SIN CITY: UNA DONNA PER CUI UCCIDERE - DAL FUMETTO AL GRANDE SCHERMO CON SORPRESA. E IL TANDEM FRANK MILLER-ROBERT RODRIGUEZ NON SI FA MANCARE UN CAST ALL-STAR PER QUESTO SECONDO GIRO DI GIOSTRA DA GRAPHIC NOVEL DECLINATA IN NOIR
RECENSIONE ITALIANA IN ANTEPRIMA - PREVIEW in ENGLISH by JUSTIN CHANG (www.variety.com) - Dal 2 OTTOBRE
“Ho sempre pensato che un film da fare in 3D fosse quello tratto dal fumetto di 'Sin City', proprio per la tipicità del graphic novel"
Il co-regista Robert Rodriguez
"Tendo a giocare molto nei libri di 'Sin City', così come nei film adesso. Passo da un periodo all'altro, così sembra che i personaggi tornino in vita, ma in realtà sono solo tornato io indietro nel tempo... Costruita intorno ad una tragica storia d'amore tra un uomo e una donna, il film ha molto a che fare con il tradimento, l'oscurità e senso di colpa... quella roba dei film noir..."
Lo scrittore, sceneggiatore e co-regista Frank Miller
Nei bassifondi di Sin City, Dwight medita vendetta nei confronti di Ava Lord, la donna che l'ha tradito e incastrato. Intanto Nancy cerca di venire a capo del suo dolore per la morte del detective Hartigan.
IN ALTRE PAROLE:
Tessendo due delle classiche storie di Frank Miller con nuovi racconti, i cittadini più incalliti di Sin City si scontrano con alcuni degli abitanti più famigerati.
“Solo un altro sabato sera†[Just Another Saturday Night]
La sera in cui John Hartigan incontra Nancy in “Quel bastardo gialloâ€, Marv (Mickey Rourke) riprende conoscenza mentre è sulla statale che domina i Projects, circondato da giovani morti e incapace di ricordare come ci è arrivato.
“Quella lunga, brutta notte†(storia originale) [The Long Bad Night]
Johnny (Joseph Gordon-Levitt), un presuntuoso giocatore d’azzardo, trucca una missione per sconfiggere al suo stesso gioco il cittadino più malvagio di Sin City. Sfortunatamente se la prende con l’uomo sbagliato e gli eventi prendono una piega peggiore. La sua missione viene in qualche modo deviata quando incontra una giovane stripper di nome Marcy (Julia Garner).
“Una Donna Per Cui Uccidere†[A Dame To Kill For]
Anni prima di “Un’abbuffata di morteâ€, Dwight McCarthy (Josh Brolin) lotta con i suoi demoni interiori e cerca di mantenere il controllo fino a quando non ritorna il suo primo amore, Ava Lord, che gli chiede aiuto per sfuggire alle grinfie del suo violento marito, il milionario Damien Lord (Marton Csokas) e della sua enorme guardia del corpo Manute (Dennis Haysbert). Tuttavia, un innamorato Dwight scoprirà presto che le vere intenzioni di Ava sono più sinistre di quanto sembrino.
“La grossa sconfitta†(storia originale) [The Fat Loss]
Ambientata dopo il suicidio di John Hartigan (Bruce Willis) alla fine di “Quel bastardo gialloâ€, la storia si concentra su una più temprata Nancy Callahan (Jessica Alba) che cerca di superare la sua morte mentre pianifica l’omicidio del Senatore Roark (Powers Boothe).
SHORT SYNOPSIS:
The town's most hard-boiled citizens cross paths with some of its more reviled inhabitants.
Commento critico (a cura di FRANCESCO ADAMI)
Sin City - una donna per cui uccidere è il secondo film tratto dal fumetto omonimo di Frank Miller che dirige il film per la seconda volta insieme a Robert Rodriguez. Senza aver visionato la precedente trasposizione cinematografica non si possono comprendere pienamente tutte le sfumature e i personaggi che vengono illustrati nel
lungometraggio. E' possibile seguire come il precedente, alcune storie di personaggi che sono indipendenti, ma nello stesso momento si connettono tra loro formando una storia contemporanea, a tratti parallela. Principalmente le storie sono tre: nella prima, Quella lunga, brutta notte, il protagonista principale è un giovane e presuntuoso giocatore d’azzardo, Johnny (Joseph Gordon-Levitt), che sfida e sconfigge il perfido Senatore Roark (Powers Boothe), suscitando la sua ira e le sue minacce. Il personaggio di Johnny, presentato nell'episodio Il cliente, ha sempre ragione nel precedente film, nel quale era un sicario elegante. Si assiste alla storia originale scritta apposta
per il film, ossia L'ultimo ballo di Nancy, che si svolge cronologicamente dopo Quel bastardo giallo, storia della ballerina esotica Nancy Callahan (Jessica Alba) e della sua relazione con il poliziotto e suo salvatore John Hartigan (Bruce Willis). L'ultimo ballo di Nancy si svolge quattro anni dopo la morte di Hartigan: l'affascinante Nancy precipitata nel baratro, dopo la morte del suo amato Hartigan continua a fare la spogliarellista e proprio su quel palco matura il desiderio di vendicare il suo uomo; incapace di vederla sprofondare in una spirale senza controllo, Marv le offre il suo aiuto.
per averlo fatto soffrire, gli chiede aiuto per liberarsi dai soprusi del marito milionario. Cronologicamente questa storia è collocata prima di Un'abbuffata di Morte, episodio del primo film e spiega come Dwight McCarthy, che era interpretato precedentemente da Clive Owen, abbia cambiato faccia.
Nel film vi sono due piccole parti interpretate, una da Christopher Lloyd, nei panni di Kroening, l'illegale dottore tossicodipendente in Quella lunga, brutta notte e un'altra, da Lady Gaga nelle vesti della cameriera Bertha, che prova pietà per Johnny in Quella lunga, brutta notte. Personaggi secondari ma interessanti ed ancora più approfonditi sono, Manute, un personaggio quasi invincibile, guardia del corpo leale e letale, che ha
servito molte delle figure più potenti della città di Sin City, e Miho, la silenziosa e tagliente guerriera della città vecchia. Manute nel precedente film era interpretato da Michael Clarke Duncan, che è venuto a mancare poco prima dell'inizio delle riprese del
film, pertanto il suo ruolo è stato ripreso seriamente ed egregiamente da Dennis Haysbert. Il personaggio di Miho, invece, è interpretato da Jamie Chung che sostituisce l'attrice Devon Aoki, la quale non ha potuto proseguire la sua performance
dato il suo impegno con una seconda maternità .
film, ma anche per i sentimenti del personaggio che attraverso il dolore e la coscienza passa dall'essere una danzatrice di intrattenimento a danzatrice del destino altrui.
Dal punto di vista tecnico il primo film aveva rivoluzionato il modo di concepire i film tratti dai fumetti in trasposizione cinematografica e meravigliato per la sua tecnica stilistica e colorimetrica. Anche questo film, completamente girato in 3D, mantiene lo stesso stile visivo del precedente, ma con tutti i vantaggi della terza dimensione. L'intero film è stato girato con camere Alexa montate su un rig Pace 3D in pochissimi set, con la presenza di numerose scene in green screen. L'avanzamento tecnologico ha permesso a Rodriguez di raggiungere un aspetto ancora più fedele alle illustrazioni di Miller, e la società di effetti visivi Prime Focus si è occupata della maggior parte degli effetti visivi e del 3D, con poco meno di 2300 inquadrature.
Una nota
di merito va al reparto costumi e trucco: per i costumi è la nona collaborazione tra la costumista Nina Proctor e Robert RodrÃguez. Avendo già portato in vita le creazioni di Miller nel primo Sin City, Proctor ha ricercato e portato in evidenza tessuti e colori che apparissero nitidi ed efficaci per il look stile bianco e nero. Il reparto trucco, diretto dal collaboratore di lunga data di Rodriguez, Greg Nicotero della KNBEFX, ha applicato le protesi di Marv anche alla controfigura di Mickey, rendendo il personaggio e il suo aspetto quasi uguale al precedente film, ma anche elaborato in modo magistrale il trucco di personaggi come Dwight, Manute e
Wallenquist.
Un film dai tratti cruenti, con una sceneggiatura ben costruita, dialoghi efficaci e un ritmo ben sostenuto anche nel montaggio, pure curato da Robert Rodriguez che qui cura i testi delle canzoni, la regia, la sceneggiatura, il montaggio e le
riprese come operatore alla macchina.
Un film da non perdere.
Secondo commento critico (a cura di JUSTIN CHANG, www.variety.com)
FRANK MILLER AND ROBERT RODRIGUEZ JOIN FORCES AGAIN IN THIS LONG-DELAYED, SELF-ADMIRING SEQUEL TO THEIR 2005 HIT.
It may be in 3D this time around, but Robert Rodriguez and Frank Miller’s monotone, monochrome comicbook universe feels flatter than ever in “Sin City: A Dame to Kill For.†Rare indeed is the movie that features this many bared breasts, pummeled crotches and severed noggins and still leaves you checking your watch every 10 minutes. But that’s the dubious accomplishment of this visually arresting but grimly repetitive exercise in style, set against a sordid neo-noir landscape populated almost exclusively by tormented tough guys and femme-fatale fetish objects. Nearly a decade after the first “Sin City†grossed more than $158 million worldwide, it’s doubtful whether the directors’ overlapping fanbases can muster the same level of excitement for a picture about which the best one can really say is, “It sure beats ‘The Spirit.’
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Set in motion not long after the 2005 release of “Sin City,†but delayed following the commercial failure of Rodriguez and Quentin Tarantino’s “Grindhouse†(2007), this long-gestating sequel proudly announces itself, like the first film, as a work of slavish fidelity to its source. The full title is “Frank Miller’s Sin City: A Dame to Kill For,†as if to reassure those pulp purists in the audience that nothing they see and hear, from the silky black-and-white images to the sub-Spillane hard-boiled dialogue, will deviate from the graphic novelist’s original vision. Still, Miller has adapted his own work with a slightly freer hand this time: Two of the four twisted tales presented here were written specifically for the movie, though they’re all of a narrative piece, revealing loose connections with each other as well as with the characters and events of the first film.
Some viewers may be a bit fuzzy
on those earlier plot points, a possibility that the filmmakers seem to have taken into account. The opening vignette, adapted from Miller’s short story “Just Another Saturday Night,†begins in a haze of confusion: The hulking fighter known as Marv (once again played with an outsized schnoz and a smidgin of soul by Mickey Rourke) awakens somewhere near the Sin City projects, with no memory of how he got there. A few jolts of violence aside, this prologue mainly serves to reacquaint us with Miller and Rodriguez’s high-contrast aesthetic — a sophisticated merging of live-action and green screen in which shades of gray are offset by daubs of digital color, accentuating, say, the red light of a police car or the golden glow of a stripper’s blonde wig. The story also re-establishes Marv as the most indelible fixture of this highly artificial world, even if Rourke’s growling voiceover seems directed
mainly at those viewers who found Christian Bale’s Batman too comprehensible. If gravel could get lung cancer, it would sound like Marv.
More nasty doings await in the straight-to-screen yarn “The Long Bad Night,†about a confident young cardsharp named Johnny (Joseph Gordon-Levitt) who arrives in town and promptly makes his way to Kadie’s Saloon. (This seedy joint serves as a central hub of activity throughout, all the better to maintain a steady stream of gyrating, scantily clad background entertainment.) After playing a few slots and picking up a stripper (Julia Garner), Johnny brazenly begins a game of poker with the ruthless Sen. Roark (Powers Boothe), only to see his winning hand quickly become a losing one. Fans of the first film may recall Roark as the father of the notorious Yellow Bastard, and as Johnny soon finds out in excruciatingly painful ways, this powerful politico is not someone to be
crossed or underestimated.
Johnny’s story is momentarily suspended by the film’s longest chapter, a 45-minute potboiler adapted from “A Dame to Kill For,†the second book in the “Sin City†cycle. The dame in question is Ava Lord (Eva Green), a temptress who seems to have been modeled on the likes of Barbara Stanwyck in “Double Indemnity†and Jane Greer in “Out of the Past,†then camped up several notches. (The crimson lips are fine; the emerald-green contact lenses, not so much.) Reaching out to her beaten-down ex-lover, private investigator Dwight McCarthy (Josh Brolin, taking over for Clive Owen), Ava begs him to free her from Damian (Marton Csokas), her abusive billionaire husband, and his henchman, a massive subhuman automaton called Manute (Dennis Haysbert, taking over for Michael Clarke Duncan). From there the movie quickly devolves into window-smashing, eyeball-gouging mayhem, every blow landing with a Dolby-fied crunch, and often accompanied by
a burst of white blood that looks more like a bird-turd explosion.
Like most stories that come out Sin City, “A Dame to Kill For†is about a broken a man unable to resist the spell of a woman in trouble. (If Brolin is the movie’s tragic hero, then his comic counterpart is Christopher Meloni as Mort, a cop who falls pathetically in love with Ava.) Saving the girl, of course, means stalking her, possessing her and even smacking her around a little, and Ava makes a more willing lust object than most: Alluringly dressed in a shimmering blue coat the first time we see her, she thereafter develops a peculiar allergy to clothing of any kind. Green’s extended nude scenes have already accounted for much of the film’s pre-release ink, and they certainly represent a key selling point, even if the peek-a-boo framing and clever use of chiaroscuro (which surely
merit an Oscar for best achievement in genital blurring) will leave some in the audience feeling more teased than turned on.
Which may be as fitting a way as any to describe the peculiar overall effect of “Sin City: A Dame to Kill For,†which clocks in 23 minutes shorter than its predecessor yet feels far more enervating. This is a movie that, in attempting to update the tawdry pleasures of classic American crime fiction, doesn’t hesitate to indulge its characters’ peeping-tom fantasies as well as ours. In scene after scene, voyeurism is less a subtext than a narrative constant, whether it’s a kinky tryst being secretly photographed from above, a woman diving naked into a moonlit swimming pool, or a squad of vigilante vixens (the familiar faces include Rosario Dawson and Jaime King, while Jamie Chung steps in for Devon Aoki) roaming the streets with crossbows while modeling the latest
in designer dominatrix wear.
As ultra-stylized comicbook movies go, there’s no denying that Rodriguez and Miller’s lurid canvas has been realized with a certain single-minded purity. (Rodriguez again handled lensing and editing duties, in addition to collaborating on the score with Carl Thiel.) But it’s a deliberately airless, static vision, devoid of honest thrills and, aside from a few flakes of stereoscopic snow, absent the novelty that made the first “Sin City†so fascinating, at least before it bogged down in its own sadism. Once again the filmmakers have smothered Miller’s mean-street archetypes in a thick patina of cool — equal parts cut-rate nihilism and self-admiring style — but as a hundred Tarantino knockoffs have long since established, cool is not enough. It takes at least a sliver of human interest to make a noir pastiche more than the sum of its influences, and anything resembling authentic feeling has been neatly
airbrushed away from this movie’s synthetic surface. The endless striped shadows that creep into Steve Joyner and Caylah Eddleblute’s production design don’t express the characters’ inner darkness; they merely put it in quotes.
There are a few fine performances here. Whether wielding a pistol or a wrench, Boothe is a suitably menacing villain; Rourke and Brolin make a likable ass-kicking duo; and Lady Gaga has a nice, quick cameo as a sympathetic barmaid. But the main attraction here is Green, who, in addition to serving as the film’s most eye-popping design element, invests Ava with a wild-eyed intensity worthy of Medea, adding another to the actress’ gallery of murderous screen sirens following her performances in “300: Rise of an Empire†and “Dark Shadows.†It seems almost churlish to point out that Ava is merely the most extreme manifestation of the picture’s seriously stunted view of human femininity, given that its take
on masculinity is in the end no less wearyingly reductive.
The fourth and final story here is “Nancy’s Last Dance,†in which Nancy (Jessica Alba), the stripper terrorized by Yellow Bastard in the previous pic, seeks to avenge her late protector, John Hartigan (a spectral, underused Bruce Willis). It’s a late, limp attempt to turn Alba’s character from an exploited figure into an empowered one, but by this point, we no longer seem to be watching a movie so much as wandering blindfolded through a series of interconnected torture chambers, where the spectacle of human suffering is ever present, yet always kept at an antiseptic remove. In the words of one tough-sounding character, “Sin City’s where you go with your eyes open, or you don’t come out at all.†It’s not a bad slogan, though in retrospect, it sounds less like a plausible threat than an invitation to take a nap.
Bibliografia:
Nota: Si ringraziano Key Films, Maria Rosaria Giampaglia (QuattroZeroQuattro) e Silvia Saba (SwService)