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    LE DUE VIE DEL DESTINO - THE RAILWAY MAN: NICOLE KIDMAN E COLIN FIRTH IN COPPIA IN UN BIOPIC DRAMMATICO SU ERIC LOMAX, UN EX UFFICIALE INGLESE TORTURATO DAI GIAPPONESI NEGLI ANNI DELLA SECONDA GUERRA MONDIALE

    RECENSIONE - Dall'11 SETTEMBRE

    "Quasi tutti i sopravvissuti alla ben nota 'Ferrovia della morte' tra la Tailandia e la Birmania non hanno raccontato nulla di ciò che vissero durante la guerra. O, quantomeno, non ne hanno parlato alla luce del giorno, ma le loro notti sono state tormentate da paurosi incubi. Dopo decenni, Eric Lomax ha rotto il silenzio. Da soldato quale era, ha affrontato il passato e i suoi demoni, sia psicologici che reali. Con l’aiuto di una donna straordinaria, Eric ha scovato e affrontato Takashi Nagase, l’ufficiale responsabile del suo interrogatorio e delle torture subite. Ha raccontato tutta la storia in un incredibile romanzo autobiografico, dal titolo 'The Railway Man' (il titolo della versione italiana del libro é 'Le Due Vie del Destino - The Railway Man'), che prende lo spunto da una tremenda ironia: da bambino, Eric aveva subito il fascino dei grandi treni a vapore che entravano e uscivano numerosi dalla stazione di Waverley, a Edimburgo. Da giovane soldato vide i suoi compagni lavorare fino alla morte, e fu egli stesso torturato, per la realizzazione della Ferrovia della morte. Una volta rotto il silenzio, Eric volle condividere tutto quanto aveva appreso da queste esperienze – che noi siamo migliori e più forti di quanto crediamo, che l’essere vulnerabili fa parte di questa forza, che l’amore ci può salvare anche dai luoghi più oscuri"
    Il co-sceneggiatore Frank Cottrell Boyce

    (The Railway Man; AUSTRALIA/REGNO UNITO 2013; Drammatico; 116'; Produz.: Archer Street Productions/Latitude Media/Lionsgate/Pictures in Paradise in associazione Silver Reel e Thai Occidental Productions; Distribuz.: Koch Media)

    Locandina italiana Le due vie del destino - The Railway Man

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    Celluloid Portraits:



    See SHORT SYNOPSIS

    Titolo in italiano: Le due vie del destino - The Railway Man

    Titolo in lingua originale: The Railway Man

    Anno di produzione: 2013

    Anno di uscita: 2014

    Regia: Jonathan Teplitzky

    Sceneggiatura: Frank Cottrell Boyce e Andy Paterson

    Soggetto: Dall'autobiografia di Eric Lomax.

    PRELIMINARIA - LA FERROVIA DELLA MORTE
    Antefatti

    Churchill dichiarò la resa di Singapore il 15 febbraio 1942 “il più grande disastro di tutti i tempi per l’Impero britannicoâ€.

    In numero inferiore, con meno armamenti e una scarsa copertura aerea, non abituate a combattere nella giungla, le forze alleate non avevano molte possibilità di vittoria contro un nemico ben organizzato, che le colse di sorpresa avanzando attraverso la giungla malese anziché sferrare l’attacco, come ci si aspettava, dal mare. Tra i 200.000 uomini fatti prigionieri dai Giapponesi si annoveravano 25.800 soldati britannici e 18.000 australiani. La sconfitta della marina giapponese nella Battaglia di Midway nel giugno del 1942 di fatto bloccò l’accesso via mare all’Oceano Indiano e determinò la decisione di realizzare un collegamento ferroviario tra la Cina e l’India, per consentire l’approvvigionamento delle truppe nipponiche durante la campagna in Birmania. Il tratto mancante della linea era costituito da 415 chilometri tra la Tailandia e la Birmania, un tratto che sarebbe presto diventato famoso come la “Ferrovia della morte.†I Britannici avevano pensato di costruire quella linea ferroviaria quarant’anni prima, ma vi avevano rinunciato a causa del terreno impervio, che imponeva di farsi strada attraverso la giungla e le montagne, del clima, delle condizioni sanitarie e delle difficoltà
    logistiche.

    Il governo giapponese, che non era tra i firmatari della Convenzione di Ginevra e riteneva che chiunque fosse fatto prigioniero perdesse tutti i propri diritti e diventasse proprietà degli avversari, prese la decisione di far lavorare alla costruzione della ferrovia i prigionieri delle forze alleate. Sottoposti a condizioni terribili, 6.648 prigionieri di guerra britannici e 2.710 australiani trovarono la morte, ma molti di più restarono traumatizzati dalle esperienze subite. Numerosi superstiti delle forze alleate ci tengono a sottolineare che anche i lavoratori asiatici locali erano sottoposti a un trattamento durissimo, e ne morirono più di 80.000, ossia circa il cinquanta percento della
    forza lavoro. I veterani ci tengono anche a sottolineare il loro sgomento per il fatto che quel poco che i più sanno in merito alla Ferrovia della
    morte è dovuto al film di David Lean, Il ponte sul fiume Kwai – a suo modo un grande film, ma opera di pura fantasia. Eric Lomax
    commentò in proposito che non aveva “mai visto prigionieri di guerra così ben nutriti.â€
    Non fu costruito nessun ponte sul fiume Kwai, semplicemente perché non esisteva un fiume con quel nome. Le riprese del film furono girate a Ceylon, l’attuale Sri Lanka. Molto tempo dopo, per soddisfare un crescente afflusso di turisti che volevano vedere il ponte, le autorità tailandesi cambiarono nome a un fiume attraversato dall’ultimo ponte rimasto tra quelli costruiti dai prigionieri di guerra, a Kanchanaburi, dove sono state girate alcune scene del film Le Due Vie del Destino - The Railway Man

    Cast: Nicole Kidman (Patricia Wallace)
    Colin Firth (Eric Lomax)
    Jeremy Irvine (Il giovane Eric Lomax)
    Stellan Skarsgård (Finlay)
    Hiroyuki Sanada (Nagase)
    Marta Dusseldorp (Memsahib)
    Sam Reid (Il giovane Finlay)
    James Fraser (Duncan)
    Tom Hobbs (Thorlby)
    Tanroh Ishida (Il giovane Takeshi Nagase)

    Musica: David Hirschfelder

    Costumi: Lizzy Gardiner

    Scenografia: Steven Jones-Evans

    Fotografia: Garry Phillips

    Montaggio: Martin Connor

    Effetti Speciali: Clint Ingram (supervisore); Kevin Chisnall (supervisore in Tailandia)

    Makeup: Wendy De Waal

    Casting: Nikki Barrett

    Scheda film aggiornata al: 07 Ottobre 2014

    Sinossi:

    IN BREVE:

    The Railray Man si ispira alla vera storia di Eric Lomax (Colin Firth), ex ufficiale inglese torturato dai giapponesi durante la costruzione della "ferrovia della morte" all'epoca della seconda guerra mondiale che, a decenni di distanza, decide di mettersi sulle tracce del suo carnefice in cerca di vendetta. Spetterà alla moglie Patti (Nicole Kidman) aiutarlo a superare i traumi psicologici degli orrori vissuti in guerra e a rappacificarsi con Takashi.

    IN ALTRE PAROLE:

    1942. Decine di migliaia di giovani e coraggiosi soldati sono fatti prigionieri di guerra dalle truppe giapponesi che hanno invaso Singapore. Tra i soldati catturati c’è Eric Lomax, ventunenne addetto ai segnali e appassionato di ferrovie.
    Spedito a lavorare alla costruzione della celebre Ferrovia della morte, in Tailandia, Eric è testimone di inimmaginabili sofferenze; uomini forzati a farsi largo a mani nude tra le rocce e la giungla, maltrattati, affamati ed afflitti da malattie tropicali. Eric costruisce in segreto una radio per non fare morire la speranza ma, quando viene scoperta, sarà percosso, torturato e anche peggio.
    Sopravvissuto per miracolo alla guerra, torna a casa, come molti altri, in un paese che non è in grado di immaginare che cosa lui e i suoi compagni di sventura abbiano subito. Perseguitato dall’immagine di un giovane ufficiale giapponese, si isola dal mondo.
    Ma un giorno, diversi anni dopo, incontra una donna affascinante – ovviamente su un treno. Lei riesce per la prima volta a farlo ridere. Si corteggiano come ragazzini e presto si sposano, ma la notte delle nozze gli incubi di Eric riemergono; il giovane ufficiale giapponese lo trascina indietro agli orrori del passato, facendogli capire che la guerra non è ancora finita. Patti lo trova urlante sul pavimento della camera da letto. Umiliato e confuso, Eric si richiude nuovamente in se stesso, scaricando la sua furia silenziosa sulla moglie e rendendole la vita insopportabile.
    Patti cerca in ogni modo di scoprire che cosa tormenta l’uomo che ama. Lottando contro il codice del silenzio che unisce gli ex prigionieri di guerra, persuade l’enigmatico Finlay a rivelarle uno scioccante segreto. L’ufficiale giapponese responsabile di quanto accaduto a suo marito è ancora vivo, e Finlay sa dove trovarlo. Patti deve decidere: è giusto che Eric, uomo disperato e assetato di vendetta, abbia questa informazione? E lei sarebbe disposta a stargli accanto, qualunque cosa farà?
    Patti infine decide di condividere con Eric quanto ha appena appreso da Finlay, lasciando tornare il marito in Tailandia, consentendo con la sua decisione di chiudere con un sorprendente lieto fine una straordinaria storia vera intrisa di eroismo, di umanità e di potere salvifico dell’amore.

    SHORT SYNOPSIS:

    A victim from World War II's "Death Railway" sets out to find those responsible for his torture. A true story.

    Commento critico (a cura di PATRIZIA FERRETTI)

    Eric Lomax (Colin Firth): "Mia madre era morta e non lo sapevo, per tutta la guerra ho mandato lettere a una morta... Che raccontate alla gente di quello che ci avete fatto?"

    Nakashi Nagase (Hiroyuki Sanada): "Non ne parliamo, io non ne parlo mai"

    Eric Lomax (Colin Firth): "Neanche noi. E sai perché? Nessuno ci crederebbe. Nessuno crederebbe a quello che ci avete fatto..."

    C'erano una volta Flags of Our Fathers (2006), seguito a stretto giro di posta da Lettere da Iwo Jima (2007). Il vecchio e saggio Clint Eastwood aveva trovato così tanto da raccontare sulla Guerra del Pacifico, ma, soprattutto, fattore geniale, voleva raccontarla non da un solo punto di vista, ma da entrambi i lati, entrambe le parti avverse, in quel caso americani e giapponesi. E così non poteva bastargli un solo film, o per lo meno non sarebbe stata la stessa cosa. Ne è nato un dittico in celluloide

    memorabile in cui molto è stato detto e fatto vedere per riflettere su un punto condiviso da più parti e in più occasioni: "la guerra può segnare per la vita". E' questa una frase climax pronunciata dal veterano di guerra Finley (un inappuntabilmente carismatico e cesellato sul ruolo Stellan Skarsgård) ne Le due vie del destino - Railway Man di Jonathan Teplitzky (Burning Man), in cui nella medesima guerra tornano a fronteggiarsi, Giapponesi e, questa volta britannici, prima del più tardo arrivo degli stessi americani. Una pellicola che, per sua stessa natura si pone sul versante opposto al dittico eastwoodiano, nel senso che narra in piccolo per parlare di qualcosa di grande, di immensamente deplorevole e letteralmente criminale. Viene naturale aggiungere: così come 'dettato' da ogni guerra e in ogni guerra 'consumato', ma è ovvio che ognuno sente il peso del proprio macigno di esperienze terrificanti, nate dagli orrori che

    riesce solo ad immaginare chi, purtroppo, a più livelli, ancora oggi, vive, nei territori dove sono in corso conflitti bellici non poi tanto difformi, mi pare. Sembrerebbe incredibile a dirsi, eppure è proprio così: dopo tutti i decenni trascorsi dalla seconda Guerra Mondiale ad oggi e a seguito di una memoria storica che pare aver mancato letteralmente il suo ruolo di 'magistra vita', torna a ripetersi la litanìa del 'massacro', con pseudo intenti che altro non possono se non aggiungere altro fango e sangue come pietre miliari della Storia Contemporanea, simulacro di quella passata. Mai giorni della memoria furono più smemorati!

    Ci sarebbero con tutta probabilità, proprio muovendo da quelle moltitudini di lettere, tra quelle sopravvissute, più o meno ufficiali, più o meno private, testimonianze indelebili di sofferenze soggettive e collettive inimmaginabili, materia scottante per film da 'sussurri e grida', tanto quanto lo è questo piccolo grande film diretto da

    Teplitzky, tratto per l'appunto dalla storia vera - raccontata in prima persona in un'autobiografia - di Eric Lomax, ex ufficiale inglese torturato dai Giapponesi. Ed è proprio su queste sponde che Colin Firth ci travolge letteralmente in una performance in cui si illumina d'immenso lasciando un varco allo spettatore per entrare letteralmente dentro di sé, dall'alto dei suoi lunghi silenzi, dei suoi sguardi biechi, della sua intensa opera di corrosione interiore, sull'onda di un lacerante desiderio di vendetta, di rabbia, di impotenza, di giustizia, di chissàcché, ma molto simile al flusso incontenibile di un fiume in piena, imperativamente prorompente come un vulcano in odore di un'eruzione che finisce per implodere ogni giorno. Schegge fluorescenti di un'introspezione impareggiabile raccolta con discrezione e delicatezza da una regia sensibile e coinvolta attraverso il frequente uso di lenti speciali, quelle che riflettono un profilo spesso sfocato, nebuloso, sporco: visioni sdoppiate o dissestate tanto

    quanto la mente e l'anima del nostro protagonista. Una confusione e un tormento interiori destinati a contaminare anche la donna che incontra proprio su uno di quei treni che tanto lo affascinano, e che paradossalmente lo hanno derubato di una vita normale, se non proprio serena, con l'esperienza vissuta sui binari della cosiddetta, non a caso, 'Ferrovia della morte'. Una donna incarnata egregiamente da Nicole Kidman con Patti Lomax, sia pure con quella punta di accademia e di botox che, da qualche tempo ormai, continuano a mortificarne la reale portata. Un dissestamento per il quale, prima di arrivare a sorbircene l'intero contenuto, fino all'ultima goccia, come una medicina, si renderà necessaria l'intera durata del film, sapientemente orchestrato in un montaggio alternato tra il ricordo di quel doloroso passato, sempre vivo, e la realtà presente del protagonista, spesso congiunti in un'unica nuova realtà, là dove passato e presente giocoforza convivono, in

    una stessa dimensione alimentata dal tormento, da una nuova tortura, questa volta non più fisica, ma tutta interiore, registro diversamente condiviso sullo schermo da Colin Firth, che ha indossato come una seconda pelle la statura adulta del protagonista, lasciando a Jeremy Irvine (War Horse) quella dei terribili trascorsi giovanili in guerra. Una dimensione sospesa tra realtà e follia in cui combattere ogni giorno una nuova 'guerra fredda' (decenni dopo il conflitto bellico Lomax rivolto a Nagase e a se stesso "sono ancora in guerra"). Solo verso la fine del film ne comprenderemo a pieno tutta l'amarezza, impossibile da dimenticare, così come l'effetto catartico di un perdono impensabile fino a quel momento ma che arriva a guarire - non certo cancellare - ferite che sembravano irrimarginabili.

    Non un dittico dunque, nè la macchina da presa puntata sui campi di battaglia come nello spielberghiano Salvate il soldato Ryan, in cui qualcuno ferito

    a morte, con le viscere al vento, griderà il nome di 'mamma' - grido condiviso d'altra parte dal giovane Lomax/Irvine sotto tortura - piuttosto una piccola grande storia animata dalle stesse intenzioni che hanno mosso Eastwood a realizzare la sua micidiale 'doppietta in celluloide': "...Nella gran parte dei racconti di guerra con i quali sono cresciuto, vi erano i buoni ed i cattivi. Ma la vita non è così e soprattutto la guerra non è così. Questi film non parlano di chi ha vinto o di chi ha perso. Parlano degli effetti della guerra sugli esseri umani e di coloro che hanno perso la vita troppo precocemente..." osservava allora Eastwood. E di quanto la guerra, così come non di rado l'addestramento ad essa finalizzato, snaturi ed offuschi anima e mente umane ci aveva già parlato a suo modo Nella Valle di Elah (2007) di Paul Haggis. E del resto non

    possiamo fare altro che immaginarci condizioni in grado di portare le persone ad andare fuori di testa, per poter spiegare, non certo giustificare, ogni follia omicida scatenata sui campi di guerra.

    Se apparentemente oggi il In Railway Man di Teplitzky sembra porgere una voce univoca, non manca di riscattare l'altra voce in capitolo nella seconda parte della storia, là dove prende vita una sorta di rovescio di medaglia, in uno scambio di ruoli, a distanza di molti anni l'uno dall'altro, quello in cui è il britannico Lomax a fronteggiare il giapponese Nagase pronunciando le sue stesse parole di allora: "sono io a fare le domande", prima di portarsi molto oltre, tornando a calcare la stessa terra, gli stessi binari di allora, per poter tornare a guardare di nuovo il mare di fronte a casa - scorcio di stupefacente bellezza metafora della perdita di sé e del ritrovarsi - con altri

    occhi.

    Una piccola storia che si appunta sulla grande Storia che, alle volte, si mostra capace di ripescare e riconoscere le persone semplicemente come tali, da quella dispersiva e ingannevole cornucopia in cui si mescolano e si dividono in limiti e confini, difesi troppo spesso inconsultamente, popoli e razze apparentemente diversi, di fatto ben più simili tra loro di quanto si riesca ad immaginare.
    Ci sentiamo pertanto di ringraziare in primo luogo il protagonista di questa vicenda così personale e ad un tempo universale, per la sua esemplare testimonianza che ci ricorda come e quando l'Umanità scrive la Storia usando il vero coraggio, una dignità e una nobiltà d'animo in cui si riconosce il vero eroismo, quello che non si compra certo al mercato e che non può essere di e da tutti. Altrimenti non sarebbe così raro e prezioso. Se solo si pensa che in questo dolorosissimo percorso i veri

    Eric Lomax e Nakashi Nagase hanno scritto l'incredibile epilogo della loro storia diventando grandi amici, possiamo capire fino a che punto lo stato di guerra possa snaturare la natura umana! E questa piccola grande storia personale e universale raccontata dopo decenni da Eric Lomax sta solo a ribadire che, cavalcando il conflitto, in un modo o nell'altro non ci saranno mai vinti e vincitori, se non su un foglio di carta. Solo perdenti!

    Pressbook:

    PRESSBOOK COMPLETO in ITALIANO di LE DUE VIE DEL DESTINO - THE RAILWAY MAN

    Links:

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    Le due vie del destino-The Railway Man - trailer (versione originale) - The Railway Man

    Le due vie del destino-The Railway Man - clip 'La ferrovia della morte'

    Le due vie del destino-The Railway Man - clip 'La speranza'

    Le due vie del destino-The Railway Man - clip 'L'addio di Finlay'

    Le due vie del destino-The Railway Man - clip 'L'incontro tra Eric Lomax e Nagase'

    Le due vie del destino-The Railway Man - intervista video 'Nicole Kidman (Patricia Wallace) e il lavoro con Colin Firth (Eric Lomax)' (versione originale sottotitolata)

    Le due vie del destino-The Railway Man - intervista video 'Colin Firth (Eric Lomax) parla di Stellan Skarsgård (Finlay)' (versione originale sottotitolata)

    Le due vie del destino-The Railway Man - intervista video 'Nicole Kidman (Patricia Wallace) parla di Stellan Skarsgård (Finlay)' (versione originale sottotitolata)

    Le due vie del destino-The Railway Man - intervista video 'Jeremy Irvine (Il giovane Eric Lomax) e il suo personaggio' (versione originale sottotitolata)

    Le due vie del destino-The Railway Man - intervista video 'Nicole Kidman (Patricia Wallace) e il copione del film' (versione originale sottotitolata)

    Le due vie del destino-The Railway Man - intervista video con Colin Firth (Eric Lomax) 'Cosa significa visitare la Ferrovia della morte' (versione originale sottotitolata)

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