VINCITORE agli OSCAR 2019 del Premio alla 'Miglior Sceneggiatura Non Originale' (Charlie Wachtel, David Rabinowitz, Kevin Willmott e Spike Lee) - VINCITORE del Grand Prix al 71. Cannes - RECENSIONE - Dal 27 Settembre
"Questa è la storia di un uomo che va contro il Grande Odio che vede nel nostro Paese. Del coraggio che ci vuole per farlo. Se questa storia non fosse vera non ci crederemmo mai"
Il produttore Ray Mansfield
"Il tema è senza tempo. Oggi lottiamo ancora per le stesse cose. Immagino che questo sia il motivo per cui è stato un sollievo, una sorpresa e una gioia vedere che gli uomini e le donne di tutti i colori e di tutti i dipartimenti hanno lavorato con Ron per aiutarlo a raggiungere il suo traguardo. Se lo facevano a Colorado Springs a metà degli anni ’70, allora possiamo farlo anche noi oggi, adesso. Questi siamo noi; quello che vediamo è il comportamento umano. Non è finzione"
L'attore John David Washington
"Questo film è un’analisi del mondo in cui viviamo. Questo film è un esame di dove c’è una battaglia culturale di Amore versus Odio come gli anelli che Radio Raheem portava sulle nocche in 'Fa’ la cosa giusta', che venivano dai tatuaggi che Robert Mitchum aveva sulle dita in 'La morte corre sul fiume'. Amore versus Odio. Incroci le dita e speri e preghi che la gente lo capisca"
Il regista e sceneggiatore Spike Lee
(BlacKkKlansman; USA 2018; Biopic Dramedy; 134'; Produz.: Blumhouse Productions/Legendary Entertainment/Monkeypaw Productions/Perfect World Pictures/QC Entertainment; Distribuz.: Universal Pictures International Italy)
Cast: John David Washington (Ron Stallworth) Adam Driver (Flip Zimmerman) Topher Grace (David Duke) Laura Harrier (Patrice Dumas) Alec Baldwin (Dr. Kennebrew Beauregard) Ryan Eggold (Walter Breachway) Ashlie Atkinson (Connie Kendrickson) Jasper Pääkkönen (Felix) Corey Hawkins (Kwame Ture) Paul Walter Hauser (Ivanhoe) Damaris Lewis (Odetta) Isiah Whitlock Jr. (Mr. Turrentine) Michael Buscemi (Jimmy Creek) Harry Belafonte (Jerome Turner) Robert John Burke (Chief Bridges)
L’incredibile storia vera di un eroe americano. Sono gli anni ’70 e Ron Stallworth (John David Washington) è il primo agente afro-americano che lavora nel Dipartimento di Polizia di Colorado Springs. Determinato a farsi un nome, Stallworth si imbarca coraggiosamente in una missione pericolosa: infiltrarsi e smascherare il Ku Klux Klan. Per l’importantissima indagine sotto copertura, Il giovane agente presto recluta un collega di maggiore esperienza, Flip Zimmerman (Adam Driver). Insieme i due fanno squadra per abbattere l’estremistico Gruppo dell’Odio mentre l’organizzazione si prefigge di dare una ripulita alla sua violenta retorica per conquistare la massa.
In dettaglio:
Sono gli anni ’70, un periodo di grandi disordini sociali causati anche dall’infuriare della lotta per i Diritti Civili. Ron Stallworth (John David Washington) è il primo agente afro-americano del Dipartimento di Polizia di Colorado Springs, ma il suo arrivo è accolto con scetticismo e aperta ostilità dai poliziotti di ogni ordine e grado del Dipartimento. Impassibile, Stallworth decide di farsi un nome e di fare la differenza nella sua comunità e si imbarca in una pericolosa missione: infiltrarsi e smascherare il Ku Klux Klan. Fingendosi un fanatico razzista, Stallworth contatta il gruppo e presto si trova a essere invitato a far parte del circolo ristretto dei pochi. Instaura anche un rapporto con il Grande Mago del Klan, David Duke (Topher Grace), che elogia l’impegno che Ron mette nella promozione dell’America Bianca. L’indagine sotto copertura diventa sempre più complessa e il collega di Stallworth, Flip Zimmerman (Adam Driver), finge di essere Ron negli incontri di persona con i membri del Gruppo dell’Odio e da insider viene a conoscenza di un complotto fatale. Insieme Stallworth e Zimmerman fanno squadra per abbattere l’organizzazione il cui vero obiettivo è quello di mitigare la violenta retorica per piacere alle masse.
Synopsis:
Ron Stallworth, an African-American police officer from Colorado, successfully manages to infiltrate the local Ku Klux Klan with the help of a white surrogate, who eventually becomes head of the local branch.
Director Spike Lee's drama was produced by the team behind Get Out and offers another provocative exploration of American race relations. In the midst of the 1970s civil rights movement, Ron Stallworth (John David Washington) becomes the first black detective on the Colorado Springs Police Department. He sets out to prove his worth by infiltrating the local chapter of the Ku Klux Klan and convinces his Jewish colleague (Adam Driver) to go undercover as a white supremacist
Commento critico (a cura di PATRIZIA FERRETTI)
A proposito di Blackkklansman - è già complicato il titolo! - non si può dire che Spike Lee (Fà la cosa giusta) non avesse messo le carte in tavola fin dall'inizio. E non si può dire che solo strada facendo cambi più volte rotta e genere cinematografico. Un film con un prologo come quello inscenato in Blackkklansman la dice lunga fin dalle prime battute. Si ha persino l'impressione di aver sbagliato sala, poi invece capiamo che si tratta solo della prima freccia lanciata al corpo centrale di questa incredibile, eppure "fottutissima" storia vera. Il dubbio è legittimo quando vedi una tra le scene più drammatiche - e formalmente più barocche - di Via col vento: la protagonista, unico personaggio in piedi, si aggira sgomenta in mezzo ad un'oceanica distesa di corpi dilaniati dalla guerra, in attesa di un soccorso che per molti di loro non arriverà mai o comunque non
in tempo. E le dissertazioni seguenti, per bocca di un professore emerito - il Dr. Kennebrew Beauregard di Alec Baldwin - in primo piano, sguardo in macchina, con suggeritore al fianco fuori campo - mentre nelle retrovie del sottofondo scorre la realtà dei fatti rivisitata in immagini pittoriche di marca psichedelica sugli stessi problemi di denuncia - non fanno che confermare i colori pronti all'uso sulla tavolozza di Spike Lee per il suo Blackkklansman. Essere sotto attacco, la congiura della razza bianca, le discriminazioni razziali, integrazione e diversità , le guerre, tutte le guerre, di secessione fino al Vietnam, non sono altro che tutte le tessere dell'esemplare percorso lastricato di infiltrazione, instillazione, di odio, che ci accompagna al perno narrativo radicato negli anni Settanta, con il Ku klux Klan (KKK), le Black Panthers e il loro grido provocatorio - 'potere nero' - di libertà . La voglia di commedia, a dispetto di
Si può capire il vago smarrimento mentre il volpone Lee spicca i suoi strali al corpo centrale della storia, mentre il protagonista di colore, il primo agente afro-americano ingaggiato al Dipartimento di Polizia di Colorado Springs,
guadagna terreno come infiltrato sotto copertura insieme al suo alter ego bianco (il Flip di Adam Driver). E mentre la sceneggiatura mantiene le venature rosee, persino quasi da sitcom, i diversi e numerosi strali vanno a conficcarsi nel corpo centrale della storia, mirando alle fondamenta del collegamento sostanziale, raggiungendo lo scopo voluto e tenendo fede ai principi di fondo. Si tallona così negli anni l'evoluzione di un problema che si riassume in una parola sola: odio, dalle radici profonde, come una pianta perenne per sua natura infestante. E' in quest'ottica che Spike Lee scocca i suoi strali, riconoscendone la legittima e logica ragione di essere in seno alla sua storia, passando curiosamente dal cinema muto, con il pilastro di David Wark Griffith Nascita di una nazione (per l'appunto ambientato al tempo della guerra di secessione americana), alla favolistica e leggendaria storia di Tarzan (unico bianco in Africa che
risultare nel complesso a tratti un pò farraginoso, non si vorrà negare l'evidenza di un bel fiore all'occhiello: il montaggio alternato tra l'iniziazione del protagonista Ron (che negli incontri personali è sempre impersonato dall'alter ego bianco Adam Driver) e il racconto dell'uomo di colore alla riunione delle black panthers sulla vicenda di un certo ragazzo di colore. Quel che succede di lì a poco al Ron di Washington dà un'idea piuttosto chiara di ciò che Spike Lee intendeva dire a più ampio spettro. Non è cambiato molto dai tempi della infausta storia del ragazzo di colore, emblematica di molte altre nelle più svariate e disumane versioni, ad oggi. Almeno una parte del corpo di polizia bianco continua ad abusare del potere che ha e non manca occasione per esibire un atteggiamento prevenuto nei confronti di persone di colore. L'intima connessione con una certa politica che alimenta l'odio è il messaggio
trasparente e chiaro che Spike Lee denuncia oggi tirando le fila della tela del ragno che nel tempo non ha fatto che ingigantirsi sempre più. A modo suo dunque, sfoggiando una sontuosa e ricca lezione, Spike Lee si è fatto ben capire e chi ha orecchi per intendere...
Secondo commento critico (a cura di La parola al film)