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    STATE OF PLAY: DAL PICCOLO AL GRANDE SCHERMO PER UN ALTRO DEI TANTI SCANDALI OFFERTI DALLA POLITICA SU UN PIATTO D'ARGENTO. PER QUESTO 'POLITICAL THRILLER' UN CAST STELLARE A DISPETTO DELL'ABBANDONO DI PITT E NORTON

    "La serie originale è stata molto preziosa come materiale a cui attingere. Era una serie avvincente che catturava lo spettatore; mi è rimasta dentro per tanto tempo. Ho sempre pensato che spostando l’azione a Washington D.C., la storia avrebbe avuto ancora più respiro, avrebbe acquistato più forza e sviluppato le sue potenzialità, conservando tutta la sua intelligenza. La vicenda è stata arricchita dalla possibilità di entrare nel mondo di una redazione televisiva e di percepire le difficoltà di fare un giornale, di cercare una storia e la sua verità, con tutte le sue implicazioni. La miniserie funzionava bene perché raccontava del sottile equilibrio fra politica e giornalismo, delle dinamiche dei media televisivi, di spionaggio aziendale e di cospirazioni. Ma allo stesso tempo ci si rende conto che è una storia che parla anche di individui, di scelte e di motivazioni profondamente personali. Una storia sui conflitti, sui compromessi, sulla lealtà, sull’amore, sul potere e sulle aspirazioni professionali. Un intreccio fantastico".
    Il produttore Andrew Hauptman

    "E’ piaciuto a tutti in Inghilterra e ha vinto ogni possibile premio televisivo. Cinque anni dopo, ho ricevuto un copione. Ero incuriosito ma anche piuttosto sospettoso, inizialmente, perché la serie mi era piaciuta molto e non volevo che un film potesse in qualche modo rovinarla, soprattutto condensando eccessivamente gli eventi che in TV si sviluppano nell’arco di sei ore... Nonostante la storia sia fondamentalmente la stessa, l’abbiamo resa molto diversamente. L’abbiamo re-inventata, era l’unico modo per rendere giustizia ad una fonte tanto perfetta".
    Il regista Kevin Macdonald

    "La storia analizza l’ambiguità dell’idea di una stampa obiettiva. I giornalisti dicono di essere obiettivi e che i loro rapporti e la loro vita non influenzano ciò che scrivono. Ma in questo caso non è vero. E’ proprio questo l’aspetto che più mi ha interessato: la loro umanità, nel bene e nel male. In realtà prendono le cose personalmente e non possono non lasciarsi coinvolgere dalle storie che raccontano – con tutto ciò che ne consegue, di negativo e di positivo... Il film vuole rendere omaggio anche a 'Tutti gli uomini del presidente', uno dei più grandi film sul giornalismo americano mai realizzati."
    L'attore Russell Crowe

    (State of Play USA 2009; thriller politico; 125'; Produz.: Andell Entertainment/Universal Pictures/Working Title Films; Distribuz.: Universal Pictures International Italy)

    Locandina italiana State of Play

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    Celluloid Portraits:



    See ENGLISH PLOT at voice 'Sinossi'

    Titolo in italiano: State of Play

    Titolo in lingua originale: State of Play

    Anno di produzione: 2009

    Anno di uscita: 2009

    Regia: Kevin MacDonald

    Sceneggiatura: Matthew Michael Carnahan, Tony Gillroy e Peter Morgan

    Soggetto: Dalla miniserie TV (in onda su BBC) del 2003 di Paul Abbott.

    Cast: Jason Bateman (Dominic Foy)
    Rachel McAdams (Della Frye)
    Russell Crowe (D. C. Reporter Cal McCaffrey)
    Ben Affleck (Membro del Congresso U.S. Stephen Collins)
    Robin Wright Penn (Anne Collins)
    Helen Mirren (Cameron Lynne)
    Jeff Daniels (Il Senatore George Fergus)
    Maria Thayer (Sonia Baker)
    Wendy Makkena (Greer Thompton)
    Bonita Friedericy (Ms. Buzzkill)
    Viola Davis (Dr. Joy Jackson)
    David Harbour (Red-Six)
    Harry Lennix (Donald Bell)
    Katy Mixon (Rhonda Silver)
    Rob Benedict (Milt)
    Cast completo

    Musica: Alex Heffes

    Costumi: Jaqueline West

    Scenografia: Mark Friedberg

    Fotografia: Rodrigo Prieto

    Scheda film aggiornata al: 25 Novembre 2012

    Sinossi:

    IN BREVE:

    Un thriller al vetriolo centrato attorno ad un emergente membro del congresso americano e ad un reporter che si occupa di giornalismo investigativo invischiati in un caso di alcuni brutali omicidi apparentemente non collegati tra loro. Il reporter del D.C. (District of Columbia) Cal McCaffrey (Russell Crowe), grazie alla sua scaltrezza, si ritrova a risolvere un mistero di delitti e collusione nel quale sono coinvolti alcuni dei politici e degli uomini d'affari più promettenti del paese.

    Il membro del congresso degli Stati Uniti Stephen Collins (Ben Affleck), bello e imperturbabile, è il futuro del suo partito politico: onorevole eletto, è il presidente di un comitato che supervisiona la spesa della difesa. Tutti gli occhi sono puntati su questo astro nascente che dovrebbe rappresentare il suo partito nella prossima corsa alla Casa Bianca. Tutto questo finché la sua assistente/addetta alle ricerche ed amante viene brutalmente assassinata e segreti seppelliti da tempo cominciano a tornare alla luce.

    McCaffrey (Crowe) vanta due dubbie fortune: un'amicizia di vecchia data con Collins (Affleck) e un redattore capo senza scrupoli, Cameron (il Premio Oscar Helen Mirren), che lo incarica di investigare al riguardo. Mentre lui e la sua partner Della (Rachel McAdams) cercano di scoprire l'identità dell'assassino, McCaffrey si imbatte in una serie di verità opportunamente insabbiate che rischiano di mandare in crisi le strutture del potere del paese. E in una città di spin-doctors e di ricchi politicanti, scoprirà una verità: quando la posta in gioco è di miliardi di dollari, l'integrità, l'amore o la vita di chiunque sono sempre in pericolo.

    ENGLISH PLOT:

    "Oscar winner Russell Crowe leads an all-star cast in a blistering thriller about a rising congressman and an investigative journalist embroiled in an case of seemingly unrelated, brutal murders. Crowe plays D.C. reporter Cal McCaffrey, whose street smarts lead him to untangle a mystery of murder and collusion among some of the nation’s most promising political and corporate figures in State of Play, from acclaimed director Kevin Macdonald (The Last King of Scotland).
    Handsome, unflappable U.S. Congressman Stephen Collins (Ben Affleck) is the future of his political party: an honorable appointee who serves as the chairman of a committee overseeing defense spending. All eyes are upon the rising star to be his party’s contender for the upcoming presidential race. Until his research assistant/mistress is brutally murdered and buried secrets come tumbling out.
    McCaffrey has the dubious fortune of both an old friendship with Collins and a ruthless editor, Cameron (Oscar winner Helen Mirren), who has assigned him to investigate. As he and partner Della (Rachel McAdams) try to uncover the killer’s identity, McCaffrey steps into a cover-up that threatens to shake the nation’s power structures. And in a town of spin-doctors and wealthy politicos, he will discover one truth: when billions are at stake, no one’s integrity, love or life is ever safe"
    .

    IN ALTRE PAROLE:

    Nella partita a scacchi giocata dai maggiori esponenti di Beltway, due importanti schieramenti si danno battaglia a colpi di intrighi e oscure manovre: da un lato i politici, che vorrebbero mantenere la propria influenza ad ogni costo, dall’altro i giornalisti, il cui principale obiettivo è quello di svelare storie di corruzione connesse a un potere incontrollato. Gli avversari sono legati fra loro solo dal bisogno che tutti hanno dell’altro. E l’omicidio – fisico o metaforico che sia – è a volte l’unico modo per porre fine a un gioco troppo grande e pericoloso.

    ... Un thriller ‘al veleno’ che racconta le vicende di un astro nascente della politica e di un giornalista alle prese con una serie di omicidi apparentemente non collegati fra loro. Russell Crowe interpreta Cal McAffrey, un veterano reporter di Washington dotato di un’incrollabile determinazione ed energia, che riesce a dipanare un fitto mistero che vede coinvolte le figure politiche e imprenditoriali più illustri dell’intera nazione.
    L’ambizioso e imperturbabile deputato statunitense Stephen Collins (Ben Affleck) rappresenta il futuro del suo partito politico e presiede un comitato che supervisiona le spese per la difesa nazionale. Grandi speranze ed aspettative sono riposte in un uomo che diventerà una figura di spicco nella storia politica americana, fino al giorno in cui la sua bella assistente muore tragicamente e segreti, a lungo occultati, iniziano improvvisamente ad affiorare.
    McAffrey ha la dubbia fortuna di essere un amico di lunga data sia di Collins che della determinata direttrice della testata Cameron Lynne (Helen Mirren), che gli ha commissionato un servizio su questa storia. Mentre lui e la collega apprendista al suo fianco, di nome Della Frye (Rachel McAdams) indagano sull’identità del killer, McAffrey scopre uno scandalo che minaccia di scuotere le maggiori e più potenti istituzioni dell’intero paese. In una città di faccendieri e di ricchi politicanti, McAffrey scoprirà una verità fondamentale: quando ci sono miliardi di dollari in gioco, non si salva l’integrità di nessuno.

    Dal >Press-Book< di State of Play

    Commento critico (a cura di PATRIZIA FERRETTI)

    “In una città di faccendieri e di ricchi politicanti, McAffrey scoprirà una verità fondamentale: quando ci sono miliardi di dollari in gioco, non si salva l’integrità di nessunoâ€. E’ come dire ‘la scoperta dell’acqua calda’. Quante pellicole, ognuna con una storia diversa dall’altra hanno avuto come pilastro di base questa ‘fondamentale verità’? Una miriade! Eppure, quella fondamentale verità, purtroppo, sembra davvero un pozzo inesauribile di risorse per offrire ogni volta sempre nuove opportunità per tornare ad affinare l’incredibile baluginìo luministico di quell’ammaliante prisma. Dunque la novità non sta certo in quella ‘verità fondamentale’, più che risaputa.
    Ma spesso, novità e attrattiva si annidano in chi viene chiamato in causa per farsi portavoce dell’ennesima denuncia, per l’ennesimo caso che torna a colpire come non ve ne fossero stati altri prima. E, se vogliamo, non è una novità neppure questa. Eh si, perché ce lo aspettavamo che Russell Crowe calzasse come una

    seconda pelle le scarpe del veterano giornalista Cal McAffrey, tanto navigato e sulla piazza da tempo sufficiente per fare notizia lui stesso, da non aver problemi a muoversi e portarsi fino agli estremi beneficiando delle sue fonti multiple, non prima di aver aspettato il tempo necessario per riordinare le sue carte e le sue idee come si deve, per poter dire nel modo moralmente più corretto possibile le sue conquistate verità. E’ lui a bucare lo schermo appena dopo un preambolo d’avvio che serve alla storia. E sono sufficienti alcuni istanti di ripresa in auto per lo schizzo di un ritratto essenziale quanto chiarissimo del genere di persona che ci troviamo davanti. Un tipo che al di là della sciatteria d’immagine - davvero strascicato ma con una certa sottesa cura - sa il fatto suo e che nella confusione delle sue carte arruffate sul sedile posteriore dell’auto, saprà trovare i

    materiali giusti, necessari a fare un buon servizio, magari sconfinando dalla sfera del giornalismo a quella del poliziotto. Un esperto di quel ‘giornalismo on the road’ dunque, fondato certamente non sul gossip di poco conto ma su giganti ‘patate bollenti’, il piatto forte di tresche internazionali, là dove la politica fa rima ‘ideale’ con la machiavellica massima ‘il fine giustifica i mezzi’. E l’interferenza interattiva, per contrasto, tra giornalisti e polizia investigativa assume qui le proporzioni di nervo portante della sottotrama in cui si contrappongono tra loro modi diversi di intendere il portare a galla la verità, sia come buon servizio giornalistico che come efficace dinamica investigativa: lo attestano l’integerrimo Cal McAffrey e la giovane Della Frye (Rachel McAdams), così come la sbrigativa Direttrice di testata Cameron Lynne, per una spiazzante Helen Mirren che, appesi nell’armadio i panni regali (The Queen), mai prima d’ora si era mostrata linguisticamente così spiccia

    e talora ‘scurrile’, più che determinata a far tutto quel che serve a vendere la testata battendo la concorrenza sul filo dello scoop. Quanto serve ad un combattivo ma funzionale ‘gioco di squadra’ che, alla fine, ovviamente, funziona, sul filo di un buon ritmo e di un’ottima sceneggiatura che cavalca il brivido dell’imprevisto così come dello sferzante sarcasmo, con non poche occasioni mirate a scoprire i personaggi costantemente in bilico, tesi a mantenersi in un equilibrio che sembra sempre più improbabile: là dove l’amicizia collide ora con il dovere professionale, talaltra con l’amore e la fedeltà coniugale, e ancora, con i propri interessi ed acquisizioni personali. Un bilico multiplo sovrastato dall’ombra lunga della verità che la si ricerchi o meno, in un modo o nell’altro.

    Un respiro dichiaratamene anni Settanta sull’onda di Tutti gli uomini del presidente del mitico Alan J. Pakula che qui, con questa rivisitazione per il grande schermo

    di State of Play da parte di Kevin Mcdonald (L’ultimo re di Scozia) - com’è noto, ispirata alla serie televisiva della BBC creata da Paul Abbott - ci pare ‘interagire’ anche con l’indimenticabile Presunto Innocente (1990), per qualche affinità rilevabile in certe schegge strutturali narrative. Anche nel caso di State of Play - così come già in Presunto Innocente con la scottante professional-fedifraga dinamica tra gli avvocati Rusty Sabich (Harrison Ford) e Carolyn Polhemus (Greta Scacchi) - c’è una giovane donna (Sonia Baker) attraente e professionalmente apprezzabile tanto da far girare la testa al politico rampante di turno, il congressman Stephen Collins portato ‘fuori fuoco’ in una sorta di ‘mannequin’ da Ben Affleck, o quanto meno sotto tono rispetto al calibro richiesto dal personaggio. Dietro le quinte un ginepraio di spionaggio da ‘alte sfere’, ben presto destinato ad entrare in rotta di collisione con una illecita relazione amorosa che

    imprevedibilmente esce dai confini del calcolo per assumere una dimensione reale e sincera. Un tale conflitto di interessi non poteva altro se non sfociare negli oscuri meandri delle più tragiche conseguenze. In entrambi i casi, Presunto innocente e State of Play, seguendo piste diversissime tra loro come le rispettive storie del resto, le due donne escono di scena come vittime dei loro stessi errori, pagando di persona e ad alto prezzo con la vita stessa le losche manovre avviate su binari senza via d’uscita. Su tutto un’incontrovertibile dato di fatto: la verità, in un modo o nell’altro, viene sempre a galla.

    Così, più che la novità, State of Play si direbbe aver trovato modi (dinamiche delle riprese e montaggio) e persone/personaggi accattivanti per far raggiungere la sua verità all’ennesimo intrigo internazionale, per un risultato complessivo senz’altro convincente, consolatorio e persino appagante. Evidentemente lo stile cinematografico anni Settanta vale ancora oggi

    come ottimo motivo di ispirazione soprattutto applicato ai ‘film-denuncia’, ed è sempre tra i più gettonati, come attestano i sempre più numerosi proseliti, tra cui, orgogliosamente si professano Tony Gillroy (Michael Clayton), Robert Redford (Leoni per agnelli) e George Clooney (Good Night, and Good Luck).

    Perle di sceneggiatura

    Cameron Lynne, Direttrice diel "The Washington Globe" (HELEN MIRREN): "I bravi giornalisti non hanno amici, ma solo fonti".
    (...)
    La Blogger del "Globe" Della Frye (RACHEL MCADAMS): "Abbiamo per caso appena infranto la legge "
    Il Capo Redattore della Cronaca del "Globe" Cal McAffrey (RUSSELL CROWE): "No, questo è ciò che si chiama buon giornalismo!"
    (...)
    Il Capo Redattore della Cronaca del "Globe" Cal McAffrey (RUSSELL CROWE): "Un giornale può dare a questa notizia il taglio che vuole. Secondo te come la prenderanno?".

    Commenti del regista

    Sul personaggio protagonista Cal McAffrey (Russell Crowe):

    "Cal è il reporter più anziano e autorevole del giornale — un uomo molto intelligente che merita senza dubbio una posizione di maggiore rilievo. Dovrebbe lavorare in politica, ma qualcosa – nella vita – lo ha trattenuto. Rappresenta la nobiltà del giornalismo, ma anche il suo declino... Il senso di colpa che Cal nutre nei confronti dell’amico è uno dei fattori che lo motiva a voler dimostrare l’innocenza di quest’ultimo. Alla fine però il suo cinismo riemerge e torna a farsi dominare dai suoi radicati istinti professionali".

    A proposito del Membro del Congresso U.S. Stephen Collins (Ben Affleck):

    "Stephen è il presidente di un comitato molto prestigioso che si occupa di indagare sui possibili abusi del Dipartimento della Difesa. E’ un uomo estremamente ambizioso, ha la stoffa di un futuro presidente, di un nuovo Kennedy. Ben Affleck aveva la giusta fisicità, la giusta tranquillità e un forte interesse nella politica, che lo hanno reso perfetto per la parte".

    Sulla Direttrice del "The Washington Globe", Cameron Lynne (Helen Mirren):

    "Il 'Globe' ha un nuovo proprietario. I lettori stanno diminuendo come sta accadendo in ogni altro giornale e Cameron vuole la grande storia di sesso cui Cal e Della stanno dando la caccia. Ne ha bisogno rapidamente perché questo aiuterà la circolazione della testata e darà prestigio al suo nome. Cameron è solo combattuta fra i suoi vecchi istinti di giornalismo ‘corretto’ e una nuova propensione nei confronti di un certo gossip che aiuterebbe il giornale a sopravvivere".

    Poincorp, un contractor militare privato:

    "La Pointcorp è una società mercenaria. Negli ultimi 20 anni l’America ha privatizzato un po’ tutto. Ora la privatizzazione ha raggiunto persino il settore militare, la CIA e l’FBI, lo spionaggio, le intercettazioni, e tutto il resto".

    Commenti dei protagonisti:

    RUSSELL CROWE (Cal McAffrey) Sul suo personaggio:

    "Cal è un essere umano le cui convizioni lo spingono all’azione. Ma non è eroismo; lui fa semplicemente ciò che sente di fare per conto del suo amico. Quindi fin dall’inizio dela storia, il suo punto di vista è inquinato".

    Riguardo a Stephen Collins (Ben Affleck).

    "Stephen Collins è come un abile giocatore di scacchi che usa tutti i suoi trucchi per ottenere un vantaggio. Vive in un mondo in cui i temi da trattare sono sempre legati ad amici cui restituire dei favori. Lo stesso vale per il mondo della stampa che, nella frenesia di battere la competizione, cerca con tutti i mezzi di scovare fonti segrete che in realtà si lasciano svelare per un proprio interesse personale".

    BEN AFFLECK (Stephen Collins) sul suo personaggio:

    "La sua ambiguità morale è molto interessante. Ecco un uomo giovane, pieno di talento e con un grande futuro davanti a sé, che manda tutto all’aria a causa di una relazione clandestina con una donna che viene assassinata. Questo evento coincide con la fine del suo matrimonio e con il crollo di un codice militare da lui stesso abbracciato sotto le armi. Credo che Stephen tutto sommato sia in buona fede, ma che la situazione gli sfugga gradualmente di mano".

    RACHEL MCADAMS (Della Frye):

    "Ero molto interessata all’idea di un nuovo tipo di giornalismo che si fa strada contro quello più tradizionale. E’ un fatto molto importante, che sta cambiando il volto di un’antica e consolidata professione. Ma, anche se con mezzi diversi, Cal e Della hanno entrambi lo stesso scopo: scrivere delle buone storie. Il metodo della donna è più orientato ad una gratificazione immediata: ottiene l’incarico, svolge le sue ricerche al computer, e quindi si mette a scrivere il pezzo. Cal invece non fa ricerche al computer e si infila subito nella mischia, si ‘sporca le mani’, indaga in prima persona".

    HELEN MIRREN (Direttrice del "The Washington Globe", Cameron Lynne):

    "... Il capo di ogni redazione offre la propria storia da mettere in prima pagina. Nella stanza si respira un’atmosfera elettrizzante. Si ha la sensazione di trovarsi fra persone molto intelligenti e assolutamente risolute. Non sono ‘gentili’ fra loro, ma molto dirette, molto precise. Bisogna avere i nervi d’acciaio per far parte di quell’ambiente".

    JEFF DANIELS (Il Senatore George Fergus) sull'odierno legame fra giornalismo e politica:

    "La cosa interessante del film sono i paralleli fra ciò che accade oggigiorno fra media e giornalismo. Oggi esistono canali all news, notiziari che vanno in onda 24 ore su 24 e che, anche quando non succede nulla, devono ‘nutrire il mostro’".

    Altre voci dal set:

    Il produttore ANDREW HAUPTMAN su Cal McAffrey (RUSSELL CROWE):

    "... Cal ha opinioni molto forti rispetto a ciò che il giornalismo è diventato oggi e un ricordo un po’ idealizzato di come era un tempo".

    Il Direttore della Fotografia RODRIGO PRIETO:

    "Abbiamo preso la decisione di esplorare due mondi, ognuno dei quali doveva essere ben distinto dall’altro. Abbiamo usato lenti anamorfiche per il mondo del giornalismo e il digitale per il mondo della politica — anche perché ogni volta che noi, cittadini comuni, vediamo un politico, è attraverso una video camera".

    E anche i personaggi sono stati diversificati attraverso l'uso di lenti differenti:

    "Cal è piuttosto trascurato nel suo comportamento e il suo appartamento è sciatto. Il mondo di Stephen è più formale, con forme più taglienti. Ovviamente queste differenze non risultano ‘ovvie’, ma il pubblico le percepirà in modo naturale, facendosi un’idea dei personaggi anche sulla base dell’atmosfera che li circonda. La scena clou del film è girata con la cinepresa manuale, perché in quel momento i due mondi si uniscono, il deputato entra nel mondo di Cal".

    La costumista JACQUELINE WEST:

    "Kevin (Mcdonald) aveva un’idea molto chiara del tipo di atmosfera e di look che voleva per il film. Siamo stati entrambi ispirati dai film degli anni ’70 e dai loro colori. Kevin ama molto il realismo della ‘strada’".

    Pressbook:

    PRESSBOOK in ITALIANO di STATE OF PLAY

    Links:

    • Kevin MacDonald (Regista)

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    • Ben Affleck

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    Galleria Video:

    State of Play (versione italiana).mov

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