I ‘RECUPERATI’ di ‘CelluloidPortraits’ - RECENSIONE - Grande regia di Angelina Jolie per uno spaccato autobiografico storico dalle memorie scritte (e co-sceneggiate con la Jolie) della cambogiana Loung Ung - Su catalogo Netflix dal 15 Settembre
(First They Killed My Father: A Daughter of Cambodia Remembers; USA/CAMBOGIA 2017; biopic storico-drammatico; 136'; Produz.: Netflix/Bophana Production; Distribuz.: Netflix)
Soggetto: Il film è un adattamento dal libro First they killed my father: una figlia della Cambogia ricorda di Loung Ung, pubblicato nel 2000. scritto da Loung Ung, una sopravvissuta al regime cambogiano nel triennio 1975-1978. Dopo aver letto le sue memorie, Angelina Jolie l'ha contattata, ormai più di dieci anni fa: sono amiche da allora.
Cast: Sareum Srey Moch (Loung Ung) Phoeung Kompheak (Pa Ung) Sveng Socheata (Ma Ung) Heng Dara (Meng) Run Malyna (Chaou) Mun Kimhak (Kim) Oun Srey Neang (Keav) Khoun Sothea (Khouy) Sarun Nika (Geak) Tharoth Sam (Capo dei Khmer Rossi)
Musica: Marco Beltrami
Costumi: Ellen Mirojnick
Scenografia: Tom Brown
Fotografia: Anthony Dod Mantle
Montaggio: Xavier Box e Patricia Rommel
Makeup: Ken Diaz (direzione)
Scheda film aggiornata al:
01 Maggio 2022
Sinossi:
In breve:
Adattamento dall'omonimo libro, il film racconta le memorie della scrittrice e attivista cambogiana Loung Ung, sopravvissuta durante il regime mortale dei Khmer Rossi dal 1975 al 1978. La storia è narrata attraverso i suoi occhi, a partire dall'età di cinque anni, quando i Khmer Rossi salirono al potere, fino ai nove anni. Il film descrive lo spirito indomito e la devozione di Loung e della sua famiglia, che lottano senza sosta per restare uniti durante quegli anni terribili.
Short Synopsis:
Cambodian author and human rights activist Loung Ung recounts the horrors she suffered under the rule of the deadly Khmer Rouge
E’ suo lo sguardo su quella guerra! Lo aveva scritto nelle sue memorie (First they killed my father: una figlia della Cambogia ricorda) e ha contribuito ampiamente a raccoglierle in una sceneggiatura, fondamentale base per il film. Il suo nome è Loung Ung, ed è per l’appunto quella “figlia della Cambogia†che ricorda. A raccogliere la sua testimonianza viva per portarla sul grande schermo è Angelina Jolie che, a giudicare dal risultato, possiamo dire che ne abbia condiviso l’integrale portata del doloroso e palpitante respiro. Il respiro di una bambina di appena cinque anni, nella sua soggettiva, di orrori e soprusi che si sono verificati nella sua terra, fra la sua gente, fino a provare sulla propria pelle che cosa significa lavorare nei campi ed essere addestrati in prima persona per la guerra. Il tocco di regia su tutto questo in Per primo
hanno ucciso mio padre (First They Killed My Father: A Daughter of Cambodia Remembers) è sensibile ad ogni vibrazione umana di chi l’infanzia l’ha vista fuggire via in fretta, così come una normale vita in famiglia. Una voce silente altisonante, ben espressa dai primissimi piani, così come da riprese panoramiche dall’alto, di grande efficacia, quando l’obiettivo punta verso la sottomissione di un popolo a cui, in nome di un’ideologia politica deviata e folle, è stato tolto ogni brandello di individualità .
E’ una sopravvissuta al regime cambogiano nel triennio 1975-1978 la Loung Ung che narra e che nel film prende corpo e anima straordinari con Sareum Srey Moch. Una bambina che non comprendendo fino in fondo le dinamiche politiche, percepisce comunque che c’è qualcosa che non va in quei festeggiamenti per la dipartita degli americani dalla Cambogia che, in teoria, erano sul campo per aiutare gli stessi cambogiani a difendersi
elettivo e monito per molte altre guerre! Non c’è rivoluzione legittimamente riconoscibile in nome della quale si deturpa l’infanzia e si distruggono i legami familiari. Una finestra aperta sul totalitarismo, sempre disumanamente oppressivo e sanguinario in ogni dove, tanto più inaccettabile e doloroso per i bambini. Per questo Angelina Jolie fa della piccola Loung Ung cinematografica una sorta di sensitiva che ha spesso come delle visioni dei misfatti e delle morti reali, tra cui, per l’appunto, quella di suo padre che, portato via dalla famiglia, con la scusa della riparazione di un ponte, hanno ucciso per primo. Una sorta di traslitterazione della realtà in e per la sopravvivenza!
protagonista reale che, dai tempi della realizzazione del film è diventata sua amica. La condivisione di una sopravvivenza come questa, ha regalato alla Jolie la cementazione di un legame speciale per una speciale testimonianza che dovrebbe far riflettere bene, sempre, e a maggior ragione oggi, negli odierni frangenti, in cui nuovamente tornano a spirare venti di guerra: su altri sguardi, pur sempre carichi di tutta l’innocenza possibile, quella propria di un’infanzia, ancora una volta indebitamente annientata.
Secondo commento critico (a cura di La parola al film)