Golden Globe 2024: 'Migliore Canzone Originale' a Billie Eilish e Finneas O'Connell per What Was I Made For?; 'Miglior Incasso al Botteghino' - RECENSIONE - Nel live-action basato sulla famosa linea di giocattoli di Barbie, e targato Greta Gerwig, Margot Robbie (Barbie), e Ryan Gosling (Ken) - Dal 20 Luglio
Candidatura al miglior film commedia o musicale
Candidatura alla migliore attrice in un film commedia o musicale a Margot Robbie
Candidatura al miglior attore non protagonista per Ryan Gosling
Candidatura alla miglior regista a Greta Gerwig
Candidatura alla migliore sceneggiatura a Greta Gerwig e Noah Baumbach
Candidatura alla migliore canzone originale a Caroline Ailin, Dua Lipa, Mark Ronson e Andrew Wyatt per Dance the Night
Candidatura alla migliore canzone originale a Mark Ronson e Andrew Wyatt per I'm Just Ken
Cast: Margot Robbie (Barbie) Ryan Gosling (Ken) Helen Mirren (voce narrante) Will Ferrell (CEO dell'azienda di giocattoli) Kate McKinnon (Barbie ginnasta) Issa Rae (Barbie presidente) Rhea Perlman (Ruth) Hari Nef (Barbie medico) Alexandra Shipp (Barbie autrice) Emma Mackey (Barbie fisica) Connor Swindells (Aaron Dinkins) Michael Cera (Allan) Sharon Rooney (Barbie avvocatessa) John Cena (Ken) Kingsley Ben-Adir (Ken) Cast completo
Simu Liu (Ken) Ariana Greenblatt (Sasha) Scott Evans (Ken) Jamie Demetriou (Impiegato dell'azienda di giocattoli) Dua Lipa (Barbie sirena) Ncuti Gatwa (Ken) Nicola Coughlan (Barbie diplomatica) Emerald Fennell (Midge) Ana Cruz Kayne (Barbie giudice) America Ferrera (Gloria) Ritu Arya (Barbie giornalista)
Durante un ballo ad una festa, Barbie inizia a preoccuparsi improvvisamente della sua morte. Il giorno dopo, scopre di non poter più completare la sua solita routine, che i suoi piedi si sono appiattiti (ciò è intollerabile per le Barbie, i cui talloni non poggiano a terra) e che ha la cellulite. Barbie stramba, un'emarginata saggia ma sfigurata, le dice che per curare la sue afflizioni, dovrà viaggiare nel mondo reale e trovare la bambina che gioca con lei. Sulla strada per il mondo reale, Barbie trova Ken nascosto nella sua decapottabile e con riluttanza gli permette di unirsi a lei.
Arrivati a Venice Beach, i due provocano molteplici disastri e vengono arrestati, allarmando l'amministratore delegato della Mattel, che ne ordina la cattura. Barbie rintraccia la sua proprietaria, un'adolescente di nome Sasha, che la critica per aver incoraggiato standard di bellezza irrealistici e consumismo sfrenato. Sconvolta, Barbie scopre che Gloria, dipendente della Mattel e madre di Sasha, è la vera responsabile della sua crisi esistenziale: la donna aveva iniziato a giocare con le Barbie di Sasha mentre aveva una crisi di identità , trasferendo inavvertitamente le sue preoccupazioni a Barbie. Gloria e Sasha salvano Barbie dall'amministratore delegato di Mattel e dai suoi subordinati, viaggiando insieme verso Barbieland.
Nel frattempo, Ken viene a conoscenza della società patriarcale e si sente rispettato e accettato per la prima volta nella sua vita. Tornato a Barbieland, convince gli altri Ken a prendere il sopravvento e le Barbie vengono sottomesse a ruoli minori come governanti, casalinghe e simpatiche fidanzate. Barbie arriva e cerca di convincere i Ken e le Barbie a far tornare le cose com'erano ma viene respinta. Diventata depressa, Gloria le fa un discorso stimolante su cosa significhi essere una donna. Con l'incoraggiamento di Sasha, Gloria, Barbie stramba, Allan e delle altre bambole fuori produzione, le Barbie si liberano dai Ken e li manipolano sentimentalmente facendo in modo che combattano tra di loro, permettendo alle Barbie di riconquistare le loro posizioni di potere, impedire ai Ken di alterare la Costituzione e di sancire la superiorità maschile. Le Barbie si rendono conto tuttavia dell'errore del loro precedente sistema sociale e decidono di apportare alcune modifiche a Barbieland, iniziando un percorso verso la parità di trattamento per i Ken e tutte le bambole emarginate.
Barbie e Ken si scusano a vicenda e riconoscono i loro sbagli. Quest'ultimo si lamenta di non essere niente senza Barbie, per cui lei lo incoraggia a trovare la sua identità da solo. Barbie, ormai insicura di chi sia davvero, incontra lo spirito della co-fondatrice di Mattel e inventrice della bambola Barbie Ruth Handler, che le spiega che la sua vita non ha una fine prestabilita e la sua storia in continua evoluzione supera quella delle sue radici.
Così Barbie decide di diventare umana e tornare nel mondo reale. Qualche tempo dopo, Gloria, suo marito e Sasha portano Barbie, che adesso si fa chiamare Barbara Handler, al suo primo appuntamento dalla ginecologa.
Commento critico (a cura di PATRIZIA FERRETTI)
A lei l’onor di cronaca, ops!, di fiaba! Fiaba declinata in una sorta di parabola para-femminista, ma non solo. Helen Mirren è difatti la voce narrante fuori campo del Barbie di Greta Gerwig (Lady Bird, Piccole donne), laddove, ‘scherzando, scherzando, Arlecchino si confessa’. Confessione tutto sommato molto meno banale di quel che potrebbe apparire ad un primo sguardo. Anzi, a tratti è persino geniale! Comunque, la voce fuori campo ci introietta in questa storia di… ‘non umano verso l’umano’ e… viceversa?
dalla serialità di produzione alla stregua di quanto rivendicato da David (Haley Joel Osment) nello spielberghiano A.I.. Quanto poi alla maglietta con su scritto ‘I am Kenough’, vabbè, si può solo sorridere!
Ma oltre la ‘Barbie stereotipo’, ci sono molte altre Barbie, che siano a immagine e somiglianza di ‘donne-pilota’, di manager o perfino di astronauta, eccetera, eccetera, il concetto è che “Tutte queste donne sono Barbie, e Barbie è tutte queste donneâ€. E se anche la prima Barbie ha cominciato in costume da bagno, ora è diventata molto di più, e “le bambine diventano donne con qualsiasi obiettivo si mettano in testaâ€. Ed è questo il messaggio che si vuole far passare. Ma prima, sia Barbie che Ken, dovranno sperimentare la ‘formula rovesciata’ nel mondo reale, e occorrerà loro del tempo per chiarirsi le idee in proposito.
Per il resto, scavalcando l’intollerabile e lezioso tormentone del ‘Ciao Barbie’ e ‘Ciao Ken’,
soprattutto nella prima parte, la storia si colora anche di corollari di pura cinematografia in varie occasioni: tra cui l’estromissione di potere, nel contenzioso tra il ‘matriarcato’ all’insegna di Barbie e il ‘patriarcato’ di Ken - perfino i due interpreti, Margot Robbie e Ryan Golsing sembrano gareggiare a rubarsi la scena - tramite il lancio dei rispettivi capi di abbigliamento, celebrato dal fermo immagine con didascalia per ogni singolo pezzo, come in ogni degno spot pubblicitario che si rispetti, per una sorta di alter ego della canonica sfilata di moda. Un gioco ondivago che trapela qua e là in altri passaggi narrativi, quasi che la Mattel, creatrice della Barbie giocattolo, con annessi e connessi, ma anche produttrice del film, non intendesse mancare la ghiotta occasione per farsi implicita pubblicità .
Barbie diventa allora un intelligente ‘ninnolo’ allestito con gran dovizia di scenografie, musiche e realtà ‘fiabesca’ dai colori pastello, con la dominante
giocattoli Mattel, capitanato dal CEO dell’azienda giocattoli (Will Ferrell), fallisce il tentativo di riporre la ‘Barbie-stereotipo’ nella scatola. Margot Robbie lascia trapelare un certo fastidio nell’allaccio ai polsi, tipicamente riservato alle bambole in box, ora percepito come una ‘prigionia’. Non a caso la fuga diventa istintiva e la porta al primo incontro con la sua creatrice. Di contro, l’indiretta confusione di Ken sul piano identitario, assume spesso connotazioni tragicomiche, aprendo finestre da ‘flash-dance’ in cui Ryan Gosling (La La Land), non può che eccellere.
La parte finale con l’anziana Ruth (Rhea Perlman), ideatrice della ‘bambola’ Barbie per eccellenza, è poi un fiore all’occhiello della sceneggiatura (a firma della stessa Gerwig e di Noah Baumbach). Occasione che la pone a tu per tu con la sua stessa creazione, ormai in piena crisi esistenziale: tornare ai natali in Barbieland o integrarsi nel mondo reale da umana in carne ed ossa? Quello che l’ha
fatta capitolare è scoprire da madre e figlia umane che, in veste di ‘Barbie stereotipo’, ha solo creato problemi: “Tu fai sentire le donne sbagliate… Hai fatto arretrare il femminismo di Cinquant’anniâ€. Così sensi di colpa e riflessioni impensabili prima, la pongono di fronte alla sua creatrice già in un certo senso ‘modificata’, e con un’aspirazione ‘in pelle’, mentre scopre di non dover neppure chiedere il permesso per fare il salto di svolta. La forte nuova aspirazione è piuttosto chiara, mentre la regia strizza l’occhio ad analogo dilemma trasverso - la durata della vita e dunque anche la qualità - trattato per tutt’altri canali nel monumentale Sci-Fi Blade Runner:
Barbie/Robbie: “Io vorrei tanto far parte delle persone che creano valore e non essere una cosa creata. Voglio partecipare all’ideazione, non essere l’ideaâ€
L’anziana creatrice: “In coscienza non posso farti fare questo salto senza farti sapere cosa significaâ€
Si prendono per mano mentre Barbie
ad occhi chiusi, attraverso un montaggio che riassume rapidamente momenti focali dell’esistenza umana, scopre a cosa andrà incontro. Una pioggia di schegge di varia umanità che altro non producono se non rafforzare il desiderio di Barbie di non essere più tale.
La voce fuori campo sopraggiunge a tirare le fila - non senza una certa ironia - di questa bizzarra ma istruttiva storia:
“E così Barbie ha lasciato indietro i colori pastello e la plastica di Barbieland per i colori pastello e la plastica di Los Angelesâ€
C’è da non credere qual è il primo appuntamento di bambola Barbie, tradotta nell’umana Barbara! Esilarante, direi!