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    CELLA 211: IL 'PRISON MOVIE' O, SE SI PREFERISCE, IL THRILLER CARCERARIO SPAGNOLO DA BEN OTTO PREMI GOYA DI DANIEL MONZÓN, RACCONTA IL DEVASTANTE EQUIVOCO PER CUI UN NEO SECONDINO VIENE SCAMBIATO PER UN DETENUTO

    RECENSIONE - VINCITORE di 8 PREMI GOYA, tra cui MIGLIOR FILM, MIGLIOR REGIA, MIGLIOR ATTORE, MIGLIOR MONTAGGIO e MIGLIOR SCENEGGIATURA NON ORIGINALE
    Dal 16 APRILE

    "Quando mi capitò tra le mani il romanzo Celda 211, lo lessi tutto d’un fiato e capii immediatamente che avrei voluto portare la storia sul grande schermo.
    Già l’inizio del racconto era impressionante: introduceva un universo potente, realistico e di grande umanità, e per tutto l’arco narrativo la vicenda si sviluppava mantenendo una tensione a dir poco soffocante, con alcuni colpi di scena memorabili.
    Pensandolo in termini cinematografici, rappresentava per me una sfida narrativa di alto livello; ero consapevole che mi avrebbe lasciato poco spazio per poter fare altro se non spogliare la messa in scena di qualunque artificio stilistico e mettere la macchina da presa totalmente al servizio dei personaggi. Perciò era necessario trovare un gruppo di attori che fossero ineccepibili per quei ruoli. Ora, a film finito, mi è difficile immaginare un cast più solido e appropriato di quello che alla fine abbiamo scelto. Tutti, dai due protagonisti principali, alla gang dei detenuti, al gruppo delle guardie, a ognuna delle comparse, si sono lasciati coinvolgere anima e corpo in questa avventura
    ".
    Il regista e cosceneggiatore Daniel Monzón

    (Celda 211 FRANCIA/SPAGNA 2009; azione; 104'; Produz.: La Fabrique 2 / La Fabrique de Films / Morena Films / Telecinco Cinema / Vaca Films; Distribuz.: Bolero Film)

    Locandina italiana Cella 211

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    Celluloid Portraits:




    Titolo in italiano: Cella 211

    Titolo in lingua originale: Celda 211

    Anno di produzione: 2009

    Anno di uscita: 2010

    Regia: Daniel Monzón

    Sceneggiatura: Daniel Monzón e Jorge Guerricaechevarría

    Soggetto: Tratto dall'omonimo racconto di Francisco Pérez Gandul.

    Cast: Luis Tosar (Malamadre)
    Alberto Ammann (Juan Oliver)
    Antonio Resines (Utrilla)
    Marta Etura (Elena)
    Carlos Bardem (Apache)
    Manuel Moron (Almansa)
    Luis Zahera (Releches)
    Vicente Romero (Tachuela)
    Fernando Soto (Armando Nieto)
    Jesús Carroza (Elvis)
    Manolo Solo (Direttore della prigione)

    Musica: Roque Baños

    Costumi: Montse Sancho

    Scenografia: Antón Laguna

    Fotografia: Carles Gusi

    Montaggio: Cristina Pastor

    Makeup: Raquel Fidalgo

    Casting: Eva Leire e Yolanda Serrano

    Scheda film aggiornata al: 30 Marzo 2016

    Sinossi:

    "Il giovane Juan Olivier, al suo primo incarico come secondino in un carcere di massima sicurezza, si presenta al lavoro con un giorno d’anticipo sul primo turno di guardia.
    Mentre visita il braccio che rinchiude i detenuti più pericolosi, un frammento di intonaco cade da una parete in ristrutturazione e lo colpisce alla testa. Nel tentativo di rianimarlo, le guardie lo distendono temporaneamente sulla brandina di una cella al momento vuota: la cella 211. Ma non hanno il tempo di aspettare che Juan si riprenda: il carismatico Malamadre, leader indiscusso dei detenuti più pericolosi, è riuscito ad assumere il controllo del braccio e a scatenare una vera e propria rivolta. Alle guardie non resta che togliersi da lì al più presto e mettersi in salvo, abbandonando così l’ignaro Juan al proprio destino in mezzo ai rivoltosi …".

    Commento critico (a cura di LUCA BOCCACINI)

    L’ennesimo braccio di ferro tra il bene e il male se così vogliamo chiamarli, questa volta mette di fronte le guardie carcerarie e i vari detenuti di una prigione spagnola a Zamora.

    Un braccio di ferro senza arbitro, tra due avversari che però si guardano dritti in faccia con la complicità di chi deve trasformare la propria ingenua innocenza in spietato coraggio.

    E’ il caso di Juan; nuovo lavoro, e presto novello padre, la cui persona si ritrova divisa tra la voglia di intraprendere con fermezza e precisione il proprio lavoro e la necessità di uscire da una trappola che, come una spirale, lo ingoia sempre più giù in quei seminterrati oscuri della prigione.

    Il destino racchiuso in quella cella 211 che pare non lasciare scampo.

    Ma è da quegli antri misteriosi che nasce e parte l’autenticità e la parola d’onore che, alla luce del sole, al contrario manca.

    Un qualcosa di più

    complesso della solita e retorica trama del “non c’è più cattivo di un buono quando diventa cattivoâ€â€¦ questo fa parte del già visto. Ciò che c’è di parzialmente nuovo è tutto il resto, dettato dai misteri di una logica che vede dominare il più forte perché dice di essere il più forte nascondendo vulnerabilità e ignoranza.

    Basta poco all’innocente Juan per diventare un quasi-leader nel bene o nel male.

    Basta poco a far deviare il corso delle cose in quelle “gabbieâ€, dove i leoni attendono invano (spesso) che il domatore lanci un pezzo di carne.

    Basta poco a cambiare il corso della vita e spedirla da un letto matrimoniale dritta dritta ad un inferno.

    Non c’è braccio di ferro, c’è l’intrigo, c’è l’interesse e c’è un po’ di vita umana, debole, fragile, in gioco, per forza o per dovere nell’incrocio tra i sentimenti più estremi che si possano “patireâ€.

    Dalla

    nascita, alla strage.

    Commenti del regista

    "Per quanto Celda 211 fosse un romanzo di finzione, il primo passo per poter ricostruire una storia ambientata in modo realistico in un carcere, era quello di conoscere ciò che si nascondeva in questo mondo, così vicino a tutti noi e al tempo stesso così distante. Al momento di scrivere la sceneggiatura, Jorge Guerricaechevarria e io dovevamo essere consapevoli di ciò che raccontavamo, anche per sapere fino a che punto potevamo eventualmente spingerci nel dire cose non verosimili. Durante tutto l’anno in cui eravamo impegnati con la scrittura, abbiamo cercato di trascorrere quanto più tempo possibile con tutti coloro la cui vita quotidiana fosse strettamente associata a quella del carcere...".

    “Tutti ci hanno svelato il loro mondo, dimostrando una sorprendente, per quanto comprensibile, ospitalità. Quando uno si abitua a vivere tra quattro pareti, lontano dal mondo, comunicare con l’esterno può diventare infatti quasi un sollievo… Alla fine ci siamo resi conto di come l’ambiente chiuso della prigione non sia che un riflesso della stessa società che lo genera, per quanto in forma concentrata. Come ci disse un carcerato nella prigione di Valdemoro il mondo qui dentro è esattamente identico al mondo esterno, l’unica differenza è che è in formato Mp3...â€.

    “Ho evitato di ricorrere a idee prestabilite, non mi sono affidato a uno storyboard e sono rimasto lontano da una pianificazione rigida. Tutti ci siamo lasciati trascinare dall’energia del luogo e dalla presenza di alcune comparse che, proprio come richiedeva il film, erano o ex detenuti di quello stesso carcere oppure, in altri casi, detenuti che stavano ancora scontando la pena e si trovavano in custodia cautelare. Ma non si è trattato di un esperienza dura, claustrofobica o da toglierti il respiro, al contrario: è stato un momento creativo e stimolanteâ€.

    “Più che una pellicola di genere, Celda 211 è una tragedia a pieno titolo e nel senso più classico del termine. La tragedia che ognuno di noi potrebbe vivere in una situazione estrema come quella in cui viene a ritrovarsi Juan Oliver. Una storia basata sul fatum, su ciò che è inesorabile, sul fatto che svoltare un angolo al posto di un altro potrebbe modificare la tua vita per sempre. Ma il cuore di questa Celda 211 è il rapporto di amicizia, in condizioni e circostanze estreme, tra Juan e Malamadre, due uomini le cui esistenze non potrebbero essere più distanti, ma che un destino beffardo ha reso vicine nel giro di poche ore. E che lo stesso destino beffardo ha colpito con la forza di un uragano. Juan si rende conto che stare da una parte o dall’altra non è tanto una scelta morale, quanto una mera congiuntura di circostanze. E che tutto è relativo, il fatto di aver ucciso qualcuno non è incompatibile con l’essere integri e comportarsi come un guardiano della legge non è incompatibile con l’essere un bastardo. Il viaggio di Juan lo compie anche lo spettatore. E il motivo per cui lo commuove profondamente è che gli scava dentro una ferita che fa male come poche, una ferita che spiega la nostra fragilità e ci parla di come la vita di ognuno di noi sia appesa ad un filoâ€.

    Pressbook:

    PRESSBOOK Completo in ITALIANO di CELLA 211

    Links:

    • Luis Tosar

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    Galleria Video:

    Cella 211 - trailer.flv

    Cella 211 - trailer HD.mp4

    Cella 211 - trailer (versione originale con sottotitoli inglesi) - Cell 211.flv

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