SANGUE DEL MIO SANGUE: L'IMMAGINE DI LIBERTA' A CAVALLO TRA PASSATO E PRESENTE SECONDO MARCO BELLOCCHIO
Dalla 72. Mostra del Cinema di Venezia - Dal Toronto Film Festival 2015 - RECENSIONE - Dal 9 SETTEMBRE
"Il film nasce dalla scoperta casuale delle antiche prigioni di Bobbio e mi ha ispirato la storia di Benedetta, una monaca murata viva nella prigione convento di Santa Chiara, a Bobbio. Mi parve che questa storia dissepolta da un passato così remoto meritasse un ritorno al presente dell’Italia di oggi e più precisamente in un’Italia di paese, Bobbio, che la modernità , la globalizzazione hanno ormai cancellato... Non mi sono preoccupato affatto dell'architettura drammaturgica e poi non mi interessava stabilire connessioni rigide tra il passato e il presente. Ci sono allusioni che concatenato le sfere temporali: il dominio della chiesa cattolica nel '600 paradossalmente si conclude con il dominio democristiano in Italia, che pur permettendo un relativo benessere succhiava il sangue a quella che era una prospettiva di novita' e cambiamento... (La protagonista stessa, Benedetta) ... rappresenta un'immagine di liberta', una donna che non vuole arrendersi e che fino in fondo esprime il desiderio di essere se stessa. E' una forza simbolica che resiste nel tempo per difendere miracolosamente la propria liberta'"
Il regista e sceneggiatore Marco Bellocchio
(Sangue del mio sangue; ITALIA/FRANCIA/SVIZZERA 2015; Drammatico; 107'; Produz.: Kavac film/IBC Movie e Rai Cinema in co-produzione con Barbary Films - RSI Radiotelevisione svizzera - Amka Film in associazione con SOFITVCINE 2 ; Distribuz.: 01 Distribution)
E Bellocchio li ha riuniti tutti a Bobbio, dove ha girato il suo primo film I pugni in tasca e
dove ogni estate tiene il laboratorio per i giovani “Fare Cinemaâ€. E proprio un’estate, alla ricerca di nuove location, scopre le antiche prigioni di Bobbio, chiuse e abbandonate da molti decenni, che in un remotissimo passato facevano parte del convento di S. Colombano. In questo convento-prigione, in questa cittadina della Val Trebbia, luogo cinematografico e dell’anima, tra passato e presente, prende vita Sangue del mio sangue…
Cast: Roberto Herlitzka (Conte) Pier Giorgio Bellocchio (Federico) Lidiya Liberman (Benedetta) Fausto Russo Alesi (Cacciapuoti) Alba Rohrwacher (Maria Perletti) Federica Fracassi (Marta Perletti) Alberto Cracco (Inquisitore francescano) Bruno Cariello (Angelo) Toni Bertorelli (Dott. Cavanna) Filippo Timi (il pazzo) Elena Bellocchio (Elena) Ivan Franek (Rikalkov) Patrizia Bettini (Moglie del Conte) Sebastiano Filocamo (Padre Confessore) Alberto Bellocchio (Cardinal Federico Mai)
Musica: Carlo Crivelli
Costumi: Daria Calvelli
Scenografia: Andrea Castorina
Fotografia: Daniele Ciprì
Montaggio: Francesca Calvelli e Claudio Misantoni
Casting: Stefania De Santis
Scheda film aggiornata al:
08 Ottobre 2015
Sinossi:
IN BREVE:
Federico, un giovane uomo d’armi, viene sedotto come il suo gemello prete da suor Benedetta che verrà condannata ad essere murata viva nelle antiche prigioni di Bobbio. Nello stesso luogo, secoli dopo, tornerà un altro Federico, sedicente ispettore ministeriale, che scoprirà che l’edificio è ancora abitato da un misterioso Conte, che vive solo di notte.
Commento critico (a cura di ENRICA MANES)
I ricordi e il tempo ritornano, incessantemente, nei luoghi e nell'anima degli uomini in un passato che ritorna e trova i suoi specchi e i suoi riflessi nel presente; accade, nella vita e nel cinema di Bellocchio che inserisce spicchi di vita - la sua - nella trama dei suoi capolavori, come una Athena dalla testa di Zeus. Integrità e passione, ironia e carattere, eppure Sangue del mio sangue voleva - in principio - essere soltanto un esperimento.
Un racconto visivo, privo di una trama unica e strutturata che mostra come siano le immagini a poter condurre l'azione e guidare lo spettatore nell'interpretazione, libera, degli eventi. L'anima del regista suggerisce, non impone, attraverso la fotografia impeccabile, i notturni sublimi, le vedute di acque che scorrono, il limite tra storia e leggenda che accompagna la sua Bobbio e la storia dimenticata di molti altri borghi; una voce silenziosa che si esprime in
immagine e che stimola la curiosità per altre fiabe e altre realtà .
Il realismo magico di Bellocchio torna dopo le esperienze di La visione del Sabba, in una cifra conoscitiva dell'autore che ritorna e che crea una nicchia unica nel panorama filmografico italiano. Una natura parlante, alla maniera della grande stagione del surrealismo e delle prime esperienze artistiche del primo quarto del Novecento: un mondo reale popolato dal magico e dall'irreale che insiste sulle vite degli uomini. E sono storie di intrecci quelle che Bellocchio presenta, dal punto di vista dei gemelli, fratelli e sorelle, intrepretati mirabilmente da Pier Giorgio Bellocchio, Alba Rohrwacher e Federica Fracassi.
Ironia e delicatezza, irruenza: i vizi, i pregi, le virtù degli uomini di ogni tempo diventano protagonisti insieme alla natura parlante, quasi personificazioni e allegorie letterarie. Il mondo di Bellocchio si legge, si sente e si guarda nel suo essere tattile e insieme tutti
i sensi ma sussurra anche fra le righe: il mondo di ieri - il Seicento della clausura nel convento di Santa Chiara - trova nei riflessi del mondo di oggi, attraverso la figura della strega (una straordinaria Lidiya Liberman), che cavalca i tempi oltre la leggenda, i limiti e la perdita dei valori di uguaglianza e rispetto, la cancellazione dell'amore e dei veri affetti, l'incomprensione e il terrore del diverso, in qualunque forma esso si mostri.
Bibliografia:
Nota: Si ringraziano 01 Distribution, lo Studio PUNTO&VIRGOLA e InterNos Communication.