LE DUE VIE DEL DESTINO - THE RAILWAY MAN: NICOLE KIDMAN E COLIN FIRTH IN COPPIA IN UN BIOPIC DRAMMATICO SU ERIC LOMAX, UN EX UFFICIALE INGLESE TORTURATO DAI GIAPPONESI NEGLI ANNI DELLA SECONDA GUERRA MONDIALE
Cast: Nicole Kidman (Patricia Wallace) Colin Firth (Eric Lomax) Jeremy Irvine (Il giovane Eric Lomax) Stellan Skarsgård (Finlay) Hiroyuki Sanada (Nagase) Marta Dusseldorp (Memsahib) Sam Reid (Il giovane Finlay) James Fraser (Duncan) Tom Hobbs (Thorlby) Tanroh Ishida (Il giovane Takeshi Nagase)
Musica: David Hirschfelder
Costumi: Lizzy Gardiner
Scenografia: Steven Jones-Evans
Fotografia: Garry Phillips
Montaggio: Martin Connor
Effetti Speciali: Clint Ingram (supervisore); Kevin Chisnall (supervisore in Tailandia)
Makeup: Wendy De Waal
Casting: Nikki Barrett
Scheda film aggiornata al:
07 Ottobre 2014
Sinossi:
IN BREVE:
The Railray Man si ispira alla vera storia di Eric Lomax (Colin Firth), ex ufficiale inglese torturato dai giapponesi durante la costruzione della "ferrovia della morte" all'epoca della seconda guerra mondiale che, a decenni di distanza, decide di mettersi sulle tracce del suo carnefice in cerca di vendetta. Spetterà alla moglie Patti (Nicole Kidman) aiutarlo a superare i traumi psicologici degli orrori vissuti in guerra e a rappacificarsi con Takashi.
IN ALTRE PAROLE:
1942. Decine di migliaia di giovani e coraggiosi soldati sono fatti prigionieri di guerra dalle truppe giapponesi che hanno invaso Singapore. Tra i soldati catturati c’è Eric Lomax, ventunenne addetto ai segnali e appassionato di ferrovie.
Spedito a lavorare alla costruzione della celebre Ferrovia della morte, in Tailandia, Eric è testimone di inimmaginabili sofferenze; uomini forzati a farsi largo a mani nude tra le rocce e la giungla, maltrattati, affamati ed afflitti da malattie tropicali. Eric costruisce in segreto una radio per non fare morire la speranza ma, quando viene scoperta, sarà percosso, torturato e anche peggio.
Sopravvissuto per miracolo alla guerra, torna a casa, come molti altri, in un paese che non è in grado di immaginare che cosa lui e i suoi compagni di sventura abbiano subito. Perseguitato dall’immagine di un giovane ufficiale giapponese, si isola dal mondo.
Ma un giorno, diversi anni dopo, incontra una donna affascinante – ovviamente su un treno. Lei riesce per la prima volta a farlo ridere. Si corteggiano come ragazzini e presto si sposano, ma la notte delle nozze gli incubi di Eric riemergono; il giovane ufficiale giapponese lo trascina indietro agli orrori del passato, facendogli capire che la guerra non è ancora finita. Patti lo trova urlante sul pavimento della camera da letto. Umiliato e confuso, Eric si richiude nuovamente in se stesso, scaricando la sua furia silenziosa sulla moglie e rendendole la vita insopportabile.
Patti cerca in ogni modo di scoprire che cosa tormenta l’uomo che ama. Lottando contro il codice del silenzio che unisce gli ex prigionieri di guerra, persuade l’enigmatico Finlay a rivelarle uno scioccante segreto. L’ufficiale giapponese responsabile di quanto accaduto a suo marito è ancora vivo, e Finlay sa dove trovarlo. Patti deve decidere: è giusto che Eric, uomo disperato e assetato di vendetta, abbia questa informazione? E lei sarebbe disposta a stargli accanto, qualunque cosa farà ?
Patti infine decide di condividere con Eric quanto ha appena appreso da Finlay, lasciando tornare il marito in Tailandia, consentendo con la sua decisione di chiudere con un sorprendente lieto fine una straordinaria storia vera intrisa di eroismo, di umanità e di potere salvifico dell’amore.
SHORT SYNOPSIS:
A victim from World War II's "Death Railway" sets out to find those responsible for his torture. A true story.
Commento critico (a cura di PATRIZIA FERRETTI)
Eric Lomax (Colin Firth): "Mia madre era morta e non lo sapevo, per tutta la guerra ho mandato lettere a una morta... Che raccontate alla gente di quello che ci avete fatto?"
Nakashi Nagase (Hiroyuki Sanada): "Non ne parliamo, io non ne parlo mai"
C'erano una volta Flags of Our Fathers (2006), seguito a stretto giro di posta da Lettere da Iwo Jima (2007). Il vecchio e saggio Clint Eastwood aveva trovato così tanto da raccontare sulla Guerra del Pacifico, ma, soprattutto, fattore geniale, voleva raccontarla non da un solo punto di vista, ma da entrambi i lati, entrambe le parti avverse, in quel caso americani e giapponesi. E così non poteva bastargli un solo film, o per lo meno non sarebbe stata la stessa cosa. Ne è nato un dittico in celluloide
memorabile in cui molto è stato detto e fatto vedere per riflettere su un punto condiviso da più parti e in più occasioni: "la guerra può segnare per la vita". E' questa una frase climax pronunciata dal veterano di guerra Finley (un inappuntabilmente carismatico e cesellato sul ruolo Stellan Skarsgård) ne Le due vie del destino - Railway Man di Jonathan Teplitzky (Burning Man), in cui nella medesima guerra tornano a fronteggiarsi, Giapponesi e, questa volta britannici, prima del più tardo arrivo degli stessi americani. Una pellicola che, per sua stessa natura si pone sul versante opposto al dittico eastwoodiano, nel senso che narra in piccolo per parlare di qualcosa di grande, di immensamente deplorevole e letteralmente criminale. Viene naturale aggiungere: così come 'dettato' da ogni guerra e in ogni guerra 'consumato', ma è ovvio che ognuno sente il peso del proprio macigno di esperienze terrificanti, nate dagli orrori che
riesce solo ad immaginare chi, purtroppo, a più livelli, ancora oggi, vive, nei territori dove sono in corso conflitti bellici non poi tanto difformi, mi pare. Sembrerebbe incredibile a dirsi, eppure è proprio così: dopo tutti i decenni trascorsi dalla seconda Guerra Mondiale ad oggi e a seguito di una memoria storica che pare aver mancato letteralmente il suo ruolo di 'magistra vita', torna a ripetersi la litanìa del 'massacro', con pseudo intenti che altro non possono se non aggiungere altro fango e sangue come pietre miliari della Storia Contemporanea, simulacro di quella passata. Mai giorni della memoria furono più smemorati!
Ci sarebbero con tutta probabilità , proprio muovendo da quelle moltitudini di lettere, tra quelle sopravvissute, più o meno ufficiali, più o meno private, testimonianze indelebili di sofferenze soggettive e collettive inimmaginabili, materia scottante per film da 'sussurri e grida', tanto quanto lo è questo piccolo grande film diretto da
quanto la mente e l'anima del nostro protagonista. Una confusione e un tormento interiori destinati a contaminare anche la donna che incontra proprio su uno di quei treni che tanto lo affascinano, e che paradossalmente lo hanno derubato di una vita normale, se non proprio serena, con l'esperienza vissuta sui binari della cosiddetta, non a caso, 'Ferrovia della morte'. Una donna incarnata egregiamente da Nicole Kidman con Patti Lomax, sia pure con quella punta di accademia e di botox che, da qualche tempo ormai, continuano a mortificarne la reale portata. Un dissestamento per il quale, prima di arrivare a sorbircene l'intero contenuto, fino all'ultima goccia, come una medicina, si renderà necessaria l'intera durata del film, sapientemente orchestrato in un montaggio alternato tra il ricordo di quel doloroso passato, sempre vivo, e la realtà presente del protagonista, spesso congiunti in un'unica nuova realtà , là dove passato e presente giocoforza convivono, in
una stessa dimensione alimentata dal tormento, da una nuova tortura, questa volta non più fisica, ma tutta interiore, registro diversamente condiviso sullo schermo da Colin Firth, che ha indossato come una seconda pelle la statura adulta del protagonista, lasciando a Jeremy Irvine (War Horse) quella dei terribili trascorsi giovanili in guerra. Una dimensione sospesa tra realtà e follia in cui combattere ogni giorno una nuova 'guerra fredda' (decenni dopo il conflitto bellico Lomax rivolto a Nagase e a se stesso "sono ancora in guerra"). Solo verso la fine del film ne comprenderemo a pieno tutta l'amarezza, impossibile da dimenticare, così come l'effetto catartico di un perdono impensabile fino a quel momento ma che arriva a guarire - non certo cancellare - ferite che sembravano irrimarginabili.
Non un dittico dunque, nè la macchina da presa puntata sui campi di battaglia come nello spielberghiano Salvate il soldato Ryan, in cui qualcuno ferito
a morte, con le viscere al vento, griderà il nome di 'mamma' - grido condiviso d'altra parte dal giovane Lomax/Irvine sotto tortura - piuttosto una piccola grande storia animata dalle stesse intenzioni che hanno mosso Eastwood a realizzare la sua micidiale 'doppietta in celluloide': "...Nella gran parte dei racconti di guerra con i quali sono cresciuto, vi erano i buoni ed i cattivi. Ma la vita non è così e soprattutto la guerra non è così. Questi film non parlano di chi ha vinto o di chi ha perso. Parlano degli effetti della guerra sugli esseri umani e di coloro che hanno perso la vita troppo precocemente..." osservava allora Eastwood. E di quanto la guerra, così come non di rado l'addestramento ad essa finalizzato, snaturi ed offuschi anima e mente umane ci aveva già parlato a suo modo Nella Valle di Elah (2007) di Paul Haggis. E del resto non
possiamo fare altro che immaginarci condizioni in grado di portare le persone ad andare fuori di testa, per poter spiegare, non certo giustificare, ogni follia omicida scatenata sui campi di guerra.
Una piccola storia che si appunta sulla grande Storia che, alle volte, si mostra capace di ripescare e riconoscere le persone semplicemente come tali, da quella dispersiva e ingannevole cornucopia in cui si mescolano e si dividono in limiti e confini, difesi troppo spesso inconsultamente, popoli e razze apparentemente diversi, di fatto ben più simili tra loro di quanto si riesca ad immaginare.
Ci sentiamo pertanto di ringraziare in primo luogo il protagonista di questa vicenda così personale e ad un tempo universale, per la sua esemplare testimonianza che ci ricorda come e quando l'Umanità scrive la Storia usando il vero coraggio, una dignità e una nobiltà d'animo in cui si riconosce il vero eroismo, quello che non si compra certo al mercato e che non può essere di e da tutti. Altrimenti non sarebbe così raro e prezioso. Se solo si pensa che in questo dolorosissimo percorso i veri
Eric Lomax e Nakashi Nagase hanno scritto l'incredibile epilogo della loro storia diventando grandi amici, possiamo capire fino a che punto lo stato di guerra possa snaturare la natura umana! E questa piccola grande storia personale e universale raccontata dopo decenni da Eric Lomax sta solo a ribadire che, cavalcando il conflitto, in un modo o nell'altro non ci saranno mai vinti e vincitori, se non su un foglio di carta. Solo perdenti!
Le due vie del destino-The Railway Man - trailer 2
Le due vie del destino-The Railway Man - trailer
Le due vie del destino-The Railway Man - trailer 3
Le due vie del destino-The Railway Man - trailer 4
Le due vie del destino-The Railway Man - trailer 5
Le due vie del destino-The Railway Man - trailer (versione originale) - The Railway Man
Le due vie del destino-The Railway Man - clip 'La ferrovia della morte'
Le due vie del destino-The Railway Man - clip 'La speranza'
Le due vie del destino-The Railway Man - clip 'L'addio di Finlay'
Le due vie del destino-The Railway Man - clip 'L'incontro tra Eric Lomax e Nagase'
Le due vie del destino-The Railway Man - intervista video 'Nicole Kidman (Patricia Wallace) e il lavoro con Colin Firth (Eric Lomax)' (versione originale sottotitolata)
Le due vie del destino-The Railway Man - intervista video 'Colin Firth (Eric Lomax) parla di Stellan Skarsgård (Finlay)' (versione originale sottotitolata)
Le due vie del destino-The Railway Man - intervista video 'Nicole Kidman (Patricia Wallace) parla di Stellan Skarsgård (Finlay)' (versione originale sottotitolata)
Le due vie del destino-The Railway Man - intervista video 'Jeremy Irvine (Il giovane Eric Lomax) e il suo personaggio' (versione originale sottotitolata)
Le due vie del destino-The Railway Man - intervista video 'Nicole Kidman (Patricia Wallace) e il copione del film' (versione originale sottotitolata)
Le due vie del destino-The Railway Man - intervista video con Colin Firth (Eric Lomax) 'Cosa significa visitare la Ferrovia della morte' (versione originale sottotitolata)