Streaming: Dall'11 Giugno su Prime Video - "Dedicato a tutti coloro che lottarono e morirono nella guerra dello Yom Kippur" - Data di uscita italiana ancora da definire - RECENSIONE in ANTEPRIMA - Dalla Berlinale 2023 - Sez. Special Gala (Fuori Concorso) - Storia del Primo Ministro Golda Meir interpretata da Helen Mirren - Uscito negli USA il 25 Agosto 2023
Soggetto: Il film è incentrato sulla figura di Golda Meir durante la Guerra dello Yom Kippur. Il 6 ottobre 1973 Egitto, Siria e Giordania hanno organizzato un attacco a sorpresa. Meir, combattendo anche contro i colleghi politici, ha dovuto prendere delle decisioni di grande responsabilità . Che hanno salvato la vita a tante persone civili.
Cast: Helen Mirren (Golda Meir) Camille Cottin (Lou Kaddar) Ed Stoppard (Benny Peled) Dominic Mafham (Haim Bar-Lev) Liev Schreiber (Henry Kissinger) Lior Ashkenazi (David 'Dado' Elazar) Emma Davies (Miss Epstein) Ellie Piercy (Shir Shapiro) Dvir Benedek (Eli Zeira) Sumit Chakravarti (Soldato israeliano) Rotem Keinan (Zvi Zamir) Rami Heuberger (Moshe Dayan) Kit Rakusen (Gideon Meir) Olivia Brody (Ragazza che suona il pianoforte) Oliver Franks (Soldato israeliano)
Effetti Speciali: Edward Chiswell Jones e Sam Trowsdale
Casting: Alex Johnson
Scheda film aggiornata al:
19 Giugno 2025
Sinossi:
In breve:
Il film è incentrato sulla figura di Golda Meir (Helen Mirren), prima premier donna d'Israele. Nota come la "lady di ferro" israeliana, ha dovuto affrontare nel corso del suo mandato durato tra il 1969 e il 1974 diverse situazioni difficili.
Prima tra tutte la guerra del Kippur anche nota come guerra israelo-araba del 1973, che durò dal 6 al 25 ottobre di quell’anno.
Gli eserciti di Egitto, Siria e Giordania condussero un attacco a sorpresa attraversando il Canale di Suez e penetrando nel Golan. Gli israeliani si trovarono in grande difficoltà e in minoranza numerica dal punto di vista militare.
La premier israeliana si è trovata a dover prendere da sola decisioni molto importanti e delicate. La frustrazione di sentirsi isolata in un governo di soli uomini, fu per lei una sfida molto dura. Il suo obiettivo principale, oltre a quello di far cessare il conflitto, era quello di salvare il maggior numero di vite umane.
In dettaglio:
Nell'ottobre del 1973, il Mossad riceve informazioni che implicano che l'Egitto e la Siria si stanno preparando a iniziare una campagna militare contro Israele, che prontamente trasmette al primo ministro israeliano, Golda Meir. Golda è sprezzante nei confronti dell'intelligence, notando la sua incapacità di avviare un contro-piano senza il sostegno del suo ministro della difesa, Moshe Dayan, che è altrettanto speculativo.
Il 6 ottobre, il giorno di Yom Kippur, la cerchia ristretta di Golda la informa che l'Egitto ha ammassato una grande forza di fronte al Canale di Suez, concludendo che le ostilità sarebbero iniziate al tramonto. Pur rendendosi conto del suo ritardo nel prepararsi adeguatamente, Golda si rifiuta di fare una mossa preventiva, ordinando invece una mobilitazione parziale per affrontare la minaccia; Tuttavia, l'attacco inizia presto, il che la sorprende. Altrove, Dayan, che era stato inviato a ispezionare le alture del Golan, è inorridito nello scoprire che la Siria ha lanciato un attacco completo contro le truppe israeliane mal preparate. Stordito, tenta di dimettersi, ma Golda lo convince a non farlo, tuttavia, perde la sua fiducia in lui.
Tra il 7 e l'8 ottobre, con l'Egitto e la Siria che guadagnano terreno in Israele, il capo di stato maggiore dell'IDF, il tenente generale David Elazar, propone di liberare le fortificazioni israeliane nella penisola del Sinai utilizzando la 162ª Divisione guidata dal maggior generale Avraham Adan. Nonostante l'opposizione del capo del Mossad Zvi Zamir, il piano procede, ma gli egiziani sconfiggono le forze israeliane. Il giorno dopo, con l'offensiva siriana rallentata, Dayan propone un attacco aereo su Damasco per fare pressione sull'Egitto. Tuttavia, con una carenza di aerei, l'IAF non è in grado di procedere; in risposta, Golda chiede al segretario di Stato americano Henry Kissinger di fornire jet in eccesso, cosa che lui accetta con riluttanza.
Il quinto giorno, in mezzo a crescenti tensioni, il maggior generale Ariel Sharon propone un'operazione per attraversare il canale utilizzando la 143ª Divisione per sfidare la Seconda e la Terza Armata egiziane. Zvi informa Golda che la 4ª e la 21ª Divisione egiziana avrebbero attraversato il canale in due giorni, lasciando il Cairo indifeso in caso di attacco. Secondo l'intelligence, gli egiziani attraversano il canale e incontrano la resistenza delle forze corazzate israeliane guidate dal tenente generale Haim Bar-Lev e vengono sconfitti.
Il 15 ottobre, le forze di Sharon attraversano il canale in un punto indifeso chiamato "Fattoria cinese". Cadono in un'imboscata da parte delle unità egiziane, a prescindere, mantengono le loro posizioni. Nel frattempo, Elazar si prepara a barricare la Terza Armata tagliando Suez dal Cairo, il che costringerebbe di conseguenza l'Egitto a negoziare. Contemporaneamente, Kissinger fa una visita privata a Golda e la esorta ad accettare un cessate il fuoco. Golda procede comunque con il suo piano, che alla fine costringe l'Egitto a negoziare.
Entro il ventesimo giorno, entrambe le parti concordano ulteriori colloqui diplomatici e di scambiarsi prigionieri di guerra, concludendo di fatto il conflitto. Tuttavia, Zvi informa privatamente Golda che il capo dell'intelligence militare dell'IDF, il generale Eli Zeira, aveva trascurato di monitorare adeguatamente i segnali di intelligence da parte egiziana, il che ha permesso a Israele di essere attaccato alla sprovvista; anche se inorridita, sceglie di portare la colpa invece di proteggere l'IDF dalle polemiche. Nonostante la vittoria, l'intensità del conflitto infligge un tributo emotivo all'anziana Golda, che è colpita dal cancro.
Un anno dopo, nel 1974, Golda testimonia davanti alla Commissione Agranat per la sua condotta durante la guerra. Afferma in via ufficiosa che, nonostante la sua iniziale incertezza, aveva sinceramente sentito che la guerra era certa. Quattro anni dopo, l'8 dicembre 1978, una Golda costretta a letto muore guardando il filmato del suo incontro con il presidente egiziano Anwar Sadat un anno prima.
Il monologo del film informa che la commissione ha scagionato Golda da ogni illecito e che lei ha vissuto abbastanza a lungo per vedere la firma degli accordi di Camp David, le prime misure formali di pace tra Israele e i suoi vicini arabi.
Storyline:
In October 1973, Mossad receives intelligence implying that Egypt and Syria are preparing to commence a military campaign against Israel, which it promptly relays to the Israeli prime minister, Golda Meir. Golda is dismissive of the intelligence, noting her inability to initiate a counter-plan without the support of her defense minister, Moshe Dayan, who too, is equally speculative.
On 6 October, the day of Yom Kippur, Golda's inner circle informs her that Egypt has amassed a large force opposite the Suez Canal, concluding that hostilities would begin by sundown. Although realizing her tardiness in adequately preparing, Golda refuses to make a pre-emptive move, instead ordering a partial mobilization to face the threat; nevertheless, the attack commences early, which surprises her. Elsewhere, Dayan, who had been sent to inspect the Golan Heights, is horrified to discover that Syria has launched a thorough attack against the ill-prepared Israeli troops. Dazed, he attempts to resign, but Golda talks him out of it, nonetheless, she loses her confidence in him.
Between 7–8 October, with Egypt and Syria making gains into Israel, IDF chief of staff Lt. Gen. David Elazar proposes to relieve Israeli fortifications in the Sinai Peninsula using the 162nd Division led by Maj. Gen. Avraham Adan. Despite opposition from Mossad chief Zvi Zamir, the plan proceeds, but the Egyptians defeat the Israeli force. The next day, with the Syrian offensive having slowed, Dayan proposes an air strike on Damascus to put pressure on Egypt. However, with a shortage of planes, the IAF is unable to proceed; in response, Golda requests U.S. secretary of state Henry Kissinger to provide surplus jets, which he reluctantly agrees to.
On the fifth day, amidst increasing tensions, Maj. Gen. Ariel Sharon proposes an operation to cross the canal using the 143rd Division to challenge the Egyptian Second and Third Armies. Zvi informs Golda that the Egyptian 4th and 21st Divisions would cross the canal in two days, leaving Cairo undefended in the event of an attack. Per the intelligence, the Egyptians cross the canal and are met with resistance from Israeli tank forces led by Lt. Gen. Haim Bar-Lev and are defeated.
On 15 October, Sharon’s forces cross the canal at an undefended point called the "Chinese Farm". They are ambushed by Egyptian units, regardless, they maintain their positions. Meanwhile, Elazar prepares to barricade the Third Army by cutting Suez from Cairo, which would accordingly force Egypt into negotiations. Concurrently, Kissinger pays a private visit to Golda and urges her to accept a ceasefire. Golda proceeds with her plan anyway, which finally forces Egypt into talks.
By the twentieth day, both sides agree to further diplomatic talks and to exchange POWs, effectively concluding the conflict. However, Zvi privately informs Golda that IDF military intelligence chief Maj. Gen. Eli Zeira had neglected to properly monitor signals intelligence from the Egyptian side, which allowed Israel to be attacked unawares; although appalled, she chooses to bear the blame instead to shield the IDF from controversy. Despite the victory, the conflict's intensity inflicts an emotional toll on the aged Golda, who is stricken with cancer.
One year later, in 1974, Golda testifies before the Agranat Commission for her conduct during the war. She states off the record that despite her initial uncertainty, she had genuinely felt that war was certain. Four years later, on 8 December 1978, a bedridden Golda dies watching footage of her meeting with Egyptian president Anwar Sadat a year earlier.
The film's monologue informs that the commission cleared Golda of any wrongdoing and that she lived to see the signing of the Camp David Accords, the first formal measures of peace between Israel and its Arab neighbors.
Commento critico (a cura di PATRIZIA FERRETTI)
Golda Meir: endoscopia di un personaggio complesso e controverso, condotta da un tandem da Oscar, con Helen Mirren a tutto campo, diretta dal regista israeliano Guy Nattiv. Uno sguardo unico ed accorato, seppure il film a tratti resti intrappolato nelle pieghe più ‘burocratiche’ dei suoi ‘cunicoli storico-politici-militari’ su cui ha inteso far luce
Non vi è alcun dubbio che sia lei, come del resto promesso fin dal titolo, la protagonista assoluta di Golda. Ed Helen Mirren è per l’appunto qui al suo apice, letteralmente da Oscar. E non tanto per il trucco e parrucco, peraltro considerevole, quanto per l’intensità di quei silenzi, che abitano tanto nelle tormentate elucubrazioni interiori, quanto nelle sofferenze sul piano fisico, indotte dalla malattia, del personaggio Golda Meir. Aliti di pura introspezione, resa iconica da una regia superlativa, in grado di dotare la sua macchina da presa di un cuore pulsante. Il regista israeliano Guy Nattiv si
Guy Nattiv questo progetto abbia un grande valore sentimentale, essendo lui stesso nato proprio nel 1973, l’anno della guerra del Kippur a cui partecipò anche suo padre. Cresciuto nel dopoguerra di quello che è stato già definito “il Vietnam d’Israeleâ€, il regista era stato educato a pensare che Golda Meir fosse un’eroina e, solo crescendo, ha compreso la sua complessità : “Golda non è un personaggio univoco, ha i suoi punti deboli, sbaglia e si prende le sue responsabilità â€.
e sguardo profondo, per permettere alla regia di dar vita ad indimenticabili piani sequenza appuntati sul personaggio che ne mettono a nudo l’anima. In ogni momento: dal tribunale di fronte ad una commissione d’inchiesta che la sottopone, per quanto con gelido garbo, ad un serrato terzo grado; ai momenti di stampo ‘politico-militare’, con incontri su incontri con le eminenze istituzionali del Paese; o perfino agli scorci più intimi che la vedono in ospedale, o a casa propria, assistita costantemente dal suo ‘braccio destro’, o, per meglio dire, una ‘persona di famiglia’ (la Lou Kaddar di Camille Cottin).
La storia ruota sul perno della testimonianza che Golda Meir rilasciò alla Commissione Agranat nell’aprile del 1974, proprio riguardo gli eventi della guerra del Kippur. Il conflitto scoppiò il 6 ottobre 1973 quando le forze armate di Egitto, Siria e Giordania lanciarono un attacco militare a sorpresa contro Israele nel giorno più sacro del
calendario ebraico. Ci vollero 18 giorni prima che le Nazioni Unite imponessero il cessate il fuoco e le perdite furono migliaia in entrambe le fazioni.
Ovvio che una storia orecchiata da lontano come questa, di cui non si conoscono certo le pieghe più nascoste - cui invece la regia tiene a non lasciarne indietro alcuna - non hanno sempre un appeal cinematografico e rischiano di far perdere quota ad una pellicola altrimenti davvero importante e particolare. Ispirato alla storia di Golda Meir - il primo, e al momento unico, premier donna nella storia dello Stato d’Israele - il film si concentra proprio sulle tre settimane del conflitto del 1973, durante il quale 3000 soldati israeliani persero la vita. Assistere alla perdita di un’intera generazione non solo ha evidentemente rappresentato per Meir una disfatta sul piano politico: sul suo taccuino ha tenuto il conto di ciascuna delle 3000 vite spezzate dal
conflitto, considerandole alla stregua di un lutto personale. Amata e odiata dunque, per le decisioni prese durante questa straziante guerra, senza mai rinnegare le proprie responsabilità , Meir ha ispirato adattamenti televisivi e teatrali, arrivando dunque al cinema nel 2023, per l’appunto con Helen Mirren che, dall’alto della sua regale e umanissima interpretazione della Regina Elisabetta in The Queen, ritrae ora quest’altra figura femminile, di grande spicco politico, al punto da determinare le sorti dello Stato di Israele, tratteggiandone un’umanità altra: tra determinazione ferrea e coraggio da vendere, pur traslucida di senso materno, del dovere ma anche di una compassione e una solidarietà mai sbandierate, seppur non certo senza le sue contraddizioni. Nulla di familiare con i precedenti ‘ritratti’ appuntati su Golda Meyer, in passato interpretata da attrici come Ingrid Bergman (nella miniserie TV Una donna di nome Golda) ed Anne Bancroft (nello spettacolo di Broadway Golda). Questo Golda è un
racconto peraltro reso unico dall’enorme mole di documenti solo recentemente desecretati e da cui è stata tratta ispirazione.
Si diceva le pieghe più nascoste, a cominciare dalla nascita dello Stato d’Israele nel 1948 e su su fino ai fatti degli anni Sessanta e Settanta, attraverso una telecronaca corredata da tessere oblique di storia in bianco e nero, tra carrellate orientate e orientabili, didascalie iniettate in un montaggio serrato, asciutto ma puntuale, facendosi largo in suggestive soggettive dove troneggiano minimalisti primissimi piani di oggetti, come ad esempio le pale di un ventilatore, una tazzina di caffè nero e, soprattutto, il posacenere stracarico di mozziconi. Le tessere rilucenti di un modo di fare cinema profondamente intimista, e non tanto per i flashback storici che fanno il film - quei giorni fatali in cui la concezione dello stato israeliano riguardo alla propria superiorità militare sui vicini arabi andò totalmente in frantumi - quanto
del saper rendere palpabile la sensazione opprimente provata a pelle per le decisioni che Golda Meyer ha dovuto prendere: non è un caso che il film sia stato per lo più girato in ambienti claustrofobici, come bunker, uffici governativi, angusti corridoi e camere d’ospedale, incluse le retrovie con scaffali abitati da cadaveri classificati. Retrovie ideali da percorrere soprattutto se si vuole tenere segreta l’altra battaglia parallela combattuta da Golda Meyer, contro il cancro linfatico: quello che l’avrebbe poi uccisa da lì a cinque anni più tardi, nel 1978. Ambienti dove gli intensi chiaroscuri si sprecano e le metafore spuntano qua e là , magari sulla scia di uno stormo di uccelli in volo, prima del rivelarsi del loro tragico destino.
Certo è che questo Golda ci raggiunge peraltro con un tempismo incredibile: come spesso accade, la Storia sembra tristemente ripetersi, dimenticando lezioni del suo stesso passato, per quanto memorabili, ed eredità sacre
Golda Meir/Mirren: "Ah, questi russi non hanno portato altro che disgrazie nel mondo!"
Henry Kissinger (Liev Schreiber): "In tempi normali sarei d'accordo con te. Ma c'è anche Tolstoj"
Golda Meir/Mirren: "E Dostoevskij. Sofferenza in ogni pagina"
Henry Kissinger/Schreiber: "Il Presidente Nixon ti manda i saluti. Quando beve parla di te"
Golda Meir: "Deve avere il mio nome sulle labbra tutto il tempo"
(ridono entrambi)
Golda Meir/Mirren racconta a Henry Kissinger/Schreiber di quando era bambina: "A Natale, in Ucraina mio padre sbarrava le finestre di casa per proteggerci dai cosacchi che si ubriacavano e aggredivano gli ebrei. Li picchiavano in strada per divertimento. Mio padre ci nascondeva in cantina. E stavamo in silenzio sperando che gli assassini non ci trovassero... Il volto di mio padre Henry. Non dimenticherò mai quello sguardo. Voleva solo proteggere i suoi figli. Non sono più quella ragazzina nascosta in cantina!"