Cosa succederebbe se qualcuno mandasse di nascosto alle tue ex dal tuo cellulare: "Sono cambiato. Riproviamoci!"...? E' quello che accade a Leonardo Giustini (Leonardo Pieraccioni), un giornalista che si occupa di tecnologia ed innovazione per il web. Sua figlia, stanca di vedere il padre campione di una rincorsa al disimpegno, decide di mandare il fatale messaggino.
E come zombie usciti dalle tombe dell'amore, alcune delle ex incredibilmente rispondono all'accorato appello e quella che era nata come l'innocua provocazione di un'adolescente si trasforma in una macchina del tempo. Per Leonardo, barricato nel fortino delle sue pigre certezze tra divano, involtini primavera e computer, sarà un emozionante e divertente viaggio nel passato e nel presente.
Commento critico (a cura di PATRIZIA FERRETTI)
L’ultima volta di Leonardo!
Si chiude il ciclo della commedia sentimentale per Leonardo Pieraccioni, almeno stando a quanto dichiarato pochi giorni fa:
“Ci incontriamo a 23 anni dalla prima volta - 'I Laureati', diretto e interpretato nel 1995 - e capisco che devo chiudere la commedia sentimentale, considero questo film il primo film della seconda serie, dove il primo era 'I Laureati'. Ho raccontato i dubbi dei vissero felici e contenti, a 50 anni ho raccontato come gli ‘evi-tanti’, descritti nel libro L’amore dura tre anni, chi prende coscienza che non ce la fa più a correre la maratona dell’amore. Chi ha tirato i remi in barca e complice la figlia che lo sprona a riprendersi la vita e vuole fargli riprendere l’amore infinito. L’amore della figlia è quello che avrà tutta la vita. Sono convinto che per fare arrivare il pubblico, bisogna alzare il copioneâ€.
Collocandosi naturalmente nella dimensione di chiudere
soprattutto sul piano affettivo, dopo che anche la madre Fabiola (Claudia Pandolfi) è andata a rimpinguare le file dello stuolo di ex.
In una commedia come questa nessuno si provi a spaccare il capello in quattro della logica a tutti i costi, altrimenti tutto crolla come un ‘castello’ di carte alla prima folata di vento, ma se ci si lascia trascinare dalla corrente, c’è la possibilità che ci si faccia qualche sana risata in più rispetto al recente passato. Il movente è debole d’accordo: la figlia si procura nomi e indirizzi mail delle ex del padre e invia l’ammiccante messaggino “sono cambiato, riproviamociâ€. Le risposte fuori tempo massimo delle ex, dopo ben dieci anni, in quanto a plausibilità non fanno di meglio ma, facciamo finta che e… ci ritroviamo di fronte a motivi comici che suonano pure piacevolmente familiari. Del resto, facendo il punto della situazione, Pieraccioni deve aver
trovato normale dare una sbirciatina anche nel proprio passato cinematografico. Difatti non mancano certi motivi di ritorno. A cominciare dalle domande sull’amore rivolte a persone anziane con rodata esperienza in materia - il ‘nonno’ de Il ciclone, la vecchia coppia della finestra di fronte in Fuochi d’artificio - di cui ora a raccoglie il testimone la vegliarda signora Coscia, vicina di casa, incarnata da Nunzia Schiano. E poi, chi non ricorda, ancora in Fuochi d’artificio, la carrellata di ragazze in una sorta di ‘red carpet’ di caratteri da cui fuggire chiedendo velocemente ‘Il contoooo!!!’ al ristorante? Si direbbe che la rozzacchiotta che amava le tinche abbia fatto da apripista all’attuale Fioretta di Antonia Truppo, in fase di cambio del sesso (“due anni di ormoni cambierebbero anche il PD†parole sue!). Qui in Se son rose, la carrellata viene invece scandita da didascalie che identificano nome e periodo di relazione con
la ex in questione. Così, una ad una, le ex sfilano in un revival ritornante mentre si apprestano ad accendere la miccia comica in un variopinto e fantasioso caleidoscopio di gag e tragicomiche situazioni maturate nel frattempo nel corso del decennio.
contro a tutta una serie di esagerazioni ‘fiction’ in cui rientra la dimensione della ‘famiglia allargata’ e l’improbabile amicizia di Leonardo con il nuovo marito della ex madre della figlia. Se son rose alla fine, fa davvero il punto della situazione in fatto di rapporti affettivi, una volta che si è varcata per la seconda volta la soglia degli ‘anta’. E per farlo ha chiesto pure un simpatico cameo a Vincenzo Salemme. Ci si chiede solo, con una certa ansia, quale futuro cinematografico abbia in serbo per se stesso e per il suo pubblico Leonardo Pieraccioni da qui in avanti, fuori dai denti della commedia sentimentale ma, forse - ci si augura - ancora entro i ranghi di quella simpatica fiorentinità che, verace, continua a scorrergli nelle vene.
Secondo commento critico (a cura di La parola al film)