Dalla 14. Festa del Cinema di Roma - Tra i più attesi!!! - RECENSIONE - Robert De Niro e Al Pacino di nuovo in coppia sul grande schermo, questa volta per Martin Scorsese, in un film che riflette sul tempo, sull'amore, sull'età ... Nel cast anche Joe Pesci, Harvey Keitel, Anna Paquin, Bobby Cannavale, Stephen Graham, Jack Huston - Dal 4 Novembre (fino al 6 compreso) al cinema prima di arrivare su Netflix il 27 novembre
(The Irishman; USA 2018; Biopic drammatico; 209'; Produz.: Fábrica de Cine/STX Entertainment/Sikelia Productions/Tribeca Productions; Distribuz.: Cineteca di Bologna)
Soggetto: Tratto dal libro L'irlandese. Ho ucciso Jimmy Hoffa di Charles Brandt.
Cast: Robert De Niro (Frank 'The Irishman' Sheeran) Al Pacino (Jimmy Hoffa) Joe Pesci (Russell Bufalino) Harvey Keitel (Angelo Bruno) Bobby Cannavale (Felix 'Skinny Razor' DiTullio) Anna Paquin (Peggy Sheeran) Stephen Graham (Anthony 'Tony Pro' Provenzano) Kathrine Narducci (Carrie Bufalino) Domenick Lombardozzi (Anthony 'Fat Tony' Salerno) Sebastian Maniscalco (Joe 'Crazy' Gallo) Ray Romano (Bill Bufalino) Jeremy Luke (Thomas Andretta) Stephanie Kurtzuba (Irene Sheeran) Aleksa Palladino (Mary Sheeran) India Ennenga (Dolores Sheeran) Cast completo
J.C. Mackenzie (Jimmy Neal) Gary Basaraba (Frank 'Fitz' Fitzsimmons) Jesse Plemons (Chuckie O'Brien) Jim Norton (Don Rickles) Larry Romano (Phil Testa) Jake Hoffman (Allen Dorfman) Patrick Gallo (Anthony Giacalone) Barry Primus (Ewing King) Jack Huston (Robert F. Kennedy) Dascha Polanco Sharon Pfeiffer (Manicure) Aly Mang (Addetta al guardaroba) Kate Arrington (Connie Sheeran) Jennifer Mudge (Maryanne Sheeran) Kelley Rae O'Donnell (Gelataia) Marin Ireland
Musica: Seann Sara Sella
Costumi: Christopher Peterson e Sandy Powell
Scenografia: Bob Shaw
Fotografia: Rodrigo Prieto
Montaggio: Thelma Schoonmaker
Effetti Speciali: Taylor Schulte
Makeup: Nicki Ledermann (direzione); Jose L. Lopez; Janine JP Parrella; Yasmina Smith-Tyson; John Caglione Jr.(per Al Pacino)
Casting: Ellen Lewis
Scheda film aggiornata al:
06 Aprile 2022
Sinossi:
Un'epica saga sulla criminalità organizzata nell'America del dopoguerra, raccontata attraverso gli occhi del veterano della Seconda Guerra Mondiale, Frank Sheeran (The Irishman, Robert De Niro) - imbroglione e sicario - che ha lavorato al fianco di alcune delle figure più importanti del 20° secolo. Il film racconta, nel corso dei decenni, uno dei più grandi misteri irrisolti della storia americana, la scomparsa del leggendario sindacalista Jimmy Hoffa (Al Pacino), e ci accompagna in uno straordinario viaggio attraverso i segreti del crimine organizzato: i suoi meccanismi interni, le rivalità e le connessioni con la politica tradizionale.
Short Synopsis:
A mob hitman recalls his possible involvement with the slaying of Jimmy Hoffa
essere spesso una parola ‘abusata’, persino ‘inflazionata’, nel caso in questione, di questo si tratta. Anzi, il The Irishman di Martin Scorsese la calza a pennello.
E’ l’orchestrazione di un dedalo di registri a più livelli che fa del The Irishman di Martin Scorsese una sinfonia perfetta, sinuosa e di grande impatto: una sinfonia che svela la sua anima esistenzialista prima che storico-politica, fin dall’inizio, che poi coincide con la fine. Una sinfonia che suona le note del tempo e della malinconia. Note che, a nostra insaputa, si presentano da subito come uniche chiavi di accesso ad aprire il varco: quello in cui si insinua lentamente, in un piano sequenza da manuale, l’occhio endoscopico della macchina da presa, attraversando corridoi e anfratti di una casa di riposo, prima di soffermarsi alle spalle di un degente sulla sedia a rotelle e presentarcelo con un movimento avvolgente laterale. Da quel momento la sua
make up che c’è e in maniera consistente e che pure sembra inesistente: sembra aver dato man forte anche una sofisticata tecnica digitale orchestrata con un sistema di telecamere e software, inclusa la riconversione in 3D computerizzata). Due monumenti senza statura che arrivano dove vogliono e sprigionano quel magnetismo che ti incolla lo sguardo allo schermo. Le scorniciature che Scorsese offre loro, con pillole in lingua italiana quando iniziano a conoscersi e parlano delle rispettive origini, le schegge umoristiche incastonate nella superba sceneggiatura di Steven Zaillian (Gangs of New York) - che ora ricava The Irishman dall’autobiografia di Frank Sheeran romanzata da Charles Brandt - i fermo immagine con le didascalie a scandire il destino segnato da esecuzioni in piena regola dei vari personaggi che man mano si avvicendano in campo, inserti di reportage televisivi o fotografici in bianco e nero, garantiscono un andamento ‘musicale’ anche quando la colonna sonora
sa farsi da parte (Seann Sara Sella) per aprire su scorci di eventi che parlano da soli, complice una fotografia (Rodrigo Prieto) che profuma di storie che mantengono intatta la loro patina naturale nella Storia.
Vite da sicario, si, ma nulla che sfiori lo stereotipo, semmai l’eco di umori familiari tra i più nobili: da C’era una volta in America a Il padrino. Esistenze corredate di famiglia e di grandi amicizie che, d’altra parte, in nome del business, si inoltrano senza incertezze - così si deve fare - negli angoli più oscuri della criminalità organizzata, con le sue procedure, i suoi protocolli, le sue rivalità e i suoi inevitabili scontri: un’arcana organizzazione sociale i cui legami con la politica tornano a sorprenderci, fino a spiazzarci, lasciandoci nello sgomento e nello sconforto. Uno scomparto incorporato nella parabola esistenziale di Frank/De Niro quando entra in scena il terzo uomo: il controverso
presidente dell’International Brotherhood of Teamsters (Fratellanza internazionale degli autotrasportatori) Jimmy Hoffa che ha consolidato il proprio potere tra gli anni ‘40 e ‘50 diventando il celebre leader del sindacato più potente del Paese. Un tipo sopra le righe, arrogante e imprevedibile, assetato di potere e altresì coinvolto in attività criminali, animato da quella orgogliosa puntigliosità che pagherà a caro prezzo. Ed è uno spettacolo nello spettacolo assaporare il piglio che in ogni sua sfumatura ha regalato al personaggio un irriconoscibile Al Pacino. Personaggio che conduce al cuore narrativo di questa storia, appuntato su uno dei più grandi misteri irrisolti della storia americana, che è per l’appunto la scomparsa del leggendario sindacalista Jimmy Hoffa. Motivo che apre il sipario su uno dei ‘paragrafi’ più drammatici e sensazionali di tutto il film, in cui si mettono in campo un’umanità paradossalmente sempre viva e palpitante, da sotto la cenere del crimine, mal soffocata
E quando non sono i boss a non perdonare va anche peggio. Di come una famiglia e soprattutto i figli possano vivere quando il proprio padre rappresenta quel che rappresenta e agisce di conseguenza, trapela in tutto il film anche quando non se ne parla apertamente: la scena iniziale della punizione ‘esemplare’ del rivenditore che aveva osato spingere la figlia Peggy ancora bambina, viene