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TERRAFERMA: EMANUELE CRIALESE TORNA DIETRO LA MACCHINA DA PRESA DOPO 'NUOVOMONDO' VINCITORE DEL LEONE D'ARGENTO 2006 A VENEZIA OLTRE CHE DI TRE DAVID DI DONATELLO
In DVD - PREMIO SPECIALE DELLA GIURIA e Premio Pasinetti alla 68. Mostra del Cinema di Venezia (31 Agosto-10 Settembre 2011) - RECENSIONE IN ANTEPRIMA - Dal 7 SETTEMBRE
"È un dramma simbolico, visionario, girato nelle isole siciliane. Un conflitto tra turismo e integrazione osservato attraverso il prisma delle mutazioni antropologiche, causate dal fenomeno delle immigrazioni globali nelle isole siciliane".
Il regista e sceneggiatore Emanuele Crialese
"'Terraferma', un titolo paradossale per un film che si gira tra una piccola isola e in mare. Il film è sullo spaesamento nel mondo attraversato dalle migrazioni. Noi non vedremo i migranti, ma il punto di vista di una famiglia di pescatori".
Il produttore Riccardo Tozzi
(Terraferma; ITALIA/FRANCIA 2011; drammatico; 88'; Produz.: Cattleya/RAI Cinema; Distribuz.: 01 Distribution)
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Titolo in italiano: Terraferma
Titolo in lingua originale:
Terraferma
Anno di produzione:
2011
Anno di uscita:
2011
Regia: Emanuele Crialese
Sceneggiatura:
Emanuele Crialese e Vittorio Moroni
Cast: Donatella Finocchiaro (Giulietta) Beppe Fiorello (Nino) Mimmo Cuticchio (Ernesto) Martina Codecasa (Maura) Filippo Pucillo (Filippo) Timnit T. (Sara)
Musica: Franco Piersanti
Costumi: Eva Coen
Scenografia: Paolo Bonfini
Fotografia: Fabio Cianchetti
Montaggio: Simona Paggi
Makeup: Alessandra Vita
Casting: Chiara Agnello
Scheda film aggiornata al:
25 Novembre 2012
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Sinossi:
IN BREVE:
Terraferma racconta la storia di una donna africana e del suo bambino di nove anni, sbarcati su un'isola siciliana: è questa l’agognata 'terraferma' che dà il nome al film e che si scoprirà poi non essere così certa e stabile. Un’isola siciliana, di pescatori, quasi intatta.
Appena lambita dal turismo, che pure comincia a modificare comportamenti e mentalità degli isolani. E al tempo stesso investita dagli arrivi dei clandestini, e dalla regola nuova del respingimento: la negazione stessa della cultura del mare, che obbliga al soccorso. Da qui una famiglia di pescatori con al centro un vecchio di grande autorità , una giovane donna che non vuole rinunciare a vivere una vita migliore e un ragazzo che, nella confusione, cerca la sua strada morale. Tutti messi di fronte a una decisione da prendere, che segnerà la loro vita.
IN DETTAGLIO:
Ernesto ha 70 anni, vorrebbe fermare il tempo e non vorrebbe rottamare il suo peschereccio. Suo nipote Filippo ne ha 20, ha perso suo padre in mare ed è sospeso tra il tempo di suo nonno Ernesto e il tempo di suo zio Nino, che ha smesso di pescare pesci per catturare turisti. Sua madre Giulietta, giovane vedova, sente che il tempo immutabile di quest’isola li ha resi tutti stranieri e che non potrà mai esserci un futuro né per lei, né per suo figlio Filippo. Per vivere bisogna trovare il coraggio di andare. Un giorno il mare sospinge nelle loro vite altri viaggiatori, tra cui Sara e suo figlio. Ernesto li accoglie: è l’antica legge del mare. Ma la nuova legge dell’uomo non lo permette e la vita della famiglia Pucillo è destinata ad essere sconvolta e a dover scegliere una nuova rotta.
Commento critico (a cura di PATRIZIA FERRETTI)
UN ALTRO FILM-DENUNCIA DI MARCA NEOREALISTA PER EMANUELE CRIALESE CHE, IN MANIERA PROVOCATORIA, RILANCIA SULL'ONDA DI UN LIRISMO TRAGICO, SIMBOLICO, SEMPLICEMENTE UMANO. UNA LETTURA CHE RISCOPRE INTERROGATIVI NOTI, CUI CI SIAMO PURTROPPO ASSUEFATTI, CON L'ARMA DEL CUORE PIU' CHE DI RISPOSTE PRATICAMENTE FATTIVE. UNO SCORCIO TRAGICAMENTE LIRICO PIU' CHE ANCORATO AD UNA REALTA' CHE E' GIA' ANDATA BEN OLTRE MA SUFFICIENTEMENTE PROVOCATORIO: LO SCHIAFFO SFERRATO COL GUANTO PURCHE' ARRIVI
Si direbbe che Emanuele Crialese abbia osato di più in Nuovomondo, metaforico e visionario-metafisico oltre che neorealista, piuttosto che qui, con Terraferma, un film-denuncia che resta importante in quanto tale, da cui non era lecito pretendere - e quello sì che sarebbe stato ancor più banale! - la soluzione a problematiche colossali e portate all'estremo da fin troppo tempo.
D'altra parte non ci si può evitare di muovergli qualche critica sul piano di un eccessivo affidamento al lirismo che affiora prorompente |
sia dalla bellezza 'rustica' e 'graffiante' di una terra semplicemente meravigliosa, veramente da capogiro, che da quella dell'animo isolano soprattutto dei più anziani - spicca e resta nel cuore il personaggio Ernesto (Mimmo Cuticchio) - tanto poveri in canna quanto forti e ricchi come nessun altro al mondo grazie ad una fedeltà incondizionata, una vera e propria Fede che non si può tradire, nelle uniche leggi etiche in cui si riconoscono: quelle del mare. E secondo quell'etica un uomo a mare, chiunque esso sia, non si lascia. Non solo, il mare, la barca, la pesca che per decenni e decenni hanno costituito l'unica fonte di sostentamento, sono un tutt'uno con la loro anima di persone, di esseri umani. I passaggi di proprietà da un figlio prematuramente scomparso - che guarda caso si chiama Pietro, ogni riferimento biblico è puramente casuale - i permessi per portare in gita i turisti, l'illegalità |
di porgere aiuto ai clandestini ammarati non fanno parte del loro DNA ma di un 'nuovomondo' che emana più fetore di tutto il pesce scaricato a marcire di fronte alla stazione di polizia per protesta. Crialese riesce a farci capire tutto questo e non è poco: il sequestro di una barca per il 'reato' di aver aiutato clandestini in mare senza attendere la motovedetta che li avrebbe riportati indietro al mittente (Ma quale? Quello di qualche prigione in cui si concepiscono figli per stupro?) equivale ad uno stop vitale, ad una sorta di apnea forzata e alla sottoscrizione dello stallo di una situazione di conflitto arrivata ormai al capolinea per aprirsi il varco verso effetti collaterali che la realtà ha già tragicamente manifestato oltrepassando di gran lunga le 'censure' della celluloide: basti pensare alle 'pesanti' rivolte di immigrati e ai conflitti non sempre pacifici tra questi e gli isolani. Ma |
Crialese ha preferito sottacere tutto questo per accordare protagonismo assoluto al versante umano: sia esso quello di tapparsi occhi e orecchie pur di salvare il sostentamento ancorato al turismo estivo da parte delle nuove generazioni (Nino/Beppe Fiorello), che quello di un aiuto incondizionato da parte degli anziani dell'isola (Ernesto/Cuticchio), nonché quello apparentemente contraddittorio della madre Giulietta (un'intensa Donatella Finoccharo) o dei nuovi giovani (il figlio Filippo/Pucillo).
E dire che non mancano frasi taglienti come lame affilate! "Oggi non si pescano più pesci, si pescano cristiani vivi e morti assai". La pesca non fa più campare e l'arte dell'arrangiarsi (affittare le proprie case ai turisti l'estate e vivere nei garage non è sufficiente a mangiare tutto l'anno) non garantisce una soluzione e una sicurezza costanti. Quanto è vero che rappresenta una vergognosa ignominia istituzionale pagare i proprietari delle barche con lauti compensi ad incentivare un altro capitolo interno |
di immigrazione (sud-nord) con l'evidente scippo identitario almeno nei confronti delle vecchie generazioni di nativi. Scontri generazionali, culturali e dilemmi etico-sociali che qui vedono confluire tragicamente ogni responsabilità sul buon cuore e il buon senso, giocoforza anti istituzionali, dettati dalle scelte individuali degli stessi isolani. Ma Crialese forse non riesce ad evitarsi un fatale errore di calcolo: assottiglia e sfoltisce, e in qualche modo impoverisce, la portata, ahimè, anche numerica della realtà , riducendola sul grande schermo ad un simbolo: un solo canotto, un pugno di poche unità di persone di immigrati clandestini ed una famiglia in particolare principalmente coinvolta. La denuncia è ugualmente efficace mentre il contrasto iniziale muore su piccole-grandi sequenze di solidarietà femminile, mentre i dubbi sul da farsi si dissolvono con la decisione 'catartica' neogenerazionale di cui Filippo si fa portavoce. Un simbolo per un messaggio chiaro e una denuncia forte che cavalca l'inadeguatezza e semmai anche |
l'assenza istituzionali. Ma il problema resta piu' grosso di prima e non può esser risolto certo come nel finale del film. Opzione che se anche funzionasse, sarebbe solo per pochi fortunati lasciando 'a piedi' le migliaia di unità che invece rispondono alla spinosissima questione nella realtà . Ma forse si annida proprio qui, nelle ultime sequenze, la metafora di quel che vuole essere semplicemente una provocazione: lo schiaffo sferrato col guanto, purché arrivi. |
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Bibliografia:
Nota: Si ringrazia lo STUDIO PUNTOeVIRGOLA.
Pressbook:
PRESSBOOK in ITALIANO di TERRAFERMA
Links:
Galleria Fotografica:
Galleria Video:
Terraferma - trailer
Terraferma - clip 'Cominciamo un'altra vita'
Terraferma - clip 'Maracaibo'
Il giudizio della critica
The Best of Review
PASSIONATE TALES OF LOST IDENTITIES di Roderick Conway Morris, "NEW YORK TIMES - HERALD TRIBUN"E
"Crialese ha creato un dramma appassionante non solo su una societa' tradizionale in crisi e sul forte tema dell'immigrazione, ma anche sui singoli che si trovano ad affrontare scelte morali di carattere universale. Come sempre Crialese ha la capacita' di lavorare in modo abile con un cast professionale ben amalgamato a un cast non professionale. [..] Nello straordinario cinema di Crialese c'e' sempre di piu' di quello che si vede al primo sguardo." |
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