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CRAZY HEART: JEFF BRIDGES E' UN CANTANTE COUNTRY SUL VIALE DEL TRAMONTO
OSCAR 2010 - VINCITORE come 'Miglior Attore Protagonista' JEFF BRIDGES - Golden Globe Awards 2010 - VINCITORE come 'Miglior Attore' JEFF BRIDGES e VINCITORE per la 'Miglior Canzone originale' (The Weary kind - Theme from 'Crazy Heart') - RECENSIONE IN ANTEPRIMA - Da 5 MARZO
(Crazy Heart USA 2009; drammatico; 111'; Produz.: Butcher's Run Films/Informant Media; Distribuz.: 20th Century Fox)
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Titolo in italiano: Crazy Heart
Titolo in lingua originale:
Crazy Heart
Anno di produzione:
2009
Anno di uscita:
2010
Regia: Scott Cooper
Sceneggiatura:
Scott Cooper
Soggetto: Dal romanzo di Thomas Cobb.
Cast: Jeff Bridges (Bad Blake) Maggie Gyllenhaal (Jean Craddock) Robert Duvall (Wayne) Colin Farrell (Tommy Sweet) James Keane (manager) Anna Felix (Barmaid) Paul Herman (Jack Green) Tom Bower (Bill Wilson) Ryan Bingham (Tony) Beth Grant (Jo Ann) Rick Dial (Wesley Barnes) Debrianna Mansini (Ann) Jerry Handy (cowboy)
Musica: Stephen Bruton e T-Bone Burnett
Costumi: Doug Hall
Scenografia: Waldemar Kalinowski
Fotografia: Barry Markowitz
Montaggio: John Axelrad
Effetti Speciali: Scott Hastings
Casting: Mary Vernieu
Scheda film aggiornata al:
25 Novembre 2012
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Sinossi:
IN BREVE:
Un cantante country alcolizzato e caduto in disgrazia tenta di raddrizzare la direzione della sua squinternata vita sia sul piano privato che professionale. Su questo cammino di 'recupero redentivo' una giovane reporter.
Commento critico (a cura di ERMINIO FISCHETTI)
L’opera prima di Scott Cooper racconta una storia molto tradizionale alle corde dell’America di provincia, che vive ancora dei cowboy, dei concerti all’aperto, di bar e saloon dove si suona ancora musica country, ora in declino insieme con i suoi musicisti, ormai del tutto defraudati dal mito americano, e forse di ricordi che il tempo ha contribuito ad abbellire. Di queste storie si è reso leader un cinema, da un punto di vista ideologico indipendente, ma che al tempo stesso si fa fronte di una struttura narrativa da mainstream, attraverso un malinconico ritratto di una società in completa crisi economica e con il totale decadimento del suo mito sancito da brutti motel e uomini corrosi dall’attaccamento alla bottiglia e per essa imbolsitisi e invecchiati precocemente. La pellicola costruisce la sua forza intorno al personaggio di un musicista pluri-cinquantenne alcolizzato, un tempo molto popolare, ma ora costretto a suonare presso scalcinati |
bar e bowling di tristi e deprimenti cittadine dell’entroterra. La musica country è sempre stata molto legata al cinema e ai suoi meccanismi narrativi e di ambientazione, che in passato, in particolare dagli anni Ottanta, è stato alquanto prolifico nel settore biografico.
Biopic su stelle come Loretta Lynn con La ragazza di Nashville, Patsy Cline con Sweey Dreams fino ad arrivare a Johnny Cash con Quando l’amore brucia l’anima- Walk the Line se ne sono prodotti a iosa. Alcuni sono usciti meglio di altri, la loro costante è l’essere i promotori del virtuosismo di grandi attori che sono state e sono tuttora icone del loro lavoro in diretta corrispondenza con la tipologia di personaggio rappresentato nelle loro lunghe carriere. Crazy Heart, però, non racconta la storia di persone realmente esistite, ma è basato sul romanzo omonimo di Thomas Robb. Questa vicenda in particolare, nelle sue dinamiche, ricorda Tender Marcies- |
Un tenero ringraziamento, pellicola del 1983 diretta da Bruce Beresford che fruttò all’allora cinquantaduenne Robert Duvall un Oscar. Come in quel film, il protagonista deve fare i conti con i suoi demoni e cercare un modo per andare avanti e come fu in quel caso per Duvall (che stavolta ritroviamo nelle vesti di un vecchio barista) anche questo film è ora veicolo per una memorabile interpretazione maschile di un altro grande veterano della cinematografia. Jeff Bridges è, come ha già più volte dimostrato nei passati quarant’anni, assoluta stella di un’opera ad uso e consumo del suo straordinario talento e l’Oscar a fronte del binomio alcol e musicista in declino sembra già una cosa certa, oltre che meritata.
Da preciso figlio del suo genere, Crazy Heart non è molto differente dai suoi predecessori: una vicenda che non possiede nulla di originale, tanto che la sceneggiatura ripercorre palesemente tutti gli stereotipi del caso |
- un passato glorioso, ma pieno di errori e abbandoni, generalmente di un figlio, declino, alcol, possibilità di riscatto attraverso una donna più giovane, quasi sempre ragazza madre con pargolo amorevole, ecc.. Il classico prodotto già visto, ma che si riscatta affidandosi a personaggi e attori straordinari, oltre che ad un bagaglio musicale intenso, commovente, bellissimo. Ma, in fondo, in queste storie non si cerca mai un’originalità narrativa (infatti sono proprio gli elementi comuni a renderle universali nel loro dipanarsi così come avviene anche nel western ad esempio) quanto una ricerca di asciuttezza della forma cinematografica. Il regista e sceneggiatore Cooper, nonostante dimostri ampiamente i suoi forti sentimenti per il progetto, avrebbe potuto rendere questa pellicola un piccolo capolavoro se solo si fosse concentrato di più a rendere quegli elementi citati di maggiore compattezza narrativa e visiva condensando magari con una visione più pessimistica ed intensità . Ciò non toglie che |
sia un film apprezzabile. Ed in una pessima annata Oscar le nomination a Jeff Bridges, Maggie Gyllenhaal e alla canzone, “The Weary Kind†di T-Bone Burnett e Ryan Bingham, sono fra le più meritate.
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Links:
Galleria Fotografica:
Crazy Heart - trailer.flv
Crazy Heart - trailer HD.mp4
Crazy Heart - trailer (versione originale).flv
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