THE LAST SONG

Fa tenerezza riscovare oggi l’esordio al cinema di Myles Cyrus (allora nota come Hanna Montana), soprattutto guardandola oggi, a quasi quindici anni di distanza: epoca in cui ha visto la luce sul grande schermo The Last Song di Julie Anne Robinson (Weeds, Big Love, l’episodio pilota per la BBC Viva Blackpool), ovvero, il quindicesimo romanzo di Nicholas Sparks - già autore di popolari best seller, qui, per la prima volta, anche in veste di sceneggiatore. Ma anche se molti dei suoi precedenti romanzi sono già stati adattati per il cinema - Le pagine della nostra vita, Le parole che non ti ho detto e Come un uragano - The Last Song è il primo ad arrivare sul grande schermo entro il primo anno di pubblicazione. Non è dunque un caso se, paradossalmente, è proprio la scrittura più della regia, a dir poco ininfluente, a dominare questa storiella di famiglia con

diatribe generazionali all’ombra di quelle coniugali. Dunque, non mi dite che non eravate messi sull’avviso! Con Sparks al timone il melò è assicurato, magari spalmato sul classico scenario romantico in riva al mare che a lui piace così tanto - ma a chi non piace? - perché è partita vinta già in partenza, ovvio.

Basato all’epoca sul suo ultimo romanzo dunque, The Last Song è per l’appunto ambientato in una piccola cittadina sul mare, nel sud degli Stati Uniti. Un incendio appiccato ad un edificio, entro la griglia di dinamiche poco chiare, e un salvataggio in extremis, fungono da prologo alla vera storia. Storia che apre sull’arrivo in auto di una madre single con i suoi due ragazzi a bordo - Jonah (Bob Coleman) e Veronica ‘Ronnie’ (Myles Cyrus) Miller - per una vacanza estiva con il padre (un ingessato Greg Kinnear) da cui, ovviamente, si è separata anni prima.

Motivo principe questo, oltre all’età adolescenziale, di tanta irascibilità - alla lunga peraltro stucchevole - della protagonista Ronnie/Cyrus. Motivo sufficiente a farla smettere di suonare il pianoforte, giacché la musica aveva accomunato padre e figlia quando questi viveva ancora con la famiglia nella casa di New York. Una storia che ammicca solo, anziché sviscerare veramente, ai vari problemi di famiglia, ai legami di amicizia, ai segreti di paese, alle contrapposizioni sociali - vedi la storia d’amore con il paziente Will di Liam Hemsworth, galeotte anche le tartarughe marine - e a preconcetti tali da preferire la bugia alla verità, l’illusione alla concretezza. E questo perché al centro c’è lei, la Ronnie di una Miley Cyrus tutta smorfiette, ritrosie e scatti d’ira del tutto umorali, sia con il padre che con chiunque incontri, tranne che con il fratello. Ci voleva l’intermezzo della malattia del padre per rimettere le cose a posto,

agganciando definitivamente il melò promesso fin dal titolo: The Last Song, per l’appunto.