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    THE LAST STATION: MICHAEL HOFFMAN DA' VITA AD UN TRITTICO FATTO DI DRAMMA, SENTIMENTO E HUMOUR MENTRE RITRAE LA FAMIGLIA TOLSTOJ, CON CHRISTOPHER PLUMMER NEI PANNI DEL CELEBRE ROMANZIERE RUSSO ED HELEN MIRREN QUALE DEVOTA E PUR COMBATTIVA CONSORTE

    Dal IV. Festival Internazionale del Film di Roma - RECENSIONE - Dal 28 MAGGIO

    "'The Last Station' ci offre l‘opportunità di superare gli standard consueti del biopic, e di creare un film vivido, commovente sulle difficoltà di vivere l‘amore e l‘impossibilità di vivere senza di esso. Non è un film su Tolstoj. È un film sui conflitti dell‘amore... è una grande storia sulle relazioni umane, che presenta una magnifica contrapposizione tra un vecchio e un nuovo amore. L‘essenza del film sta nella grande battaglia tra idealismo e realtà dei fatti. Tutti noi, all‘inizio della vita, abbiamo un nostro ideale di come dovrebbe essere l‘amore. Ma col tempo ci rendiamo conto che quest‘idea contrasta drasticamente con quello che l‘amore è nella realtà. Un contrasto affascinante... In 'The Last Station' seguiamo il percorso di maturazione di Valentin, dalle sue convinzioni giovanili di ragazzo infatuato con l‘idea di un amore spirituale, etereo, fino all‘uomo che gradualmente si rende conto che tutto ciò in cui possiamo sperare è la confusione, il disordine dell‘amore nel mondo reale. Spero che il pubblico lo troverà un viaggio coinvolgente... (Tolstoj) Viene considerato come un santo vivente, un profeta dell‘amore perfetto. Eppure, allo stesso tempo, è ridotto a dover resistere all‘interno di un matrimonio terribilmente complicato. Nella sua vita privata è ossessionato dalle difficoltà dell‘amore, del modo in cui esso si manifesta nel mondo. In molti lo venerano come l‘ultima autorità sull‘amore, ma lui non riesce a trovare una soluzione per sé, in salotto o nella stanza da letto. Questo è un conflitto affascinante".
    Il regista e sceneggiatore Michael Hoffman

    (The Last Station GERMANIA/RUSSIA/REGNO UNITO 2009; biopic storico-drammatico; 112'; Produz.: Egoli Tossell Film/Zephyr Films/Egoli Tossell Film Halle in co-produzione con: Production Center of Andrei Konchalovsky e SamFilm Produktion; Distribuz.: Sony Pictures Releasing Italia)

    Locandina italiana The Last Station

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    Celluloid Portraits:




    Titolo in italiano: The Last Station

    Titolo in lingua originale: The Last Station

    Anno di produzione: 2009

    Anno di uscita: 2010

    Regia: Michael Hoffman

    Sceneggiatura: Michael Hoffman

    Soggetto: Tratto dall'omonimo romanzo di Jay Parini The Last Station (1990). Romanzo che si ispira alle pagine dei diari di Tolstoj e dei suoi parenti e amici più stretti per cercare di riprodurre gli eventi degli ultimi anni di vita dello scrittore.

    PRELIMINARIA:

    The Last Station racconta - con l'ausilio e il coinvolgimento degli stessi discendenti di Tolstoj - il dramma degli ultimi anni nella vita di uno tra i più grandi scrittori della letteratura russa, Lev Tolstoj. Una storia vera che affronta tematiche eterne come la passione, l‘amore, la famiglia, l‘avidità, l‘intrigo, il conflitto e la rivoluzione.

    Cast: Helen Mirren (Sofia Tolstoj)
    Christopher Plummer (Lev Tolstoj)
    James McAvoy (Valentin Bulgakov)
    Paul Giamatti (Vladimir Chertkov)
    Anne-Marie Duff (Sasha Tolstoj)
    Kerry Condon (Masha)
    John Sessions (Dushan)
    Patrick Kennedy (Sergejenko)

    Musica: Sergey Yevtushenko

    Costumi: Monica Jacobs

    Scenografia: Patrizia Von Brandenstein

    Fotografia: Sebastian Edschmid

    Montaggio: Patricia Rommel

    Makeup: Jekaterina Oertel

    Casting: Leo Davis

    Scheda film aggiornata al: 25 Novembre 2012

    Sinossi:

    Dopo quasi cinquant‘anni di matrimonio, la contessa Sofja, devota moglie di Lev Tolstoj, amante appassionata, musa e segretaria — per sei volte ha copiato Guerra e Pace … a mano! — si accorge improvvisamente che tutto il suo mondo si è capovolto. In nome della religione da lui stesso creata di recente, il grande romanziere russo decide di rinunciare al suo titolo nobiliare, alle proprietà e persino alla famiglia, a favore della povertà, del vegetarianismo e addirittura della castità. Dopo che insieme hanno avuto ben tredici figli!

    Quando poi Sofja scopre che può essere stato il fidato discepolo di Tolstoj, Chertkov, da lei disprezzato, a convincere il marito a firmare in segreto un nuovo testamento, nel quale si dispone che i diritti dei suoi illustri romanzi siano lasciati in eredità al popolo russo piuttosto che alla famiglia, ella è giustamente consumata dall‘oltraggio! È la goccia che fa traboccare il vaso! Ricorrendo a ogni astuzia, ogni artificio di seduzione del suo notevole arsenale, ella si batte con accanimento per difendere ciò che è convinta le appartenga di diritto. E tuttavia, più il suo comportamento si fa estremo e più facilmente Chertkov riesce a persuadere Tolstoj del danno che ella arrecherebbe al suo eccezionale lascito.

    Su questo campo minato si muove il nuovo devoto assistente di Tolstoj, il giovane e sprovveduto Valentin. Egli diventa immediatamente una pedina, dapprima degli intrighi di Chertkov e poi della vendetta rancorosa di Sofja, mentre, nel frattempo, i loro complotti mirano a scardinare l‘uno i vantaggi dell‘altra. La vita di Valentin si complica ulteriormente con il fiorire di una travolgente passione per la bella e focosa Masha, una libera pensatrice che ha aderito alla nuova religione di Tolstoj e il cui atteggiamento non convenzionale riguardo al sesso o all‘amore schiacciano e insieme confondono il giovane Valentin. Infatuato dalle nozioni sull‘amore ideale di Tolstoj, mistificate però dalla ricca e turbolenta vita matrimoniale dello scrittore, Valentin si trova impreparato a dover affrontare le complicazioni amorose nel mondo reale.

    Un racconto di due amori, l‘uno al suo inizio e l‘altro che si appresta a finire, The Last Station è un storia complessa, divertente, ricca ed emozionante sulle difficoltà di vivere l‘amore e l‘impossibilità di vivere senza di esso.

    Dal >Press-Book< di The Last Station

    Commento critico (a cura di PATRIZIA FERRETTI)

    IL CAMEO IN CELLULOIDE TOLSTOJANO DI MICHAEL HOFFMAN - UNA SORTA DI ‘ANTI-BIOPIC’ CHE TENTANDO LA RICETTA ALTMANIANA NON RIESCE A RAGGIUNGERE UGUAL FRAGRANZA SUL PIANO UMORISTICO IRONICO TIPICAMENTE BRITISH - RILUCE DELLA FORZA IRRADIANTE DI UN PERSONAGGIO INDUBBIAMENTE DOMINANTE SIA NELLA STORIA CHE NELL’INTERPRETAZIONE, SURCLASSANDO QUASI IL PROTAGONISTA LEV TOLSTOJ (CHRISTPHER PLUMMER) COSI’ COME L’ENTOURAGE LEGATO ALLA SUA SCUOLA DI PENSIERO: SI TRATTA DELLA CONTESSA SOFJA CHE SOLO UN’IMPAGABILE INTERPRETE COME HELEN MIRREN POTEVA RIUSCIRE A PORTARE IN UN GENERE DI PRIMO PIANO PRESSOCHE’ OMNIPRESENTE ANCHE FUORI SCENA. UNA PRESENZA COSTANTEMENTE PALPABILE CAVALCANDO LA FORZA DEL PENSIERO

    Chi poteva rubare le scene, dominare ovunque anche quando l’obiettivo era puntato sul protagonista elettivo della storia Lev Tolstoj (Christopher Plummer) o sull’entourage del suo ‘movimento’? Dominare al punto da sentirne l’eco sempre palpabile e vivida - così come del resto nella vita dell’amato consorte - anche fuori schermo! La contessa Sofja

    Tolstoj, vale a dire una sorta di divina, generosa e intelligente paladina delle arti e delle lettere, quanto tirannica plasmatrice della vita altrui, si impone all’attenzione come una di quelle personalità prorompenti e graffianti che non permette in alcun modo a chicchessia di parcheggiarla, magari temporaneamente, in seconda: determinante il suo influsso su Tolstoj ma anche sul giovane segretario Valentin (James McAvoy), provetto innamorato della giovane Masha (Kerry Condon) e su tutte le questioni familiari e socio-filosofico-politiche annesse e connesse. E a far guadagnare a Sofja Tolstoj il posto che questa ritiene di poter legittimamente reclamare a gran voce - per chi fosse magari duro d’orecchie - ci pensa Helen Mirren, sempre più straordinaria, una di quelle attrici della vecchia guardia 'british doc' che bisognerebbe inventare qualora non ci fosse: una di quelle presenze sul grande schermo - ormai ci ha viziati tutti ben bene - di cui non si

    può fare a meno. C’è da dire che questo personaggio doveva rappresentare un boccone davvero succulento, di una portata tale su cui un’artista navigata come Helen Mirren poteva trovare uno dei terreni più fertili su cui lavorare, offrendo, così come di fatto, uno dei ritratti in celluloide estremamente stratificato e ammaliante, affascinante sul piano introspettivo ma certamente anche su quello estetico: non ci è possibile staccarle gli occhi di dosso nelle sue filo-shakespeariane scene-madri, con i lunghi capelli disciolti e scarmigliati, veemente e capricciosa come una bambina, assimilata anima e corpo al suo intellettuale consorte e per questo assolutamente determinata e letteralmente arsa dal desiderio di rivendicare in ogni modo il posto elettivo nel cuore della sua dolce e comprensiva metà. E la sublimazione di questo genere di legame viscerale la possiamo cogliere nel racconto dello stesso Lev Tolstoj (Plummer) al giovane Valentin (McAvoy) di come ha conosciuto e si

    è innamorato di Sofja: un esempio di amore elettivo sul nascere, quasi predestinato, raccolto per strada sulla stessa lunghezza d’onda di pensiero.

    E d’altra parte Michael Hoffman ci aveva avvertiti: “’The Last Station’ ci offre l’opportunità di superare gli standard consueti del ‘biopic’, e di creare un film vivido, commovente sulle difficoltà di vivere l’amore e l’impossibilità di vivere senza di esso. Non è un film su Tolstoj. E’ un film sui conflitti dell’amoreâ€. E’ questa una dichiarazione cruciale che incarna la chiave di lettura idonea per questa storia in cui prevalgono indubbiamente il timbro di un’estetica cinematografica semplicemente classica, il cipiglio e/o le fragilità umane di ciascuno sul rigor di cronaca, là dove il guardare alla storia partorisce l’’exemplum’, l’icona imperfetta che ha molto da raccontare, se non proprio insegnare, ai posteri. Così, in un certo senso, non sarebbe stato fuori fuoco intitolare il film Mrs. Sofja Tolstoj: guardando a

    lei vediamo riflessa l’anima controversa di Lev e del movimento concretizzato in una comune capitanata dal più convinto dei fedeli adepti della nuova ‘religione tolstojana’, Chertkov (Paul Giamatti), ferocemente avversato da Sofja come il più pungente dei fumi negli occhi. Ma il bellissimo e calzante titolo The Last Station, per una volta lasciato miracolosamente in lingua originale, è per l’appunto perfetto per indicarci l’anima della storia ancor prima di conoscerla. E dopo averla conosciuta siamo in grado di apprezzarne ancor più la reale portata in tutta la sua raffinata semplicità. Individualità e bene comune, ricerca di equilibri di per sé alquanto precari e acerrimi contrasti sul filo dell’amore, un’esperienza che non esclude sofferenza eppur assolutamente indispensabile per la vita.

    Michael Hoffman non sarà Robert Altman - capace di raggiungere vette di squisitezza assoluta con humour ed ironia marcatamente british come ad esempio in Gosford Park (2001) che pure vede una superlativa

    Helen Mirren - ma con The Last Station Hoffman è sicuramente riuscito a tracciare dei diagrammi sufficientemente eloquenti della complessità dell’animo umano e delle interrelazioni a più livelli, rimarcando la cruciale necessità, malgrado tutto, di una persona per l’altra, legati al respiro di un’epoca e di un popolo in particolare, preoccupandosi di addensare, strada facendo, gli umani spessori in un dedalo di significati.

    Gli ‘oblò’ con una sorta di ‘corti’ in ‘bianco e nero’, ritmati sulla lunghezza d’onda del cinema muto che affiancano i titoli di coda, le citazioni documentarie con cui Hoffman prende commiato da questa sua rivisitazione tolstojana (è peraltro sorprendente la somiglianza tra i personaggi reali con gli interpreti), si innestano poi perfettamente ad esaltazione del commovente finale in cui la dimensione personale cede il passo a quella pubblica del popolo di piazza, la gente comune cui realmente apparteneva ed appartiene evidentemente l’opera filosofico-letteraria di Lev Tolstoj. E

    la ricchezza di siffatto patrimonio culturale al di là della condivisione delle idee, così come molte altre nel mondo, costituisce sempre un’eredità universale, e non solo del popolo russo. I tempi d’oro in cui il pensiero era considerato un bene collettivo da custodire con cura e preservare nel tempo!

    Perle di sceneggiatura

    Lev Tolstoj (rivolto a Sofja): "A te non serve un marito, a te serve un coro greco!".

    Links:

    • Helen Mirren

    • James McAvoy

    • Paul Giamatti

    • Christopher Plummer

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    Galleria Video:

    The Last Station - trailer.flv

    The Last Station - trailer HD.mp4

    The Last Station - trailer (versione originale).flv

    The Last Station - trailer HD (versione originale).mp4

    The Last Station - clip 'Change The Will' (versione originale).mp4

    The Last Station - clip 'Count Generosity 2' (versione originale).mp4

    The Last Station - clip 'I Love A Romance' (versione originale).mp4

    The Last Station - clip 'I'm The Work of Your Life' (versione originale).mp4

    The Last Station - clip 'The Last Station' (versione originale).mp4

    The Last Station - clip 'To Love and Be Loved' (versione originale).mp4

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