Cast: Riz Ahmed (Ruben Stone) Olivia Cooke (Louise 'Lou' Berger) Paul Raci (Joe) Lauren Ridloff (Diane) Mathieu Amalric (Richard Berger) Tom Kemp (Dr. Paysinger) Domenico Toledo (Michael) Chelsea Lee (Jenn) Shaheem Sanchez (Shaheem) Chris Perfetti (Harlan) Bill Thorpe (L'uomo) Michael Tow (Farmacista) William Xifaras (Padre di Michael) Rena Maliszewski (Audiologo) Elan Sicroff (Pianista)
Musica: Nicolas Becker e Abraham Marder
Costumi: Megan Stark Evans
Scenografia: Jeremy Woodward
Fotografia: Daniël Bouquet
Montaggio: Mikkel E.G. Nielsen
Makeup: Julie LeShane (direttrice trucco); Stuart Gordon Tribble (direttore parrucco)
Casting: Susan Shopmaker
Scheda film aggiornata al:
02 Maggio 2021
Sinossi:
In breve:
Un batterista vede la sua vita e la sua relazione con la compagna di band messe in discussione dopo aver cominciato improvvisamente e irreparabilmente a perdere l'udito, ma non si rassegna a dover affrontare la vita da un'altra prospettiva
Commento critico (a cura di PATRIZIA FERRETTI)
Non c’è bisogno di essere specialisti di musica punk-metal per riconoscere il tocco assolutamente ‘sperimentale’ del brano esibito dalla coppia, in arte e nella vita, composta dal batterista Ruben Stone (il miglior ruolo di Riz Ahmed, Il principe del deserto, Il fondamentalista riluttante) e dalla cantante Louise 'Lou' Berger (Olivia Cooke). Brano forte e stridente, muscolare e persino al limite del disturbante, indubbiamente ad alto impatto, quello preposto ad aprire il varco ad un dramma personale che avremo l’impressione di vivere a nostra volta in prima persona. E non solo per merito dell’interpretazione viscerale, in primo luogo del protagonista, ma anche per la straordinaria orchestrazione nella resa del problema, in una soggettiva alternata a quella realtà oggettiva che di lì a poco non potrà più essere parte della vita del protagonista. Un’orchestrazione con cui Darius Marder (esperienza da documentarista e già sceneggiatore di Come un tuono) ci sorprende con
il debutto alla regia di Sound of Metal, titolo di cui scopriremo la doppia valenza significante: il suono del ‘metal’ come genere musicale ed il suono metallico della nuova realtà di Ruben/Ahmed.
Si tratta di un percorso in cui si contempla la riabilitazione alla vita più che a una professione, decisamente in bilico, passando per tutto lo smarrimento ed il disagio possibili di chi, ad un certo punto, non ha più la percezione uditiva che madre natura riserva ai comuni mortali. E se questo può esser duro da affrontare per chiunque, provate ad immaginare per un musicista! Mentre scopre sconcertato l’improvvisa insorgenza di un handicap estremamente invasivo come la perdita dell’udito, sente gravare come un macigno pure la responsabilità di quanto tutto questo vada a gravare anche sulla carriera della propria compagna! Una coppia dal legame forte, tipico di chi ha condiviso l’escalation di una ‘rinascita’ reciproca, quella che ha permesso
a ciascuno di lasciarsi alle spalle dipendenze di diversa natura. Alla luce dell’inattesa novità il film si spalma letteralmente sul percorso, soprattutto ‘interiore’, del protagonista. Un percorso che si fa nuova presa di coscienza, lenta e sofferta, tra conati di rabbia e di impotenza, prima dell’accettazione che arriverà solo verso l’epilogo. L’intero percorso di Ruben/Ahmed diventa una battaglia quotidiana che dovrà combattere da solo, entrando di malavoglia in una comunità di sordomuti, che vede la sua ‘linea guida’ nel soggetto più anziano, il veterano del Vietnam Joe che Paul Raci carica di tutto il carisma necessario: uno specchio su cui far riflettere coscienza e percezione delle cose per imparare inedite declinazioni.
Il piano sequenza dello stupendo finale, celebra poi, immortalandolo nel totale silenzio, quel senso di quiete e di pace cui avrebbe dovuto aspirare Ruben con il terapeutico esercizio della scrittura in totale solitudine. E’ un ritrovarsi in una catarsi