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    IL LIBRO DELLA GIUNGLA

    RECENSIONE ITALIANA in ANTEPRIMA e PREVIEW in ENGLISH by ANDREW BARKER (www.variety.com) - Dal 14 APRILE

    (The Jungle Book; USA 2016; Dramma, Avventura e Familiare; 105'; Produz.: Fairview Entertainment/Moving Picture Company (MPC) e Walt Disney Pictures; Distribuz.: Walt Disney Pictures )

    Locandina italiana Il Libro della Giungla

    Rating by
    Celluloid Portraits:




    Titolo in italiano: Il Libro della Giungla

    Titolo in lingua originale: The Jungle Book

    Anno di produzione: 2016

    Anno di uscita: 2016

    Regia: Jon Favreau

    Sceneggiatura: Justin Marks e Rudyard Kipling

    Cast: Neel Sethi (Mowgli)
    Bill Murray (Baloo)
    Neri Marcorè (Baloo)
    Ben Kingsley (Bagheera)
    Toni Servillo (Bagheera)
    Idris Elba (Shere Khan)
    Alessandro Rossi (Shere Khan)
    Lupita Nyong'o (Raksha)
    Violante Placido (Raksha)
    Scarlett Johansson (Kaa)
    Giovanna Mezzogiorno (Kaa)
    Giancarlo Esposito (Akela)
    Christopher Walken (Re Luigi)
    Giancarlo Magalli (Re Luigi)
    Garry Shandling (Ikki)
    Cast completo

    Musica: John Debney

    Costumi: Laura Jean Shannon

    Scenografia: Christopher Glass

    Fotografia: Bill Pope

    Montaggio: Mark Livolsi

    Effetti Speciali: Weta Digital, Big Flick Rentals, Digital Domain, Gener8 3D , Jim Henson's Creature Shop , Legacy Effects , Magnopus e Moving Picture Company (MPC)

    Makeup: George Black, Margie Kaklamanos, Marie Larkin e Alex Rouse

    Casting: Sarah Finn

    Scheda film aggiornata al: 25 Luglio 2024

    Sinossi:

    Mowgli è un cucciolo d'uomo allevato da una famiglia di lupi. Mowgli scopre che la giungla non è piÚ un posto accogliente quando viene annunciato l'arrivo della tigre Shere Khan, che promette di eliminare ogni traccia dell'uomo. Mowgli è costretto ad abbandonare la sua casa e ad imbarcarsi in un'avventura insieme al suo mentore, la pantera Bagheera, e all'orso Baloo. Durante il suo viaggio Mowgli incontrerà numerosi animali pericolosi, tra cui il pitone femmina Kaa, che con la sua voce e il suo sguardo ammalianti tenterà di ipnotizzare il cucciolo d'uomo, e il chiacchierone Re Luigi, un Gigantopithecus che cercherà di convincere il giovane a rivelargli il segreto del "fiore rosso".[3]

    Commento critico (a cura di FRANCESCO ADAMI)

    Il libro della giungla è la trasposizione cinematografica dell'omonimo romanzo di Rudyard Kipling, diretta da John Favreau, che a sua volta trae spunto dalla versione animata Disney diretta da Wolfgang Reitherman. La trama del film è già nota ad un vasto pubblico e a generazioni di bambini che hanno potuto visionare il 19° classico Disney datato 1967: la storia è incentrata sulla vita di un piccolo bambino chiamato Mowgli, cresciuto sin da piccolo dal capo branco dei lupi Akela e dalla sua compagna Raksha che lo considerano un proprio cucciolo. Il piccolo cucciolo d'uomo, ormai arrivato nella fascia d'età tra l'infanzia e l'adolescenza, dovrà vedersela con un suo nemico naturale, la perfida tigre Shere Khan. Mowgli pertanto dovrà fuggire dalle grinfie della tigre e ritrovare la sua vera natura umana. Nel percorso sarà aiutato e seguito dalla pantera nera Bagheera, mentore e custode del piccolo sin dalla prima infanzia fino

    all'inserimento nella famiglia adottiva dei lupi ai quali lo ha affidato. Nel percorso, fino allo scontro finale, Mowgli farĂ  conoscenza di altre 70 specie animali circa, tra cui l'orso Baloo, il primate Re Louie (Re Luigi) e il serpente Kaa.

    Per quanto riguarda l'aspetto narrativo, il film usufruisce di uno stile dai toni concreti e seri: gli animali della foresta sono difatti caratterizzati piuttosto realisticamente. Il personaggio di Bagheera mantiene sempre uno sguardo serio e felino e, fatta eccezione per la sua capacità di dialogare verbalmente con gli altri animali e con Mowgli, non ha nessun'altra particolare forma d'espressione che lo possa ritrarre in maniera antropomorfa. Un altro personaggio che hanno potuto in qualche modo amare tutti coloro che hanno visto la versione animata, è l'orso Baloo. In questa trasposizione si cerca di mantenere qualche nota dell'imprudenza e della eterna giocondità del personaggio, il tutto sempre su una gradazione austera.

    Baloo infatti sembra in un primo tempo avvicinarsi a Mowgli solamente per uno scambio di favori, ma pian piano si rivela sensibile e molto attaccato al bambino e questo lo si noterà anche nella scena in cui i due intonano la nota canzone Lo stretto indispensabile. PiÚ insidioso e quasi crudele è il personaggio di Kaa, il serpente che cattura tra le sue spire Mowgli per ammaliarlo e sedurlo con le sue lusinghe. Come afferma la voce italiana del personaggio Giovanna Mezzogiorno, Kaa è dunque donna-uomo-mamma sincera in cose opposte.

    La parte piÚ interessante della narrazione è la giungla con le sue regole e la sua popolazione: una vera e propria struttura organizzativa al cui interno ospita il territorio dei Lupi come una sorta di società democratica; il regno delle scimmie dove vive Re Louie, bramoso di acquisire un potere sempre piÚ grande; infine gli archetipi degli Elefanti considerati quasi

    come divinità creatici della stessa giungla. Non mancano, come in tutte le società, le eccezioni: Bagheera ad esempio, che è un personaggio libero che segue le regole e vuole farle rispettare, una sorta di controllore della legge; e poi C'è Baloo, che invece è il piÚ ribelle, e artista che sprona Mowgli ad essere se stesso e a comprendere le leggi ma non a seguirle in assoluto, a vantaggio dell'utilizzo della propria coscienza e del proprio intelletto. Non poteva mancare una sorta di disgregatore e distruttore come Shere Khan, che sconfina dai propri territori invadendoli e cospargendoli di terrore e paura. Shere Khan è una tigre molto crudele e spaventosa, anche nel suo aspetto e, in quanto tigre, per sua natura non ha predatori, bensÏ nemici: il suo peggior nemico è l'orso, oltre all'uomo, naturalmente.

    Dal punto di vista realizzativo, il film presenta una elaborazione all'avanguardia, con una fitta schiera di

    personaggi creati in digitale. A parte il protagonista Mowgli, questi si muovono in ambientazioni digitali che si fondono con scenografie autentiche, palcoscenico ideale per movimenti e azione del personaggio umano. Per dare vita al realismo immaginato da Favreau , i realizzatori hanno radunato una squadra di esperti di gran talento ed esperienza, con al loro attivo film come Vita di Pi, Gravity, Avatar e il Marveliano I Guardiani della Galassia. Per Il libro della giungla gli 'artisti' si sono avvalsi della tecnologia motion capture e dell'animazione fotorealistica inserendo anche tecniche di ripresa live-action, girate con Arri Alexa. Effetti integrati alla nuova tecnologia di ripresa virtuale che rende possibili i movimenti di macchina da presa fedeli a quelli reali, per quanto completamente sviluppati in un'ambientazione digitale. Gli scenografi hanno poi costruito dei set veri e propri, creando solo il necessario per ogni scena richiesta e in seguito li hanno amalgamati con

    l’ambiente creato in CG. La tecnica di processo realizzativo qui utilizzata non era mai stata inclusa in nessun altro film prima d'ora. Come dichiarato dal regista John Favreau: "L'abbiamo utilizzata in ogni scena e in ogni inquadratura. Sul monitor si vedeva il set virtuale che avevamo già costruito, che si sposava perfettamente con quello autentico. Muovendo la macchina da presa virtuale, si vedeva il paesaggio in lontananza con tutti gli alberi e le montagne che dovevano esserci".

    A partire da questo film, si può inoltre sicuramente rispolverare una vecchia questione, vale a dire se sia ancora necessario girare in live action, giacchÊ è ormai possibile realizzare perfettamente ambientazioni e personaggi al massimo della loro definizione realistica, avvalendosi della CG e dell'avanzata tecnologia digitale. Tuttavia, una risposta proprio non c'è. A livello di ambientazione grafica, partendo da lavori come Inside Out e Il viaggio di Arlo fino ad arrivare a questo

    film, sicuramente la Disney sta mostrando al grande pubblico che vi è un nuovo modo di fare cinema e di realizzare il proprio immaginario rendendolo visivamente autentico. Il Libro della giungla è un film che vuole far vivere il romanzo di Kipling il piÚ realisticamente possibile. Intendendo intrattenere rivolgendosi ad un pubblico moderno, si è ritenuto cosÏ opportuno lavorare tralasciando quella nota amorevolmente spensierata e giocosa che la classicità Disney con i suoi personaggi ha trasmesso in passato, con l'intento di addolcire l'animo, nel cuore di un puro e sensibile divertimento.

    Secondo commento critico (a cura di ANDREW BARKER, www.variety.com)

    Jon Favreau brings a welcome lightness of touch to this visually immersive adventure story.

    Of all of the impressive details to appear on screen in Disney’s live-action adaptation of “The Jungle Book,” none is more startling than a title card at the close of the end credits reading: “Filmed in Downtown Los Angeles.” So immersively does the film’s visual-effects team craft every tree, waterfall and flower of Rudyard Kipling’s fantastical subcontinental setting, and so carefully are the talking CGI animals rendered, it almost beggars belief that the whole thing was shot in a 12-story building overlooking the 110 freeway. But aside from investing in top-drawer digital craftsmanship, perhaps the canniest move Disney made on this film was hiring Jon Favreau to helm it. Maintaining the buoyant heartbeat beneath all the digital flash, Favreau never loses sight of the fact that he’s making an adventure story for children — no

    small matter in a kid-pic landscape flooded with inappropriately gritty reboots and frenetic distraction devices — and when positive word of mouth arrives to buttress Disney’s all-out marketing efforts, the studio should have a substantial hit on its hands.

    Favreau already has one four-star family pic to his credit with “Elf,” but the most important touchstone from his filmography here is probably “Iron Man,” in which the director hit all the marks of an effects-heavy tentpole while still allowing the film to breathe where it needed to. His lightness of touch proves an enormous asset, as he builds this jungle into the type of dangerous, sometimes pitiless setting that an average 10-year-old would nonetheless never want to leave. It can’t rival the woolly looseness of Disney’s 1967 animated classic, of course, but it succeeds on its own so well that such comparisons are barely necessary.

    Pulling freely from Kipling’s stories, Disney’s

    own animated treatment, and the inventions of screenwriter Justin Marks, this “Jungle Book” certainly imposes a bit more of a strict hero’s-journey framework onto the source materials, yet rarely does it lapse into the sort of po-faced seriousness that tends to sour so many aggressively modernized fairy stories. Kipling’s story “Mowgli’s Brothers” serves as the film’s jumping-off point, and we open on the 10-year-old man-cub (first-timer Neel Sethi) as he’s deep into his wolf training. Discovered abandoned in the jungle by the sage black panther Bagheera (voiced by Ben Kingsley, all exasperated officiousness), Mowgli has been raised by wolf couple Raksha (Lupita Nyong’o) and Akela (Giancarlo Esposito), but his development is lagging behind that of his lupine siblings, and Bagheera admonishes him for using human “tricks” like tool building, instead of learning the ways of the pack.

    When a dry season forces predators and prey into a brief “water truce,” the

    rest of the jungle gets a look at the wolf pack’s unusual new charge. The despotic Bengal tiger Shere Khan (Idris Elba) takes exception, having lost his left eye to an encounter with mankind’s “red flower,” fire, and demands the boy be surrendered to him. Akela stares down the tiger, but the conflict is enough to convince Mowgli to travel with Bagheera to rejoin human civilization; on their way, Shere Khan springs a surprise attack, and Mowgli flees off into the deep jungle alone.

    It’s here that the familiar plot beats from Disney’s first “Jungle Book” outing kick in, and Mowgli joins forces with an ingratiatingly lazy bear, Baloo (Bill Murray). As much as modern blockbuster style might demand some sort of theme-park-ready setpiece for every reel, Favreau clearly understands that the Mowgli-Baloo relationship is the real key to the story, and he slows the film’s pace long enough to build

    up an effective hangout vibe, with Murray voicing the role as the world’s most charming ursine used-car salesman.

    Whether the sloped-shouldered, heavy-lidded Baloo is designed to look a bit like Murray or Murray simply looks like a half-napping bear is open to debate, but it’s only with him that the film ever risks setting foot into the uncanny valley: Otherwise, the animal effects are overwhelmingly successful, taking the standard set by Rhythm and Hues’ CG tiger in “Life of Pi” and applying it throughout. It isn’t just that the animal movements scan as real — Shere Khan in particular is carefully rendered to be intimidatingly weighty when looming in the foreground while lighter than air when in flight — but they’ve figured out just how much to anthropomorphize the animal mouth movements to make their speaking seem natural, without turning them into cartoons.

    Not all of it works. The all-but-contractually-obliged reprisals

    of Mouse House musical staples (“The Bare Necessities,” “I Wan’na Be Like You”) are inorganically threaded in, and the decision to cast King Louie (Christopher Walken) as a a grotesque, Col. Kurtz-esque gigantopithecus only makes the absence of Louis Prima sting even stronger. But when the film gets it right, it sings. The appearance of Kaa the snake (voiced by Scarlett Johansson, in the closest we’re likely to get to an “Under the Skin” sequel) is magnificently done, exploiting the surround-sound capabilities of Dolby Atmos and a sense of slowly shifting scale for an unnervingly trippy sequence that stops just short of something that would trouble children’s sleep.

    Tackling his first feature-film role not only as the lead, but also as the only flesh-and-blood character on screen, young Sethi acquits himself well under what must have been challenging circumstances. His line readings don’t always fully pop, but he possesses a loose-limbed

    naturalness on camera, and perhaps most importantly for a film like this, he genuinely seems to be having fun. Voice work is excellent all around, from Nyong’o’s maternal warmth to Elba’s arrogant malevolence, and the late Garry Shandling has his moments as Ikki, the skittish porcupine. Composer John Debney offers a lush symphonic score, and the 3D work is impressive enough to justify the ticket price.

    Links:

    • Scarlett Johansson

    • Giovanna Mezzogiorno

    • Ben Kingsley

    • Christopher Walken

    • Idris Elba

    • Toni Servillo

    • Bill Murray

    • Jon Favreau

    • Lupita Nyong'o

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