I ‘RECUPERATI’ di ‘CelluloidPortraits’ - RECENSIONE - Il film è disponibile in streaming online su Sky e Now dal 21 luglio 2021; su Prime Video dal 30 Settembre 2020.
"Al Dr. John Sharpe di Londra il quale nel 1957, un decennio prima che in Inghilterra i medici potessero legalmente eseguire un aborto per motivi diversi da quelli di salute della donna, si prese il considerevole rischio di far abortire una 22enne americana che stava per partire per l'India. Sapendo soltanto che lei aveva rotto un fidanzamento per andare verso un destino sconosciuto, lui le disse 'Devi promettermi due cose. La prima, non dirai a nessuno il mio nome. La seconda, farai della tua vita quello che vorrai tu'". Gloria Steinem (autobiografia My Life on the Road, 2015)
(The Glorias; USA 2020; biopic drammatico; 139'; Produz.: Artemis Rising Foundation, Page Fifty-Four Pictures, The Glorias; Distribuz.: Prime Video)
Olivia Jordan (Ruby) Terrence Clowe (Barber) Annika Pampel (Coniglietta al Playboy Olga) Billie D. Merritt (Donna al raduno sull'aborto) Mo Brings Plenty (Charlie Soap)
Musica: Elliot Goldenthal
Costumi: Sandy Powell
Scenografia: Kim Jennings
Fotografia: Rodrigo Prieto
Montaggio: Sabine Hoffman
Effetti Speciali: Morgan McMath Rogers e Bruno Van Zeebroeck (supervisori)
Makeup: Judy Chin (direzione)
Casting: Bernard Telsey
Scheda film aggiornata al:
15 Settembre 2021
Sinossi:
In breve:
Il film racconta una storia vera, quella di Gloria Steinem, una giornalista e scrittrice, divenuta icona del movimento femminista grazie all'attivismo che ha portato avanti nel corso della sua vita. I suoi scritti hanno influenzato le generazioni successive, che l'hanno consacrata a figura influente e grande combattente per i diritti delle donne in tutto il mondo. Un'esistenza devota al movimento, che l'ha portata a viaggiare in India da giovane, a fondare la rivista Ms. a New York e a prender parte alla Conferenza nazionale delle donne del 1977 e in tutte le riunioni successive.
Synopsis:
The story of feminist icon Gloria Steinem's itinerant childhood and its influence on her life as a writer, activist and organizer for women's rights worldwide
Commento critico (a cura di PATRIZIA FERRETTI)
“Viaggiare è la migliore scuola… Non sapere cosa farai domani può essere meravigliosoâ€
Quel che è certo è che non si tratta di un biopic convenzionale. Anche se il tratteggio alquanto prolisso degli eventi rischia di andare ad inquinare persino la contaminazione di generi di un meta-cinema che inscena i pensieri in soggettiva della protagonista come se danzassero su un palcoscenico multietnico. Ma a questo arriviamo dopo.
Si dice della protagonista, ma forse dovremmo dire delle protagoniste, o, per meglio dire, della protagonista nelle quattro età di fondo che la regista Julie Taymor (Frida, Across Universe, Tempest) rende interattive tra loro in un modo alquanto eccentrico ed originale. Nella perifrasi cinematografica in bianco e nero - la veste ideale della memoria - di contro al colore del resto della storia, in un bus incontriamo per la prima volta Gloria Steinem bambina (Ryan Kiera Armstrong). Fedele ad un racconto fatto di schegge
E la protagonista, che nasce dal romanzo autobiografico My Life on the Road della stessa Gloria Steinem, sul grande schermo prende tutto il glamour naturalistico vestito a pelle da Julianne Moore, chiave di volta e di svolta in pendant con la Gloria giovane di Alicia Wikander, per rievocare l’operato ante litteram di un movimento per le donne - ma di fatto contro ogni discriminazione possibile, di razza, di etnia, dintorni e contorni - portato avanti, sull’onda del ‘viaggio’ personale di Gloria, o, per meglio dire, de ‘le Gloria’ (The
ammiccanti ogni velleità di rivalsa. Rivalsa regolarmente militata sulle piazze in ogni parte del mondo, perfino meglio che sulla pagina scritta. Una conquista comunque mai scontata e anzi, da affrontare ogni volta come un’ennesima scalata irta di ostacoli: “qui al giornale, le donne fanno ricerche e gli uomini scrivonoâ€
Ma la voglia di rivalsa e di veder realizzati gli obiettivi è tanta ed incalza:“Smettiamo di succhiare e iniziamo a mordereâ€. Una scalata destinata ad acquisire quel genere di risultati che portano una militante a considerare a quale dimensione identitaria siano arrivate: “Ti do una notizia, noi siamo diventate quegli uomini che avremmo dovuto sposareâ€. Non senza un pizzico di umorismo: “Se gli uomini restassero incinti, l’aborto sarebbe un sacramentoâ€. Una genesi di ‘pari opportunità ’ che nasce da molto lontano dunque - come già peraltro narrato in altre storie - e che trova una portavoce galoppante in questa Gloria Steinem che ha
speso la propria vita in un lungo viaggio lungo una poliedrica lotta condivisa per i diritti delle donne ma non solo: sembra paradossale il momento della sua omelia in Chiesa, con l’approvazione del sacerdote. Così Alicia Wikander e Julianne Moore si contendono il podio di questo incredibile percorso, lasciandosi seguire a distanza dalle altre due piccole icone di età ben più verdi di questa mitica Gloria, icona di combattente che fa la sua comparsa in una convention finale incorniciata nella stessa location di Forrest Gump (all’altezza dell’incontro tra il Gump di Tom Hanks e la Jenny di Robin Wright). E come in Forrest Gump, anche in in The Glorias, al fianco del/della protagonista, si attraversano i decenni con le varie falle di sistema, con tutte le lotte, le conquiste e i fallimenti che la Storia ci ha consegnato in eredità , contro le diseguaglianze e le discriminazioni.
In proposito devo dire
che ci sono passaggi dello script, in dirittura del finale, che suonano come un inquietante monito per il nostro presente contemporaneo: “Siamo legati, non siamo schierati… questo è il lato positivo del lato negativo… La Costituzione non comincia con io, Presidente, ma con noi, il popoloâ€. Beh, qualcuno a tutt’oggi tende evidentemente a dimenticarselo!
Secondo commento critico (a cura di La parola al film)