Soggetto: Da un romanzo di James Frey e Jobie Hughes.
Cast: Dianna Agron (Sarah) Timothy Olyphant (Henri) Kevin Durand (Comandante Mogadorian) Teresa Palmer (Numero 6) Alex Pettyfer (Numero 4) Jake Abel (Mark James) Callan McAuliffe (Sam) Beau Mirchoff (Drew) Emily Wickersham (Nicole) Patrick Sebes (Kevin) Monica Ciszczon (Carnival Patron) Cody Johns (Kern) Jeff Hochendoner (Sceriffo James) James Werley (Automobilista) Peter Mozingo (Cameraman notiziario)
Costumi: Marie-Sylvie Deveau
Scenografia: Tom Southwell
Fotografia: Guillermo Navarro
Montaggio: Jim Page
Casting: Deborah Aquila
Scheda film aggiornata al:
25 Novembre 2012
Sinossi:
IN BREVE:
L’adolescente John Smith (ALEX PETTYFER) è inseguito da spietati nemici incaricati di distruggerlo. Per far perdere le proprie tracce, John, insieme al suo tutore Henri (TIMOTHY OLYPHANT), cambia identità e si sposta da una città all’altra, allontanandosi sempre più dal suo passato. Dopo essere approdato in una cittadina dell’Ohio, John vivrà esperienze impreviste, che gli cambiano la vita. Rincontra il suo primo amore (DIANNA AGRON), scopre di possedere capacità particolari e conosce altre persone che condividono il suo incredibile destino.
SHORT SYNOPSIS:
Extraordinary teen John Smith (Pettyfer) is a fugitive on the run from ruthless enemies sent to destroy him. Changing his identity, moving from town to town with his guardian Henri (Olyphant), John is always the new kid with no ties to his past. In the small Ohio town he now calls home, John encounters unexpected, life-changing events-his first love (Agron), powerful new abilities and a connection to the others who share his incredible destiny.
Commento critico (a cura di PATRIZIA FERRETTI)
Capita, persino non di rado, che tra appetibilità del soggetto - il romanzo sci-fi I Am Number Four di James Frey e Jobie Hughes (il primo di sei, editi da Harper Collins Children) - e la sua materializzazione visiva, e per certi versi sensoriale-emotiva ambìta dal cinema che vi si ispira, si innesti una sorta di incomunicabilità , di sterile dialogo che finisce per rendere vacue le illustri forze congiunte della elettiva squadra di un determinato progetto di produzione in celluloide. Sembra questo il caso di Sono il numero Quattro diretto dal noto regista di Eagle Eye e Disturbia D. J. Caruso, da tempo assiduo navigatore del pescoso mare ‘DreamWorks’ con Steven Spielberg e Michael Bay.
La storia si appunta su un ragazzo quindicenne, John Smith, assolutamente anonimo e alquanto insignificante se non fosse per il fatto che in realtà si tratta di uno dei nove alieni rifugiatisi sulla Terra dopo
esser sopravvissuti all’attacco sterminatore dei Mogadoriani al loro pianeta di origine Lorien. Il fatto è che, pur consapevoli della intrigante identità del ragazzo, lo slavato Alex Pettyfer (Beastly) chiamato in causa ad interpretare l’alieno numero quattro, non serve a rendere più interessante questo scorcio sci-fi consuntivo di tutti i clichè e celebri riferimenti di genere, ibridato con fantasy, avventura e azione tra arti marziali e ‘magici’ superpoteri da superoi (i palmi delle mani o le punte delle dita riservano sempre svariate sorprese), disincantati al punto da non dimenticare l’ironia, prima che schegge di farsa e commedia cedano di nuovo il passo al drammatico contesto che d’altra parte non sembra intimorire davvero nessuno dei protagonisti, come intorpiditi da una letargia collettiva.
E i riferimenti si sprecano - da Matrix, a Spider-Man, Superman o Wolverine - si intrecciano e si fondono - da Star Trek, Star Wars, Starman e Cocoon o Contact.
Ma non bastano neppure le tiepide manovre del tutor guerriero Henri (Timothy Olyphant), il cane-chimera, la presunta sofferenza del ragazzo stanco di cambiare continuamente città ed identità per sfuggire ai suoi ‘cacciatori’ - dallo scontato look selvaggio e variopinto con la classica dentatura squalesca - i tediosi scontri e combattimenti (persino tra ‘mostrilli mozzillaniani golosi di tacchino fuggiti dal camion ‘neo Jurassic Park’), gli incendi appiccati dalla protagonista di turno (la ragazza n. 6) che spavalda avanza al ralenti in pompa magna, ad affrancare Sono il numero quattro dal sostanziale target di dozzinale film televisivo, rivolto ad un pubblico coetaneo a protagonista e comprimari, per l’appunto tutti ragazzi in età da scuola superiore. E non potevano mancare le canoniche sequenze da bulli e pupe, così come i padri sceriffi che fingono indagini cui di fatto non sembrano seriamente interessati. Persino i rari inserti con la voce fuori campo del protagonista
che si premurano di esplicitare alcuni dettagli sul suo conto come le cicatrici a spirale impresse sulla gamba, soffrono (almeno nel doppiaggio italiano) di una cadenza molle e asfittica. E il coinvolgimento a grado zero dei protagonisti diventa inesorabilmente contagioso. Il guaio è che da come si sono conclusi gli eventi si teme per un possibile sequel.