QUALUNQUEMENTE: ANTONIO ALBANESE TRASFERISCE IL PERSONAGGIO 'CETTO LA QUALUNQUE' DAL PICCOLO AL GRANDE SCHERMO A TUTTO VANTAGGIO DELLA SATIRA POLITICA, PIU' PUNGENTE E SOTTILE DI QUANTO CI SI POTEVA ASPETTARE
Seconde visioni - Cinema sotto le stelle - RECENSIONE - Dal 21 GENNAIO
"Lavorare con Antonio è sempre un'avventura magnifica. Lo facciamo da più di dieci anni con varie formule: lui regista io aiuto regista nei suoi primi due film, lui attore ed io regista e sceneggiatore nel mio secondo film, ora lui attore e autore ed io regista. Nei fatti poco cambia: ogni volta ci si ritrova a confrontarsi sul set, e comunque sia è sempre bello e ci sembra funzioni. E soprattutto ci divertiamo molto. Il film è per me una meravigliosa sfida: entrare col linguaggio dei fumetti nella cronaca di oggi, reinventandola e astraendola, per ri-raccontarla, speriamo, ancor meglio. Credo che la comicità sia un modo efficace come nessun altro per raccontare la realtà , anche e soprattutto quando si tratta di situazioni dure, drammatiche. La chiave comica elimina ogni retorica, ci allontana dal moralismo e questo rende la narrazione ancor più efficace. Cetto è al contempo un 'eroe' dell'Italia di oggi e un personaggio assolutamente astratto e surreale. Spero che il film possa riproporre la geniale universalizzazione e contemporaneamente la puntuale descrizione della realtà che in altri contesti (teatro e televisione) ci dà da tempo e contemporaneamente riesca a riproporlo nel terreno più visionario e complesso che è tipico del cinema. Scene, costumi, musiche, suoni, personaggi, svolte narrative, spero conducano lo spettatore nel mondo di Cetto, che fin ora conosciamo solo dai suoi racconti e che invece al cinema si dispiega in tutta la sua complessità ed esuberante potenza".
Il regista e co-sceneggiatore Giulio Manfredonia
"Portare Cetto La Qualunque al cinema è stata un'idea eccitante e vagamente incosciente. Proprio per questo abbiamo deciso di realizzarla. In questi anni Cetto La Qualunque è stato per me, e per lo sceneggiatore Piero Guerrera, una straordinaria lente di ingrandimento che ci ha permesso di mettere a fuoco quello che succedeva nel nostro sud e nel resto del paese. Un modo per raccontare tutto quello che non ci piace e per mettere in guardia su cosa potrebbe accadere. Cetto ci ha dato il grande privilegio di ridicolizzare comportamenti e modelli, che per molti saranno furbeschi e vincenti, ma per noi sono solo ignoranti e patetici. Il desiderio è dunque quello di raccontare con questo film un pezzo ingombrante della nostra realtà con la comicità . Uno dei linguaggi più complessi e misteriosi che abbiamo a disposizione. Il film è per noi un omaggio ad una terra che amiamo e vorremmo proteggere e difendere. Ridere dunque, per esorcizzare e per recuperare voglia di andare avanti. Nella speranza che Cetto La Qualunque diventi col tempo solo una macchietta e non uno specchio fedele dei nostri tempi".
L'attore e co-sceneggiatore Antonio Albanese
(Qualunquemente ITALIA 2010; commedia; 96'; Produz. Fandango con il supporto di Calabria Commission: Distribuz.: Fandango)
Sceneggiatura:
Antonio Albanese e Piero Guerrera con la collaborazione di Giulio Manfredonia
Soggetto: PRELIMINARIA - RIPRESE E LOCATION:
Le riprese si sono svolte per 8 settimane nei dintorni di Roma e in Calabria: a Lamezia Terme, Scilla e Palmi.
PRELIMINARIA - IL PERSONAGGIO:
Cetto La Qualunque è un imprenditore calabrese corrotto, depravato e ignorante che disprezza la natura, la democrazia e soprattutto le donne, di cui promette ai suoi sostenitori grande abbondanza. Il suo motto è “più pilu e cemento armatoâ€.
Il personaggio è nato in Rai nel 2003 all’interno del programma Non c’è problema, ha raggiunto il grande consenso del pubblico con la Gialappa’s band nel programma Mai dire domenica e nelle ultime stagioni è ospite del programma di Fabio Fazio Che tempo che fa.
Cast: Antonio Albanese (Cetto La Qualunque) Sergio Rubini (Jerry) Lorenza Indovina (Carmen) Nicola Rignanese (Pino) Davide Giordano (Melo) Mario Cordova (Invalido) Luigi Maria Burruano (Imprenditore) Alfonso Postiglione (Ragioniere) Veronica Da Silva (Cosa) Salvatore Cantalupo (De Santis) Asia Ndiaye (Bambina) Antonio Gerardi (Tenente Cavallaro) Massimo Cagnina (Geometra) Maurizio Comito (Comito) Manfredi S. Perrotta (Biondo) Cast completo
Liliana Vitale (Signora anziana) Massimo De Lorenzo (Calogero) Antonio Fulfaro (Prete) Sebastiano Vinci (Giornalista)
Nota: Si ringrazia Daniela Staffa (Uff. Stampa Fandango).
Commento critico (a cura di PATRIZIA FERRETTI)
LA DISSACRANTE SATIRA SUI ‘MALCOSTUMI’ DELLA POLITICA ITALIANA - IL MERIDIONE E’ QUASI UN PRETESTO - DI ANTONIO ALBANESE ‘ALIAS’ CETTO LA QUALUNQUE, E’ MOLTO PIU’ SOTTILE DI QUANTO VOGLIA FAR SEMBRARE ATTRAVERSO IL FILTRO DELLA GROSSOLANA VOLGARITA’ E APPROSSIMAZIONE. E LA STESSA GROSSOLANA VOLGARITA’ RISULTA PERALTRO ‘DILUITA OPPORTUNAMENTE’ - QUI L’AVVERBIO CASCA A FAGIOLO - NELLE SAGACI BATTUTE SNOCCIOLATE NELLA SCENEGGIATURA DA CHI LA SA LUNGA E VUOLE FARLO SAPERE, A SUO MODO, QUASI SOTTINTEDESSE ‘VI TENGO D’OCCHIO’ E ORMAI LA PENTOLA E’ SCOPERCHIATA DA TROPPO TEMPO E OLEZZA DI ‘RANCIDO’. UNA SATIRA CHE NON POTEVA ESSERE PIU’ ATTUALE DI COSI’ - OGNI RIFERIMENTO E’ PURAMENTE CASUALE - MA SOLO PER CERTI ASPETTI, PER ALTRI E’ ‘UNA MINESTRA CONSUETA DI VECCHIA DATA’ E ROBERTO BENIGNI LO SAPEVA MOLTO BENE GIA’ ALL’ALTEZZA DEL FALSO INVALIDO IN ‘JOHNNY STECCHINO’, DI CUI ALBANESE HA ANCORA FRESCA MEMORIA E NOI CON LUI. MA
LA GIRANDOLA DEI ‘MALCOSTUMI’ DELLA POLITICA ITALIANA E’ AD AMPIO SPETTRO E ALQUANTO ESAUSTIVA E ALLA FINE ‘U PILU’ - CHE PER CETTO E’ LA PANACEA DI TUTTI I MALI - RISULTA IL MALE MINORE! COMUNQUE, SE VOLETE UN CONSIGLIO, D’ORA IN POI GUARDATEVI DA CHI VI DICE CHE ANDRA’ A ‘RIFLETTERE’! DOPO AVER VISTO IL FILM, QUESTA ‘FARSA - GOLIARDICAMENTE - DI DENUNCIA’ CAPIRETE PERCHE’
palati e per questo tiepidamente comico. Fortunatamente nel film la vena satirica domina la grossolanità del personaggio Cetto, specchio di scottanti problematiche che, di fatto, ci sembra, sopravvivono da lunga data.
Certo che guardando a Qualunquemente la tentazione è forte: per molti aspetti calza la realtà odierna quasi come la scarpetta di cristallo al piede di Cenerentola. Così che la scintilla di qualche inevitabile sorriso sull’onda di battute, alcune anche sottilmente spinose e sagaci, centellinate nella grande ‘onda calabra’ integralmente satirica, rischia di morire sulla sponda dell’amara riflessione. E per riflessione, si badi bene, intendo quella vera, non quella che intende Cetto la Qualunque, che è tutt’altra cosa, ‘ovviamente’. E a guardar bene, che l’andazzo dei ‘malcostumi’ della politica italiana sia ‘patologia cronica’ - di lunga data - sembra sentenziato anche dallo stesso Qualunquemente diretto da Giulio Manfredonia (Se fossi in te, 2001; E' già ieri, 2004; Si può fare, 2008).
La spia si accende quando Albanese/Cetto, politico buzzurro che della corruzione ha fatto una ferrea disciplina, chiede all’amico sostenitore se riceve regolarmente l’assegno pensionistico di invalidità (il tizio compare ‘naturalmente’ in mise da tennista): un’invalidità a comando con tanto di dimostrazione pratica. Una fedele citazione dal Johnny Stecchino di Roberto Benigni che tutti noi ricordiamo molto bene. Una ‘falla’, questa dei falsi invalidi, per l’appunto di annosa memoria. Ma questo non è che uno dei ‘malcostumi’ della girandola ad ampio spettro chiamata in causa da Antonio Albanese con Cetto La Qualunque o, ‘La Qualsiasi’, così come lo chiama Sergio Rubini nei panni dell’esperto ‘Geddy’ (Gerry/Gerardo) di dinamiche elettorali che ama dirsi di Milano per quanto originario di Bari (motivo questo con cui Albanese cita se stesso nei panni di Ivo Perego, che migrato a Milano dal Sud per lavoro occulta persino il suo vero nome di nascita Salvatore, in La
fame e la sete).
Si diceva la girandola di problematiche riesumate dalla cornucopia delle vergogne di cui si fa carico, facendosi lente d’ingrandimento, Albanese con Cetto la Qualunque, per un suo personale approccio a quel che si potrebbe definire una ‘farsa - goliardicamente - di denuncia’. Una cornucopia che snocciola uno ad uno i suoi ‘fiori del male’ partendo dal traffico impossibile - la motivazione lambisce il paradosso fedele alla soggettiva del ‘personaggio-lente di ingrandimento’ - lo sconsiderato approccio con l’ambiente, la bigamìa allargata sull’onda calabra ‘a tutto pilu’ - il fatto che alla prima concubina Cetto abbia dato il nome di ‘Cosa’ è facile allegorìa della ‘donna-oggetto’ e di una considerazione femminile ribadita e sottoscritta ‘immancabilmente’ e ‘ripetutamente’ a colpi di avverbi come ‘sdraiabilmente’, ‘ammucchiabilmente’ e via dicendo. Seguono abusi edilizi, razzie di siti e reperti archeologici, dinamiche elettorali ‘comprate’ e sporchi ‘brogli’ all’occorrenza se questo non basta, operazioni mafiose,
intimidazioni di stampo terroristico, qualunquismi a tutto tondo al punto da non guardare in bocca a nessuno, neppure al proprio ‘imbambolato’ figlio, che non a caso si chiama Melo. Per non dire della portata dei ‘consigli paterni’. Si aggiungono alla lista i ‘comizi sul nulla’ nelle piazze così come nelle dirette televisive - che tutto praticano men che la par condicio - scimmiottamento degli sproloqui linguistici in politichese che riscuotono il plauso malgrado la palpabile nullità di contenuti. Ma la ciliegina sulla torta, passando per una esemplare panoramica appuntata su clientelismi di vario genere, si colloca in cima ai vari piani di una torta al gusto del nuovo ‘qualunquista’ concetto di legalità , con la nota dolens ‘tasse’ e la richesta dello scontrino fiscale. La sequenza più esilarante di tutto il film, tutta da gustare, in cui, di contro alla sostanziale linearità dell’insieme, si fa ricorso ad un tocco di stile
Qualunquemente - Rilettura alla maniera di Cetto La Qualunque del brano 'Onda Calabra' di Peppe Voltarelli e del gruppo il Parto Delle Nuvole Pesanti, cantata da Antonio Albanese con l'arrangiamento e la produzione della Banda Osiris. La canzone farà parte della colonna sonora del film in vendita dal 21 gennaio. Edizioni Musicali Storie di Note/Radiofandango.