CODICE 999: CAST 'ALL STAR' PER IL NUOVO FILM DEL REGISTA DI 'LAWLESS' E 'THE ROAD' JOHN HILLCOAT
RECENSIONE ITALIANA e PREVIEW in ENGLISH by JUSTIN CHANG (www.variety.com) - Dal 21 APRILE
"Stavo guidando da Phoenix a Las Vegas e in macchina con me câera uno dei miei migliori amici, agente della narcotici sotto copertura del dipartimento di polizia di Phoenix. Ero nellâesercito, gli stavo raccontando storie di guerra, poi lui a un certo punto ha nominato questo âcodice 999â. Lâho interrotto per chiedergli cosa fosse e lui mi ha spiegato che si trattava di un codice della polizia della massima prioritĂ . Quando un poliziotto rimane ferito in una sparatoria segnala un 999 e la polizia ovunque sia e qualsiasi cosa stia facendo si ferma per convergere sullâagente colpito, e va avanti finchĂŠ non cattura il colpevole. Allora gli ho chiesto: âE cosa succede nel resto della cittĂ ?â E lui: âPraticamente rimane senza sorveglianzaâ... Ă unâidea che implica il tema della lealtĂ : quando un tuo fratello poliziotto chiama, tu rispondi. Volevamo giocare con la domanda: âFino a cosa ci si può spingere per un fratello?â e poi capovolgerla: âQual è la cosa peggiore che si può arrivare a fare?â... Abbiamo visto e stravisto la mafia italiana, abbiamo visto la mafia irlandese, i cartelli messicani, e volevamo fare qualcosa di diverso. Ho fatto un poâ di ricerche e ho scoperto che ci sono un sacco di russi e israeliani molto potenti che sono in carcere per traffico di armi e altri crimini. Sono miliardari ma, chissĂ perchĂŠ, non sono molto conosciuti. Abbiamo poi scoperto che queste organizzazioni russo-israeliane sono in genere capeggiate da una persona. I capi sono quasi dei personaggi leggendari, tipo Keyser Soze dei 'I Soliti sospetti'... Invece della solita organizzazione criminale maschile, abbiamo pensato a questo personaggio di Irina come una sorta di Lady Macbeth, acuta e ricca di sfumature".
Lo sceneggiatore Matt Cook
"Guardavo un sacco di crime thriller, e quello che mi ha davvero incuriosito della sceneggiatura di Matt era lâidea del â999â, cosa che non avevo mai sentito prima. Il codice solleva il grande dilemma morale in questo tipo di poliziotti e di criminali, ed è quello che ha fatto scaturire tutto questo materiale. Matt ha avuto unâidea preziosa che offre un nuovo approccio a quel mondo".
Il regista John Hillcoat
(Triple 9; USA 2015; Crime Action; 125'; Produz.: Worldview Entertainment/Anonymous Content/Surefire Entertainment Capital; Distribuz.: M2 Pictures)
Soggetto: Codice 999 è un crime/action dai toni cupi e violenti, che segna il ritorno dietro la macchina da presa di John Hillcoat, regista degli acclamati Lawless e The Road, questa volta alle prese con una storia ambientata nella contemporaneità .
Con ritmo serrato e immagini crude, il film racconta il degrado morale di un gruppo di poliziotti corrotti, che devono fare i conti con la loro doppia natura di uomini di legge e di malviventi. Ricattati dalla mafia russa di Atlanta, per la quale si sono giĂ piĂš volte prestati ad azioni criminali in cambio di denaro, gli agenti sono costretti a compiere un ultimo colpo per attuare il quale sarĂ necessario uccidere uno dei loro colleghi e mettere la cittĂ in stato di guerra.
A tirare le fila di questa escalation di violenza troviamo il premio Oscar Kate Winslet, qui in una veste inedita, nel ruolo della spietata e temuta Irene, mente criminale e capo del cartello che tiene in pugno la vita dei protagonisti. Al fianco dellâattrice inglese un cast di grandissimi interpreti tra cui spiccano il candidato allâOscar Casey Affleck (Interstellar; Il fuoco della vendetta â Out of the furnace), il candidato allâOscar Chiwetel Ejiofor (Sopravvissuto â The Martian;12 anni schiavo) il candidato allâOscar Woody Harrelson (Hunger Games saga; Non è un paese per vecchi), Aaron Paul (Need for Speed; Braking Bad), Norman Reedus (The Walking Dead), Gal Gadot (Fast & Fourius 6; Batman vs Superman: Dawn of Justice), Teresa Palmer (Point Break; Warm Bodies) e Anthony Mackie (Captain America: Civil War; Avengers: Age of Ultron).
Codice 999 ritrae una realtà desolata e brutale, popolata di personaggi disperati, ambiziosi, perennemente in lotta con i propri demoni interiori, dove è difficile distinguere la giustizia dalla violenza, dove è impossibile trovare redenzione, dove si sopravvive solo se si è piÚ criminali dei criminali.
Anthony Belevtsov (Yussel Gotlib) Luis Da Silva Jr. (Luis Pinto) Ian Casselberry (Gomez)
Musica: Atticus Ross, Claudia Sarne, Leopold Ross e Bobby Krlic
Costumi: Margot Wilson
Scenografia: Tim Grimes
Fotografia: Nicolas Karakatsanis
Montaggio: Dylan Tichenor
Makeup: Kimberly Jones (direttrice); Donna Martin e Denise Tunnell
Casting: Craig Fincannon e Lisa Mae Fincannon
Scheda film aggiornata al:
18 Maggio 2016
Sinossi:
Una banda di corrotti agenti di polizia ed ex membri dellâesercito, tenuta in pugno dalla mafia russo-israeliana di Atlanta, è costretta a tentare una rapina apparentemente impossibile. Per farcela e uscirne vivi gli uomini hanno una sola speranza: distrarre tutte le forze dellâordine organizzando un â999â â codice usato dalla polizia per segnalare che un agente è stato colpito in azione.
Michael Atwood (Chiwetel Ejiofor), ex membro delle Forze Speciali, capeggia una banda di corrotti agenti di polizia ed ex membri dellâesercito (Anthony Mackie, Clifton Collins Jr., Aaron Paul e Norman Reedus) in unâaudace rapina in banca che finisce con una frenetica sparatoria in autostrada. Il sergente Jeffrey Allen(Woody Harrelson) indaga sul caso, ignaro che proprio suo nipote Chris Allen (Casey Affleck), un onesto poliziotto, è diventato senza saperlo il partner di uno dei rapinatori della gang di Atlanta. Irina Vlaslov (Kate Winslet), spietata boss della mafia russo-israeliana, usa le maniere forti con i membri della banda per costringerli a tentare unâultima e, allâapparenza, impossibile rapina. Ma la sola speranza che la banda ha di portare a termine il colpo è quella di distrarre tutte le forze dellâordine organizzando un â999â â il codice usato dalla polizia per segnalare che un agente è stato colpito in azione.
SHORT SYNOPSIS:
A gang of criminals and corrupt cops plan the murder of a police officer in order to pull off their biggest heist yet across town.
Commento critico (a cura di PATRIZIA FERRETTI)
Avendo raccolto le piÚ elementari cognizioni di che cosa rappresenti un 'codice 999'- la prioritaria convergenza di tutte le forze dell'ordine sul campo dove viene segnalato un poliziotto ferito a terra al fine di catturare il colpevole - ancora prima di mettere piede al cinema sappiamo che quello inscenato dal regista australiano John Hillcoat altro non potrà essere che un cop-movie. E in effetti di poliziotti ce ne sono parecchi sul campo di quel Codice 999 che, per l'appunto, assurge ai ranghi del titolo stesso. Ma Codice 999 corrisponde anche alla nuova, illuminata, pellicola, di un regista che sa come scovare l'ottica piÚ perspicace nel mare de 'i soliti sospetti' e del caleidoscopio di questioni sul tema piÚ volte triturate da pellicole ben piÚ commerciali. Il suo è uno sguardo umbratile e profondo come un pozzo in una notte di luna piena. Basta ricordarci di un suo precedente film di
tutt'altra natura, diciamo post apocalittica, come lo stupendo The Road, per rammentare quale pennello e quali colori questo artista della celluloide ami usare sul registro del dramma. Si, perchÊ, al di là delle specifiche coordinate, anche nel caso di Codice 999, in fin dei conti, è di dramma a tutto tondo che stiamo parlando. Detto questo, non posso promettervi che non troverete sparatorie ad oltranza, pedinamenti, bande di criminali e di poliziotti gli uni sulle tracce degli altri fino a confondersi, infiltrati corrotti e un reiterato guardarsi alle spalle da parte di tutti per capire esattamente chi è cosa e quali debbano essere obiettivi e bersagli. Ma posso d'altra parte assicurarvi che ciò che vi è piÚ familiare in Codice 999 brillerà degli affascinanti chiaroscuri che dagli angusti ambienti frequentati si rifrangeranno sui volti dei personaggi, in nuance piÚ cangianti di quanto non poteste mai prevedere. E' per l'appunto da
una coltre di oscurità che spuntano parole acuminate come aghi: "PiÚ lavoriamo con questa gente e piÚ ci fottono... Con questa puttana... con questa stronza che ci sta col fiato sul collo...". E non è che la premessa di un contagioso morbo già in odore di epidemia.
E' anche subito chiaro che questi intensi chiaroscuri altro non sono se non il pulsante riflesso dell'animo dei protagonisti, del loro modo di sentire ansie e aspettative, mentre si trovano costantemente a cavallo del filo di un rasoio che, guarda caso, ha l'implacabile gelido volto di una donna. Una nota non certo inedita ma pur sempre di una qualche efficacia. A guardare Kate Winslet calata nell'armatura della gelida boss mafiosa Irina Vlaslov, ispirata alla 'Mafia Kosher' - sopraggiunta peraltro in soccorso alla defezione di Cate Blachett, per nostra fortuna devo dire, altrimenti si sarebbe replicato il fastidioso doppiaggio italiano con accento russo giĂ esibito
in Indiana Jones e il Teschio di cristallo - mi è tornata in mente la Crystal di Kristin Scott Thomas in Solo Dio perdona-Only God Forgives (2013) del regista danese Nicolas Winding Refn. E quando c'è una donna a tirare i fili dei burattini nel teatrino della malavita e del profitto ad ogni costo, ad impartire ordini, che sia per vendetta, resa dei conti o pareggio partita che dir si voglia, a seconda delle specifiche esigenze, chissà come, le cose si mettono davvero male. Dei veri e propri muri d'acciaio su cui non si rimbalza, ci si può solo spaccare i denti, o spalmare la pelle come il burro soffritto sulla piastra. Impermeabile ad ogni emozione, pure rapinatrice degli affetti altrui, come è il caso del piccolo Felix, la Irina di Kate Winslet è come un iceberg che non accenna al minimo scongelamento neppure mentre legge una favola. E per
quanto relativamente poco tempo sul campo, il suo spettro aleggia ovunque nell'aria, oltre che sulle bocche degli scagnozzi ricattati e obbligati a porgere ad oltranza i loro sanguinolenti servigi.
Uno stuolo di star di alto bordo - da Chiwetel Ejiofor tradotto nell'ex soldato delle Forze Speciali diventato il leader della gang Michael Atwood, a Woody Harrelson in quelli del sergente Jeffrey Allen, da Casey Affleck nel ruolo del poliziotto onesto Chris Allen, fino alla schiera di ex membri dellâesercito indossata da Anthony Mackie, Clifton Collins Jr., Aaron Paul e Norman Reedus - in buona compagnia di musiche che alimentano in maniera eccellente gli umori della storia, impepata con qualche colpo di scena a sorpresa,
ritraggono poi la vera protagonista di questo Codice 999: la desolata e brutale realtĂ , popolata da personaggi al culmine della disperazione oppure dell'ambizione condita di famelica aviditĂ , ma tutti indistintamente, in lotta con i propri demoni
interiori, in un mondo - la location selezionata è Atlanta - dove se è veramente difficile distinguere, demarcare il confine, tra giustizia e violenza, è anche impossibile trovare una qualche redenzione. PerchÊ qui la sopravvivenza è merce davvero rara. Si ha una qualche speranza solo se si è piÚ criminali dei criminali.
Secondo commento critico (a cura di JUSTIN CHANG, www.variety.com)
CASEY AFFLECK, CHIWETEL EJIOFOR AND KATE WINSLET STAR IN THIS SPRAWLING AND ATMOSPHERIC ENSEMBLE CRIME DRAMA.
If he hadnât already made a Prohibition-era Western called âLawless,â director John Hillcoat might as well have saved that title for âTriple 9,â a modern-day heist thriller of unusually grim, coiled intensity: About as far removed as possible from the suave leisure-suit larcenists of an âOceanâs Elevenâ caper, the desperate crooks trying to pull off one last job here are a bunch of corrupt cops and ex-soldiers in Atlanta, navigating a shadowy urban labyrinth with no chance of escape or redemption in sight. Well suited to Hillcoatâs gifts for low-boil suspense and brutal eruptions of violence in close, male-dominated quarters, the film has grit and atmosphere to burn but also a certain narrative sketchiness, as though unable to reconcile its sharp sociological portraiture with the pleasures of a more robustly plotted crime
yarn. While a diverse, high-wattage cast including Casey Affleck, Chiwetel Ejiofor and Kate Winslet should draw some takers, the Open Road release looks set for a minor killing at best.
From the various names rattled off in the talky opening scene to the credits montage of flashing newspaper headlines â including a disturbing cutaway to bodies stashed in a car trunk â itâs immediately apparent that absolute clarity is not going to be the movieâs chief narrative priority. Yet Hillcoat has a gift for making even murkiness arresting: He defies audiences to look away from a swiftly paced set piece in which several armed and masked men enter an Atlanta bank in broad daylight and break into a safe deposit box. Amid the harrowing freeway shootout that follows (imagine a more realistic version of the opening standoff in âDeadpoolâ), a bright-red smoke bomb goes off inside their getaway vehicle, amping up
the action and providing a striking visual correlative for the bloody confusion that has reigned until this point.
The clouds are dispelled, somewhat, as we get to know the men behind the masks, all of whom turn out to hail from various branches of law enforcement and the military: There are two dirty cops, the streetwise Marcus Belmont (Anthony Mackie) and the menacing Jorge Rodriguez (the scene-stealing Clifton Collins Jr.), and the hardened Welch brothers, Gabe (Aaron Paul) and Russell (Norman Reedus). Their leader is the world-weary Michael Atwood (Ejiofor), a puppet of the so-called âKosher Mafia,â a Russian-Israeli mobster enclave ruled over by the ruthless Irina Vaslov (Winslet). Sneering at the menâs latest haul, Irina demands that they pull off another job or face very unfortunate consequences; in Michaelâs case, those consequences involve the young son he shares with Irinaâs sultry sister, Elena (Gal Gadot), which has effectively locked him
in a custody battle with the mob.
If it takes some time to get oneâs bearings, itâs because first-time feature screenwriter Matt Cook has sketched this cynical portrait of Atlantaâs not-so-finest from the inside out; weâre already waist-deep in moral rot from the opening frames. Setting the next phase of the drama in motion is the arrival of Marcusâ new partner, Chris Allen (Casey Affleck), an honest cop who shows no interest in compromising, and who hopes to do right by his mentor, major-crimes investigator Jeffrey Allen (a flashy Woody Harrelson, no stranger to this terrain after âTrue Detectiveâ and âRampartâ). That makes Chris an easy target when Michael and his team decide to stage a â999â (police code for âofficer downâ), which will effectively divert all other cops in the city while the heist is going down.
There are few surprises to how this risky gambit plays out: Bodies will pile
up, heads will roll (or at least get propped up neatly on a car trunk), and death itself will come to seem a welcome deliverance for many. What clearly intrigues Hillcoat and Cook is the opportunity to lend these twisty genre proceedings a scuzzy real-world texture that reflects the unique demographics of the modern city. The Atlanta we see is a veritable melting pot of criminality and compromise, where thugs can be identified by their tattoos or their kippahs, and where police officers are more or less evenly divided among white, black and brown, whatever their true colors may be. Every new twist feels rooted in an uneasy tension â and an even more uneasy complicity â between the forces of law and disorder.
That interconnectedness is never more apparent than in a scene in which Marcus tries to keep his new partner from getting too aggressive with the Mara Salvatrucha
gangsters on the sidelines of a particularly nasty crime scene, an almost throwaway moment haunted by the ever-present specter of police brutality. Encounters with some of the cityâs seedier factions are played with an almost documentary-like offhandedness, with the bracing exception of a scene featuring a transgender prostitute-turned-informant named Sweet Pea â played, terrifically, by Michael K. Williams, in direct acknowledgment of the filmâs obvious debt to âThe Wire.â
With its barely two-hour running time and heist-centric construction, âTriple 9â canât hope to offer more than a murky approximation of that seriesâ novelistic sweep. Hillcoatâs commitment to realism is credible and creditable, even when it allows him to cut a few too many narrative corners: The puzzle pieces donât snap as crisply into place they might have, and those inclined to give the movie points for subtlety and texture might also fault it for avoiding obvious payoffs (though one development involving
a cleverly placed explosive device proves undeniably satisfying). In particular, the complex relationship between Affleckâs straight-shooting Chris and Mackieâs treacherous Marcus, who slowly comes to doubt his murderous course of action, could have used one more scene or narrative layer to stoke the moral tension.
The occasional imprecision of the storytelling leaves âTriple 9â feeling less like a straightforward thriller than a seething miasma of masculine aggression â not unlike what Hillcoat achieved in âLawlessâ and âThe Proposition,â the 2005 oater he shot in his native Australia. In those earlier films, the director evinced a fearsome propensity for on-screen gore, and the violence here, while restrained by comparison, has a similarly disquieting impact. One manâs fate behind the wheel is staged so subtly that it takes a moment to fully register; later, even when brains are splattered or a limb gets blown off, the carnage never feels gratuitous.
Between this and the
Sundance-premiered âManchester by the Sea,â Affleck continues to cement his standing as one of the most persuasive leading men of his generation; impulsive and cautious by turns, his protagonist provides a rich rooting interest opposite Ejioforâs world-weary ringleader and Mackieâs more fresh-faced troublemaker. Reedus registers potently in a brief role; Paul once more channels the bleary-eyed soul of âBreaking Badâsâ Jesse Pinkman while capturing an ex-soldierâs disillusionment; and Collins is quietly, implacably terrifying as the most ruthless of Michaelâs partners in crime. As ever, Hillcoat struggles to turn the women into more than a peripheral presence, though with the showy exception of Winsletâs snarling Yiddish mob mama, his efforts largely defeat him: Gadot is treated as little more than a distractingly pretty face, while Teresa Palmer passes through briefly as Chrisâ concerned wife.
Taking excellent advantage of his Atlanta locations, the director stages action and conflict with a blurry mean-streets verisimilitude,
propelled by Nicolas Karakatsanisâ active handheld lensing and Dylan Tichenorâs switchblade editing, and backed by a propulsive wall-of-sound score credited to four composers (the busy Atticus Ross and his wife, Claudia Sarne, and brother, Leopold, plus the British musician Bobby Krlic). Some of the most unnerving sequences find Hillcoat guiding his cops silently through a dim tenement building, or into a warren of empty corridors where danger may lurk behind every corner. The result is a film that conveys the eerie sense of lying in wait for all its characters, and the paranoia is infectious, with at least two scenes certain to have viewers checking their car backseats upon exiting the theater.