LA SCOMPARSA DI ELEANOR RIGBY

La prospettiva dell'amore, quella di lei e quella di lui, in un dittico della durata complessiva di oltre tre ore, concepito dal regista americano Ned Benson, che però negli Stati Uniti è stato fatto rimontare dal produttore Harvey Winston, che lo ha fatto tagliare di oltre un'ora e lo ha reintitolato The disappearance of Eleanor Rigby: Them, facendogli perdere tutta la sua originale concezione e le sue sfumature. Il film viene però presentato al festival di Torino nella sua originale divisione: il primo capitolo, Him, quello di lui, e quello di lei, Her. Eleanor e Conor (una sublime Jessica Chastain e l'intenso James McAvoy) si conoscono, si amano, hanno un figlio che muore durante l'infanzia. Comincia così una caduta nel dolore e la rinuncia al rapporto. Opera toccante, che trova momenti di estremo realismo.

È in particolare il capitolo secondo, quello dedicato al punto di vista di lei, a trovare

la giusta armonia fra dolore e ricerca di sé. Eleanor torna, dopo aver abbandonato la casa divisa con Conor, in quella dei genitori, un professore universitario attento e premuroso (William Hurt) e una madre ironica e semialcolizzata, un po' distaccata e un po' sorprendentemente affettuosa, una musicista francese frustrata (splendida Isabella Huppert), dove vive anche la sorella più giovane con suo figlio. Eleanor sembra persa nel suo dolore, confusa all'interno di una generazione incapace di fare i conti con la maturità e l'età adulta. È Eleanor infatti che pone fine al rapporto, che non sa da che parte dirigere la sua vita. Comincia a frequentare un corso all'università con una collega del padre (brava Viola Davis) che a sua volta rimpiange il proprio fallimento di madre, e con la quale Eleanor stringe un anomalo rapporto di amicizia.

Straordinaria ricostruzione del lutto più terribile di tutti, quello della perdita di un

figlio, l'elaborazione di entrambe le prospettive della coppia, il maschile e il femminile. Benson trova una chiave di estrema sensibilità, in particolare nel rapporto fra i due, nella capacità di trasmettere i sentimenti provati, ma trattenuti. Molte sequenze sono di una forza rara, i ricordi di Eleanor ricostruiti in flashback che rievocano il loro amore, gli incontri successivi, colmi di rimpianti: strazia il cuore il ritorno della donna nella casa che un tempo aveva condiviso con Conor, le vengono alla mente i ricordi lieti di quel che erano stati, della felicità vissuta. Lì ora c'è solo Conor che dorme ancora vestito sul divano.

Sono tanti gli elementi che fanno di questo film un piccolo capolavoro del cinema sull'amore: un film al tempo stesso estremamente moderno e antico. Unico pur essendo doppio. E il merito è soprattutto di una scrittura puntuale e di una Jessica Chastain che ci regala una delle

sue migliori prove d'attrice, intensa, forte, chiaroscurale. Come il film, capace, come pochi negli ultimi anni, di saper emozionare davvero. Sincero.