JOBS: ASHTON KUTCHER PER IL GENIO DELL'INFORMATICA FONDATORE DELLA APPLE STEVE JOBS. UNA PARABOLA ESISTENZIALE TRA FALLIMENTI E SUCCESSI CULMINATA NEL DRAMMA
Dal Sundance Film Festival 2013 - RECENSIONE ITALIANA IN ANTEPRIMA e PREVIEW in ENGLISH by JUSTIN CHANG (www.variety.com) - Dal 14 NOVEMBRE
"La storia di quello che è riuscito a fare Steve Jobs, pur essendo nato in una famiglia del ceto medio-basso, fondando con Steve Wozniak in un garage un’impresa che avrebbe completamente cambiato il modo in cui tutti noi operiamo giorno dopo giorno, è assolutamente esaltante. Aveva uno spirito innovativo e una determinazione che l’hanno portato a raggiungere obiettivi che chiunque altro avrebbe trovato impossibili... È un periodo della sua vita che molti non conoscono. Molti non sono al corrente di quello che ha passato quest’uomo prima dell’uscita del primo iMac. È stata solo la sua più assoluta determinazione in tutti quegli anni a far sì che riuscisse a ottenere tutto quello che ha ottenuto, oltre, naturalmente al genio di Steve Wozniak e degli altri collaboratori... Un personaggio deve sempre vivere e respirare in un film. Quindi, per molti aspetti, ho evitato la pressione di dover raccontare la storia di una figura mitica e ho semplicemente raccontato la storia di un uomo che ha fatto delle cose incredibili e illuminanti. Qualcuno che, contro ogni previsione, ha introdotto nel mondo qualcosa che non era mai esistito prima. Qualcosa che ora è diventata parte del tessuto della nostra cultura, di cui non possiamo immaginare l’assenza. È questa la storia di Steve Jobs".
Il regista Joshua Michael Stern
"Steve Jobs aveva questa comprensione incredibile delle cose nel loro quadro più ampio, che manca alla maggior parte di noi. Mentre tutti noi pensiamo all’immediato, Jobs aveva una prospettiva su come tutto si può connettere, anche 10, 15 anni nel futuro. Come faceva a vivere e lavorare nel futuro non lo so, ma è qualcosa sicuramente alla radice della sua genialità . Una delle sfide più grandi incontrate dai realizzatori del film è stata quella di fare un ritratto preciso di un uomo proverbialmente enigmatico. Pochissimi sanno chi era veramente. Era un uomo straordinario, assolutamente risoluto e spesso volubile. Quindi la sfida era di fare svolgere la storia senza speculare sulle ragioni dietro le sue azioni"
Lo sceneggiatore Matt Whiteley
(jOBS - Get Inspired; USA 2013; Biopic drammatico; 128'; Produz.: Five Star Institute in associazione con Silver Reel; Distribuz.: M2 Pictures)
Cast: Ashton Kutcher (Steve Jobs) Josh Gad (Steve Wozniak) Dermot Mulroney (Mike Markkula) Lukas Haas (Daniel Kottke) Matthew Modine (John Sculley) J.K. Simmons (Arthur Rock) Lesley Ann Warren (Clara Jobs) Ron Eldard (Rod Holt) Ahna O'Reilly (Chris-Ann Brennan) Victor Rasuk (Bill Fernandez) John Getz (Paul Jobs) Kevin Dunn (Gil Amelio) James Woods (Jack Dudman) Nelson Franklin (Bill Atkinson) Eddie Hassell (Chris Espinosa) Cast completo
Amanda Crew (Julie)
Musica: John Debney
Costumi: Lisa Jensen
Scenografia: Freddy Waff
Fotografia: Russell Carpenter
Montaggio: Robert Komatsu
Makeup: Elena Arroy, Carlton Coleman, Robert Maverick e Myke Michaels
Casting: Mary Vernieu
Scheda film aggiornata al:
11 Dicembre 2013
Sinossi:
IN BREVE:
Il film racconta la vita del giovane, brillante e appassionato imprenditore, il co-fondatore di Apple Steve Jobs (Ashton Kutcher), la cui genialità ha dato il via alla rivoluzione digitale che ha cambiato per sempre il nostro modo di vivere e comunicare.
Cresciuto in un sobborgo operaio nel nord della California, dopo essersi ritirato dal Reed College, Steve Jobs è un’anima persa alla disperata ricerca di un’identità . Viaggia in India alla ricerca dell’illuminazione e, come tanti della sua generazione, sperimenta droghe allucinogene, trovandosi alla fine a sgobbare nell’anonimato per un creatore di videogame senza grandi speranze. Insofferente verso i limiti della vita impiegatizia, si tuffa nel marketing per promuovere una scheda computer inventata da un suo amico d’infanzia, il cervellone Steve “Woz†Wozniak (Josh Gad). Usando le sue innate qualità di marketing unite alle conoscenze tecnologiche, Jobs convince il proprietario di un vicino negozio di elettronica ad acquistarne 100 unità . Arruola una manciata di amici per assemblarle nel garage dei suoi genitori, ed è così che nasce la Apple!
The story of Steve Jobs' ascension from college dropout into one of the most revered creative entrepreneurs of the 20th century.
Commento critico (a cura di FRANCESCA CARUSO)
Il 25 gennaio 2013, dopo poco più di un anno dalla morte di Steve Jobs – avvenuta il 5 ottobre 2011 – viene presentata al Sundance Film Festival la pellicola che racconta il cammino lavorativo, non privo di ostacoli, di un uomo che ha saputo guardare avanti nel futuro. Ripercorrendo gli anni dal 1971 al 1991, il regista Joshua Michael Stern dà spazio a questa figura geniale che ha rivoluzionato il mondo, cambiando per sempre il rapporto che ognuno di noi ha con esso giornalmente.
Cresciuto a Mountain View, nella contea di Santa Clara, in California, Steve lascia l’università e si mette a lavorare per un creatore di videogame. La sua insofferenza per il lavoro da impiegato lo porta a volgere lo sguardo altrove, cimentandosi nel promuovere una scheda computer inventata dal suo amico Steve Wozniak. Riesce a convincere con le sue argomentazioni il proprietario di un negozio di elettronica ad
acquistarne 100 unità . Per assemblare queste schede chiama alcuni suoi amici che le realizzano nel garage dei suoi genitori. Nasce così la Apple. Per il suo eccesso di zelo, per il suo perfezionismo e le sue idee troppo dispendiose Jobs sarà allontanato - da quella che è oramai una multinazionale - dal consiglio di amministrazione. La strada intrapresa dall’azienda non raggiunge però i risultati sperati, così dopo oltre un decennio Jobs viene richiamato al timone. La Apple con lui fiorirà oltre ogni più rosea aspettativa.
Ad interpretare il co-fondatore della Apple, Steve Jobs, è stato scelto Ashton Kutcher, calatosi perfettamente nel personaggio. La naturale somiglianza, la posa, la mimica, il modo di camminare, tutto è stato curato nel dettaglio, confezionando una performance che fa rivivere l’acuto imprenditore in maniera egregia sul grande schermo.
Stern non mostra solo l’innegabile carisma, la perspicacia, genialità , passione, lungimiranza e tenacia di Jobs, ma anche i suoi
lati oscuri: il perfezionista che arriva ad essere sgarbato e intransigente con chi gli lavora a fianco, la sua mancanza di tatto e di sensibilità in determinate situazioni o la sua difficoltà nei rapporti interpersonali - nonostante abbia sempre cercato qualcuno di cui potersi fidare - che lo hanno portato ad allontanare amici e colleghi disillusi.
Ciò che si è voluto fare con questo progetto è delineare la vita di Jobs e gli eventi decisivi che ne hanno caratterizzato la trasformazione, frutto di scelte e incontri, nel modo più preciso possibile e raccontandola a 360°.
Per mettere tutto ciò nero su bianco lo sceneggiatore Matt Whiteley ha fatto ricerche approfondite prendendo in esame documenti, interviste e articoli sull’argomento, oltre a intervistare personalmente molti di quelli che hanno lavorato con Jobs.
L’idea di scrivere una sceneggiatura su Jobs nasce dopo l’annuncio delle dimissioni da amministratore delegato. Lo scalpore suscitato nel mondo intero ha spinto
il neo-produttore Mark Hulme a considerarlo un buon soggetto per un film. Neanche due mesi dopo Steve Jobs muore, ma la sceneggiatura è già a buon punto: Whiteley si concentra sui momenti chiave del suo lavoro, della sua vita, della sua persona. “Steve Jobs aveva questa comprensione incredibile delle cose nel loro quadro più ampio (…). Mentre tutti noi pensiamo all’immediato, Jobs aveva una prospettiva su come tutto si può connettere, anche 10-15 anni, nel futuro†dichiara Whiteley.
Il film si sofferma anche sul periodo in cui l’imprenditore deve superare diversi ostacoli, che lo allontanano dal portare avanti il suo progetto. “È un periodo della sua vita che molti non conoscono. Molti non sono al corrente di quello che ha passato quest’uomo prima dell’uscita del primo iMAC†spiega Stern.
Ciò che viene raccontata è la storia di un uomo che ha fatto cose incredibili e impensabili fino a quel momento, “qualcuno che,
contro ogni previsione, ha introdotto nel mondo qualcosa che non era mai esistito prima†conclude Stern.
Secondo commento critico (a cura di JUSTIN CHANG, www.variety.com)
The casting of Ashton Kutcher turns out to be the sole risky element of "Jobs," a smooth, reasonably engaging but not especially revealing early-years account of Steve Jobs' storied career. Offering a creditable take on the 20-year period in which the determined young tech whiz founded, lost and eventually regained control of Apple, helmer Joshua Michael Stern's biopic avoids outright hagiography, but more or less embodies the sort of bland, go-with-the-flow creative thinking Jobs himself would have scorned. Widespread interest in the late entrepreneur and his legacy could spark moderate audience interest.
Open Road Films will release the film on April 19, about 18 months after Jobs' death and exactly 37 years after Apple's inception. A brief prologue, full of beatific white lighting and overpowering music, shows a 46-year-old Jobs (Kutcher) unveiling the iPod in 2001, wearing his signature black turtleneck. Matt Whiteley's screenplay then rewinds back to 1974, shortly after
young Northern California native Steve, sporting a dark mustache and goatee, has dropped out of college, although crucially, he hasn't lost his intellectual spark or his determination to change the world.
Brief, early scenes of Steve taking a calligraphy class and traveling to India with his friend Daniel Kottke (Lukas Haas) establish the soulful, artistic impulse that will go hand-in-hand with the man's later inventions. Spotting an early prototype built by his portly programming bud Steve Wozniak, aka Woz (Josh Gad), Steve decides that they should manufacture and sell personal computers under the simple corporate moniker of Apple. Startling as it may seem for iPad-toting members of the audience, these events unfold at a time when "nobody wants to buy a computer," per Woz.
Still, with the help of similarly tech-minded friends and a financial investment courtesy of former Intel employee Mike Markkula (a distractingly coiffed Dermot Mulroney), Apple blossoms
from a suburban garage operation into a full-fledged company. Depicted as more of an aesthete and salesman than a nuts-and-bolts technician, Steve has a clear vision for Apple's computer products, marked by elegant, streamlined design and intuitive, user-friendly interfaces.
Yet the downside of Steve's visionary leadership soon begins to assert itself. "You're damn good, but you're an asshole," someone tells him early on, and sure enough, Steve's stubborn, uncompromising nature leads him to devalue close friends and colleagues and run afoul of board member Arthur Rock (J.K. Simmons), who becomes determined to wrest control of the company away from its founder and chief innovator.
To their credit, Stern ("Swing Vote") and Whiteley seem intent on rendering their subject in as many complex layers as possible, emphasizing not only the man's temperamental, confrontational streak but also his particularly callous treatment of the women in his life. In a version of events
that pointedly excludes such sensitive personal matters as Jobs' adoption (John Getz and Lesley Ann Warren make brief, warm appearances as his parents), the story takes pains to include scenes of Steve dumping his pregnant girlfriend (Ahna O'Reilly) and initially refusing to acknowledge paternity of their daughter.
If these moments are intended to suggest the cruel emotional withdrawal needed in order for genius to flourish, they unfortunately make the point in overly blunt and obvious fashion. This emphatic quality plagues the film as a whole, which too often drives home ideas and character insights through intense but cliched speechifying ("Steve, you are your own worst enemy" and "You're either with me or against me" are among the heavier examples).
Sticking close to its subject and unspooling its story in brisk, linear fashion, "Jobs" boasts little in the way of fresh angles or context, and provides scarcely a glimpse of the
outside-world impact of the tech revolution as led by Apple, IBM, Microsoft, et al. The film relies too heavily on one's foreknowledge of the man's life and work, the expectation being that viewers will be able to fill in the story's necessary gaps and draw the appropriate life lessons from it.
Yet it's precisely that familiarity with Jobs, who reached iconic status in the years before his death, that often undercuts the effectiveness of Kutcher's carefully judged performance. Despite the superficial physical resemblance between actor and subject, enhanced by thick glasses, longish hair and an impressive attempt at vocal mimickry on Kutcher's part, the illusion never fully seizes hold. Amid the sizable supporting cast, the strongest impressions come courtesy of Gad as Woz, providing some gentle comic relief as well as a sensible counterbalance to his friend's suffer-no-fools impatience, and Mulroney as the angel investor-turned-board member who does his best
to stand by Steve in difficult moments.
Ultimately, "Jobs" is a prosaic but not unaffecting tribute to the virtues of defiance, nonconformity, artistry, beauty, craftsmanship, imagination and innovation, qualities it only intermittently reflects as a piece of filmmaking. Freddy Waff's production design and Lisa Jensen-Nye's costumes subtly capture the look of each decade; the soundtrack blares too insistently with some of Jobs' favorite artists, including Cat Stevens and Bob Dylan.