RECENSIONE - VINCITORE agli OSCAR 2019 del Premio alla 'Migliore Attrice Non Protagonista' (Regina King) - VINCITORE del GOLDEN GLOBE 2019 alla 'Migliore Attrice Non Protagonista' (Regina King) - 3 NOMINATIONS ai GOLDEN GLOBES 2019: Miglior Film; Miglior Attrice Non Protagonista; Migliore Sceneggiatura - New Entry - Dopo l’Oscar per il Miglior Film per Moonlight, Barry Jenkins torna sul grande schermo con una struggente storia d’amore - Dalla Festa del Cinema di Roma 2018; Dal Toronto Film Festival 2018 - Dal 24 Gennaio
"Nell'estate del 2013 sono partito per l'Europa per scrivere un adattamento del romanzo di James Baldwin 'Se la strada potesse parlare' nella speranza di avere un giorno il privilegio e il permesso da parte della Baldwin Estate di realizzarne un lungometraggio cinematografico. Ogni decisione che ho preso per dare vita a questo progetto affonda le sue radici nella fedeltà al materiale originale, nella fedeltà alla visione di James Baldwin. Nel suo romanzo, i personaggi sono tratteggiati in un modo molto specifico, da Tish a Fonny fino alle persone a loro care e ai loro famigliari — Ernestine, gli Hunt e, naturalmente, i genitori di lei, Joseph e Sharon. Essendo la prima persona ad assumermi la responsabilità della trasposizione cinematografica di un romanzo di Baldwin nella sua lingua madre, il mio obiettivo è stato quello di raffigurare quei personaggi avvicinandomi il più possibile all'immaginario del loro autore. I due rapporti che costituiscono il fulcro del film — quello tra Tish e Fonny e quello tra Sharon e Joseph — sono caratterizzati da quell'incantevole poesia degli scambi interrelazionali che, per la gente di colore, funge da paraurti rendendo l'esistenza meritevole di essere sopportata, rendendo la promessa infranta del sogno americano degna degli sforzi necessari al suo perseguimento. Tradurre questi concetti — concetti tematici, intellettuali ed emozionali — per mezzo di interpreti e insieme ai collaboratori dietro la macchina da presa che da molto tempo definisco come la mia famiglia, è stato il modo migliore che mi è venuto in mente per rendere onore al mio autore preferito, James Baldwin. 'È stato l'amore a portarti qui'. La mia frase prediletta del magnifico romanzo di James Baldwin, che riflette lo spirito che ha portato tutti noi a realizzare 'Se la strada potesse parlare'".
Il regista e sceneggiatore Barry Jenkins
(If Beale Street Could Talk; USA 2018; Dramma romantico; 119'; Produz.: Annapurna Pictures, PASTEL, Plan B Entertainment; Distribuz.: Lucky Red)
Makeup: Doniella Davy (direzione); Adam Bailey e Regina de Lemos
Casting: Cindy Tolan
Scheda film aggiornata al:
25 Febbraio 2019
Sinossi:
In breve:
Anni’70, quartiere di Harlem, Manhattan. Uniti da sempre, la diciannovenne Tish e il fidanzato Alonzo, detto Fonny, sognano un futuro insieme. Quando Fonny viene arrestato per un crimine che non ha commesso, Tish, che ha da poco scoperto di essere incinta, fa di tutto per scagionarlo, con il sostegno incondizionato di parenti e genitori. Senza più un compagno al suo fianco, Tish deve affrontare l’inaspettata prospettiva della maternità . Mentre le settimane diventano mesi, la ragazza non perde la speranza, supportata dalla propria forza interiore e dall’affetto della famiglia, disposta a tutto per il bene della figlia e del futuro genero.
In dettaglio:
Ambientato ad Harlem nei primi anni '70, Se la strada potesse parlare è una storia d'amore senza tempo, sia dell'indissolubile legame di una coppia, sia dell'abbraccio liberatorio di una famiglia afroamericana, raccontata attraverso gli occhi della diciannovenne Tish Rivers (l'attrice esordiente sul grande schermo KiKi Layne). Figlia e futura moglie, Tish ripercorre in dettaglio la passione, il rispetto e la fiducia che l'hanno legata al suo fidanzato artista Alonzo Hunt, noto con il soprannome Fonny (Stephan James). Legata da profonda amicizia fin dall'infanzia, la coppia sogna un futuro insieme, ma i loro progetti deragliano quando Fonny viene arrestato per un reato che non ha commesso. Tish sa che Fonny è innocente ed è consapevole del fatto che il suo buon amico Daniel Carty (l'attore, candidato ai premi Tony ed Emmy, Brian Tyree Henry) è solo di recente stato rilasciato a seguito di una ingiusta detenzione in carcere. Mentre la madre di Fonny (Aunjanue Ellis) si aggrappa alla devozione religiosa e suo padre (Michael Beach) lotta contro il sentimento di impotenza, il pragmatico padre di Tish, Joseph (Colman Domingo), e la sua grintosa sorella maggiore Ernestine (Teyonah Parris) non fanno mai mancare alla coppia il loro risoluto sostegno. Ancora più ansiosa di scagionare il nome di Fonny è Sharon (l'attrice premio Emmy Regina King), la madre di Tish, profondamente misericordiosa e pronta a mettersi in gioco per la felicità di sua figlia, del suo futuro genero e del nascituro figlio della coppia, la cui venuta al mondo sarà foriera di nuove gioie e nuove sfide. Di fronte all'imprevista prospettiva di diventare genitore e mantenere un posto di lavoro senza il partner al suo fianco, Tish è costretta a modificare la prospettiva sulla realtà della sua esistenza. Si reca regolarmente a trovare Fonny in prigione, cercando di tenerlo su di morale anche quando la vita in carcere esige il suo tributo. Via via che le settimane diventano mesi, Tish riafferma le sue
speranze e la sua resilienza, facendo leva sulla sua forza interiore e su quella che le trasmette la sua famiglia.
Baldwin's novel "follows Tish, a newly engaged Harlem woman who races against the clock to prove her lover's innocence while carrying their first born child. It's a celebration of love told through the story of a young couple, their families, and their lives
Dopo aver vinto l'Oscar con Moonlight, Barry Jenkins porta sullo schermo uno dei libri più noti e
apprezzati di James Baldwin, If Beale Street Could Talk, così nasce Se la strada potesse parlare. Storia d’amore tra la diciannovenne Tish (Kiki Layne al suo debutto sul grande schermo) e Alonzo ‘Fonny’ (Stephen James). Le rispettive famiglie alle spalle dei due ragazzi non potrebbero essere più diverse. E non è una questione di colore (sono tutti afroamericani) ma di apertura mentale e di livello di intelligenza. Al sopraggiungere della precoce ed inaspettata gravidanza di Tish, la sorella gioisce per lei, la madre Sharon (Regina King) matura la sorpresa con la comprensione solidale mentre prepara il terreno per comunicarlo al marito e padre della figlia. I problemi arrivano quando si deve darne notizia alla famiglia di Fonny, composta dalla madre bigotta e ottusa oltre ogni limite, un padre manesco e due sorelle fondamentalmente cretine. Lo scontro è inevitabile e poco manca che non finisca in rissa. Ma la cosa che
traduce in inferno l’idillio amoroso tra i due giovani è la falsa accusa di stupro ai danni di una ragazza bianca di cui viene incolpato Fonny. Inutile il calvario finanziario e operativo della famiglia per rintracciare e convincere la ragazza a ritirare accuse infondate. La condanna di Fonny che si pensava temporanea diventa una dura realtà negli anni. Realtà di cui Fonny stesso aveva già parlato a tavolino al ritorno di un amico appena scarcerato. Una delle poche sequenze, con quella dell’incontro tra la madre di Tish (Regina King) e la ragazza dello stupro, di notevole appeal drammatico.
Il film è dedicato a James Baldwin, l’autore del libro che ha trattato cardini carichi di una ruggine indubbiamente indelebile e che forse, a giudicare dal modo di esprimersi nelle sue dichiarazioni, ha trovato parole migliori delle immagini del film per descriverli:
“Beale Street è una strada di New Orleans, dove sono nati mio
padre, Louis Armstrong e il jazz. Ogni afroamericano nato negli Stati Uniti è nato in Beale Street, è nato nel quartiere nero di qualche città americana, sia esso a Jackson, in Mississippi, o Harlem, a New York. Beale Street è la nostra eredità . Questo romanzo parla dell'impossibilità e della possibilità , della necessità assoluta, per dare espressione a questo lascito. Beale Street è una strada rumorosa. Lascio al lettore il compito di discernere un significato nelle percussioni dei tamburiâ€.
Secondo commento critico (a cura di La parola al film)