RECENSIONE - Naomi Watts esperta scalatrice nei guai - In streaming sulle principali piattaforme digitali
(Infinite Storm; REGNO UNITO/POLONIA/AUSTRALIA 2022; drammatico; 104'; Produz.: Maven Screen Media, JamTart Productions, Studio Orka in co-produzione con Polski Instytut Sztuki Filmowej e co-finanziato da dFlights)
Soggetto: Basato su un episodio di vita reale di Pam Bales.
Cast: Naomi Watts (Pam Bales) Billy Howle (John) Denis O'Hare (Dave) Eliot Sumner (Will) Parker Sawyers (Patrick) Joshua Rollins (Finn) Arya Petric (1a figlia di Pam) Lina Kolenko (2a figlia di Pam) Kaja Dolenc (La doppia figlia di Pam n. 1) Alja Gacnik (La doppia figlia di Pam n. 2) Brina Merhar (La figlia di Pam torna su) Karin Putrih (Doppio di Pam) Richard Faillace (Giornalista) Trisha Arnold (Giornalista)
Musica: Lorne Balfe
Costumi: Katarzyna Lewinska
Scenografia: Mojca Crnic, Katja Soltes
Fotografia: Michal Englert
Montaggio: Agata Cierniak, Jaroslaw Kaminski
Casting: Vanja Sepec (Slovenia)
Scheda film aggiornata al:
17 Ottobre 2022
Sinossi:
In breve:
Pam Bales (Naomi Watts), una scalatrice esperta, s'inerpica sul monte Washington da sola, ma è costretta a tornare indietro a causa di una bufera imminente. Durante la discesa, scopre un altro escursionista, disteso privo di coscienza nella neve, e lo aiuta. Lo sconosciuto però si dimostra poco collaborativo, non rivelandole neanche il suo nome: si è infatti spinto fin là per porre fine alla sua vita. Pam però non demorde e, soprannominatolo John (Billy Howle), comincia con lui la discesa. Ma la notte si avvicina e le condizioni atmosferiche non fanno che peggiorare...
Short Synopsis:
As an experienced climber (Naomi Watts) ascends Mt. Washington, she turns back before she reaches the summit as a huge blizzard approaches. But on her way down, she encounters a lone, stranded man, and takes it upon herself to get them both down the mountain before nightfall arrives and they succumb to the storm. Based on a true story.
Commento critico (a cura di PATRIZIA FERRETTI)
“Costa meno della terapia e…, la montagna ascolta sempreâ€
esattamente a queste cui ci si riferisce. Titolo che va a spalmarsi su un film complessivamente noiosetto, con scarso mordente e soprattutto ridondante di guai e rischi - alcuni innestati in dinamiche anche poco credibili - cui un’esperta scalatrice come la protagonista dovrebbe mettere nel conto e sapere come tener loro testa. Cosa che, in un modo o nell’altro, d’altra parte riesce a fare comunque. Ma il caso di Palm/Watts tiene sottotraccia la vera ‘tempesta infinita’, quella che la rende così temeraria e determinata da risultare quasi persino incurante del pericolo, ma anche quella per cui non riesce a continuare a vivere sul serio.
Nel percorso che affronta in una giornata del tutto particolare - per cui, a dispetto delle pessime previsioni metereologiche si avventura ugualmente nella scalata individuando la presenza di un altro escursionista da un’auto parcheggiata a valle - c’è il desiderio di onorare una ricorrenza importante. Ricorrenza
che si intuisce avere a che fare con le sue due bambine, morte in circostanze che non ci è dato sapere se non alla fine. Peccato che il film occupi tutto il tempo a disposizione sulle tracce di questo escursionista - il John di Billy Howle - e sui vari incidenti più o meno gravi di percorso condivisi. E’ solo verso il finale che si apre dunque la finestra funzionale a spiegare i motivi del lassismo dell’escursionista, naturalmente versato a lasciarsi andare, e della determinazione di lei a salvare entrambi ad ogni costo. Le loro rispettive confessioni spiegano ogni cosa: quella di lui è una rivelazione completa, quella di lei esprime pienamente quanto occhieggiato qua e là strada facendo per indizi. E’ dunque a questo punto che si svela la piena portata di quell’infinita tempesta interiore che sembra non poter avere mai fine. Un’esperienza la loro, di sopravvivenza - ad
alta quota prima, e durante il ritorno accidentato in una girandola di insidie dopo - di portata catartica. Un pilastro di riferimento imprescindibile per poter tornare a riprendere le fila delle loro vite, già segnate da lutti impossibili da dimenticare. Un registro che avrebbe forse meritato maggior respiro rispetto a quanto di fatto concesso.
Secondo commento critico (a cura di La parola al film)