Cast: John Goodman (William Mulligan) Ashton Sanders (Gabriel Drummond) Jonathan Majors (Rafe Drummond) Machine Gun Kelly (Jurgis) Vera Farmiga (Jane Doe) Alan Ruck (Charles Rittenhouse) Madeline Brewer (Rula) Kevin J. O'Connor (Kermode) James Ransone (Patrick Ellison) Ben Daniels (Daniel) Caitlin Ewald (Anita) Lawrence Grimm (Evan Hayes) Guy Van Swearingen (Eddie il sacerdote) Elena Marisa Flores (Flores) D.B. Sweeney (Levitt) Cast completo
Kevin Dunn (Capo della polizia Eugene Igoe) Ta'Rhonda Jones (Barbosa) Chronicle Ganawah (Posner) KiKi Layne (Carrie) Avery Lee (Medico) Shannon Cochran (Kathy Mulligan) Dennis Hindman (Ufficiale Davis)
Musica: Rob Simonsen
Costumi: Abby O'Sullivan
Scenografia: Keith P. Cunningham
Fotografia: Alex Disenhof
Montaggio: Andrew Groves
Effetti Speciali: Ryan Steinhouse (coordinatore effetti speciali); Eric Pascarelli (supervisore effetti visivi)
Makeup: Zsofia Otvos (capo dipartimento makeup); Katherine Kousakis (capo dipartimento acconciature)
Casting: Sheila Jaffe e Joan Philo
Scheda film aggiornata al:
07 Agosto 2019
Sinossi:
In breve:
Dieci anni dopo un’invasione aliena, l’ormai occupata Chicago è divisa in due fazioni: coloro che hanno giurato fedeltà agli alieni e coloro che si sono uniti ai ribelli nella loro lotta contro gli invasori.
Commento critico (a cura di PATRIZIA FERRETTI)
FLASH MOVIE - Il film in un flash!:
Quando dici Sci-Fi raccogli subito l’attenzione di un buon numero di spettatori anche al di fuori della stretta cerchia di irriducibili fan. Si fa presto però a dire fantascienza. Diverso è entrare nel merito di un soggetto e del modo in cui è stato trattato. E, a ben vedere, non c’è nulla di nuovo in questo Captive State di Rupert Wyatt, regista britannico evidentemente affascinato dalle fughe da prigionia (Prison Escape). Numerosi gli stessi ingredienti di una ricetta ormai familiare. C’è l’astronave tipo roccioso che omaggia il classico Close Encounters (Incontri ravvicinati del terzo tipo,1977) di Steven Spielberg non dimenticando le recenti esperienze del notevole Arrival (2017) di Denis Villeneuve; c’è ancora da parte del genere umano il sapore in bocca della minaccia e della paura di sentirsi sotto tiro dalla specie aliena, tanto che oramai sembra diventato un vero e proprio mantra;
e c’è tutta la limacciosa oscurità che alimenta la lunga pianificazione della fuga verso la libertà , con un nascondersi che si dimostra fallimentare sul nascere. L’unico elemento degno di un certo rilievo ad alimentare la linfa vitale in uno scenario apocalittico – macerie e sporcizia regnano sovrane – è la cadenza sonora musicale di Rob Simonsen. Una partitura che diventa metafora di una corsa contro il tempo di chi si mostra allineato di facciata ma che dietro le quinte diventa una piccola ape industriosa per tentare di uscire da quel che è a tutti gli effetti uno stato di prigionia. Partitura che avrebbe meritato una struttura filmica più solida e meno nebulosa, complice la precarietà di primi protagonisti in grado di fare la differenza e di svecchiare la pellicola di un andamento monocorde malgrado il caos. Le eccezioni di John Goodman – il duro ed implacabile con qualche sorpresa come
asso nella manica - e di Vera Farmiga - personaggio davvero intrigante ma tenuto fin troppo tra le righe e mortificato nel reale potenziale – non coprono il raggio emotivo integrale della fondamentale natura da film d’azione, in cui persino gli alieni aculeati sembrano i figli impazziti dei Transformers. Così, se non ricorderemo Captive State nel tempo, come invece è stato, è, e sarà , per altri - tra cui lo stesso piccolo capolavoro Arrival di un regista come Denis Villeneuve che d’altra parte mastica la fantascienza con ben altro stile e levatura (Blade Runner 2049 docet mentre si attende con ansia febbrile il nuovo Dune) - forse è un problema di impasto a levitazione mal riuscita. Il genere di pasto che in genere procura una cattiva digestione. E sedicenti pretese di sotto testo a sfondo politico eventuali non farebbero che peggiorare lo stato attuale delle cose.
Secondo commento critico (a cura di La parola al film)