RECENSIONE - Con la sua consueta potente dose di ironia Checco Zalone firma la colonna sonora dell'ultima commedia di Giovanni Veronesi - Dal 27 Dicembre
(Moschettieri del re - La penultima missione; ITALIA 2018; Commedia; 109'; Produz.: Indiana Production; Distribuz.: Vision Distribution)
D’Artagnan (Pierfrancesco Favino), Porthos (Valerio Mastandrea), Athos (Rocco Papaleo) e Aramis (Sergio Rubini). Oggi sono un allevatore di bestiame con un improbabile accento francese, un castellano lussurioso, un frate indebitato e un locandiere ubriacone, che per amor patrio saranno di nuovo moschettieri. Cinici, disillusi e sempre abilissimi con spade e moschetti, saranno richiamati all’avventura dalla Regina Anna (Margherita Buy) per salvare la Francia dalle trame ordite a corte dal perfido Cardinale Mazzarino (Alessandro Haber), con la sua cospiratrice Milady (Giulia Bevilacqua). Affiancati nelle loro gesta dall’inscalfibile Servo muto (Lele Vannoli) e da un’esuberante Ancella (Matilde Gioli), i quattro - in sella a destrieri più o meno fedeli - combatteranno per la libertà dei perseguitati Ugonotti e per la salvezza del giovanissimo, parruccato e dissoluto Luigi XIV (Marco Todisco). Muovendosi al confine tra realtà e fantasia, i nostri si spingeranno fino a Suppergiù, provando a portare a termine un’altra incredibile missione. Difficile dire se sarà l’ultima o la penultima.
Pierfrancesco Favino non ha grandi colpe, anche se a mio avviso rende meglio sul registro drammatico che sul comico, e d’altra parte non è certo Vittorio Gassman! Le colpe sono semmai da rintracciare nelle significative lacune appellabili alla sceneggiatura, nella stesura a quattro mani dello stesso
Giovanni Veronesi con Nicola Baldoni. E se ora - suppergiù intorno al 1650 la storia è nota e la sinossi ne stila una sintesi - per amor patrio e fedeltà alla regina Anna d’Austria (Margherita Buy), in conflittuale duetto con la buffa e indisciplinata ancella di Matilde Gioli, i moschettieri tornano in servizio dopo trent’anni di attività passata, sono d’altra parte loro stessi ad accorgersi per primi che le cose non sono più come un tempo. L’età , gli acciacchi, i nuovi limiti e occupazioni, traducono spesso la passata dimensione trionfale nelle comiche gaffe attuali. Ma tra tutti, ormai dunque in là con l’età , e alquanto variamente dissestati, il D’Artagnan ora maialaro di Favino, il dissoluto bisex Athos di Rocco Papaleo, l’Aramis abate in monastero di Sergio Rubini, chi la sfanga sopra le righe? A mio avviso è il depresso e annebbiato Porthos di Valerio Mastandrea a rubare la scena alla