SAVING MR. BANKS: TOM HANKS DIVENTA WALT DISNEY PER JOHN LEE HANCOCK IN UNA STORIA CHE RACCONTA IL SUCCESSO DI MARY POPPINS A DISPETTO DELLA SUA RECALCITRANTE AUTRICE PAMELA L. TRAVERS (EMMA THOMPSON)
L'Omaggio di CelluloidPortraits a Tom Hanks - RECENSIONE ITALIANA IN ANTEPRIMA e PREVIEW in ENGLISH by SCOTT FOUNDAS (www.variety.com) - Dal 20 FEBBRAIO2014
"Ă una storia davvero fantastica, ma non si tratta di uno sguardo dietro le quinte di Mary Poppins. Non vedremo il set del film con i giovani Julie Andrews e Dick Van Dyke. La nostra storia racconta i 2-3 anni che hanno preceduto la produzione vera e propria del film. Walt Disney conosceva il potenziale del film, e pensava che valesse la pena affrontare qualsiasi trattativa con P.L. Travers per assicurarsi i diritti del libro. La nostra storia racconta la messa in scena di un film amato da tutti, con i suoi straordinari personaggi, e di come sia diventato un evento sorprendente e pionieristico. A un livello piĂš profondo, parla anche di due autori e del viaggio intrapreso da Disney alla scoperta del perchĂŠ P.L. Travers fosse cosĂŹ gelosa e protettiva nei confronti della sua storia e dellâimmagine di suo padre, che lei adorava"
Il regista John Lee Hancock
(Saving Mr. Banks; USA/REGNO UNITO/AUSTRALIA 2013; Drammatico; 125'; Produz.: Ruby Films/Essential Media & Entertainment/BBC Films/Hopscotch Features/Walt Disney Pictures; Distribuz.: Walt Disney Studios Motion Pictures Italia)
Ispirato a eventi reali, il film è la straordinaria storia mai raccontata della nascita del classico Disney per il grande schermo Mary Poppins â e del difficile rapporto che il leggendario Walt Disney ebbe con la scrittrice P. L. Travers, che per poco non impedĂŹ la realizzazione del film.
Walt Disney ha iniziato la sua ricerca per ottenere i diritti del libro di P.L. Travers âMary Poppinsâ nei primi anni â40. Nonostante ci siano voluti quasi 20 anni per ottenere i diritti, quando âMary Poppinsâ fu finalmente realizzato, vinse cinque premi su 13 candidature agli Academy AwardÂŽ: Migliore attrice (Julie Andrews), Migliore effetti, migliore montaggio, Migliore colonna sonora originale e Migliore canzone (âChim Chim Cher-eeâ). Fra le nomination, ricordiamo quelle come Miglior film e Migliore sceneggiatura. Il film ha vinto anche un OscarÂŽ tecnico per Petro Vlahos, Wadsworth Pohl e Ub Iwerks per la concezione e la perfezione delle tecniche di cinematografia composita.
Cast: Tom Hanks (Walt Disney) Colin Farrell (Travers Robert Goff) Emma Thompson (P.L. Travers) Paul Giamatti (Ralph) Jason Schwartzman (Richard Sherman) Annie Rose Buckley (Ginty) Bradley Whitford (Don DaGradi) B.J. Novak (Robert Sherman) Rachel Griffiths (zia Ellie) Ruth Wilson (Margaret Goff) Kathy Baker (Tommie) Victoria Summer (Julie Andrews) Ronan Vibert (Diarmuid Russell) Dendrie Taylor (Lillian Disney) Kimberly D'Armond (Nanny Katie) Cast completo
Demetrius Grosse (Barista)
Musica: Thomas Newman
Costumi: Daniel Orlandi
Scenografia: Michael Corenblith
Fotografia: John Schwartzman
Montaggio: Mark Livolsi
Effetti Speciali: Sam Dean (tecnico)
Makeup: Jenni Brown Greenberg e Don Rutherford
Casting: Ronna Kress
Scheda film aggiornata al:
10 Aprile 2020
Sinossi:
IN BREVE:
E' la storia dei problemi affrontati da Walt Disney â per ben 14 anni â per portare sullo schermo il romanzo di Pamela L. Travers, Mary Poppins, e della difficoltĂ nel convincere l'autrice a cederne i diritti. Saving Mr. Banks segue la realizzazione di questo classico, in fase di sviluppo, lavorazione e uscita. Mary Poppins, coi suoi 5 Oscar e lo stratosferico successo di pubblico, sarebbe poi diventato uno dei fiori all'occhiello della Disney. Nonostante questo, la bisbetica Travers odiò la pellicola, incluse le straordinarie sequenze animate.
IN DETTAGLIO:
Quando le sue figlie lo pregarono di realizzare un film tratto dal loro libro preferito âMary Poppinsâ, dellâautrice P.L. Travers, Walt Disney fece loro una promessa, non immaginando che ci sarebbero voluti 20 anni per riuscire a mantenerla. Nella sua ricerca per ottenerne i diritti, infatti, Walt si trova ad affrontare unâipocondriaca scrittrice, irremovibile nella sua decisione di non permettere che il personaggio della sua amata e magica tata venga stravolto dalla macchina di Hollywood. Ma non appena il successo dei libri diminuisce, insieme ai guadagni, la Travers con una certa riluttanza accetta di andare a Los Angeles ad ascoltare le idee di Walt Disney per lâadattamento cinematografico.
Durante quelle due brevi settimane nel 1961, Walt Disney utilizza ogni risorsa a sua disposizione per convincerla. Armato di fantasiosi storyboard e divertenti canzoni, create dai talentuosi fratelli Sherman, Walt tenta il tutto per tutto senza riuscire a convincerla. Man mano che la Travers diventa sempre piĂš irremovibile, Walt Disney vede la possibilitĂ di ottenere i diritti, allontanarsi sempre di piĂš.
Solo quando cercherĂ nei suoi ricordi dâinfanzia Walt capirĂ il senso delle paure che assillano la scrittrice, e insieme riusciranno a dare vita a Mary Poppins, facendone uno dei piĂš teneri film della storia del cinema.
SHORT SYNOPSIS:
Author P.L. Travers travels from London to Hollywood as Walt Disney Pictures adapts her novel Mary Poppins for the big screen.
Commento critico (a cura di ENRICA MANES)
Dedicato a tutti i "Mr Banks" nel mondo, passato e recente, il film di John Lee Hancock si colloca solo per un occhio poco attento fra le pellicole di etichetta tradizionale, quelle che recano la scritta
"Commedia" o, peggio, "Drammatico", apposta sul dorso delle vecchie bobine come dei piĂš moderni supporti 3D, e che affollano da tempo immemorabile gli archivi della storia del cinema e del nostro bagaglio culturale.
Saving Mr Banks riesce ad essere una perla rara nel panorama della celluloide che qui non scade nello sfornare copie di se stessa e riporta alla memoria quanto di bello e semplice è rimasto del nostro immaginario di bambini e di vita vissuta. Una vita, quella di Mrs. Travers, attraverso la quale riaffiorano i ricordi della protagonista ma uniti a quelli dello spettatore, quasi un flusso di coscienza nel quale potersi riconoscere e che sconfina, specchiandosi, in simboli, segni, musica, immagine, ed è
cosĂŹ che il cavallo diventa lo "Zio
Albert" che muore sÏ, ma dal ridere, senza aver mai negato un sorriso e una storiella a nessuno; ed è cosÏ che una zia venuta da lontano porta con sÊ il vento dell'est, quello che nel mondo di Oz è il luogo
della strega, ma che per Viale dei Ciliegi numero 17 rappresenta la svolta e si colora del volto di una iconica Julie Andrews, ed è subito Mary Poppins.
Ben piĂš di un personaggio e ben piĂš di una fata e in effetti non si sa da dove provenga, se non da un punto cardinale - ad indicare la via - non si sa se voli sulle nuvole e comunque alla scopa ha preferito un elegante e tipico ombrello, giusto a rappresentare il vento nuovo che soffia su ogni vita, cambiandola. Mary Poppins rappresenta in fondo quelle persone speciali che, di tanto in tanto, appaiono
nella vita di ciascuno di noi, sembrano imbattersi sulla nostra strada per caso come Bert, e spazzano via per la canna fumaria ogni cattivo pensiero, per poi dipingere paesaggi di nuovi colori e generare ogni volta qualcosa di unico, sbaragliando la concorrenza di quanti cercano invano di rimanere aggrappati alle ringhiere della consuetudine, come le bambinaie spazzate via nel
celebre adattamento Disney.
Nuova fiducia, capacitĂ di amare, consapevolezza delle proprie abilitĂ , sicurezza, amicizia, ma che non sono mai del tutto solo destinate a noi: "Le" Mary Poppins insegnano qualcosa di importante e conducono per mano, fino a che non cambia il vento ed allora si ha la sensazione che non siano solo per noi, ma che il loro sia un profumo
nuovo e universale. E sta qui la novitĂ di tale ampio respiro che si ripercorre nella genesi di un grande classico, dall'adattamento della trama alla scelta dei personaggi, affinchĂŠ ciascuno abbia un
proprio preciso carattere e non soltanto un volto sugli storyboard; poi la colonna sonora e la scelta, mai facile, di quel finale che ha mantenuto nei suoi oltre quarant'anni di età la promessa fatta di coinvolgere grandi e piccoli e anche, ogni volta, di far scendere una lacrima e di portare alla commozione piÚ profonda. Sono scene che entrano e che escono come sulle ali di un aquilone, capaci di liberare anche il protagonista celato, quello che rimane nascosto ad una prima analisi e che è proprio Mr Banks, l'uomo da salvare. Nascosto dietro allo stereotipo dei baffi - quasi una caricatura dello stesso Disney, o di suo padre, come suggerisce un perfetto Tom Hanks nei panni del re indiscusso del cinema di animazione - della bombetta e dell'abito impeccabile e nero, ed è cosÏ che si coglie nella commedia di Hancock la capacità di svelare questo ulteriore punto di
vista che forse nel tempo non era stato analizzato e, quasi fosse una sceneggiatura scritta passo passo, si mostra in tutta la sua verità ora allo spettatore. E coloro che non avessero mai visto Mary Poppins ne saranno comunque attratti, o perlomeno incuriositi dallo scoprire che dietro a ogni immagine c'è un oggetto reale e insieme un'intuizione, come i cavalli della giostra, o la capiente borsa che porta con sÊ piante, lunghe lampade a stelo e ogni cosa utile per riportare la luce e il sorriso.
Ed è cosÏ che a un occhio attento e ad un cuore aperto possono fare capolino i ricordi di un'infanzia, come accade a Mrs. Travers, che aveva messo da parte il sentimento affogandolo in maniere surrogate e in innumerevoli tazze di tea, e che compie il suo processo catartico soltanto attraverso la realizzazione di un lungometraggio che porta con sÊ molto di piÚ.
Secondo commento critico (a cura di SCOTT FOUNDAS, www.variety.com)
Somewhere, Uncle Walt is smiling. The Mouse House impresarioâs protracted courtship of novelist P.L. Travers to secure the film rights to her âMary Poppinsâ has all the makings of an irresistible backstage tale, and itâs been brought to the screen with a surplus of old-fashioned Disney showmanship in âSaving Mr. Banks.â Thick with affection for Hollywoodâs most literal âdream factoryâ and wry in its depiction of the studio filmmaking process, director John Lee Hancockâs âSunset Blvd.â lite (which opens Dec. 13 after London and AFI festival berths) should earn far more than tuppence from holiday audiences â and from awards voters who can scarcely resist this sort of mash note to the magic of movies (e.g., âArgo,â âThe Artistâ).
Given its now-classic status among several generations of moviegoers, itâs easy to forget that âMary Poppinsâ seemed far from a sure bet when it first appeared in 1964, given Disneyâs spotty record
as a producer of live-action fare. And one can easily imagine a fascinating film of its own devoted to the production of âPoppins,â from the canny casting of Julie Andrews (after sheâd been passed over for the concurrent film version of âMy Fair Ladyâ) to the creation of the filmâs backlot, matte-painted London and the pioneering visual effects of Peter Ellenshaw. But âSaving Mr. Banksâ has a somewhat different story to tell, about the ways in which life influences fiction, the ownership writers feel over their creations, and the conflicts and compromises responsible for bringing some of the most iconic Hollywood movies into existence.
The film opens on images of blue skies and palm trees that suggest L.A. or Beverly Hills. But in fact, weâre in rural Australia circa 1906, where the young Travers (nee Helen Goff, played by newcomer Annie Rose) comes of age as one of three daughters of
a harried mother (Ruth Wilson) and a loving but manic father (an excellent Colin Farrell) given to drink and more adept at inventing tall tales than at navigating the world of grown-up responsibility. This sets up the primary structural device of Kelly Marcel and Sue Smithâs screenplay, which continues to move back and forth between Traversâ formative years and her Disney (mis)adventures, gradually revealing the people and events from the authorâs past whose aura can be felt in her most famous literary creation (including a stern aunt played by Rachel Griffiths in proto-Poppins mode).
With her sharp, clipped diction and a wrought-iron upper lip, Travers (Emma Thompson, superb) has been steadily pursued by Disney (Tom Hanks) for 20 years by the time she finally agrees to meet him in L.A. â a decision prompted more by financial need than by any real desire to see her work brought to the screen.
So beyond the carefully manicured hedgerows of Disneyâs art-deco Burbank studios (where much of the pic was shot) we go, as a game of inches ensues: the willful author, whoâs never so much as laid eyes on a screenplay, resisting even the slightest change to her vision; and the canny family-entertainment magnate gently nudging the project toward the movie he knows the public will want to see.
Much of âSaving Mr. Banksâ unfolds in a small rehearsal studio where Travers sits, stoic and unimpressed, as three of the movieâs principal architects give her their best pitch: Veteran Disney animator and âPoppinsâ co-screenwriter Don DaGradi (Bradley Whitford) and longtime studio songwriters Richard and Robert Sherman (warmly played in spot-on characterizations by Jason Schwartzman and B.J. Novak). Considering that Travers arrives steadfast in her belief that a âPoppinsâ films should include no musical numbers or animated sequences, they have their work cut out
for them. (Though âSaving Mr. Banksâ builds towards a cathartic happy ending, in real life Travers, then well into her 90s, authorized producer Cameron Mackintoshâs stage version of âPoppinsâ only on the condition that no one from the film version, including the Shermans, be involved.)
Hancock, who cut his own directorial teeth at the studio (on the inspirational baseball drama âThe Rookieâ and the underrated âThe Alamoâ) is sometimes a bit too on-the-nose with his parallel storytelling, too heavy with Thomas Newmanâs bouncy score, and too eager to pluck at our heartstrings (at which he nevertheless succeeds). But if 2007âs âEnchantedâ remains undisputed as the great, impish, postmodern riff on Disney iconography, âSaving Mr. Banksâ is the unapologetically retro valentine Disney himself might have made. Itâs a bit square, never particularly surprising, yet very rich in its sense of creative people and their spirit of self-reinvention â the Outback girl refashioned
as a prim and proper British lady, the Missouri farm boy who turned himself into a cross between Peter Pan and the Wizard of Oz.
And if someone had to play Disney in a movie, a better candidate than Hanks, himself a gleaming icon of wholesome American entertainment, is hard to imagine. The actor doesnât try for the real Disneyâs distinctive Midwestern voice (probably for the best, given his hither-and-yon Boston accent in âCaptain Phillipsâ), but he captures all of his folksy charisma and canny powers of persuasion â at once father, confessor and the shrewdest of businessmen.
A couple of anachronistic touches (like a modern-day MGM logo glimpsed in an early airport scene) notwithstanding, production designer Michael Corenblith does a highly impressive job of creating sun-scorched, turn-of-the-century Australia as well as early-â60s L.A., helped by the fact that both the Disney studio and Disneyland itself havenât changed all that much in
the half-century since. John Schwartzmanâs warm widescreen lensing and costume designer Daniel Orlandiâs Kennedy-era costumes lend further polish to a uniformly solid craft roster.
Perle di sceneggiatura
âVento dallâest, la nebbia è lĂ
Qualcosa di strano tra poco accadrĂ
Troppo difficile capire cosâè
Ma penso che un ospite arrivi per meâ. Bert in Mary Poppins