi sono trasferito parlavamo spesso di quanto la amavamo e odiavamo allo stesso tempo. Ha però qualcosa di poetico, però: è una metropoli piena di persone con dei sogni. E poi ha qualcosa di irreale: per rendere il mio sguardo, la mia visione su questa città è stato fondamentale lâapporto di Linus Sandgren (il direttore della fotografia, ndr): insieme a lui abbiamo scelto una paletta di colori molto precisa e deciso di girare sempre tra le sei e le sette di sera per sfruttare quello specifico tipo di luce al tramonto".
Bibliografia:
Nota: Si ringraziano 01 Distribution, Press Italia e Valentina Calabrese (Senior Account Executive)