Sceneggiatura:
Sacha Baron Cohen, Alec Berg, Jeff Schaffer e David Mandel
Soggetto: Liberamente ispirato al romanzo best seller Zabibah and The King di Saddam Hussein.
Cast: Sacha Baron Cohen (Generale Aladeen) Ben Kingsley (Tamir) Anna Faris (Zoey) Jason Mantzoukas (Nadal) Fred Melamed (capo scienziato nucleare) Michele Berg (madre di Aladeen) Aasif Mandvi (dottore) Rizwan Manji (paziente) Chris Gethard (Clark) Cuco UsÃn (assassino) Megan Fox (se stessa) Anna Katarina (Angela Merkel) Kevin Corrigan (Slade) Rocky Citron (Aladeen bambino) Liam Campora (Aladeen a 6 anni) Cast completo
J.B. Smoove (Usher) Danielle Burgio (guardia vergine) John C. Reilly (non accreditato)
Musica: Erran Baron Cohen
Costumi: Jeffrey Kurland
Scenografia: Victor Kempster
Fotografia: Lawrence Sher
Montaggio: Greg Hayden e Eric Kissack
Effetti Speciali: Andrew Mortelliti
Scheda film aggiornata al:
25 Novembre 2012
Sinossi:
IN BREVE:
Il film racconta l’eroica storia di un dittatore che ha rischiato la sua vita per fare in modo che la democrazia non prenda piede nel Paese che sta amorevolmente opprimendo.
IN DETTAGLIO:
Sacha Baron Cohen entra nelle scarpe autocratiche e molto lucide dell’Ammiraglio Generale Haffaz Aladeen, un dittatore che rischia la propria vita per assicurarsi che la democrazia non arrivi mai nel paese che opprime con tanto amore, ne Il Dittatore.
Ricco di petrolio e isolato, lo stato nord africano di Wadiya è governato dalla veemenza dell’anti-occintentale Aladeen, fin da quando aveva sei anni, quando fu nominato Supremo Leader in seguito alla sfortunata morte del padre, tristemente ucciso in un incidente di caccia, raggiunto da 97 proiettili vaganti e da una bomba a mano. Fin dalla sua ascesa al potere assoluto, il consulente di fiducia di Aladeen è sempre stato lo Zio Tamir (Sir Ben Kingsley), che è capo della polizia segreta, capo della sicurezza e procuratore di donne. Sfortunatamente per Aladeen ed i suoi consiglieri, il tanto disprezzato Occidente ha iniziato a ficcare il naso negli affari di Wadiya, e le Nazioni Unite hanno ripetutamente sanzionato il paese negli ultimi dieci anni, il Dittatore non è assolutamente intenzionato a far scorazzare un ispettore del consiglio di sicurezza nel suo impianto segreto di armi… forse non conoscono il significato della parola ‘segreto’? Ma dopo un tentativo di assassinio, la vita prenderà un’altra piega per il Supremo Leader, Tamir convince Aladeen ad andare a New York per parlare alle Nazioni Unite delle loro preoccupazioni. Così il Generale Aladeen, Tamir e il loro entourage arrivano a New York, con un’accoglienza a dir poco tiepida in quanto i molti esiliati da Wadiya che sono in città non vorrebbero altro che vedere il proprio paese liberato dal dispotico dominio di Aladeen. Ma ci sarà molto di più di esiliati arrabbiati e indesiderate (e ingiustificate!) sanzioni ad attendere Aladeen nella Terra della Libertà …
Commento critico (a cura di ROSS DI GIOIA)
Nord Africa. Sua Eccellenza l’Ammiraglio Generale Hafez Aladeen (Sasha Baron Cohen) spadroneggia come meglio crede nella Repubblica di Wadiya. Di ingiustizia in ingiustizia, il Generale rimpolpa così a piene mani il rodato canovaccio del dittatore: un arsenale nucleare in divenire, eliminazione sistematica degli oppositori, discriminazioni razziali e sessiste, antisemitismo, continue (e deliranti) minacce all’Occidente. Pur costretto a servirsi di una pletora di sosia - per evitare l’assassinio ad ogni uscita pubblica - costringe il suo popolo all’amore incondizionato e centellina il proprio potere con tale arguzia da meritarsi gli strali della comunità internazionale con tanto di embargo e ritorsioni di vario genere. Quel che però il Generale non immagina è che, come tradizione vuole, la serpe si nasconde proprio in seno: lo zio Tamir (Ben Kingsley), infatti, convinto a togliere il potere al nipote (non per altruismo politico-sociale ma per interessi personali), assolda un sosia di immane stupidità e sostituisce
Da Borat a Brüno, una cosa su Sasha Baron Cohen l’avevamo capita da subito: o si fa a modo suo o non si fa. La differenza però, rispetto ai due precedenti titoli da protagonista assoluto, è che il trucco cinematografico del mokumentary gli consentiva quasi una iper-realtà che alla lunga si trasfigurava in qualcosa di inedito e mai visto. Stavolta invece, ne Il Dittatore, di sicuro permane la ferma intenzione di vituperare temi sensibili alla comunità internazionale (dall’antidemocraticità all’antisemitismo, dalla discriminazione razziale/sessuale alla guerra di religione), ma
la messa in scena è rivestita di tutto punto con gli indumenti della finzione prettamente filmica. Se è un passo in avanti o un passo indietro è difficile da dire. Quel che si intravede in filigrana è la ormai consueta capacità di Baron Cohen (anche stavolta diretto da Larry Charles) di impadronirsi di un personaggio e renderlo anche più vero del vero. E dopo un reporter kazako ingenuo e un anchorman-gay “doppio sensistaâ€, ora è la volta di un viziato despota, il quale fa in proprio le Olimpiadi - organizza, partecipa, (stra)vince - conquista Oscar a profusione nei film a cui prende parte - interpreta, dirige, produce - invita star di Hollywood a dividere il letto a palazzo con tanto di polaroid quale trofeo di caccia, e usa la Wii come farebbe solo Ahmadinejad (con ogni probabilità ). Insomma, dare a Baron Cohen del politicamente scorretto è come dire che l’acqua
bagna, tanto che solo lui può permettersi il lusso di inscenare bizze sul cui sfondo c’è la tragedia dell’11 settembre e il corpo in mare di Bin Laden (!?). Ma anche se Il Dittatore non sarà il sostituto del più vecchio (e a cui è aggiunto un Grande) di Charlie Chaplin, un Occidente sempre più schizofrenico, indeciso tra la chiusura totale verso certi mondi (arabi, ebrei, musulmani) e il fanatismo delle braccia aperte (il personaggio della Faris, ma soprattutto la scena del volo in elicottero sopra New York), si sentirà comunque tirare un fendente dritto allo stomaco.
N.B. La presente recensione (positiva, sia chiaro) non è stata scritta sotto dettatura dell’Ammiraglio Generale Haffaz Aladeen. Quindi la mia famiglia può essere rilasciata.