SAVAGE GRACE: JULIANNE MOORE AL CENTRO DI UNA STORIA D'AMORE TABU' CULMINANTE NELLA TRAGEDIA, PER UN PERSONAGGIO ANCORA UNA VOLTA 'LONTANO DAL PARADISO'
I ‘RECUPERATI’ di ‘CelluloidPortraits’
"Molti autori hanno raccontato le vite tormentate di americani espatriati come Fitzgerald, Hemingway, Bowles e James. Il ruolo della classe sociale nella cultura americana continua a definire ogni interazione sociale. ‘Savage Grace’ è la storia di questa particolare famiglia e insieme un ammonimento rivolto a chi si spinge così lontano da casa (letterariamente e spiritualmente) da smarrire la via del ritorno".
Il regista Tom Kalin
Savage Grace è la storia morbosa eppure delicata, a tratti folle, della perversione di una donna che sente come suo il diritto e il desiderio di fare degli altri ciò che lei non è riuscita ad essere, attraverso un eclettismo di pura forma di cui si attornia e che si ripercuote su di un figlio, cresciuto debole, sensibile e distante.
Storia di una famiglia particolare e fuori dalle righe, in bilico fra alta borghesia e forma di fasti di un tempo, di una rendita che ne ha fatto la fortuna ma che ne intesse lenta la trama della fine.
Barbara Baekeland, madre che esce dai canonici parametri del ruolo, e che facilmente confonde fra ‘bon ton’ ed emancipazione, dei sessi, delle menti, delle forme più sublimi di sentimento che ricerca, mentre vive di un rancore perverso e profondo che la pervade tutta.
E quando amori incerti generano amori incerti, le persone che anelano
La figura più bella appare quella di Sam, così speciale nel suo ruolo di equilibratore, nel momento in cui il nido sembra ricrearsi e si ha l’illusione che l’amore possa essere trovato, dopo tanto travaglio di cuore e sentimento, grazie a colui che riesce a dare a tutti: a ciascuno secondo il bisogno, in un abbraccio strano, anomalo ma intenso, per sussurrare ad ognuno da che parte viaggi il sentimento e che ruolo ha.