Al cinema: le uscite della settimana 15-21 Giugno - RECENSIONE - Dal 19 Maggio on demand sulle piattaforme SKY PRIMAFILA Premiere, APPLE TV, CHILI, GOOGLE PLAY, INFINITY, TIMVISION, RAKUTEN TV, THE FILM CLUB E CG DIGITAL.
Ulrich Mott, un ambizioso scalatore sociale, sposa una ricca vedova a Washington DC per unirsi a potenti attori politici. E' questa la storia, ispirata dalla realtĂ , per quanto incredibile possa essa sembrare, su cui Christoph Waltz si imbarca come interprete e come debuttante regista, chiamando nel cast a sostenerlo Vanessa Redgrave ed Annette Bening. Ne esce un soddisfacente dramedy declinato in noir a tratti persino divertente.
(Georgetown; USA 2019; Biopic dramedy-noir; 99'; Produz.: InterTitle Films, Metalwork Pictures e Romulus Entertainment; Distribuz.: Vision Distribution)
Cast: Christoph Waltz (Ulrich Mott) Annette Bening (Amanda Brecht) Vanessa Redgrave (Elsa Brecht) Corey Hawkins (Daniel Volker) Noam Jenkins (Talabani) Caroline Palmer (Hotel Clerk) Sergio Di Zio (Gordon Nichols) Saad Siddiqui (Zahari) Paulino Nunes (Prosecutor Kirshner) David Reale (Weatherford) Ron Lea (Detective Reid) Laura De Carteret (Eleanor Price)
Musica: Lorne Balfe
Costumi: Claire Nadon e Charlene Chuck Seniuk
Scenografia: Andrew Berry
Fotografia: Henry Braham
Montaggio: Brett M. Reed
Makeup: Catherine Davies Irvine
Casting: Kerry Barden, John Buchan, Jason Knight e Paul Schnee
Scheda film aggiornata al:
29 Giugno 2020
Sinossi:
In breve:
Albrecht Moth è un eccentrico arrampicatore sociale che seduce e sposa una ricca e vecchia vedova, Viola Drath. Muth e Drath entrano nei più importanti circoli politici con il lancio di sontuosi eventi. Muth mente però largamente sul suo passato. Dopo l'omicidio di Viola, nella loro casa a Georgetown, nel 2011, Moth venne condannato a 50 anni di prigione.
In dettaglio:
Nel mondo di intrighi politici e pettegolezzi che caratterizza la scena sociale di Washington, poche coppie si sono distinte come quella formata dalla tedesca Elsa Breht e dal marito Ulrich Mott. Nella loro casa nel quartiere di Georgetown, una sera ospitano leader mondiali e giudici della Corte Suprema quando la conversazione verte si cosa abbia spinto i padroni di casa a sposarsi. Amanda, il giudice federale figlia di Elsa, è incomprensibile che un'ottantenne come la madre con amici molto influenti si sia innamorata di un uomo di trent'anni più piccolo e dalla dubbia reputazione come Ulrich. Quando la mattina del 13 agosto 2011 Elsa viene trovata morta, Mott diviene sin da subito il primo sospettato: sarà proprio Amanda a portare alla luce uno stupefacente universo di menzogne, falsità e delusioni.
Short Synopsis:
Ulrich Mott, an ambitious social climber, marries a wealthy widow in Washington D.C. in order to mix with powerful political players
Commento critico (a cura di PATRIZIA FERRETTI)
“Lei mi ha prestato le ali con le quali io adesso prendo il volo”
Non si direbbe mai che un personaggio come Ulrich Mott sia realmente esistito. Invece è proprio così, e il suo incredibile excursus esistenziale è stato raccontato nell’articolo del “New York Times” intitolato Il peggior matrimonio di Georgetown. A riprenderne le fila per portare la vicenda del più eccentrico e spregiudicato degli impostori sul grande schermo, con Georgetown, è l’attore Christoph Waltz (Bastardi senza gloria, Carnage, Django Unchained, Big Eyes) che qui, oltre a farsi carico dell’interpretazione del protagonista Ulrich Mott, si lancia pure con il debutto alla regia. E devo dire con risultati più che soddisfacenti su entrambi i fronti. Waltz sceglie una cornice narrativa di stampo letterario, scandita da capitoli con il vessillo dell’ironia in mano, al cui interno si muove a scacchiera tra passato e presente, col pretesto di un’esigenza di testimonianza, o in tribunale
carrellata raso terra che termina con la visione del visionario impostore.
A fare da spalla all’esuberante protagonista fino all’ultimo, lapidario capitolo, in cui si arriva finalmente alla verità , c’è la più vegliarda ed improbabile delle spose: personaggio in cui, giocandosela tra ingenuità e sagacia battagliera, eccelle Vanessa Redgrave, naturalmente tradotta in Elsa Brecht, giornalista di successo ben introdotta negli ambienti che contano. Lo sgomento della figlia Amanda - una sotto impiegata Annette Bening alle prese con un personaggio intonso, pensato al servizio della coppia protagonista - è palpabile fin dall’inizio, quando in occasione di una visita alla madre, trova l’ennesimo festino in corso. Lo si capisce subito dalla sua presenza, solo fisica, alimentata da un pungente silenzio prima di abbandonare la tavola a metà cena, sempre senza una parola. Il contrasto tra madre e figlia si avvolge, spesso arroventato, intorno al fuso di quell’Ulrich/Waltz che Amanda/Bening trova sinistramente troppo giovane ed