Dalla 79. Mostra del Cinema di Venezia-Film di Apertura - RECENSIONE - L'atteso adattamento del celebre romanzo di Don DeLillo, vede protagonisti Adam Driver, Greta Gerwig e Don Cheadle, tra gli altri, per la regia di Noah Baumbach (Storia di un matrimonio) - Dal 30 Dicembre
"È un grande onore aprire la 79. Mostra di Venezia con 'White Noise'. Valeva la pena di aspettare per avere la certezza che il film fosse finito in tempo. Adattata dal grande romanzo di Don DeLillo, Baumbach ha realizzato un’opera originale, ambiziosa e avvincente, che gioca con misura su più registri: drammatico, ironico, satirico. Il risultato è un film che esamina le nostre ossessioni, i dubbi e le paure radicate negli anni ’80, ma con riferimenti molto chiari alla realtà contemporanea"
Il Direttore della mostra Alberto Barbera
"È davvero meraviglioso tornare alla Mostra di Venezia, ed è un incredibile onore portare 'White Noise' come film della serata di apertura. Questo è un luogo che ama tanto il cinema, ed è un’emozione e un privilegio unirsi agli incredibili cineasti che hanno presentato qui i loro film"
Il regista e sceneggiatore Noah Baumbach
Ambientato in un bucolico college del Midwest degli Stati Uniti, Rumore bianco racconta un anno di vita di Jack Gladney, un professore universitario che ha guadagnato notorietà iniziando per primo degli studi approfonditi sulla figura di Adolf Hitler (nonostante egli non parli il tedesco). È stato sposato diverse volte e sia lui che la sua attuale moglie, Babette, hanno figli da precedenti matrimoni. La prima metà di Rumore bianco è una cronaca dell'assurdo della vita di famiglia, combinata con una satira sul mondo accademico.
Nella seconda parte, una fuoriuscita di materiali chimici da un vagone ferroviario causa la formazione di una nuvola tossica nella zona in cui vivono Jack e la sua famiglia, rendendo necessaria un'evacuazione. Preoccupato di essersi esposto alla tossina, Jack è costretto a fare i conti col fatto di poter morire. In breve il romanzo diviene una riflessione sulla paura della morte nella società moderna e sulla sua ossessione per le cure mediche, con Jack che cerca di comprare al mercato nero un farmaco chiamato "Dylar", che si ritiene possa alleviare la paura della morte.
Barbara Sukowa (Suor Hermann Marie) Meggie Loughran (Suor Hildegard) Kenneth Lonergan (Dottor Hookstratten) Sam Gold (Alfonse) Carlos Jacott (Grappa) Henry Moore (Wilder) Dean Moore (Wilder) Thomas W Wolf (Capo Anderson)
Musica: Danny Elfman
Scenografia: Jess Gonchor
Fotografia: Lol Crawley
Montaggio: Matthew Hannam
Effetti Speciali: Elia P. Popov (supervisore)
Makeup: Debbie Zoller (direzione)
Casting: Douglas Aibel
Scheda film aggiornata al:
19 Gennaio 2023
Sinossi:
In breve:
Il film racconta i tentativi di una famiglia americana dei nostri tempi nell'affrontare quelli che sono i conflitti mondani della quotidianità , mentre sono alle prese con i grandi misteri universali, come l'amore, la morte e la questione se sia possibile essere felici in un mondo incerto.
Short Synopsis:
White Noise dramatizes a contemporary American family's attempts to deal with the mundane conflicts of everyday life while grappling with the universal mysteries of love, death, and the possibility of happiness in an uncertain world.
Commento critico (a cura di PATRIZIA FERRETTI)
L’ombra lunga del best seller di Don DeLillo, White Noise, scritto quarant’anni fa, aleggia sull’omonima trasposizione in celluloide odierna, che poi è stata il film d’apertura alla 79. Mostra del Cinema di Venezia. I suoi pilastri fondanti di un’esplorazione sui temi emersi durante la seconda metà del ventesimo secolo non sono stati traditi ma valorizzati: dal consumismo rampante, alla saturazione mediatica, dall'intellettualismo spicciolo, alle cospirazioni sotterranee, dalla disintegrazione alla reintegrazione della famiglia, dalla paranoia alle qualità potenzialmente positive della violenza umana, tutto ritorna a far capo unico a questo "rumore bianco" del titolo: per l’appunto il genere di ‘rumore’ prodotto dal consumismo, dai media, dalle masturbazioni mentali, dai progressi delle tecnologie della comunicazione e dalla riduzione dello spazio privato.
La riflessione sulla ‘fascinazione nei confronti di incidenti e catastrofi’ da parte del genere umano in apertura del film White Noise, ovvero, Rumore bianco, ovvero il flusso di onde radio e magnetiche
regista e sceneggiatore che tutto riconduce all’ansia opprimente della consapevolezza della morte, e degli smisurati tentativi di opporvisi, magari con farmaci sperimentali come il fantasmagorico psicofarmaco Dylar, fuori commercio e rilasciato sottobanco in cambio di favori, beh, al minimo poco ortodossi ed amorali. Senza considerare… gli effetti collaterali! Ironia e leggerezza per affondare la lama su questioni di… vitale importanza, appunto.
L’atto secondo nasce con l’evento della ‘nube tossica’, causata dall’incidente tra un camionista ubriaco e un treno con carico chimico ad alta tossicità , appunto. La cosa divertente, mentre al contempo si enfatizza il dramma circostanziale, è il montaggio che si alterna vorticosamente tra le dinamiche dell’incidente e schegge di lezione su Hitler da parte del prof. /Driver. Ed ecco che si torna a parlare della morte, sporgendosi da un’altra sponda. Dopo un tergiversare iniziale, di paure congiunte in famiglia, l’ordine di evacuazione taglia la testa al toro sul da farsi,
ed è l’avvio di un’avventura nell’avventura, destinata a portare a galla qualche scheletro nell’armadio, per quanto accuratamente occultato fino a quel momento. E nel mondo della disinformazione mondiale, ognuno nel proprio piccolo, mente a sua volta sulla verità . Ma ironia e leggerezza continuano a guidarci in questo ginepraio di collettiva sopravvivenza dove c’è persino chi considera una vacanza il soggiorno in un campo militare dovendo condividere, nel quotidiano, la casa con la suocera. Il prof. Jack Gladney (Adam Driver) si vede in pericolo di vita solo per aver sostato due minuti e mezzo per fare benzina, e il riscontro delle probabilità di contaminazione mortale con un medico, a tu per tu con un computer, è da assaporare con estremo piacere per il divertimento. Ma non è certo l’unica occasione: da una stazione di emergenza sui generis, una certa sequenza con la suora tedesca rappresenta un altro di quei siparietti da
non perdere. Dispiace un po' il cinismo di fondo, ma forse non vuole essere che un incentivo a cambiare musica, per non essere inghiottiti dal consumismo da cui ci facciamo cullare e distrarre, per non pensare alla nostra inesorabile fine, e magari, il consiglio dato ai coniugi Gladney dalla suora, ben poco spirituale e molto più umana, non è poi da buttare: “Forse dovreste provare a credere l’uno nell’altraâ€