Dal 16 Gennaio - RECENSIONE - Da Cannes 77. - Concorso - Jacob Elordi, Richard Gere - che torna a collaborare con Paul Schrader dopo 44 anni da American Gigolò - e Uma Thurman nella storia che ruota attorno alla storia del celebre documentarista Leonard Fife
Il film è dedicato all'autore del romanzo di riferimento: Russell Banks (Newton, 28 marzo 1940 â Saratoga Springs, 7 gennaio 2023)
"Tra i film che ho fatto quelli che mi commuovono di piÚ sono i video casalinghi con in miei figli! E per quanto riguarda le bugie: tutto dipende dalle intenzioni. Mentire per fare del male a qualcuno è molto diverso dal farlo per proteggerlo... Gli attori sono fatti per essere vulnerabili. E io lo faccio da tanti anni, quindi non è stato difficile interpretare Leonard. Il personaggio poi è cosÏ ben scritto: con Paul ne abbiamo parlato per molto tempo. Mi ha aiutato a elaborare la morte di mio padre: è accaduta pochi mesi prima dell'inizio delle riprese. à un personaggio che attraversa un momento difficile sia dal punto di vista fisico, e questo è evidente dal suo aspetto, ma anche da quello mentale. Ero nello stato emotivo giusto per farlo".
L'attore Richard Gere
(Oh, Canada; Usa 2023; Drammatico; 94'; Produz.: Foregone Film PSC, Fit Via Vi Film Productions, Ottocento Films, Sipur Studios, Tucci & Company in associazione con Vested Interest; Distribuz.: Be Water Film in collaborazione con Medusa Film)
Soggetto: Basato sul romanzo Foregone di Russell Banks (I tradimenti edito in Italia da Einaudi Stile Libero, 2022)
Cast: Jacob Elordi (Leonard da giovane) Uma Thurman (Emma) Richard Gere (Leonard Fife) Michael Imperioli (Malcom) Kristine Froseth (Alicia) Penelope Mitchell (Sloan/Amy) Victoria Hill (Diana) Cornelia Guest (Jessie Chapman) Aaron Roman Weiner (Capitano) Ryan Woodle (Jimmy) Gary Hilborn (Rev. Stephen Stillwell) John Way (Garth) Megan MacKenzie (Amanda Clarke) Jean Brassard (Giudice Uhlig)
Musica: Phosphorescent
Costumi: Aubrey Laufer
Scenografia: Deborah Jensen
Fotografia: Andrew Wonder
Montaggio: Benjamin Rodriguez Jr.
Makeup: Scott Hersh (direzione e per Richard gere)
Scheda film aggiornata al:
20 Gennaio 2025
Sinossi:
Ha passato una vita a raccontare storie vere, a girare documentari che ne hanno fatto unâicona, al punto che in Canada, dove risiede da decenni, Leonard Fife è considerato una sorta di monumento nazionale. Il suo primo lavoro ha smascherato la collusione tra il governo canadese e quello americano allo scopo di testare il famigerato Agent Orange. La sua ultima intervista dovrebbe essere la celebrazione di una vita straordinaria. Lâamata moglie Emma, i suoi allievi, i suoi tecnici sono riuniti al suo capezzale per ascoltare, dalle sue labbra, come abbia cambiato il cinema documentario. Ma Fife, seppure posto davanti alla macchina da presa e non dietro, finisce per appropriarsene. E quella che racconta per la prima volta è la sua vera storia. Muovendosi agile nel tempo, ricostruisce la trama di fughe e tradimenti, di bugie e viltĂ che ne hanno fatto lâuomo che è, una sorta di eroe. Unâimmagine idealizzata che Fife è deciso a distruggere.
Un cumulo di menzogne, fughe, tradimenti. Questa è stata la sua vita. E adesso che è arrivato alla fine, il grande documentarista Leonard Fife ha deciso di abbassare la maschera e raccontarla.
In altre parole:
Leonard Fife (Richard Gere) è un noto e stimato documentarista che alla fine dei suoi giorni, decide di raccontare la sua vita, senza filtri. Come regista di documentari dâinchiesta ha molto di cui essere fiero ma la fuga in Canada, la diserzione durante la guerra del Vietnam e alcune delle sue relazioni passate nascondono scomode veritĂ . Quando Leonard rilascia lâultima intervista ai suoi ex studenti, con lâattuale moglie Emma (Uma Thurman) in ascolto, le storie travagliate degli anni in cui era giovane (Jacob Elordi) rivelano lâuomo che si è nascosto dietro il mito.
Storyline:
Filmmaker Leonard "Leo" Fife is dying of cancer. He is a hero to Canadian progressives, who revere his award-winning muckraking documentaries and are fascinated by his life story. According to legend, Leo fled America for Montreal to dodge the Vietnam War draft, and went on a Kerouac-style road trip to Castro's communist Cuba. In his last days, he agrees to sit for a CBC documentary filmed by his former students Malcolm and Diana. Malcolm promises that he is making an admiring retrospective of Leoâs career.
Over the years, Leo has lied to the public many times and abandoned many women. He sees the documentary as an opportunity to confess his sins to his wife Emma, another former student of his. Although Malcolm initially wants to focus on Leo's films, Leo dismissively explains that he became a filmmaker by accident and often drifts into remembering his early life.
Before moving to Canada, Leo, an aspiring novelist, lives in Virginia with his pregnant wife Alicia and son Cornel. His wife's wealthy parents live nearby. Although Alicia prefers to stay in Virginia, he feels stifled by his in-lawsâ gentility and traditional values, and hopes a change of scenery will revitalize his writing. As such, although the University of Virginia wants him to stay, he accepts a job at Goddard College in Vermont, hiding the UVA offer from Alicia. To get him to stay in Virginia, his father-in-law offers to train him to run the family business and gives him a week to decide. In the meantime, Leo travels to Vermont to buy a house near the college, which Alicia's parents are paying for.
It becomes clear that Leo abandoned his wife and son when fleeing to Canada. In voiceover, presumably recorded by Malcolm for his documentary, an adult Cornel explains that he did not see his father for 30 years. To save her husband's reputation, Emma tries to stop the interview, explaining that Leo is mentally unstable due to his illness and use of prescription fentanyl. However, Leo and Malcolmâwho realizes he has a Leo-style expose on his handsâboth insist on continuing.
Leo recalls more embarrassing moments from his past: he stole from a family friend who gave him a job after he dropped out of college; seduced both Diana and Emma while teaching them; cheated on his first wife while she was pregnant; and lied to the public about visiting Cuba. Emma recalls that when an adult Cornel introduced himself to his father at a film festival, Leo harshly told him that he had no son to avoid embarrassment. Emma met with Cornel privately, but declined his request to stay in touch, preferring to avoid reminders of her husband's past.
Leo revisits his final drive to the Canadian border. He visits his old friend Stanley, and is dismayed to hear that moving to Vermont did not revitalize Stanleyâs painting career. That evening, Leo is informed that Alicia miscarried. Even so, he accepts when Gloria (who Stanley admits cheating on) sexually propositions him that night.
Emma ends the interview when Leo begins to die. Malcolm's assistant plants a hidden camera to record his last words: "Oh, Canada," after the national anthem.
Leo remembers dodging the draft by pretending to be gay, meaning that he left America for other reasons.[a] His mind flickers to the moment he crossed the Canadian border. His younger self raises his arms to the sun and walks to a new life.
Commento critico (a cura di PATRIZIA FERRETTI)
"Ho fatto carriera convincendo la gente a dirmi la veritĂ . Ora tocca a me" - Leonard Fife
Potrebbe essere lâArte a salvare il mondo, perchĂŠ è lâocchio lungo della cultura a raggiungere la veritĂ , ben piĂš della politica: il modo di catturare la realtĂ piĂš terribile da parte di fotografia e cinema, magari in punta di documentario, è una lezione di vita indelebile
Dopo quarantaquattro anni da American Gigolò, il regista e sceneggiatore Paul Schrader (First Reformed-La creazione a rischio, Il collezionista di carte, Il maestro giardiniere) e Richard Gere, sono tornati a lavorare insieme. Per moltissime ragioni, per quanto Paul Schrader chieda abbastanza al suo spettatore, Oh, Canada - come la canzone che lo accompagna, facendo finta che la semplificazione de I tradimenti del titolo italiano non esista - non ha nulla di confuso, per quanto allâapparenza possa sembrarlo. Anzi, ogni tessera si incastra meravigliosamente, mentre va a ricomporre un mosaico
di vita del documentarista Leonard Fife, di cui ha trattato per primo il romanzo Foregone di Russell Banks, autore deceduto di recente, e a cui Schrader ha dedicato il suo film.
Sofisticatissima pellicola a cornici multiple, che, non solo basculano dal bianco e nero al colore, o nel formato, da inevitabile film nel film, ma che intrecciano i pensieri di un figlio negato per trentâanni - discreta e intermittente voice over - a quelli del protagonista stesso, il Leo di Gere. Pensieri che intersecano il racconto primario in seno allâintervista-confessione in extremis, e tra i quali si distingue una tra le varie perle di sceneggiatura quando ad esempio gli si avvicina lâassistente alla regia Sloan (Penelope Mitchell) ventiquattrenne, dallâodore âgreenâ di contro al tanfo di uno come lui giĂ con un piede nella fossa, in sentore di morte. Un passo forte e crudo quanto tragicamente vero. Lâintervista-confessione è rilasciata volontariamente allâaltezza
di uno stato di malattia terminale, a documentaristi suoi ex studenti, cui lui stesso, Leonard Fife - nella davvero stratosferica performance di Richard Gere - ha fornito i necessari strumenti per diventarlo. E la ragione di tanta impellente esigenza di rivelarsi è lo stesso Leo a spiegarla: âQuando non hai un futuro, quello che ti rimane è il passato, e quando questo è una marea di bugie, allora non esistiâ. Raccontare la veritĂ prima della fine diventa cosĂŹ unâauto imposizione di natura morale.
Struttura filmica piuttosto pluriarticolata dunque, e indubbiamente complessa, che si lascia leggere solo se si segue lâindizio dellâultima parola chiave, rotolata dalla voce che racconta. E dunque Leonard Fife, considerato un eroe, un monumento nazionale per aver raccontato la veritĂ , per averla pretesa per i suoi leggendari documentari. Quel che si dice e un mito! Ma, chi non ha i suoi bravi scheletri nellâarmadio? E, sempre a proposito
di cornici multiple, in cui viene a incastrarsi questa veritĂ rivelata sul passato, câè poi il fiore allâocchiello di quellâintermittente presenza del cinquantenne Leo/Gere infiltrato in alcune scene. Un vezzo formale che trova la sua logica di essere nellâapparente ânonsenseâ narrativo, se solo lo si vede come testimone futuro nel suo stesso passato: che è magica allegoria dei suoi stessi sensi di colpa. Leo/Gere compare esattamente lĂ dove sente che avrebbe dovuto essere, ma non lo ha fatto, mentendo prima a se stesso che agli altri. Obiettore di coscienza che diserta in Canada per evitarsi la guerra in Vietnam (si finge omosessuale per essere scartato), ricompare nella metafora del cinquantenne, anacronisticamente presente in fila con i giovani per la visita medica di reclutamento.
Ogni tessera si incastra meravigliosamente dunque, si: vale a dire impietosamente, nello strazio che mette in scena, con la complicitĂ piena del primo protagonista Leo/Gere e il supporto
funzionale ed emotivo della spalla dellâultima moglie Emma (Uma Thurman), prima destinataria dellâintervista-confessione: comprensibilmente insofferente da invocare pause alla registrazione, per la portata delle rivelazioni che man mano Leo/Gere sviscera dal suo vissuto. Una sorta di testamento in presa diretta disperatamente rivolto proprio ad Emma/Thurman che Leo/Gere difatti cerca continuamente e vuole che sia lĂŹ vicino a raccogliere la sua confessione durante le riprese. La versione giovane di Leo (Jacob Elordi) dĂ felicemente man forte al racconto: personaggio che il Leo cinquantenne (Gere ringiovanito) o il vecchio Leo/Gere sulla sedia a rotelle, riporta sul campo, estrapolato dai vividi ricordi, a dispetto del cocktail di farmaci di cui è imbottito. Poco influiscono le scuse della confusione mentale e gli stop richiesti da Emma/Thurman, nellâintento di mitigare lâeffetto di rivelazioni troppo ingombranti per essere ascoltate ed accettate in un tempo solo. Esigue le interruzioni di fatto, in cui si annida il drammatico
momento dove Leo/Gere si appisola, o i temporanei suoi âsmarrimentiâ che la regia celebra con minimalisti primissimi piani, talmente particolari da costituire una sceneggiatura silente a parte, sul filo della tensione e della sofferenza del protagonista. Protagonista che Gere, in uno stravolgimento psico-fisico mai incarnato prima dâora, eleva ad elegia del dolore e della massima consapevolezza della fine in arrivo.
In tutto questo, il ritorno alle lezioni di Fotografia del prof. Leo/Gere, rappresentano una lezione di vita a se stante, ma anche un monito della storia che si rivolge alla Storia: a quella che stiamo vivendo ogni giorno, ridotta in unâottica microbica e, aggiungerei, pure insensibile e affetta dalla sindrome da sciacallo. Si veda il cambio di percezione della stessa arte, fotografica o ducumentaristica, di pari passo con quello generazionale che, nella contemporaneitĂ , come ben evidenziato nel film stesso, non si fa scrupolo di installare una micro camera sul letto di
morte del protagonista. Un film nel film, per un diverso approccio allâumanitĂ e allâarte in un colpo solo. VeritĂ o sensazionalismo da macabro gossip?! Con Oh Canada perciò, Schrader e Gere non hanno solo puntato lâobiettivo sul documentarista Leonard Fife, sullâendoscopia di una vita e di unâarte con le sue intrinseche contraddizioni, ma hanno tentato lâinnesto di una metafora socio-politica a ben piĂš ampio spettro. E chi ha orecchie per intendere dunque, intenda!
Malcom (Michael Imperioli): Questo documentario traccerĂ il tuo percorso dal tuo arrivo in Canada come disertore fino alla tua carriera di cineasta.
Leonard Fife (Richard Gere): La storia comincia la sera del 30 marzo 1968, Richmond, Virginia. Stavo per decidere il mio futuro. Non tornai piĂš in Virginia. Ho conosciuto Amy in un bar di St. Petersburg e poi ho conosciuto Amanda. All'etĂ di 22 anni ero giĂ stato sposato, avevo avuto un figlio e avevo divorziato. Avevo rovinato la mia vita.
Emma (Uma Thurman): Molti dei suoi racconti sono ricordi confusi o fantasie inventate.
Voce off: Lei era un eroe, si è ribellato alla guerra!
Emma: Vuole confessare che è un codardo e che non ha mai amato davvero.
Voce off: Non abbiamo futuro, ci resta solo il passato.