Con IL PAPA’ DI GIOVANNA, film che PUPI AVATI - autore che racconta essenzialmente se stesso con lo sguardo affettuosamente aperto verso il mondo - ha scritto e diretto, prosegue sulla ‘corsia preferenziale’ del rapporto padre-figli, già avviato con il precedente film La cena per farli conoscere. Ma questa volta l’argomento viene esplorato in una situazione tanto estrema da far ascrivere di diritto IL PAPA’ DI GIOVANNA al genere di ‘horror psicologico’, intimamente interrelato a quella memoria storica che AVATI ha da sempre nel cuore e che non dimentica mai. (P. Ferretti, www.celluloidportraits.com)
PUPI AVATI torna alla sua Bologna anni Cinquanta lasciandosi alle spalle il dramma de Il papà di Giovanna per abbracciare i toni sempre intimisti, e si direbbe anche un pò nostalgici, ma più leggeri, della commedia. Ed ecco Gli amici del Bar Margherita, altrimenti detti "gli eroi sciocchi". In una scheggia PUPI AVATI ci riassume la sua idea di questo 'ritrovo particolare'. Un piccolo ritratto d'epoca riscaldato, forse anche con un pò di fantasia, ad una personale fiammella affettiva:
"... Il mio bar Margherita è una sorta di Pantheon di campioni del mondo dell’innocenza, quel mondo che io adolescente guardavo aspirando il prima possibile di entrarne a far parte. I suoi avventori furono infatti gli eroi di quel tratto della mia vita e ancora un poco, se vado indietro nel tempo, lo sono rimasti. Mi è difficile oggi poter circoscrivere quanto del vero bar ci sia in questo mio film e quanta parte invece sia frutto della mia fantasia. Quanto insomma io abbia detto come era davvero o quanto avrei voluto che fosse stato". Pupi Avati
PUPI AVATI dirige FABRIZIO BENTIVOGLIO e FRANCESCA NERI in UNA SCONFINATA GIOVINEZZA, intessendo tra loro la malattia dell'Alzheimer con una storia d'amore.
"Mio padre nel 1950 venne da Bologna a Cinecittà e tornò a casa convinto che avrebbe fatto un film, poi morì, quando io avevo dodici anni. In fondo mi piacerebbe aver raccolto quel testimone". Pupi Avati