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    ROAD HOUSE

    JakeGyllenhaal ex combattente di arti marziali reclutato come buttafuori in una 'roadhouse' nelle Florida Keys per Doug Liman - RECENSIONE - Dal 21 Marzo

    "Non abbiamo cercato un confronto diretto con il film originale e con il personaggio di Patrick Swayze. Lui era davvero carismatico e aveva una presenza scenica impressionante. Personalmente volevo onorare il film e onorare la sua memoria. I personaggi condividono anche per questo tratti di personalità molto simili. La continuità sta poi nel mantenimento dei cognomi, nella rilettura più attuale di situazioni e personaggi, ma anche in Joel Silver, che ha prodotto entrambi i film a distanza di 25 anni"
    L'attore Jake Gyllenhaal

    (Road House; USA 2022; Thriller; 114'; Produz.: Metro-Goldwyn-Mayer (MGM), Silver Pictures; Distribuz.: Amazon Prime Video)

    Locandina italiana Road House

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    Celluloid Portraits:



    Deadline

    Titolo in italiano: Road House

    Titolo in lingua originale: Road House

    Anno di produzione: 2022

    Anno di uscita: 2024

    Regia: Doug Liman

    Sceneggiatura: Anthony Bagarozzi, Nick Cassavetes, Charles e Chuck Mondry, Cassie Pappas e Sheldon Turner

    Soggetto: Remake del film del 1989 Road House su un buttafuori in un bar turbolento.

    Cast: Jake Gyllenhaal (Dalton)
    Conor McGregor (Knox)
    Arturo Castro (Moe)
    Jessica Williams (Frankie)
    Post Malone (Carter)
    Lukas Gage (Billy)
    Billy Magnussen (Ben Brandt)
    Dominique Columbus (Reef)
    Hannah Love Lanier (Charlie)
    Daniela Melchior (Ellie)
    Bob Menery (Jack)
    Darren Barnet (Sam)
    Travis Van Winkle (Dex)
    Beau Knapp (Vince)
    Joaquim de Almeida (Sceriffo Black)
    Cast completo

    Musica: Christophe Beck

    Scenografia: Greg Berry

    Fotografia: Henry Braham

    Montaggio: Doc Crotzer

    Effetti Speciali: Eric Frazier (supervisore)

    Makeup: Ana María Andrickson; Alice Moore (per Jake Gyllenhaal)

    Casting: Miguel Fernandez (direzione repubblica dominicana), Joseph Middleton

    Scheda film aggiornata al: 24 Marzo 2024

    Sinossi:

    In breve:

    Si racconta la storia di un ex combattente di arti marziali della UFC (Jake Gyllenhaal), al quale viene proposto un impiego come buttafuori in una roadhouse nelle Florida Keys, nota per le sue risse frequenti. Quando inizia a lavorare qui, l'uomo scopre, però, che non tutto è come sembra nel paradiso tropicale dell'arcipelago...

    Deadline:

    Remake of the 1989 film 'Road House' about a bouncer at a rowdy bar.

    Commento critico (a cura di PATRIZIA FERRETTI)

    E’ una piacevole sorpresa questo nuovo Road House di Doug Liman (The Bourne Identity, Mr. & Mrs. Smith, Edge of Tomorrow-Senza domani, Barry Seal-Una storia americana), con Jake Gyllenhaal come primo protagonista-calamita. Il film è un remake de Il duro del Road House (1989) di Rowdy Herrington, con l’icona romantica Patrick Swayze in odore di icona action. Action, appunto, è quello che ci si aspetterebbe da un film come questo, e invece, per quanto non manchi di certo, il veicolo motore di tutto il film è una grande ironia.

    “La buona notizia è che l’ospedale è a venti minutiâ€

    Non la vacua e banale ironia hollywoodiana, ma quella sorniona e sagace, portata da una sceneggiatura fiorita di felici battute umoristiche, di cui si fa immensamente carico il nostro, grande, irrinunciabile, Jake Gyllenhaal, qui nei panni di Dalton, in un ruolo inevitabilmente ‘muscolare’, ma al contempo introspettivo, dal colpo diretto ma non

    scontato, anzi, si direbbe, piuttosto, ‘meditato’. Un ex ‘boxer’ di alto rango, di quelli che finiscono sulle prime pagine dei giornali, o, per meglio dire, sulle cover digitali in internet, e che dunque non possono passare inosservati da nessuna parte. Soprattutto quando nel background si è incisa a caratteri cubitali la morte di un amico e di un collega perseverata sul ring con una ferocia incomprensibile. Si deve parlare di Arte o…?

    “Io ho paura, ho paura perché so cosa accade quando mi mettono all’angoloâ€

    Acqua passata per Dalton/Gyllenhaal ma, di fatto, quel genere di acqua non tende a scivolare via, ma a ristagnare nell’anima e a imputridire insieme ai sensi di colpa che rigurgitano, in sogno, negli incubi notturni su una barca a pelo d’acqua: il cocktail ideale a produrre il carattere impavido ma estremamente controllato, si direbbe quasi schivo, per evitarsi di aprire i cancelli alla furia della belva

    che è in lui e che attende solo di far scatenare la propria furia.

    “E’ strano, è calmo e gentile, poi all’improvviso ti gonfia come un palloneâ€

    E’ tutto lì, stampigliato sull’espressione cangiante di Dalton/Gyllenhaal, paradossalmente sempre gentile, sorridente, prima di stendere l’avversario, in una girandola di sistemi e modi, a seconda delle circostanze. Il suo fare mellifluo inganna e inasprisce l’avversario che si vede andare in fumo i suoi piani, declinati in affari sporchi.
    Un tipo interessante di per sé che intende onorare la memoria del suo illustre predecessore, per il quale non vale la pena, stilare la lista delle differenze e delle sostanziali sinergie. Il Dalton di Jake Gyllenhaal - che nel primo film era un laureato in filosofia, esperto di arti marziali, finito casualmente a fare il buttafuori - è qui ora un ex campione di MMA, che, uscito dal circuito UFC, dopo un incidente, sopravvive fra incontri semiclandestini

    e istinti suicidi. Ma oltre la siepe delle differenze e sinergie, questo Road House sa camminare perfettamente sulle sue gambe, facendosi largo tra la coltre nebbiosa di colori spenti - i loschi coinquilini di una fotografia 'sporca' - mentre costeggia lo spaghetti-western più popolare e comico della coppia nostrana di Bud Spencer e Terence Hill, per poi prendere la strada più nobile di un cinema a carattere sociale.

    “Se dai fastidio alle persone sbagliate puoi farti maleâ€

    Ma quale giustizia in un contesto indubbiamente da epurare, dove proprio i detentori e protettori della legge se la fanno con i criminali?
    Dalton/Gyllenhaal non avrebbe proprio voluto raggiungere le Florida Keys per assumere l’incarico di buttafuori al locale ‘Road House’ - un passaggio dello script si premura di spiegare la mancanza di un nome meglio definito - gestito da Frankie (Jessica Williams), una ragazza di colore determinata a continuare la tradizione di famiglia

    avviata dallo zio, ma deve vedersela con un reticolo mafioso dedito alla speculazione edilizia, ragion per cui il locale di sera è popolato da loschi figuri sempre con la voglia di rissa in pelle. Ma poi, le circostanze… un’auto già scassata finita molto peggio e un coltello nel fianco gli fanno cambiare idea.

    “Davvero un bel posto, tranquillo!â€

    Dalton/Gyllenhaal approda così, suo malgrado in zona Florida Keys, nei pressi di una libreria gestita da Charlie (Hannah Love Lanier), una ragazzina spiritosa ed espansiva, e da suo padre. Uno step determinante nella seconda parte di questa lotta di territorio per far restare sul campo Dalton/Gyllenhaal, proprio quando aveva deciso di lasciare il campo per paura. Non paura per se stesso, appunto, ma per quello che poteva scatenare.
    Detta così, la faccenda sembra seria, ed è in effetti seria, ma l’ironia e il senso dell’umorismo sono sempre in allerta, pronti a spuntare fuori

    ad ogni piè sospinto. Soprattutto quando sul campo fa il suo esilarante ingresso il villain di turno come contraltare: il nudo e corpulento Knox - di cui si fa carico Conor McGregor, campione dell’UFC nel mondo reale, qui alla sua prima prova attoriale - è uno che dialoga a testate, magari anche solo per prendersi il vestito di qualcuno. Ed è anche l’unico, tra la band votata all’intimidazione, tramite la perpetrazione di violenze su violenze, - animate dal piano criminale del ricco speculatore immobiliare, Ben Brandt (Billy Magnussen), intenzionato ad appropriarsi del terreno del locale ‘Road House’- effettivamente in grado di dare del filo da torcere a Dalton/Gyllenhaal, come abbiamo ampio modo di constatare. Incidentale la storia d'amore 'impossibile' tra Dalton/Gynnehaal e Ellie (Daniela Melchior), l'infermiera figlia dello sceriffo colluso (Joaquim de Almeida).

    “Non credo di essere l’eroe della storiaâ€

    Anche il finale sa essere interessante, mentre scarta dalla celebrazione dell’eroe che,

    come c’era da immaginarsi, la spunta su tutto e tutti, ma non cerca affatto il trionfo. Si riafferma la mitologia dell’’eroe per caso’ dell’uomo comune, o quasi, in circostanze straordinarie, che odora di riscatto morale - proprio quando la moralità è ormai volata via da tempo - e di giustizia, paradossalmente ottenuta usando la stessa violenza della criminalità, che può evidentemente essere battuta solo sul suo stesso terreno. Sono le regole non scritte tipiche del western: un western inconsueto, cui questa volta partecipa un paradiso territoriale marino - contrapposto a cotanta brutalità - temporaneamente passato dalle fiamme dell’inferno per poter tentare di rinascere a nuova vita. Per chi si fosse perso qualcosa strada facendo, niente paura: una sorta di cortometraggio allestito sui titoli di coda, sulla scia della presentazione-commiato di interpreti e personaggi, riassume per sommi capi, le gag e i passaggi tra i più significativi. In conclusione, un film

    tra i più accattivanti del genere, disinvolto e divertente.

    Links:

    • Doug Liman (Regista)

    • Jake Gyllenhaal

    • JD Pardo

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    Galleria Video:

    Road House - trailer ufficiale

    Road House - trailer ufficiale (V.O.)

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