THE NYMPHOMANIAC - VOLUME 2: NEL SECONDO ATTO LARS VON TRIER PROSEGUE IL SUO VIAGGIO NELL'EROTISMO FEMMINILE ALL'ALTEZZA DELL'ETA' ADULTA
71. Mostra Internazionale d’Arte Cinematografica (27 agosto – 6 settembre 2014) FUORI CONCORSO nella Versione 'DIRECTOR'S CUT' - RECENSIONE ITALIANA IN ANTEPRIMA - Dal 24 APRILE
"Il film NYMPHOMANIAC è distribuito in due parti (Volume I e II) e in due versioni (una della durata di 4 ore, e una della durata di 5 ore e mezza).
A partire dal 25 dicembre 2013, con circa quattro mesi di anticipo, la versione di 4 ore, dal titolo NYMPHOMANIAC Volume I e II sta uscendo in tutto il mondo. In alcuni territori i due volumi usciranno contemporaneamente, mentre in altri avranno un’uscita divisa.
Ciascun territorio ha le sue regole in merito alla censura, e al fine di creare coesione tra le strategie di distribuzione di ciascun paese, la versione della durata di 4 ore uscirà nelle sale per prima. Anche questa versione si prevede verrà sottoposta a modifiche in alcuni paesi.
Così come Lars von Trier autorizzò differenti versioni censurate per ANTICHIRST quando uscì al cinema, Trier ha approvato anche questa versione di NYMPHOMANIAC.
Tecnicamente le modifiche nella versione ridotta consistono in un taglio dei primi piani più espliciti dei genitali, in sostanza, il film è stato, d’accordo con Lars von Trier, ridotto nella sua durata dai suoi montatori, la durata è stata decisa da alcuni finanziatori del film: due parti di due ore circa ciascuna.
La versione di 5 ore e mezza di NYMPHOMANIAC Volume I e II dovrebbe essere pronta per la distribuzione per il 2014. La data esatta è ancora da confermare. Questa versione sarà distribuita in quelle parti del mondo dove le leggi sulla censura lo permettono.
Sin da quando è stato annunciato che NYMPHOMANIAC sarebbe stato il prossimo progetto di Lars von Trier, è stato reso pubblico che il film sarebbe stato distribuito in versioni diverse per facilitare l’arrivo dei finanziamenti, per godere di una distribuzione su larga scala e, non per ultimo, per concedere a Lars von Trier quanta più libertà artistica possibile".
Il Produttore Louise Vesth (Novembre 2013)
Effetti Speciali: Peter Hjorth (supervisore effetti visivi)
Casting: Kris De Meester (casting per il Belgio)
Scheda film aggiornata al:
04 Settembre 2014
Sinossi:
IN BREVE:
Seconda parte del film di Lars von Trier in cui si parla dell'età adulta della protagonista.
Nella storia un uomo di nome Seligman (Stellan Skarsgard), raccoglie una donna picchiata e contusa in un vicolo, Joe (Charlotte Gainsbourg). Mentre l'accudisce a casa, Joe gli racconta in otto capitoli la sua vita, dalla nascita ai cinquant'anni, autodiagnosticandosi come ninfomane.
Commento critico (a cura di ROSS DI GIOIA)
Arriva nelle sale la seconda parte del poderoso Nymphomaniac, film di Lars Von Trier capace di far riconciliare il danese con i tanti che nel corso degli anni hanno ingrossato le fila dei facinorosi detrattori - come chi vi scrive, infastidito più che altro dalle megalomani sentenze senza appello sputate qua e là (sempre in senso cinematografico, s’intende) che non per gli eccessi da thè delle cinque con cui stupire i possessori della carta d’argento. Riprendere non è facile. Non lo è perché ormai sapete benissimo che l’intero film, di circa cinque ore di durata nella sua versione integrale, è stato diviso - e tagliuzzato dallo stesso Von Trier nelle sue parti più esplicite - in due Volumi (di due ore quasi il primo, di due ore e venti circa il secondo). Un antipasto, in qualche modo, del director’s cut che dovrebbe arrivare anch’esso in sala in Italia. E che
comunque vedremo.
Nelle ultime scene di Nymphomaniac - Volume I, Joe/Stacy Martin intuisce con drammatica semplicità che qualcosa si è rotto definitivamente in lei, nel rapporto con la propria sessualità. Un crack che si propaga e dilata - come una eco - fino a diventare un urlo che rimbomba sui titoli di coda e tracima quindi nella necessaria continuazione del racconto. Ed è da qui, da questo urlo che LVT riprende la narrazione ed apre Nymphomaniac - Volume II (non crediamo, a questo punto, di fare un torto alla Good Films dicendo che sconsigliamo la visione senza aver visto il Volume I, che è ancora nelle sale). E tanto per non smentirsi, il regista spiazza subito lo spettatore con una scena a prima vista pochissimo vontrieriana: un orgasmo “spontaneo” che rasenta la blasfemia (a molti sembrerà di vedere la Vergine Maria) e strizza l’occhio perfino all’estasi di San Teresa, con visioni
mistiche annesse. In realtà Seligman spiega che le figure viste sono Valeria Messalina e la puttana di Babilonia, spettatrici partecipi di una personale versione della trasfigurazione di Cristo sulle montagne. Un espediente che permette al regista di introdurre il sesto capitolo della storia (L’Anatra Silenziosa), dove affonda le mani nello smottante terreno delle differenze tra la Chiesa d’Oriente - definita la Chiesa della Gioia - e la Chiesa d’Occidente - definita la Chiesa della Sofferenza. Un piccolo virtuosismo per far vedere quanto dolore e piacere siano molto più vicini di quanto non si creda. Ma anche, a volte, quanto sia necessario cambiare la propria esistenza per riprendersela in qualche modo. Così, in preda al dolore per non riuscire più a provare nulla sessualmente, con una gravidanza nel mezzo portata a termine senza la benché minima gioia della maternità e la relazione con Jerome (Shia LaBeouf) ormai in frantumi, Joe (che
nel frattempo ha assunto le fattezze di Charlotte Gainsbourg) trova la forza di esplorare altre realtà, incontrando un clan di supernerboruti ragazzotti di colore da cui è attratta (restandone delusa), ma anche un misterioso e seducentissimo K. (Jamie Bell), un “master” da cui imparare l’arte dell’attesa e della dipendenza, anche questi - a loro modo - piccoli tasselli di un mosaico fatto di perverso erotismo.
Quella di LVT è al contempo una scoperta e una esplorazione. E la affida alla sua Joe con il chiaro intento di osservarla mentre si inabissa e riaffiora, come una barchetta di carta in un mare ingrossato, accompagnando (quando non ostacolando) il suo racconto. Ed è inevitabile il conseguente sadismo che instilla senza andare tanto per il sottile. Come ad esempio quando ribalta di fatto le certezze introiettate fino a quel momento conducendo Joe negli inferi, questi davvero reali, dell’astinenza dal sesso con tanto di
gruppo di supporto da “Ciao, io sono Joe e sono una ninfomane”. E per riuscirci, una come lei, resta una sola via realmente praticabile: cancellarsi. Toglie quindi dalle pareti ogni quadro equivoco, copre gli specchi, impacchetta tutto quello che anche solo vagamente possa ricordare un organo maschile (vale anche per le maniglie delle porte…) fino all’inevitabile resa finale. Una sfida che la porta, infine, su una strada nuova e mai battuta, dove la società è stata definitivamente abbandonata per un check-in che la porti nel mondo oscuro del recupero credito, istruita da L. (Willem Dafoe), prima che nella sua esistenza compaia la giovanissima e assetata di vita P. (Mia Goth).
LVT bara. Lo ha sempre fatto e lo farà sempre. Il suo cinema non è mai quello che sembra. L’impianto teatrale delle narrazioni vontrieriane non smette di vedersi in controluce in nessuno dei suoi film. Perfino quando piazza le nudità anatomiche
della Gainsbourg in bella mostra in attesa delle scudisciate di un Bell vagamente intimorito. (Piccolo inciso: vedere Billy Elliot in versione sadomaso, tuttavia perfettamente vestito di tutto punto in un film dall’anatomia facile, è forse la punta più alta di onesto erotismo che zampilla dalla doppietta di Nymphomaniac). Il gusto teatrale, si diceva… ecco, è questo che nasconde il cinema reale di LVT - effetto voluto? o è subliminale? o semplicemente va così e amen? - e costringe lo spettatore a fare un passo laterale. Per capirci: è come il riflettore piazzato in faccia all’attore uscito da dietro le quinte (sempre lì): finché non farà un passo laterale non vedrà mai se la sala è piena o se la sala è vuota. Lo stesso bisogna fare con il cinema di Lars Von Trier: fate un passo laterale. Quello che vedrete potrebbe anche non piacervi, e ci sta, ma almeno da
lì avrete una visione squisitamente più reale del suo cinema.