THE WARD - IL REPARTO: UN HORROR ESSENZIALE, CLAUSTROFOBICO E TESISSIMO NELLE CORDE DI UN MAESTRO DEL GENERE QUALE JOHN CARPENTER
Dal 28. Torino Film Festival (26 Novembre-4 Dicembre 2010) - RECENSIONE - Dal 1° APRILE
"In un copione cerco soprattutto una storia. Se mentre lo leggo riesco a visualizzare il film e a rendermi conto di come sono delineati i personaggi e di quanto sia acuto lo sceneggiatore, allora mi interessa. Per me dipende sempre tutto dalla possibilità di visualizzarlo. Ho avuto una formazione molto intensa: ho frequentato una scuola di cinema, ho imparato le varie fasi della lavorazione e so come far funzionare la macchina di un film. Non mi lascio mai influenzare da altri fattori nelle mie scelte: faccio tutto per me, per il film che ho in testa e che cerco di realizzare".
Il regista John Carpenter
(The Ward; USA 2010; horror; 88'; Produz.: Echo Lake Productions/A Bigger Boat/North by Northwest Entertainment/Premiere Picture; Distribuz.: BIM)
Sceneggiatura:
Michael Rasmussen e Shawn Rasmussen
Soggetto: Il film è stato girato alla fine dell'estate del 2009 all'interno e nei dintorni dell'Ospedale Psichiatrico Eastern Washington State nei pressi di Spokane, nello stato di Washington.
Dopo aver incendiato una fattoria abbandonata, Kristen, colpita da amnesia, viene rinchiusa in un istituto psichiatrico. Ci sono altre quattro ragazze con lei e l'atmosfera della clinica è cupa e percorsa di mistero. Quando le sue compagne cominciano una ad una a scomparire, Kristen capisce di essere in pericolo.
IN DETTAGLIO:
THE WARD, un thriller psicologico ambientato negli anni '60 che ha come protagonista una giovane donna rinchiusa in un misterioso ospedale psichiatrico, è il primo lungometraggio che il maestro icona del genere horror John Carpenter realizza in sette anni.
Le altre pazienti del reparto, quattro giovani donne altrettanto disturbate, non sono in grado di fornirle alcuna risposta e ben presto Kristen si rende conto che le cose non sono come sembrano. L'aria è densa di segreti e di notte, quando l'ospedale è buio e sinistro, sente dei suoni strani e terrificanti. A quanto pare non sono sole.
Una ad una, le altre ragazze cominciano a scomparire e Kristen deve trovare il modo di fuggire da quel luogo infernale prima di diventare anch'essa una vittima. Mentre lotta per riuscire a scappare, scopre una verità di gran lunga più pericolosa e sconvolgente di quanto chiunque avrebbe potuto immaginare.
Commento critico (a cura di PATRIZIA FERRETTI)
I NUOVI 'SEMI DELLA FOLLIA' DI JOHN CARPENTER HANNO PRODOTTO OTTIMI FRUTTI
Sembra proprio che i 'semi della follia' siano competenza privilegiata di John Carpenter, maestro dell’horror così come di una personale rilettura del genere sci-fi, tradotto in cose e persone aliene (La cosa, Starman, Essi vivono) o infernali (Christine la macchina infernale), di ossessioni e paranoie fino alla personificazione dell’essenza malefica (Il signore del Male). Maestro dell’insolito terrificante, che venga esso nel giorno di Halloween (Halloween: la notte delle streghe) o da una quotidianità non necessariamente segnalata dal calendario, magari dal profondo di una fittissima nebbia (Fog), o da un villaggio di dannati. E un maestro come Carpenter sa ben scegliere gli ingredienti giusti per creare, e poi distillare, la giusta dose di suspense mixata ad un horror che nulla nasconde, ma che si guarda comunque bene dal raggiungere l’irritante invadenza dello splatter. Le sue sono schegge acuminate ma discrete,
Proprio con The Ward-Il reparto, John Carpenter mostra di aver ritrovato un rinnovato smalto marcatamente artistico. Lo esprimono a chiare lettere già le prime sequenze del film: poche battute nel più classico degli ambienti, alcova dei vari caleidoscopi di follie individuali, vale a dire l’ospedale psichiatrico, e con i titoli di testa Carpenter apre le cateratte per far scorrere un fiume lento e sinuoso di immagini che potremmo definire multi-sensoriali, metaforiche, metafisiche ed estatiche, con la complicità dello straordinario ralenti di frantumazione di specchi, là dove l’arte dell’incisione rievoca drammatiche storie individuali e orripilanti ‘terapie’ di accertate o presunte malattie mentali (con corrispettivi documentati peraltro da una recente mostra a Siena). La rara bellezza di questa sorta di prologo si carica di immenso sul piano dei significati su cui domina l’ammiccamento alla frantumazione della psiche in realtà e individualità altre, ed è questo per
l’appunto il brano con cui Carpenter ci consegna la chiave per aprire la porta di decodifica di quanto vedremo in questo nuovo ospedale, inspiegabilmente, almeno per gran parte del film, ‘degli orrori’. Ma, in quanto ad ammiccamenti, Carpenter fa ampio ricorso anche nel resto del film, dall’hitchcockiano Psycho, sia in forma più o meno diretta (la sequenza della doccia collettiva) che mediata, ad esempio da - pure hitchcockiano - Le verità nascoste di Robert Zemeckis (visioni e segnali dallo specchio appannato), fino all’affiliazione tematica contemporanea con il recente Shutter Island.
Grazie a Dio l’elegante discrezione e cifra stilistica usata sul tema da Carpenter nulla ha a che vedere con la mano forzata sui decibel e non solo su quelli, usata dallo spagnolo Jaume Balaguerò ad esempio con il penoso Fragile. Neppure Carpenter si fa mancare qualche colpo secco in grado di farci sussultare sulla sedia ma sa distribuirli con parsimonia