Categoria 'film da non perdere'!!! - Tra i più attesi!!! - Hugh Jackman veste i pani dello showman americano Barnum, fondatore del circo che diventò il famoso itinerante Ringling Bros. e Barnum & Bailey Circus - RECENSIONE - Dal 25 Dicembre
"When audiences came to experience a P.T. Barnum spectacle, they were completely transported out of the ordinary, and we try to do the same in this film in a contemporary way... A big idea in the film is that your real wealth is the people that you surround yourself with and the people who love you. Barnum pulled people together who the world might otherwise have ignored. And by bringing each of these people into the light he created a family who were always going to be there for each other. In the course of the film, Barnum almost loses both his real family and his circus family – but then you watch him discover that the most important thing he can do is bring them both back together again"
"Quando il pubblico è venuto a provare uno spettacolo di Barnum è stato completamente trasportato fuori dall'ordinario, e cerchiamo di fare lo stesso in questo film in modo contemporaneo... Una grande idea nel film è che la tua vera ricchezza sono le persone con cui ti circondi e le persone che ti amano. Barnum ha riunito le persone che altrimenti il mondo avrebbe potuto ignorare. E portando ciascuna di queste persone nella luce ha creato una famiglia che sarebbe sempre stata lì, gli uni per gli altri. Nel corso del film, Barnum perde quasi la sua vera famiglia e la sua famiglia circense - ma poi lo guardi scoprire che la cosa più importante che può fare è riportarle entrambe di nuovo indietro (recuperarle entrambe)"
Il regista Michael Gracey
(The Greatest Showman; USA 2017; Biopic drammatico musicale; 139'; Produz.: Chernin Entertainment/Twentieth Century Fox Film Corporation; Distribuz.: 20th Century Fox)
Sceneggiatura:
Michael Arndt, Jenny Bicks e Bill Condon
Soggetto: La storia di P.T. showman americano Barnum, fondatore del circo che diventò il famoso itinerante Ringling Bros. e Barnum & Bailey Circus.
The Greatest Showman è un musical originale ispirato alla vita di P.T. Barnum (Hugh Jackman). Barnum era un visionario che dal nulla creò il "Greatest Show on Earth (il più grande spettacolo del mondo)", uno show incentrato sulla celebrazione della vita secondo un'immaginazione ad ampio spettro tale da conquistare il pubblico di tutto il mondo.
Cast: Hugh Jackman (P.T. Barnum) Rebecca Ferguson (Jenny Lind) Zac Efron (Phillip Carlyle) Michelle Williams (Charity Barnum) Zendaya (Anne Wheeler) Austyn Johnson (Caroline Barnum) Cameron Seely (Helen Barnum) Paul Sparks (James Gordon Bennett) Keala Settle (Lettie Lutz) Fredric Lehne (Mr. Hallett) Yahya Abdul-Mateen II (WD Wheeler) Diahann Carroll (Joice Heth) Natasha Liu Bordizzo (Deng Yan) Tina Benko (Mrs. Winthrop) Kristoffe Brodeur (Stagehand)
Musica: John Debney, Benj Pasek e Justin Paul
Costumi: Ellen Mirojnick
Scenografia: Nathan Crowley
Fotografia: Seamus McGarvey
Makeup: Nicki Ledermann (direzione); Roberto Baez e Etzel Ecleston; Pamela S. Westmore (per Hugh Jackman); Angela Levin (per Michelle Williams)
Phillip si perde tra i volteggi e le giravolte della sensuale trapezista Anne (Zendaya), mentre Barnum viene stregato dal dolce canto dell'artista Jenny Lind (Rebecca Ferguson), la timida soprano nota al pubblico come "usignolo svedese", per la voce cristallina che arriva dritta al cuore.
Synopsis:
Inspired by the imagination of P.T. Barnum, The Greatest Showman is an original musical that celebrates the birth of show business and tells of a visionary who rose from nothing to create a spectacle that became a worldwide sensation
minima parte. Non c'era d'altra parte bisogno di un comando dominante, quanto piuttosto di una sinergia collettiva, qui mantenuta straordinariamente dall'inizio alla fine da un collante speciale come la selezione di musica e canzoni che spingono la sceneggiatura, tradotta per lo più in partitura, verso un'impennata emotiva da muovere non di rado alla lacrime. Ed improvvisamente ci si rammenta di un fatto tutt'altro che trascurabile: che il regista Gracey ha consegnato la prima stesura dello script ad opera di Jenny Bricks nelle mani di Bill Condon (già autore di spicco per adattamenti cinematografici di svariati musical, tra cui Chicago e La bella e la bestia) ma soprattutto, che le canzoni di The Greatest Showman sono state scritte dal tandem Pasek & Paul, reduce dal Premio Oscar per City of Stars di La la Land, e composte da John Debney (nomination all'Oscar per La passione di Cristo). Non occorre aggiungere altro
per descrivere il livello di sceneggiatura e partitura che nella maggior parte del film coincidono.
Il soggetto del film, mentre attraversa la storia di Barnum e della sua terremotata ascesa sociale, tra un mega show circense e l'altro, rifiuti, false partenze e fallimenti, cavalca note problematiche, incluse storie d'amore tra giovani di diversa estrazione sociale o diversa pigmentazione della pelle: è il caso dello stesso Barnum/Jackman e di Charity (Michelle Williams), così come dell'attore drammatico Phillip Carlyle (Zac Efron) poi tradotto in impresario e della splendida trapezista di colore Anne (Zendaya). The Greatest Showman insegue il sogno del protagonista (Barnum/Jackman) non disgiunto dal sogno di ogni altro e lo esprime in musica, con canzoni che sprigionano rivendicazioni identitarie personali e sociali, capaci di insorgere e di scavare nell'animo con l'unica imbattibile arma di un 'mantra' che costeggia il musical per intero. "E penso a come potrebbe essere il mondo, una visione
di quello che ho dentro. Servono solo milioni di sogni..." diventa per l'appunto il mantra pilota, vessillo di una vita e di un mondo migliori tutti da creare, da reinventare. La lanterna con i diversi fori che gira su se stessa come una trottola, proiettando una girandola di luci policrome, sa farsene il più suggestivo ed efficace portavoce in punta di metafora. Immagine vaga eppur corposa di tutti quei sogni ed aspirazioni, ostinatamente perseguiti, per amore e per dignità . Dignità , la parola chiave celebrata dal brano This is Me, eletto a colonna sonora del più 'grande show umano', alle prese con la rivendicazione del proprio se stesso, quello più profondo e nobile. The Greatest Showman celebra anche il modo in cui un padre riesce con la forza dell'immaginazione, prima ancora che con la realizzazione del sogno, a tutelare moglie e figlie, veicolandole lontano da povertà e sofferenza. Quel che aiuta a
comprendere anche il temporaneo deragliamento per quella sua fame insaziabile di guadagnarsi il rispetto e il successo presso quell'alta società , incartapecorita entro una inesorabile cancrena di pregiudizi. Deragliamento che si appunta sulla spettacolare performance della soprano Jenny Lind, soprannominata 'usignolo svedese', reclutata non senza difficoltà per la sua fama europea già accreditata. Ed è anche l'occasione per la sua interprete Rebecca Ferguson di bucare letteralmente lo schermo per bellezza e bravura incommensurabili.
Non si può fare a meno di osservare un curioso ed innegabile trade union, tra il The Greatest Showman di Michael Gracey e il Wonder di Stephen Chbosk . Due film che non potrebbero essere più diversi tra loro, e d'altra parte vicinissimi se considerati dal punto di vista della comune lotta contro le diversità umane. Aspetto esteriore, colore della pelle, malformazioni fisiche a più livelli, di consuetudine bollate come freak, che mentre rappresentano un problema nel sociale,
sfociano in un tratto di distinzione in grado di far la differenza. La differenza che si traduce nell'essere finalmente accettati ed apprezzati quando si trova il modo di far valere un talento nascosto o un tratto interiore che può diventare un valore aggiunto anche per gli altri. In Wonder vincono l'amicizia e la solidarietà verso quel diverso che ha il volto deformato e l'anima grande, tanto quanto la sua intelligenza, del piccolo Auggie (Jacob Tremblay). In The Greatest Showman succede la stessa cosa espressa in tutt'altro modo e in tutt'altro contesto, dove freak e diversi a più livelli, rifiutati e nascosti persino dai rispettivi genitori, trovano nello spettacolo creato da Barnum, nel loro nuovo lavoro, una famiglia, legami di amicizia e di solidarietà che fortificano fino a farsi voce altisonante anche nella più ottusa delle società americane ottocentesche. Due belle storie ben raccontate che scaldano il cuore - e non