"Roosevelt è il personaggio più straordinario che mi sia mai stato chiesto di interpretare, e questa storia, che non conoscevo, mette in luce la sua dimensione privata... Fu coraggioso da parte del Re e della Regina venire qui e mettersi alla mercè della popolazione Americana – lasciandosi osservare, toccare e consentendo che si parlasse di loro. Dovevano rendere concepibile per gli Americani l’idea di unirsi a loro nel conflitto, ma presentare la cosa come se fossero dei vicini che vengono a chiedere una tazza di zucchero. Cambiarono totalmente l’idea che l’opinione pubblica Americana aveva della famiglia reale... Mia sorella aveva la poliomielite, e quindi sono cresciuto con lei che indossava un tutore. Aveva alcuni di quelli che chiamano effetti post-polio che si hanno molto più tardi nella vita. E’ incredibile come la volontà di Roosevelt riuscisse ad avere la meglio su tutto questo. Non si è mai visto il minimo accenno di autocommiserazione in lui. Era molto intransigente: non doveva essere fotografato mentre veniva portato in giro con le stampelle o sulla sedia a rotelle. C’era un tacito accordo: in cambio di questa attenzione, lui si sarebbe dimostrato aperto e avrebbe tenuto regolarmente conferenze stampa, cosa che il precedente Presidente degli Stati Uniti, Herbert Hoover, non faceva... La fisicità era un aspetto molto importante nella costruzione del personaggio. Ho anche ascoltato molto la sua voce, il suo modo di parlare. Dal punto di vista della formazione, stiamo parlando di un uomo che è cresciuto a New York, a Hyde Park e a Campobello, quindi sia negli Stati Uniti sia in Canada. Era stato in Inghilterra, era andato a scuola a Groton, nel Connecticut. Quindi aveva ricevuto molti diversi influssi linguistici, e tuttavia la sua voce aveva una tonalità molto individuale. Devi avere un guizzo un po’ malandrino nello sguardo per portare le persone a fare quello che vuoi tu. Sapeva che è tutta questione di 'do ut des'. Riusciva a far sì che le persone credessero in lui... Ogni volta che Franklin Roosevelt prendeva una decisione, questa cambiava l’esistenza di milioni di persone. Nel suo ruolo di leader era costretto a tenere un equilibrio molto delicato fra coinvolgimento personale e distacco rispetto a quello che stava accadendo nel vecchio continente, oltre a cercare di ricostruire l’economia e di fare uscire l’America dalla Depressione. Doveva bilanciare responsabilità fiscale e responsabilità militare. Sapeva quando era il momento di scendere a compromessi e quando era il momento di tenere la linea dura. Una sera, dopo le riprese, sono andato in macchina a Grosvenor Square, e sono passato davanti all’Ambasciata Americana, dove c’è una grande statua di Roosevelt, dedicatagli a un anno dalla morte. La sua postura è in piedi con un cappello della Marina, e appare come il miglior amico che l’Inghilterra abbia mai avuto". Bill Murray
“Inizialmente pensavo che il film avrebbe avuto toni più seri di quelli che in realtà ha, perché tocca delle tematiche molto importanti… ma in realtà il film è divertente, pazzo, esilarante. Non avevo idea di quante situazioni comiche mi avrebbe offerto” Bill Murray
"Roosevelt è il personaggio più straordinario che mi sia mai stato chiesto di interpretare, e questa storia, che non conoscevo, mette in luce la sua dimensione privata... Fu coraggioso da parte del Re e della Regina venire qui e mettersi alla mercè della popolazione Americana – lasciandosi osservare, toccare e consentendo che si parlasse di loro. Dovevano rendere concepibile per gli Americani l’idea di unirsi a loro nel conflitto, ma presentare la cosa come se fossero dei vicini che vengono a chiedere una tazza di zucchero. Cambiarono totalmente l’idea che l’opinione pubblica Americana aveva della famiglia reale... Mia sorella aveva la poliomielite, e quindi sono cresciuto con lei che indossava un tutore. Aveva alcuni di quelli che chiamano effetti post-polio che si hanno molto più tardi nella vita. E’ incredibile come la volontà di Roosevelt riuscisse ad avere la meglio su tutto questo. Non si è mai visto il minimo accenno di autocommiserazione in lui. Era molto intransigente: non doveva essere fotografato mentre veniva portato in giro con le stampelle o sulla sedia a rotelle. C’era un tacito accordo: in cambio di questa attenzione, lui si sarebbe dimostrato aperto e avrebbe tenuto regolarmente conferenze stampa, cosa che il precedente Presidente degli Stati Uniti, Herbert Hoover, non faceva... La fisicità era un aspetto molto importante nella costruzione del personaggio. Ho anche ascoltato molto la sua voce, il suo modo di parlare. Dal punto di vista della formazione, stiamo parlando di un uomo che è cresciuto a New York, a Hyde Park e a Campobello, quindi sia negli Stati Uniti sia in Canada. Era stato in Inghilterra, era andato a scuola a Groton, nel Connecticut. Quindi aveva ricevuto molti diversi influssi linguistici, e tuttavia la sua voce aveva una tonalità molto individuale. Devi avere un guizzo un po’ malandrino nello sguardo per portare le persone a fare quello che vuoi tu. Sapeva che è tutta questione di 'do ut des'. Riusciva a far sì che le persone credessero in lui... Ogni volta che Franklin Roosevelt prendeva una decisione, questa cambiava l’esistenza di milioni di persone. Nel suo ruolo di leader era costretto a tenere un equilibrio molto delicato fra coinvolgimento personale e distacco rispetto a quello che stava accadendo nel vecchio continente, oltre a cercare di ricostruire l’economia e di fare uscire l’America dalla Depressione. Doveva bilanciare responsabilità fiscale e responsabilità militare. Sapeva quando era il momento di scendere a compromessi e quando era il momento di tenere la linea dura. Una sera, dopo le riprese, sono andato in macchina a Grosvenor Square, e sono passato davanti all’Ambasciata Americana, dove c’è una grande statua di Roosevelt, dedicatagli a un anno dalla morte. La sua postura è in piedi con un cappello della Marina, e appare come il miglior amico che l’Inghilterra abbia mai avuto".
Bill Murray