Dalla 17. Festa del Cinema di Roma (13-23 Ottobre, Auditorium della Musica) - Grand Public - RECENSIONE - Un cast 'iperstellato' nel nuovo progetto di David O. Russell (The Fighter, Il lato positivo, American Hustle, Accidental Love, Joy): Christian Bale, Robert De Niro, Rami Malek, Michael Shannon, Anya Taylor-Joy, Margot Robbie, John David Washington, Timothy Olyphant, Zoe Saldana, sono già a bordo con altri - Dal 27 Ottobre
"L’amicizia e l’amore sono le fondamenta di questo film, e per me, la cosa più importante è l’amicizia tra questi personaggi. L’amicizia tra Harold Woodman e Burt Berendsen è particolarmente importante: hanno fatto un patto e giurato di proteggersi a vicenda e non lasciarsi morire, che poi viene esteso anche a Valerie Voze. Questo patto è il pilastro della storia. È bello avere amici come questi, che hanno visto il meglio di te e possono aiutarti a ricordarlo, a tornare a dare il meglio di te stesso... Il film è basato su una storia scioccante e affascinante, ma volevamo che ci fosse una grande amicizia al centro della storia, il tipo di amicizia che le persone amano trovare nella loro vita e che noi amiamo vedere al cinema. Semplicemente degli amici che si prendono cura l’uno dell’altro in qualsiasi situazione: questo principio avrebbe dovuto rappresentare le fondamenta della loro amicizia. Volevamo inoltre che ognuno di questi personaggi avesse un passato molto specifico alle spalle: in questo modo, sarebbero state persone molto specifiche che fino a quel punto della storia avevano vissuto delle vite molto specifiche. Questi sono personaggi che sanno vivere e sanno amare la vita a dispetto dei loro problemi. Per me, è questo che li rende degli eroi"
Il regista e sceneggiatore David O. Russell
(Amsterdam (già 'Canterbury Glass'); USA 2022; Dramma storico; 134'; Produz.: 20th Century Studios, Canterbury Classic, Forest Hill Entertainment, New Regency Productions; Distribuz.: The Walt Disney Company Italia)
Ambientato negli anni Trenta il film racconta la storia di tre amici: il medico Burt (Christian Bale), l'infermiera Valerie (Margot Robbie) e l'avvocato Harold (John David Washington). Tutti loro sono testimoni di un omicidio, ma finiscono per diventare dei sospettati. È così che, i tre mentre cercano di ristabilire la loro reputazione, scopriranno di essere al centro di una delle trame più sconvolgenti della storia americana.
Set in the '30s, it follows three friends who witness a murder, become suspects themselves, and uncover one of the most outrageous plots in American history.
Commento critico (a cura di PATRIZIA FERRETTI)
“Il vero amore si basa sulla scelta, non sul bisognoâ€
successo per autocontrollo. Ad allietare la cornice ‘vintage’ di questa storia interviene poi persino il Cinegiornale in bianco e nero, dove spunta un Robert De Niro in veste di autorevole Generale.
Vicende che, hanno tutta l’aria di parafrasare i nervi scoperti dei più recenti accadimenti a cavallo della pandemia, abbracciando la visione, come dire, ‘complottista’. La trama, oltremodo ‘frastagliata’ - che potrete leggere nell’ampia sinossi della scheda film - sembra speculare alla narrazione filmica, un po' prolissa e insistita nella parte finale, quanto straordinariamente scorrevole, seppure un tantino logorroica, per la maggior parte della storia.
E’ dunque con grande maestria che David O. Russell conduce lo spettatore da una elettiva storia di amicizia e di amore - che al Burt di Bale affianca l’Harold di John David Washington e la Valerie Voze di Margot Robbie - verso un groviglio complottista di marca politico-sanitaria. Groviglio che passa attraverso l’omicidio di un altro medico, testimone oculare di un qualcosa che non si doveva sapere, e di lì a poco, di sua figlia, dopo che aveva richiesto l’autopsia del padre, sospettando che non fosse
mancato per morte naturale. Ma a sopravvivere dalla rete dei tranelli e dall’avvicendarsi degli accadimenti, è tutta la bellezza dell’Amore e dell’Arte profusa da quel patto suggellato a tre: “tu ti assicuri che non moriamo, e noi ci assicuriamo che non ti uccidanoâ€. Un’Arte che affascina e fa riflettere, soprattutto all’altezza del reimpiego di quelle schegge di proiettili insanguinati.
Ma il trittico dei primi protagonisti è solo la punta dell’iceberg di quella fetta di olimpo hollywoodiano qui chiamato a raccolta per sostenere una tesi tanto amara quanto sinceramente condivisibile. Ed è dunque passando tra le maglie della grande Storia, da cui occhieggiano Gestapo, Nazismo, Mussolini, Hitler, svastiche, cliniche ‘imbarazzanti’, con annessi e connessi, compravendite di politici, a dispetto di una Costituzione sempre più sbeffeggiata, così come la democrazia che si tende ad affossare tentando di bypassare le elezioni, che si giunge al discorso finale di quell’integerrimo Generale Gil Dillenbeck (Robert De
Niro), impermeabile a qualsiasi compravendita, costi quel che costi. Così, mentre si risale ai veri responsabili degli omicidi di cui sopra, ricalcando quasi le orme del noir all’Agatha Christi, si scopre un vaso di Pandora molto più profondo di quel che non avremmo mai immaginato. Ma, molto amaramente, come nella vita, chi rompe non paga mai, e i cocci non sono mai suoi.
Secondo commento critico (a cura di La parola al film)