(Australia USA/AUSTRALIA 2008; western drammatico di guerra; 165'; Produz.: Bazmark Films/Twentieth Century-Fox Film Corporation; Distribuz.: 20th Century Fox)
Sceneggiatura:
Baz Luhrmann, Ronald Harwood, Stuart Beattie e Richard Flanagan
Cast: Nicole Kidman (Lady Sarah Ashley) Hugh Jackman (Mandriano) David Wenham (Neil Fletcher) Bryan Brown (Re Carney) Jack Thompson (Kipling Flynn) David Gulpilil (Re George) Brandon Walters (Nullah) David Ngoombujarra (Magarri) Ben Mendelsohn (Capitano Dutton) Essie Davis (Catherine Carney) Barry Otto (Amministratore Allsop) Kerry Walker (Myrtle Allsop) Sandy Gore (Gloria Carney) Ursula Yovich (Daisy) Lillian Crombie (Bandy Legs) Cast completo
Wah Yuen (Sing Song) Angus Pilakui (Goolaj) Jacek Koman (Ivan) Tony Barry (Sergente Callahan) Ray Barrett (Ramsden) Max Cullen (Vecchio ubriaco) Arthur Dignam (Padre Benedetto) Matthew Whittet (Padre Franco)
Musica: David Hirschfelder
Costumi: Catherine Martin
Scenografia: Catherine Martin
Fotografia: Mandy Walker
Montaggio: Dody Dorn e Michael McCusker
Effetti Speciali: Brian Cox (supervisore effetti speciali); Chris Godfrey, Dave Morley, James E. Price e Phil Stuart-Jones (supervisori effetti visivi)
Dopo un lungo viaggio che la porta in un mondo agli antipodi dal suo, una donna si mette in cerca del marito e si trova catapultata in un’avventura tumultuosa, al di là di ogni sua più folle immaginazione.
Lady Sarah Ashley (Nicole Kidman) ha trascorso la vita alla ricerca della perfezione superficiale, ma il matrimonio senza amore e il mancato arrivo dei figli hanno reso la sua vita priva di scopo, e nulla conta ad eccezione della scuderia di cavalli che la donna possiede. Convinta che il marito la stia tradendo, la testarda Sarah parte da Londra alla volta del remoto avamposto tropicale di Darwin, in Australia, per affrontarlo.
La riluttante guida che l’accompagna attraverso l’inospitale vastità del Territorio del Nord è il Mandriano (Hugh Jackman), un rude guardiano di bestiame, tanto brusco quanto Sarah è raffinata. La loro reciproca antipatia si attenua quando Sarah si trova all’improvviso alle prese con un incantevole orfano di nome Nullah (Brandon Walters), un bambino semi-aborigeno, semi-caucasico allo sbando in una società che lo tratta come un paria.
Nel frattempo, la tenuta di Faraway Downs è sull’orlo della rovina e l’intrigante responsabile del ranch Neil Fletcher (David Wenham) è in combutta con il barone del bestiame King Carney (Bryan Brown) per accelerare il tracollo della proprietà e impadronirsene.
Per salvare Faraway Downs, Sarah e il Mandriano devono unire le forze e guidare 1500 capi di bestiame attraverso un territorio al tempo stesso stupefacente e brutale. Ai due si aggiunge, oltre a Nullah, un eterogeneo gruppo di lavoratori del ranch, tra cui il contabile alcolizzato Kipling Flynn (Jack Thompson), i due fidati guardiani di bestiame aborigeni del Mandriano, Magarri (David Ngoombujurra) e Goolaj (Angus Pilakui), e un misterioso aborigeno dai poteri magici, King George (David Gulpilil).
E la potenza e la bellezza del territorio – insieme al legame con Nullah – trasformeranno gradualmente Sarah nella donna che realmente vuole essere, e il rapporto conflittuale con il Mandriano lascia lentamente il passo al rispetto, all’ammirazione e, infine, all’amore.
Ma quando i sinistri eventi bellici lambiscono le coste dell’Australia, questa improbabile famiglia si disgrega. Per la prima volta in vita sua, Sarah ha qualcosa per cui combattere, ma per proteggere le persone che ama le ci vorranno una passione, un coraggio e una determinazione grandi quanto i misteri dell’antico continente in cui si svolge la vicenda.
Dal >Press-Book< di Australia
Commento critico (a cura di ERMINIO FISCHETTI)
Penetrando nelle vaste terre della selvaggia Australia, Buz Luhrmann ci racconta, nel suo modo tipicamente visuale e originale, la sua amata terra e, pur avvalendosi di tutti gli sforzi commerciali delle potenze produttive, ne porta alla luce l’essenza delle sue tradizioni. Un’opera che attinge sapientemente dal mescolamento di generi cinematografici e letterari dove l’essenziale è condurre lo spettatore verso una vicenda dalla forte compattezza linguistica. Sembra di sognare tra gli scenari naturali delle riprese di un autore fortemente contaminato da quegli spazi immensi e sentiti come propri. Un sentimento di appartenenza trasmesso e latente in ogni singolo fotogramma. Le influenze narrative sono universali, a cominciare da quel mondo di Oz, all’epoca dell’ambientazione del film, a cavallo fra la fine degli anni Trenta e la seconda guerra mondiale, reso popolare dalla magia della pellicola hollywoodiana Il mago di Oz di Victor Fleming e dalla canzone cantata dalla sua giovane protagonista Judy
le tragedie, le regole e il suo eterno conflitto fra l’individuo e la natura. Nel film entrano in gioco meccanismi primordiali di uno spazio incontaminato dove la pace e la dignità della popolazione aborigena sta facendo sempre più posto alla violenza dei proprietari terrieri europei. Si sentono nell’aria la distruzione e l’annientamento della cultura indigena che cerca, con tutte le sue forze, di sopravvivere al dominio imperialista.
L’incontro scontro tra il mandriano e la bella e sofisticata lady inglese è stato mille volte alla base dei racconti epici e d’amore della storia del cinema, ma il suo autore riesce a rendere magici nuovamente quel tipo di complessi rapporti fra uomo e donna, i quali sono fatti l’uno per l’altra, ma provenienti da due mondi distanti. Bisogna dire che gli attori scelti per la parte rappresentano tutto ciò. Lei, Lady Sarah Ashley, ha il volto di una Nicole Kidman appartenente a quei
luoghi e a quella formazione, ma dotata di una regalità tutta europea è perfetta nelle vesti dell’eroina coraggiosa, ma snob, ironica, ma pedante(e si faccia caso al suo perfetto accento britannico, sicuramente doloroso da interpretare in patria). Lui, il mandriano, ha l’esperienza di Hugh Jackman che rappresenta la salute, l’essenza atavica e la forza di quei luoghi impervi e selvaggi. In Australia, molti sono i temi che vengono toccati, la maternità di una donna non abituata a fare la madre dopo che il piccolo Nullah perde la sua in una tragica fatalità , l’infanzia della cosiddetta generazione rubata (i bambini metà aborigeni e metà caucasici che venivano strappati dalle loro famiglie per essere messi in istituti religiosi allo scopo di far perdere loro qualsiasi senso di appartenenza alle tradizioni non occidentali e non dominanti), una delle piaghe sociali più dolorose di quegli anni della storia locale, la violenza della seconda guerra
di David Hirschfelder. Un’opera che può apparire sulla carta un polpettone classico è, in realtà , un raffinato esempio di cinema d’autore troppo complesso per essere incasellato in un genere specifico, ma allo stesso tempo appare come tale, sfigurando e costruendo sulla pellicola il mito di una contraddizione linguistica che diventa unicamente legata alle radici della terra del racconto e soprattutto a quel cinema locale dotato di grande fascino lirico, metaforico, primordiale, surreale. Il senso dell’immagine è sempre stato fortemente presente nella cinematografia della patria dei canguri, dove sono usciti capolavori come Picnic a Hanging Rock, Gallipoli e altri mille ancora e autori come Peter Weir, Bruce Beresford, Gillian Armstrong ecc. In questo contesto, Australia diviene un buon testimonial della grandezza di un Paese ancora da scoprire, il cui cinema può stimolare ed essere un punto da cui partire per la sua ricerca, lasciando che la potenza delle immagini ci investa
e ci contagi totalmente.
Commenti del regista
Riguardo al personaggio Sarah di Nicole Kidman:
"All’età di quarant’anni, Sarah si è dedicata anima e corpo alla perfezione degli oggetti e al controllo. La sola cosa che ami veramente sono i suoi cavalli... Quando arriva in Australia, la donna appare tesa e nervosa, un po’ come il personaggio di Katherine Hepburn in ‘La regina d’Africa’ (The African Queen). Si è chiusa alla vita e all’amore. Ma a partire dal suo arrivo a Faraway Downs, e anche dopo, la donna è costretta a misurarsi con il paesaggio e con le persone, e così facendo sperimenta una rinascita dello spirito. Il viaggio la trasforma completamente".
Commenti dei protagonisti:
NICOLE KIDMAN (Lady Sarah Ashley):
"Questo è il film che ho sognato d’interpretare fin da quando ero bambina. Sono cresciuta guardando le attrici australiane, ad esempio Judy Davis in ‘My Brilliant Career’ e Angela Punch McGregor in ‘We of the Never Never’, che interpretavano personaggi straordinari in storie ambientate nel nostro paese, e ho sognato di recitare qui in un film importante che avesse la passione di quelle pellicole".
HUGH JACKMAN (Il mandriano):
“Questa è l’opportunità di una vita. Erano otto anni che non giravo un film in Australia, e tornare per realizzare un film così grande, importante e ambizioso – per di più usando il mio accento! – è stato l’avverarsi di un sogno. Un ruolo da sogno, un film da sogno, un cast da sogno, un regista da sogno".
“Embracing grand old-school melodrama while critiquing racist old-fashioned politics, Baz Luhrmann's grandiose 'Australia' provides a luxurious bumpy ride; like a Rolls-Royce on a rocky country road, it's full of bounces and lurches, but you can't really complain about the seat. Deliberately anachronistic in its heightened style of romance, villainy and destiny, the epic lays an Aussie accent on colorful motifs drawn from Hollywood Westerns, war films, love stories and socially conscious dramas. Some of it plays, some doesn't, and it is long. But the beauty of the film's stars and landscapes, the appeal of the central young boy and, perhaps more than anything, the filmmaker's eagerness to please tend to prevail, making for a film general audiences should go with, even if they're not swept away. Robust, but not boffo, box office looks in storeâ€.