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    IL COLORE VENUTO DALLO SPAZIO

    La follia di Nicolas Cage indotta da un'esplosione di colore aliena - RECENSIONE

    "Che cosa sia, Dio solo lo sa. In termini di materia suppongo che la cosa sia un gas, ma obbediente a leggi che non sono quelle del nostro cosmo; non è il frutto dei pianeti o dei soli che splendono nei telescopi […] non è un soffio dei cieli di cui i nostri astronomi misurano i moti e le dimensioni […] era soltanto un colore venuto dallo spazio, messaggero spaventoso degli informi reami dell’infinito, al di là della natura che conosciamo"

    (Lo scrittore Howard Phillips Lovecraft nel racconto Il colore venuto dallo spazio, 1927)

    (Color Out of Space; USA/PORTOGALLO/MALESIA 2019; Horror, Sci-Fi; 111'; Produz.: SpectreVision/ACE Pictures Entertainment/XYZ Films, in associaz. con BRO Cinema; Distribuz.: Adler Entertainment/CG Entertainment)

    Locandina italiana Il colore venuto dallo spazio

    Rating by
    Celluloid Portraits:




    Titolo in italiano: Il colore venuto dallo spazio

    Titolo in lingua originale: Color Out of Space

    Anno di produzione: 2019

    Anno di uscita: 2020

    Regia: Richard Stanley

    Sceneggiatura: Richard Stanley e Scarlett Amaris

    Soggetto: Tratto dall'omonimo racconto di H.P. Lovecraft The Colour out of Space

    Cast: Nicolas Cage (Nathan Gardner)
    Joely Richardson (Theresa Gardner)
    Madeleine Arthur (Lavinia Gardner)
    Elliot Knight (Ward Phillips)
    Brendan Meyer (Benny Gardner)
    Julian Hilliard (Jack Gardner)
    Tommy Chong (Ezra)
    Josh C. Waller (Sceriffo Pierce)
    Q'orianka Kilcher (Sindaco Tooma)
    Melissa Nearman (Reporter)
    Amanda Booth (Segretaria)
    Keith Harle (Hunter Jake)
    Xibanga (Il cavallo Comet)
    Ulisses (Il cavallo Comet)
    Laia (Il cane Sam)

    Musica: Colin Stetson

    Costumi: Patrícia Dória

    Scenografia: Katie Byron

    Fotografia: Steve Annis

    Montaggio: Brett W. Bachman

    Effetti Speciali: Filipe Pereira (supervisore effetti speciali); Joaquín Gutiérrez (supervisore effetti visivi)

    Makeup: Abigail Machado (direttrice del reparto trucco); Sandra Meleiro (direttrice del reparto parrucco)

    Casting: Danielle Aufiero e Amber Horn

    Scheda film aggiornata al: 03 Gennaio 2021

    Sinossi:

    In breve:

    La famiglia Gardner si trasferisce in una remota fattoria del New England per sfuggire alla frenesia del XXI secolo. Mentre si adattano a questa nuova vita, un meteorite si schianta davanti alla loro casa e sembra fondersi con il suolo, infettando sia il terreno sia le proprietà dello spazio-tempo con uno strano colore extraterrestre. I Gardner scoprono con orrore che questa forza aliena sta mutando gradualmente ogni forma di vita che tocca… inclusa la loro.

    Commento critico (a cura di PATRIZIA FERRETTI)

    L’esoterismo ‘fai da te’ come apripista:

    L’esoterismo ‘fai da te’ dell’inizio, con la giovane protagonista - la Lavinia Gardner di Madeleine Arthur – che, in un rituale di altri tempi, dal sapore ancestrale, tenta di ingraziarsi le forze della natura e dello spirito per salvare la madre dal cancro, rappresenta di per sé, la cornice più significativa, per sviluppare l’embrione di una storia tentacolare anche per i generi che incorpora, facendosi largo tra simbolismi, sci fi ed horror a grappolo. A grappolo proprio come tutte le citazioni d’autore che incapsula e sintetizza in un unicum. Unicum che, pur non avendo di fatto nulla di originale, si prova a sillabare una sua lingua, trincerandosi dietro una veste di copertina da B Movie con un suo colore dominante: il viola/magenta in tutte le sue psichedeliche sfumature.

    Un tocco di stile che radica nella formazione del regista:

    Alla luce del background di un regista come Richard

    Stanley (Demoniaca, Harware-Metallo letale, L’isola perduta), sudafricano antropologo per formazione e per pratica - a lungo al fianco della madre, antropologa per l’appunto, in numerosi viaggi di studio - riaffiorano qui i suoi spiccati interessi per folclore e stregoneria, non a caso divenuti centrali nel suo percorso cinematografico, e dunque anche ne Il colore venuto dallo spazio.

    Scenario classico con il germe di una contaminazione post moderna:

    Tratto dall'omonimo racconto di H.P. Lovecraft The Colour out of Space, la storia si incastona nel più classico degli scenari per dar vita ad un incubo, per l’appunto in una remota fattoria sperduta nel New England, laddove trova rifugio la famiglia Gardner: Nathan (Nicolas Cage) e Theresa (Joely Richardson), con i tre figli Lavinia (Madeleine Arthur), Benny (Brendan Meyer) e Jack (Julian Hilliard). Nessuno di loro può immaginare, neppure lontanamente, quello che sta per accadere, e tantomeno fino a che punto stravolgerà le loro vite.

    Un meteorite che va a schiantarsi davanti alla loro casa sembra fondersi con il suolo ed infettare terreno e falde acquifere, materia posta al vaglio del giovane idrologo Ward Phillips (Elliot Knight), dando luogo a strani fenomeni mutageni. Ma quando si verificano effetti mutanti anche nelle coordinate assiali dello spazio-tempo - con quell’inquietante colore viola-magenta declinato in tutte le sue sfumature in movimenti ad effetto - si misura appieno la devastante portata del fenomeno, assolutamente fuori controllo. Una forza aliena mutante così come ogni forma di vita con cui entra in contatto. Occasione ghiotta per effetti visivi che scartano dal digitale pur facendone indubbiamente ricorso, mantenendo sempre viva l’anima spiccatamente ancestrale del film che trova il suo volto simbolo più eclatante nel personaggio del vegliardo Ezdra (Tommy Chong), ahimè destinato a restare nel marginale cono d’ombra dei primi protagonisti.

    Quali citazioni?:

    Le citazioni a grappolo ne Il colore venuto dallo spazio si

    sprecano: Poltergeist, soprattutto per il video televisivo come veicolo di trasmissione e comunicazione con forme aliene o presenze non terrestri, ma anche, se vogliamo, per i rituali (vedi l’indiano nel secondo atto della trilogia) versati a stabilire, in un ancestrale retaggio, un nesso tra l’uomo e la spiritualità della natura e degli animali con cui deve aspirare a vivere in armonia; Alien, per alcuni riferimenti iconografici tentacolari e il concetto di contaminazione fisica e psichica; La cosa (vedi la trasformazione orrorifica, molto carnale e sanguinolenta dei cani nel recinto prima ancora che delle persone); Invasion (originale e remake) con la proliferazione di fiori inediti e mai piantati. Tra i motivi iconografico-iconologici di ritorno anche la gigantesca esplosione che illumina il cielo, mentre abbondano altresì fonti letterarie antiche sui motivi chiave della paura e di iconiche location, elettive per l’orrore in campo. Già in Incontri ravvicinati del terzo tipo poi, i

    veicoli primari di intromissioni aliene erano luce e colore invasivi e rumorosi, mentre Il villaggio dei dannati ricorre qui per l’iride luminosa, semplice o doppia nella luminosità amplificata e sinistra. Torna anche l’idea dello stop in cui il protagonista resta in blackout fisico e psichico per un po' di tempo, frazione in cui avviene la contaminazione preannunciando la conseguente trasformazione e propagazione. In alcuni passaggi si richiama in causa persino Blob-Fluido mortale.

    Il climax dei climax una sequenza horror particolarmente disturbante:

    L’apice del climax arriva col precipitare degli eventi in una sequenza horror particolarmente disturbante: la graduale e lenta mutazione, senza salvezza né ritorno, della madre di famiglia e del figlio più piccolo, come assimilati in un unico essere, i cui lamenti congiunti e protratti ad oltranza dilatano la durata del fenomeno, tanto quanto basta da recare sufficiente disturbo allo spettatore, nella probabile consapevolezza di voler raggiungere esattamente quell’obiettivo e quel

    preciso risultato, rendendo peraltro del tutto plausibile e logica, la pazzia del marito e padre di famiglia (il Nathan di Nicolas Cage).

    In conclusione:

    Il colore venuto dallo spazio di Richard Stanley si offre in una cifra stilistica che coniuga antico e moderno, mantenendo la supremazia di un’anima rustica che alita su tutta la pellicola dopo esser stata rinvenuta in fondo all’iconico pozzo, e non solo. Un nuovo ibrido in celluloide insomma, giocato tra B movie, vecchio romanzo Sci-Fi, dal retrogusto asprigno come lo stesso colore portabandiera, terreno su cui gli interpreti protagonisti, corazzati di spirito camaleontico, sanno bene come spalmarsi in un corale afflato.

    Secondo commento critico (a cura di La parola al film)










    trailer ufficiale:

    Links:

    • Nicolas Cage

    • Joely Richardson

    • Madeleine Arthur

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    Galleria Video:

    Il colore venuto dallo spazio - trailer

    Il colore venuto dallo spazio - trailer (versione originale) - Color Out of Space

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