PREMONITIONS: ANTHONY HOPKINS E COLIN FARRELL SENSITIVI SU SPONDE CONTRAPPOSTE PER IL GIOVANE CINEASTA BRASILIANO AFONSO POYART. NE ESCE UN THRILLER SOPRANNATURALE E UNO SGUARDO VISIONARIO SUI GRANDI INTERROGATIVI ESISTENZIALI, SUL DESTINO E SUL DIRITTO DI SCELTA PER LA VITA O PER LA MORTE
RECENSIONE - Dal 12 NOVEMBRE
"Questo film è il perfetto equilibrio tra struttura, storia e personaggi forti. E' un intelligente mix di azione e forte impatto visivo. Ero particolarmente attratto dall'opportunità di esplorare il potenziale cinematografico della sceneggiatura e di osservare attraverso la mente di un personaggio con abilità psichiche, interpretato da Anthony Hopkins, e visualizzare ciò che vede... Entrambi i film ('2 Coelhos' e 'Premonitions') hanno anche azione, movimenti veloci, un’intensità visiva ritmata dal montaggio, e il secondo atto di 'Premonitions' pare un ottovolante... 'Premonitions' mi dà la possibilità di esplorare i personaggi più di quanto abbia fatto prima. E’ il viaggio intimo di tre personaggi - Clancy, Joe e Katherine - e le componenti emotive delle loro storie sono i maggiori punti di forza del film".
Il regista Afonso Poyart
(Solace; USA 2015; Thriller del mistero; 101'; Produz.: Eden Rock Media in associazione con FilmNation Entertainment/Flynn Picture Company/New Line Cinema/Silver Reel/Venture Forth; Distribuz.: Lucky Red)
classifica alle prime armi: il lungometraggio d'esordio, 2 Coelhos (2 Conigli), un fantastico mix d'azione e inventiva, elaborato a 360° dal giovane Afonso Poyart, che lo scrive, lo dirige, lo produce, lo monta e nel quale recita pure, diventa d'altra parte rapidamente un successo nella sua terra d’origine, il Brasile. E ora che con questo Premonitions è approdato come per incanto a dirigere un mostro sacro dell'interpretazione come Anthony Hopkins, cui ha affiancato in seconda Colin Farrell (Charles Ambrose), Jeffrey Dean Morgan (Agente Joe Merriwether) ed Abbie Cornish (Agente Katherine Cowles), si è già guadagnato la ribalta internazionale, con risultati che suggeriscono vivamente di tenerlo d'occhio.
Le evidenti difficoltà nel dipanare la matassa del serial killer da parte della coppia di agenti FBI Joe/Morgan e Katherine/Cornish, conducono a quello che di lì a poco si mostrerà come il personaggio centrale, l'asse portante delle indagini, della storia, e delle riflessioni a carattere
esistenziale di cui è intriso Premonitions e che Poyart ha reso così intrigante portando sul grande schermo la doppietta visiva di scelte contrapposte tra loro. Mai prima d'ora, pur non essendo una novità assoluta nel cinema, è stato reso così palpitante l'istante che determina la decisione di una persona di optare per una scelta piuttosto che per un'altra: una sorta di 'sliding doors' visivamente in carne ed ossa, per la vita e per la morte, pervaso da suggestive tinte di paranormale, che se la vedono spesso con i versi di opere teatrali, ad esempio come l'opera lirica La Boheme, qui intimamente legati a riflessioni esistenziali senza tempo, universali, e ancor più pulsanti per la contemporaneità , il nostro tempo, e il tempo vissuto dai protagonisti. Protagonisti che conoscono o conosceranno, a vario titolo personale, il dolore e la sofferenza. Ed è sorprendente vedere come in Premonitions i temi ingombranti di malattia,
morte naturale ed eutanasia si intreccino tra loro nella tessitura di un comune thriller, rivestendolo di una luce altra, spettacolare e toccante. Una luce per certi versi sinistra che, in egual misura del destino, sa come trovarci e fare breccia nella nostra mente e nel nostro cuore, per depositare l'uovo della riflessione. Premonitions vi ammalierà e depositerà in ognuno di voi qualcosa su cui avete già riflettuto mille volte, ma su cui inevitabilmente tornerete a riflettere. Un qualcosa che molti altri film hanno fatto in maniera più diretta, affidandosi alla via unilaterale del genere drammatico che si fa subito riconoscere.
In Premonitions Poyart intraprende un genere che normalmente non appartiene ad argomenti esistenziali di quella natura e come veicolo elettivo sceglie la speciale dote del sensitivo, del preveggente, su cui salire a bordo per arrivare all'identità del serial killer. E quel veicolo elettivo altri non è che il Dottor John Clancy
di Sir Anthony Hopkins, un medico analista in pensione, già alle dipendenze dell'FBI, la cui conoscenza psichiatrica e la capacità di scavare nella mente di un assassino va oltre la sua formazione clinica, sforando, appunto nel soprannaturale. Da quando entra in scena, umbratile e solitario, con un grave lutto alle spalle, motivo per cui ha abbandonato il lavoro e causa della separazione dalla moglie, lo schermo si irradia della luce misteriosa e intensamente chiaroscurata che abita nei cunicoli più nascosti della mente. E il tandem tra interpretazione e regia diventa potente e indissolubile mentre cavalca i meandri una potente visionarietà che torna più e più volte a far campeggiare la compresenza di uno stesso personaggio con se stesso, in un frazionamento temporale di spettacolare emotività : di grande impatto psicologico e bellezza estetica ad esempio, è la sequenza che recupera gli ultimi brani di vita della vittima nella vasca da bagno,
ricolma di fiori di orchidea.
Ma cotanta raffinata eleganza formale non diluisce affatto i contenuti tremendamente scomodi e ingombranti per essere buttati giù in sol boccone. Contenuti che obbligano ad una lenta masticazione e ugualmente non assicurano mai una facile digestione. Soprattutto quando, sul tardi, sopraggiunge finalmente Charles/Farrell, ad offrirci le sue pillole di un'umanità che lotta con l'etica, la morale, la religione e rischiano di non trovare mai un accordo possibile. Può esistere la misericordia in un killer? E' una lotta tra le più cruente che non potrà mai portare sollievo, solo aggiungere altro dolore al dolore. Nel confronto tra il Charles di Farrell e il John di Hopkins sta l'anima del conflitto, il nocciolo della questione, e il confine di divisione tra parti contrapposte. 'Non puoi fare la parte di Dio' incalza John/Hopkins. Ma la risposta che gli giunge come contraltare da Charles/Farrell è affilata come un rasoio,